Dicono che il calcio non c'entra. Che con quei bastardi deliquenti non ha nulla a che fare. Però le indicibili e vergognose scene di guerriglia, sono avvenute su un campo di calcio, appunto. E quindi quelli che dicono che il calcio non c'entra, evidentemente si devono sbagliare. Ma non hanno completamente torto. E' chiaro che il calcio, nobile arte pedatoria, si basa su passione e amore per il gioco. E' qualcosa di genuino, che non ha nulla a che fare con violenze e barbarie. Ma hanno ragione anche se consideriamo un punto di vista diverso dalla visione idealista del calcio. Il calcio non c'entra, nel senso che è solamente un pretesto, per questi deliquenti. Ma il nocciolo della questione, il punto focale, è che questi sono "deliquenti". Che si travestono da tifosi, che magari iniziano proprio come tifosi, per poi trasformarsi in maschere che nascondono altro, la loro deliquenza appunto. Quindi non è colpa del calcio, purtroppo è il gioco del pallone che risulta essere usato. Viene sputtanato dagli ultras violenti, che ormai non si scannano nemmeno più tra di loro, ma attaccano la polizia, magari si alleano contro di essa... Non chiedetemi perchè, io sono solo un osservatore e neanche tanto attento. Ma mi sono fatto l'idea che la causa dei mali non siano le società che chiudono un occhio e poi anche l'altro nei confronti dei tifosi più violenti, che magari li sfruttano, pagandogli il biglietto, per avere in cambio qualche tornaconto. Che non dipende dal lassismo giudiziario, dalla mancanza della certezza della pena. Tutto questo è sacrosanto, ma non è la causa prima. La causa è la natura di queste bestie. Sono veramente bestie. Ed è inutile parlare di mancanza di cultura sportiva. Ci sono milioni di italiani che ce l'hanno. Sono queste poche bestie che ne sono sprovvisti. Il problema principale, e che facciamo bei discorsi sul nulla, e ci illudiamo che insegnando a saper perdere e vincere, questi possano cambiare, e ammorbidirsi. Sono balle. Non li si può insegnare niente a questa gente, perchè NON vogliono imparare a vincere e perdere. Non gli interessa, non vogliono ascoltare. Non sentono nemmeno questi discorsi, non li capiscono, parlano un'altra lingua. Lo so che è un discorso qualunquista e disfattista. Ma provate ad andare nei vari siti, nei covi degli ultras, e leggete le menate razziste e guerrafondaie che quotidianamente sparano. Leggete e capirete che sono su un'altra lunghezza d'onda, e delle proposte del ministro e dei discorsi buonisti se ne fottono. Questa è la questione. Ma io sono solo uno sprovveduto appassionato di calcio che di fronte all'incapacità di trovare una soluzione ragionevole, reagisce con paura, pressapochismo e un pizzico di intolleranza.
Vi linko l'articolo di Beppe Severgnini, che scrive cose molto più concrete e intelligenti:
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2003/09_Settembre/23/calcio.shtml