Ieri sera è andata in onda su una delle tre reti di Stato (dettaglio non trascurabile perchè in questi tempi di magra è un piccolo evento) la nuova puntata di un miracolo giornalistico, Report. La trasmissione condotta da Milena Gaibanelli (puntuale e al tempo stesso appassionata conduttrice) rappresenta il classico fiore nel deserto dell'informazione televisiva: provate a cercare nel palisensto un altro caso di inchieste libere. Non lo troverete. Perchè quei servizietti per il pueblo che confeziona come hamburger il fast food dei telegiornali italiani, il Tg5 che tanto ammicca ai gusti della gente, si possono chiamare inchieste? Mi viene in mente una loro inchiesta andata in onda in periodo estivo: andare a leggere i prezzi del campo di calcetto, del biglietto del cinema, della palestra di fitness, per poi confrontarli con quelli dell'anno passato, calcolare con una macchinetta l'incremento, e fare questa semplice operazione su uno svariato numero di situazioni, il tutto per dimostrare che "Ehi, attenzione, i prezzi sono davvero aumentati!!! E noi siamo quelli che ve lo diciamo!!!" Secondo voi si tratta di una "inchiesta giornalistica"? Secondo me, no. Cosa hanno dimostrato? Hanno semplicemente detto ciò che tutti noi sapevamo, che i prezzi sono schizzati. C'era bisogno di Mentana per accorgesene? Mentana è furbo, fa un telegiornale molto ammicante, fateci caso alla sua scaletta... capita non di rado che vengano prima di tutte notizie di solito confinate nella terza pagina dei quotidiani, ad esempio la vittoria in una gp della Ferrari. Il trucco è semplice: ci racconta quello che più ci aggrada, quello che vogliamo sentire. Dice: fa un telegiornale veramente vicino al sentire popolare... Parla dei veri problemi che interessano le famiglie! Dico: ci dice quello che vogliamo sentire. A noi interessa di più sapere che Schumi ha vinto, o che quest'anno per andare a scuola occorrerà spendere di più, piuttosto che conoscere la realtà nascosta dei fatti. E infatti il modello Mentana funziona, dilaga a macchia d'olio sulla televisione italiana. Altro non è che un ammiccamento. Ma dove sono finite le inchieste giornalistiche? Quelle che si basano su documenti storici (vedi la puntata sul terrorismo statunitense), quelle che intervistano i personaggi coinvolti, che sentono pareri, inchieste che indagano e scavano, cercando di presentare quegli aspetti troppo spesso oscurati dalle pagine dei giornali e dai miseri 60 secondi di un servizio del tiggì. Rimane Report... Ieri sera ha alzato il velo sul macero del calcio, e ha lasciato allo spettatore alcune rivelazioni ma soprattutto molti dubbi. Ha fatto sorgere interrogativi, ha "informato" il cittadino che alcune cose non vanno, che si sta indagando per scoprire perchè. Questo è giornalismo. Accende la coscienza e il cervello del cittadino. Troppo abituato ormai a sentirsi dire quello che più gli fa comodo. Mi accorgo infatti che oggi ognuno ha la sua verità. La sua informazione. Ma chi l'informazione, i fatti nudi e crudi, a chi si può rivolgere? Spunta un'altra questione: c'è chi legge Repubblica e sa che vi si parlerà male di Berlusconi. C'è chi legge il Giornale e sa che vi si parlerà male della sinistra. E così via, ogni quotidiano ha la sua linea editoriale impostata, che determina di conseguenza il flusso di notizie, il modo di darle e le posizioni da assumere. Certo, esiste la libertà di stampa. Ma noi siamo liberi di conoscere i fatti così come accadano? O dobbiamo per forza comprare giornali sia di una parte che dell'altra, per arrivare a formare comunque "una" verità? Lo chiedo a voi: cosa bisogna fare per avere la notizia, e basta? Sembra poco. Ma non è così facile.
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