In tv sulla prima rete di Stato hanno appena suonato il Silenzio. Fra poco ci sarà l'inizio dei funerali di Stato per le vittime di Nassiriya. L'Italia è imbevuta come uno straccio pesante di commozione e di celebrazioni. E di retorica. In questi giorni ho visto tantissima retorica nei Tg e in generale un pò dovunque. E' giusto che sia così, sono io che sbaglio a non farmi trasportare da questa retorica. Sono "momenti difficili, di grande dolore...", dice Giorgino in collegamento dalla Basilica di San Paolo. E' giusto e doveroso che sia così. Vorrei tanto che fosse vero che di fronte alla tragedia, l'Italia si riscopra finalmente unita come una grande famiglia. Non lo voglio negare, voglio solo sperare che sia veramente così. Io, nel mio piccolo, mi sento un pò in colpa per non essere stato intriso dal fiume di retorica. Penso che è stato un colpo durissimo per il nostro Paese. Ma penso anche che altri morti ce ne saranno, e ci sono stati, ogni giorno, dei morti americani in quella sporca guerra, che quella guerra non si doveva fare, che tutto ciò è la conseguenza di errori passati e che puntualmente, si ripeteranno. E allora la retorica scricchiola. Segnalo l'editoriale di Vittorio Zucconi, il Vietnam italiano, dove leggo più franchezza rispetto alle algide analisi politiche di questi ultimi giorni, dove trovo più realtà rispetto alle serie e liturgiche dichiariazioni che ci hanno travolto in questi mesti giorni. Zucconi scrive, fra le altre cose: "Era un modo involontario di dire, senza avere il coraggio di dirlo, in mezzo a questa ansia giustificativa e assolutoria che ha travolto l'ufficialità nazionale, che anche i nostri soldati, carabinieri e civili, sono stati sacrificati inutilmente? Che la simpatia e la gratitudine della popolazione locale non servono mai a proteggerti dalle bombe e dai proiettili, come scoprirono proprio i soldati Usa in Vietnam, dopo avere dato per anni la colpa dei loro caduti agli infiltrati del Nord? Che ai parenti dei morti non importa nulla se il camion carico di tritolo esplose dentro o fuori la recinzione regolamentare dei bidoni di ghiaia, come ci spiegano affannosamente gli altri gradi? Che avere fatto tutto il possibile, avere adottato tutte le misure, avere accettato con entusiasmo e professionalità la missione, non farà uscire neppure uno di quei 19 dalle bare del funerale di Stato? Che l'eccesso di violini strazianti può nascondere il dubbio sul perché siano morti e il timore che altri li seguiranno?"
E ora, il doveroso minuto di silenzio.
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