IN GABBIA.
Si... proprio così. mi sento sempre più in gabbia: chiusa in queste quattro mura di periferia, in questa città di provinciali, in mezzo a gente insulsa, vuota come una stanza senza mobili, sempre pronta a giudicare e a puntare il dito, ma mai disposta a guardarsi dentro. forse sanno già che non troverebbero nulla. non ho modo di fuggire, l'unica cosa che mi è concessa è di veder passare il mondo accanto a me. come se fossi seduta in un autobus e guardassi fuori dal finestrino. velocemente si alternano colori luccicanti, bellissime vetrine ad enormi muri grigi. Alti, troppo alti, impossibili da scavalcare. non so perchè ti racconto queste cose...non ti dovrei assillare con queste noiosissime autoanalisi della mia vita. forse è sempre la solita invidia, forse perchè spero di poter godere di almeno un centesimo delle tue nuove esperienze, attraverso le tue email. come avrai capito, da queste parti la banale realtà, così monotona e ripetitiva, non accenna minimamente al cambiamento. e io rimango qui, seduta. immobile. bloccata in una specie di sonno cosciente. gli occhi aperti, pronti a cogliere il primo soffio di libertà, che arriverà, lo sento. arriverà anche per me. nel frattempo tu continua a scrivere, fai in modo che leggendo riesca a sentire i suoni della tua nuova vita. e quando, arrivata all'ultima riga, leggerò di nuovo quell'infinito "Love from Valeria", saprò, ancora una volta, che l'amicizia non ha confini.