Silenzio e nebbia
Ci sono notti qui da noi, che a guardarle bene ti rendi conto di averle sempre conosciute. Ci son notti, nella grande pianura, che il vecchio contadino fermo sulla sua sedia a rimirare le stelle davanti a casa potrebbe perfino sentire il ronzio delle macchine in lontananza, se mai ce ne fossero nei dintorni. Ci sono mille luci tutte intorno, e nebbia fitta che zitta ovatta i tetti e bagna il tatto. Ci sono le statue mute e guardinghe ad osservare gruppi di pigri amici al tavolo nel vicolo ormai gelido e svuotato. C'è la donna che passa veloce, guardandosi attorno cercando conferme e rifugi sicuri. C'è il vecchio barbone al riparo del vaso di piante davanti all'ingresso di un bar ormai chiuso. Lento distende la mano, ricopre il corpo ormai stanco con fogli di chiacchiere del giorno passato. C'è lo spazzino impegnato tra i sassi, il solito matto che grida e si rotola in terra: "Argento...argento!". Vedo persino un piccione, cercare timido tra i solchi del manto giù in piazza, resti di briciole, granuli e polvere. C'è il pretoriano che ronda, e non è poi così ostile, il sonno lo coglie anche a lui ed è a volte insicuro nel dire nel fare... Saprei dirvi tutto. Li sento, li osservo. Le notti quaggiù nella Bassa son sempre le stesse. Contento mi aggiro in silenzio per la città ormai nuda e impietrita. Non resta che un chiosco, lasciato a servire piade rotonde al prosciutto e fontina per chi come me, che il sonno lo colga!, vuol fare mattina...
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