La Palestra
Lo confesso, mi sono iscritto da svariate settimane a una Palestra. L'ho fatto non per scolpire il mio corpo, ma per puro istinto antropologico. Amo gli uomini (e le donne, soprattutto) e mi piace studiare i loro comportamenti, scoprire i loro luoghi di aggregazione. Per cui mi sono deciso, mano al portafogli, e io, essere mite e occhialuto, mi sono iscritto in una anonima palestra. Zainetto sulle spalle, aria casual e dismessa, percorro il miglio verde che conduce alla SALA MUSCOLAZIONE. E in lontananza già sento la musica a palla. Capisco che ci voglia un sottofondo musicale che spinga una cifra, per farti alzare pesi su pesi. Ma perchè allora non dare a ciascuno auricolari, di modo che si possa martoriare le proprie orecchie con gingle, pubblicità e tormentoni hiphopdancepop vari? Chè stanno sempre su quelle radio commerciali che vanno per la maggiore. Disgustorama. Insomma entro e mi avvicino alla Ciclette. 5 minuti di inutile ciclette, durante i quali posso scrutare quali saranno i compagni di sventura di oggi. Allora là in fondo dai pesi ci sono due donne di mezze età (due carampane, insomma) con i loro capelli biondicci freschi di parrucchiere e la loro fasciettina che fa tanto teen. Sollevano, con sforzo disumano che provoca in loro sommessi spasmi di fatica, quei manubri ridicoli da un etto e mezzo - due color salmone affumicato. Dai, fanno quasi tenerezza nel loro voler tenere insieme tutte quelle rugazze che gli scappano ovunque. Ma fatevi una partita a carte, sempre che riusciate a tenerle in mano. Di fianco a me, su un'altra inutilissima ciclette ci sta un gioviale cinquantenne, rotondo e burroso che pedala come un forsennato. Pensi di smaltire la ciccietta a cinquantanni? suvvia. Mi chiedo perchè ci sia gente che non voglia invecchiare decentemente, orgogliosa della bellezza di rughe e pelle appassita che fanno tanto saggezza e vita vissuta. C'è il sole là fuori, e venite a consumare la pensione qui dentro. Va beh. Ora è il mio turno: devo iniziare a umiliarmi anchio, tra iper extension e shoulder press varie. Che poi dopo due mesi ancora giro col foglietto in mano, una scena tristissima... "allora oggi 20 chili di calf machine e 5 di pullover (che è, un maglione?)", come dal fruttivendolo. Ad ogni modo faccio i miei addominali, e mentre li faccio noto con stupore la totale assenza di fighetti palestrati, il vero motivo della mia presenza qui. Era loro che volevo vedere, osservare e sbertucciare qui sul blog, ma non si fanno vivi. Poi penso che sono le 10 del mattino, e che non è tipico orario da palestra fighettosa. Per cui niente ragazze in tiro, fisico asciutto e levigato, ovviamente oliato dal sudore di complessi esercizi e astruse posizioni corporee. Niente maschioni d'ebano, con canottierine aderenti e sguardo fisso nel vuoto mentre si mangiano pettorali su pettorali come fossero noccioline. Ahimè, alle 10 del mattino è troppo presto per i luoghi comuni. Ci sono solo svaccati studenti universitari che non hanno lezione quel giorno, gite dal centro anziani, uno stronzetto che alterna esercizi a pause modello zen davanti allo specchio per rendersi conto che sta diventando sempre più figo, anonimi medio-giovani che accumulano carne e proteine, non si sa perchè. Poi ci sono io, che smetto di fantasticare su palestre del futuro, dedicate alla mente e non al corpo, che per quello ci sarebbero prati verdi e sole a profusione. E c'è il mio compagno di fatiche di fianco a me che si scanna sulla pressa, e per giustificare la mia presenza lì dentro, mi faccio coraggio e gli urlo che "voglio vederlo sputare il sangue su quella macchina! Avanti, altre due serie, smidollato!" Segue reciproco scambio di amichevoli insulti e risate.
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Lo …”