Succede che Alberto Puliàfito, regista, nonchè autore de L'Indignato, organizzi un rodeo multimediale, sulla scia dei tanti blogrodei organizzati in passato da tante autorevoli personalità. Come al solito c'è un tema su cui ognuno può scrivere liberamente sviluppando una storia, un pensiero, una sceneggiatura... Il migliore viene questa volta premiato con la realizzazione di un cortometraggio prodotto da Alberto in persona. Incuriosito dalla cosa partecipo con il testo seguente, scritto pigramente sul divano il giorno prima di un esame, senza troppo pensarci su. Succede che non si vince, ma il sottoscritto porta a casa l'"ambitissimo" premio: Miglior soggetto "impossibile da realizzare", poichè in effetti il testo non è di facile trasporto in immagini. Che dire...grazie grazie, non me lo aspettavo, troppo buoni, non vi dovevate disturbare, ecc... Vabbè, ecco il mio stupidissimo e sconclusionato racconto. Dimenticavo: il tema era "BENVENUTI NELLA MACCHINA".
- Benvenuti nella macchina.
- Cosa?
- Benvenuti nella macchina - ripetè - è il tema da sviluppare per compito questa settimana.
Chiara chiuse il quaderno sorridente, si alzò dalla sedia e corse verso il fratello maggiore, steso sul letto.
- Ma che razza di tema sarebbe? Non vuol dire niente! - si lamentò il fratello.
- Beh non è vero, potresti dar spazio alla fantasia e interpretarlo in mille modi possibili, no? - lo interrogò Chiara con fare speranzoso.
- Si, si…un’altra volta magari ok?
- Dai fratellone lo so benissimo che non hai voglia ma per favore fatti venire qualche idea…tra pochi giorni dovrò consegnare il tema e qualcosa dovrò pur aver scritto… Lo sai che non sono una cima in queste cose. - disse Chiara facendo irresistibili occhidolci.
- Fammi pensare: benvenuti nella macchina… cosa potrebbe voler dire? Che so, un uomo entra in una macchina dove ad aspettarlo c’è un equipe di ingegneri che l’hanno progettata e gliela vogliono far provare. Così lui entra e loro soddisfatti in coro: “Benvenuto nella macchina!”…
Chiara sorrise. Amava sentire le cazzate che suo fratello si inventava ma sapeva che le sarebbe stato di grande aiuto se solo gli fosse venuta un’idea originale.
- Dai smettila! Ti pare abbia senso? - obiettò allora.
- Si, un pochino si. Altrimenti aspetta… C’è un computer che all’accensione ti dice: Benvenuto nella macchina! Come frase di apertura…uhm…no no troppo stupido. Senti non mi viene in mente niente, facciamo che ci penso, ci dormo su e poi ti so dire qualcosa, va bene? Benvenuti nella macchina…che razza di tema assurdo.
- Va bene va bene - si arrese Chiara.
Prese il quaderno dal tavolo dove l’aveva lasciato e andò di sopra nella sua cameretta. Chiara viveva in quella casa da ormai 12 anni con il padre e il fratello e conosceva ogni angolo della sua stanza. Riordinava spesso ogni cosa con maniacale precisione. Le magliette nel primo cassetto, il diario segreto nella seconda mensola, la chiave per aprirlo nel salvadanaio, i libri di scuola in libreria, le foto strappate del suo primo amore alle medie sul fondo del cestino, sempre pieno. Soltanto quel cestino si concedeva come unico posto “disordinato”. Entrando allegra e canticchiante quel pomeriggio le saltò quindi subito agli occhi un foglietto giallo fatto a pezzettini minuscoli e gettato nel cestino in cima al mucchio di altre scartoffie. Incuriosita dal foglio che sembrava non appartenerle, recuperò i pezzettini uno ad uno. C’era la finestra aperta così la porta sbattè per il vento e Chiara sobbalzò trafelata come se l’avessero colta con le mani nel sacco. Ricompose i pezzi per formare il testo così com’era e con orrore lesse la frase sul bigliettino giallo: “b e n v e n u t a n e l l a m a c c h i n a”. Un gridolino stridulo le uscì dalla bocca ma la mano che isitintivamente portò alla bocca tentò di soffocarlo sul nascere.
- Che bastardo! Ma che scherzi fa? - penso tra sè e sè Chiara, poi si accorse che il fratello non si era mosso da camera sua ed inorridì.
Girandosi per andar verso la porta scoprì il computer acceso. C’era una pagina tutta blu a tutto schermo e non era il solito errore di Windows. C’era scritto solo un breve testo in alto a sinistra: benvenuti nella macchina. Chiara non capì più nulla. Corse giù per le scale gridando aiuto e chiamando a gran voce il fratello ma non lo trovò nella sua stanza. C’era odore di marcio sulle scale e scesa al piano terra trovò la tv accesa su una televendita di pentole. Non c’era nessuno nella stanza ma la porta di casa era aperta.
Chiara uscì in giardino e non potè non accorgersi della bellissima macchina che era parcheggiata proprio sul vialetto di ingresso. Non era la macchina che aveva sempre conosciuto. Era un modello bellissimo, rosso, luccicante e sportivo. A bordo c’erano 4 persone, vestite di bianco. Chiara non distinse quasi chi fossero, nè se li aveva mai visti prima. Si avvicinò trafelata e chiese:
- Avete visto mio fratello? Chi siete voi? Di chi è quest’auto?
Non fece in tempo a terminare la domanda che in coro le 4 algide figure dissero in perfetto unisono:
- BENVENUTA NELLA MACCHINA!
Chiara corse via, impaurita. Vide persone per strada e tutte la salutavano con quella frase, i giornali nelle edicole aprivano con la stessa notizia senza senso: benvenuti nella macchina! C’erano manifesti con quella frase attaccati ovunque manco fosse periodo di elezioni, c’erano negozi con grandi cartelli attaccati alle vetrine, radio accese con canzoni dal contenuto insensato, perfino gente che indossava magliette dal messaggio alquanto criptico… ovunque si girasse vedeva quella scritta. Un uomo la afferrò per la camicetta appena svoltato l’angolo e Chiara non fece in tempo a dire niente.
- Ragazzina…benvenuta nella macchina! Benvenuta nella macchina! Benvenuta nella…m a c c h i n a !…
Chiara si svegliò. Non era più lungo le strade del suo quartiere, non c’erano pazzi che urlavano quella frase, non c’era più niente. Aveva sognato. La mente di una ragazzina di 12 anni l’aveva portata ad un volo pindarico assurdo. Si trovava su un divano, in una stanza semibuia. C’era lo stesso odore di marcio delle scale di casa sua. Abbastanza rincuorata si alzò, avvicinandosi all’unica flebile luce bianca che vedeva. Illuminava uno specchio malandato in un angolo. C’era una scritta strana fatta con il rossetto sulla superficie. Chiara preferì non leggere neppure. E scoppiò a piangere.
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