Session chat. Away. A pranzo. Torno subito. Non al computer. Ciao come stai? Faccina. Ti voglio bene. Faccina. Fottiti. Ditino. Svalangate di log, everyday. Dove? Su Messenger. Icq. Programmi di messaggeria istantanea. E giù tutti a chattare, a scambiarsi messaggi, ad ogni ora del giorno, in qualunque parte del globo. Ci pare di sentirti così vicini, più uniti. Che cosa carina: parlare con una persona, distante un metro oppure 100 km! E' il progresso, un tempo non sarebbe stato possibile, per cui dovrei benedirlo. Ci mancherebbe, lo benedico, lo sfrutto, mi ci getto a braccia aperte. Progresso, ecco tieni! Altre mie ore di tempo libero da gettarti in pasto, sono tutte mie, prendile! Lo faccio, con gusto anche. Però. Trovo che il progresso sia, estremizzando, un cliente dotato cui noi prostituiamo le nostre ancestralità. Gli antichi crismi di un'umanità che era. Uomini piccoli che un tempo non colmavano distanze, semplicemente ne prendevano atto. Non dico che era meglio. Dico solo che non siamo noi, i clienti, e il progresso (il consumismo) nostro mentore. E' il mentore, invece, che si serve di noi, per i suoi giochi di prestigio. Ci illude. Il videofonino. Nei film di fantascienza ce lo propipano da decenni, e piano piano, ci stiamo arrivando. Tu, con la forza di tre. E poi quattro, cinque, dieci, cento. E poi tutti. Ti fa vedere la faccia della persona a cui sta telefonando. E' come se fosse qui con te, spacciava la pubblicità. E' come se, appunto. E' tutta una scena. Lei non è lì con te. Vogliono farci dimenticare cosa vuol dire parlare in faccia con una persona. Ti sembra, e un altro giochino ti riporta lontani dalla realtà. Mica tanto, certo. Lontano dalla realtà fatta di distanze, dove non esiste il "come se", il "ti sembra", ma esiste la realtà, potente e salda àncora, e le sue assenze. Non le sue apparenze. Messenger e affini. Ore e ore di chat che non ti fanno rendere conto della distanza. Ti fanno accontentare, anche. Invece di sormontare la distanza, e chiederti se varrebbe la pena di farlo, evitano la questione medievale, ti fanno sembrare, ed ecco che accetti la distanza che separa. Ti illude, come se. E invece. Una log infinita non vale uno sguardo. Sopperisce. Colma vuoti incolmabili. Simula. Costruiamo simulazioni, per tutto. E scordiamo, e non colmiamo più. Ci pensa il progresso, le nuove tecnologie, ci pensa Messenger con le sue faccine e tu con la forza di Tre. Siano benedette le faccine, per carità. Grazie a loro il mio sorriso viene portato ovunque e a chiunque, a molta più gente e molto più spesso di quando Messenger e affini non esistevano. Come se. E invece. In fondo rimango un utente soddisfatto del servizio: è tutto un trucco da prestigiatore, ma lo spettacolo rende eccome. Meglio di niente, in fondo. Faccina di saluto.
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