Vittorio Feltri ha fondato e dirige un giornale che si chiama "Libero": l'equivalente di Marc Dutroux alla direzione di un trimestrale intitolato "Pedagogia".
Ovviamente non mi permetterei mai di mettere i due sullo stesso piano. Li sistemerei piuttosto in due ali differenti dello stesso carcere.
Feltri scrive perchè è un giornalista, ma l'impressione più frequente è quella opposta. Come se io ricevessi una wildcard per Wimbledon perchè qualche mia seconda di servizio finisce al di là della rete.
Nonostante lui sia tuttora convinto che la deontologia professionale sia un titolo onorifico per dentisti, "Libero" rimane un giornale straordinario. Le sue prime pagine raggiungono il livello giornalistico della copertina di "Novella 2000", ma senza foto di Giampiero Galeazzi in topless.
Da giovane scrivevo sporadicamente articoli per giornali locali, sognando di poter così diventare giornalista e più tardi direttore di un quotidiano nazionale. Dopo aver letto "Libero" ho deciso di dedicarmi alla necrofilia. Così anticipo i tempi.
Vittorio Feltri, direttore di "Libero", è stato radiato dall'albo dei giornalisti nel 2000 (sentenza poi modificata in "censura") e nel 2002 ha patteggiato due mesi di reclusione per i motivi che si possono leggere nella sentenza.
Vittorio Feltri ha, soprattutto, scritto questo articolo.
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