Ormai ne ho visti tanti, di blog-moment.
Convegni sui blog.
Rodei blogosferici.
Aperitivi blogghisti.
Esibizioni bloggaiole.
L’ultimo è stato domenica, a Pordenonelegge.
E questa volta, in più, c’era un palco.
Partecipare a un blog-raduno è come essere spinti in un girone dell’inferno, dove i condannati vivono all’interno di fiamme che mai si spengono.
Alcuni sono solo un nick dentro la fiamma, altri sono un nick con un nome e un cognome, altri ancora un nick con un nome un cognome e una faccia.
Tra le fiammelle, talvolta si aggira Dante. Si aggira con le mani dietro la schiena, inseguito da mille voci urlanti che chiedono ascolto.
Grida di dolore si sprecano. Canti d’innamorati, lamenti gioie e ricordi si confondono.
Dante cammina tra le anime dei blog, che cercano di parlare, che hanno cose da dire, e sono condannati a dirle per l’eternità nel caos più assoluto, tutti con le orecchie tappate e la bocca aperta, urlante, oscena.
Ogni anima regge un fascicolo di fogli riciclati, stampati in Arial 9.
Ognuno recita il suo copione, le cose che sente più sue, quelle alle quali vuole dare un possibilità di evasione dal suo corpo di dannato.
Le anime si aggirano tentando di vendersi l’un l’altra.
Come un mondo popolato di simpatici senegalesi che si decantano le virtù delle fiabe africane.
Come una corsia d’ospedale popolata di ammalati che si mostrano magliette con il nome della loro affezione.
Come un racconto fantascientifico in cui i pensieri fanno rumore, urlano.
Come un mondo di allegri truffatori che si incontrano e si sorridono, e sanno che devono essere rapidi, più rapidi del vicino.
Come in un gioco di carte in cui ognuno cerca di liberarsi il più presto possibile di quelle che pesca, dandole al vicino, e liberando così le mani per pescare ancora.
C’è qualcosa di dolce e di tragico nell’urlare al mondo più forte che si può.
Dante cammina, si immerge, ascolta l’infernale brusio.
E in questo brusio, raramente accade che qualche voce trovi un suo ritmo, un ritmo che si accorda con quello di chi ascolta, e raggiunge l’esatta frequenza necessaria a farsi sentire, ritmata, precisa.
Quando ciò accade, di questa risonanza si riempie la sala, il monitor, o il cuore del Dante di turno, che dal caos sentirà salire tra mille canti un canto, tra mille voci una voce, che dica, si affermi, e finalmente fugga da questa bolgia infernale andando a nascondersi dentro di lui.
Come in quei film in cui nel mezzo di una festa la musica si ferma per un istante, e il protagonista vede, tra mille, la ragazza che lo fa innamorare. E’ un attimo solo, subito dopo la musica riprende a battere, le persone riprendono a bere e parlare e inghiottire tartine. Ma lui, ormai, l’ha vista.
E siamo certi che la incontrerà di nuovo, e la riconoscerà.
Grazie a Dada e a Kimota per essere saliti su quel palco, e avermi fatto sentire così, per un attimo.
Ora scusate, torno nella mia fiammella.
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