Perchè siamo così collettivamente toccati nel profondo dai sequestri, dalle "barbare uccisoni" e in generale da tutto ciò che succede in Iraq?
Cosa vanno a far scattare nella psiche del "popolo"?
Perchè le angherie subite dal popolo Tibetano, la sofferenza dei paesi Africani, la guerriglia Birmana e tutto ciò che di male v'è ancora al mondo non suscita il nostro sdegno, ma anzi, la tendenza ad insabbiare quelle poche immagini che vengono passate dai media in un angolo remoto del nostro cervello...?
Perchè l'ostaggio accende gli animi più di un operaio che cade dall'impalcatura e viene lasciato ad agonizzare sul selciato?
Io credo seriamente che ci sia cerebralmente più facile l'identificazione con un ostaggio.
Un ostaggio dalla vita irreprensibile e "normale", un ostaggio patinato, un ostaggio portato agli altari, un ostaggio che viene ad essere un eroe proprio in virtù della sua condizione di ostaggio.
Nessuno mi toglierà mai dalla testa l'idea che di fondo le persone possano essere ostaggio soltanto di se stesse, dei propri sentimenti e dei propri legami.
Forse morire ufficialmente da ostaggi è solo un modo come un altro per morire.
Non so se sia peggio morire da ostaggi o morire in un albergo o su un autobus inconsapevoli della propria condizione di ostaggio al momento della morte.
Il terrorismo si fonda sull'individualismo della mentalità Occidentale, è un abito fatto su misura, è un disegno ideologico calcolato ad arte.
Il punto è che allo stato attuale delle cose siamo noi stessi a tenerci in ostaggio, tutti, dal primo all'ultimo, schiavi della nostra stessa mentalità.
0 Responses to “Ostaggi”