«Noi dovremo saper conquistare il centro dell’arena».
John Fitzgerald Kennedy?
No, Francesco Rutelli.
Che in un'intervista al Corriere della Sera aiuta a capire quali sono i reali problemi della sinistra:
«Non ci può essere una lettura topografica del centro. Io penso che la vittoria si giochi sul profilo complessivo del centrosinistra, e penso che non dobbiamo avere un baricentro spostato a sinistra. Vinceremo se terremo il centro dell’arena, se saremo noi a formare l’agenda del futuro».
La dislessia semantica, per esempio.
L'analisi che Rutelli compie della politica internazionale ha la profondità di una figurina Panini.
Già incollata nell'album.
«Oltre a Bill Clinton, i laburisti inglesi di Tony Blair hanno vinto presentandosi come «centrosinistra», e i socialdemocratici tedeschi di Gerard Schröder hanno vinto con lo slogan del "neue mitte", il nuovo centro. Oggi è lo stesso problema che affrontano George W. Bush e John F. Kerry, perché se è vero che esistono le "Due Americhe", se è vero cioè che il Paese è elettoralmente diviso in due, i due candidati alla Casa Bianca sono impegnati a convincere la fetta di cittadini ancora indecisi».
Vista l'approfondita conoscenza del contesto politico statunitense, mi chiedo per quale motivo Rutelli non abbia mai pensato di candidarsi come vicepresidente del candidato verde Nader, alle presidenziali di novembre.
Potrebbe restituire la necessaria tranquillità ai democratici.
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