«Un presidente non dovrebbe mai dire mai»: così si è espresso oggi il presidente degli Stati Uniti George Bush, a proposito dell'ipotesi di un intervento militare contro l'Iran.
Bush, durante le interviste, ha la faccia di uno che non solo non capisce le domande che gli vengono poste, ma che mentre parla cerca continuamente di ricordare dove diavolo ha parcheggiato la macchina.
Dieci minuti dopo essere sceso da un elicottero grande quanto il Madison Square Garden, e con più posti a sedere.
«L'intervento militare», ha detto Bush durante un'intervista al canale televisivo belga VRT «non è mai la prima scelta del presidente. La diplomazia è sempre la prima scelta di un presidente, o almeno è sempre la mia prima scelta. Noi abbiamo uno scopo in comune, che l'Iran non abbia l'arma nucleare».
E' chiaro che quel 'noi' si riferisce a lui e al presidente degli Stati Uniti d'America, cioè sempre lui ma pettinato meglio. Dovrebbero almeno ricordarsi di scriverglieli in prima persona, quei discorsi.
La situazione in questo momento con l'Iran, ha precisato Bush, «è totalmente diversa da quella irachena nove mesi prima dell'inizio dell'operazione militare americana».
Infatti, in questo caso, i mesi che mancano sono dieci.
Gli iraniani «stanno cercando di dire, "non vogliamo fare nulla perchè gli americani non sono coinvoltì". Ma l'America è coinvolta. Manteniamo consultazioni strette con i nostri amici, siamo nel consiglio dell'Aiea, e continueremo a lavorare con i nostri amici e alleati per rendere il concetto chiaro», ha precisato.
Le dichiarazioni di Bush sono talmente incomprensibili, che nelle comunicazioni d'emergenza fra la Casa Bianca e il Pentagono non viene nemmeno più utilizzato il linguaggio in codice.
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