Le truppe italiane non resteranno a lungo in Iraq. Lo ha detto Berlusconi durante la registrazione di Porta a porta.
Non immaginavo che Porta a porta fosse un programma registrato. Credevo fosse tutto in diretta: il premier che capita lì per caso, suona il campanello, Vespa che va ad aprire e lo colpisce a bruciapelo con una domanda che tutti non vedremmo l'ora di fargli: "Trovato traffico?".
La nostra presenza «dipenderà dalla capacità del governo iracheno di dotarsi di strutture di sicurezza accettabili»
Parafrasando: rimarremo in Iraq fino a quando ci saranno da risolvere i problemi causati dalla nostra presenza in Iraq.
Roba che neanche Escher.
Ma il premier fissa un punto: «Già da settembre cominceremo una progressiva riduzione del numero dei nostri soldati in Iraq».
Giusto. Autunno: cadono i morti.
«Ne ho parlato con Tony Blair - ha concluso Berlusconi - ed è l'opinione pubblica dei nostri paesi che si aspetta questa decisione».
Tony Blair, la portinaia della Casa Bianca, ha subito smentito Berlusconi.
«Né noi nè l'Italia abbiamo fissato la data di inizio del ritiro dall'Iraq. Questa - ha aggiunto il portavoce di Downing street - è esattamente la nostra posizione».
Non ho mai avuto dubbi sulla loro posizione.
Mi chiedo solo per quale motivo ostinarsi ad usare mostarda invece che vaselina.
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