Avrò incontrato il Santo Padre due, tre volte, non ricordo, tra udienze generali, passaggi nella mia città e visite da piccino in quel della capitale. Essere ricevuti dal Papa penso sia un'esperienza senza pari. Un onore indiscutibilmente. Ogni volta mi ha suscitato quell'impressione di santità, di purezza e di esempio da seguire. Ogni volta ho capito di avere davanti una persona straordinaria. Quello che però rattrista maggiormente oggi è aver perso una figura carismatica come mai avevo visto prima, indipendentemente dalle dottrine e dalle teorie catechistiche che talvolta non ho condiviso. Per un ragazzo di 20-25 anni questo non è stato uno dei tanti papi ma Il Papa. Perderlo oggi significa diventare grandi, lasciarsi alle spalle un altro pezzo di noi, dei nostri ricordi, che piano piano sbiadiscono e si sfaldano nella nostra testa. Significa starsene a vedere un mondo che piano piano resta nelle mani di nuove generazioni, spesso non all'altezza dei loro Padri, mentre le figure più importanti e capaci del Novecento vanno ormai scomparendo.
Karol Wojtyla era una di queste figure immense; difficile sostituirlo. Per tutti loro le parole sono sprecate e vane. Non riesco a trovarne di buone e mi scuso se mi affido più che altro all'emozione e al ricordo. Ogni cosa che scrivo penso non sia all'altezza in un momento del genere. Oggi resto in silenzio con il mondo intero e piango con affetto un Uomo che davvero ha meritato più di ogni altro di essere chiamato così.
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