C'era Gianni lo spazzino: ogni sera cenava alle 19 in punto, guardando i quiz in tv per i quali andava matto, leggeva trenta minuti del quotidiano - lo stesso del giorno prima, perchè lui lo comprava solo i giorni pari - e poi, salutata la moglie, si recava al Niente. Non rincasava mai prima delle sette quando il sole nasceva e ogni bravo cristiano stava per destarsi.
C'era Ines la maestra: corretti i temi dei suoi scolari sul calar della sera era sempre la prima ad arrivare. Apriva lei la grande stanza bianca, rassettava le sedie contro il muro e spazzava in terra per far trovare tutto in ordine agli amici che sarebbero giunti di li a poco. Faceva davvero in fretta perchè c'era ben poco da sistemare: una dozzina di sedie, un tavolino e un libretto rosso aperto su di esso per segnare le presenze. Non c'erano nemmeno davanzali e finestre ad abbellire un posto all'apparenza squallido e cadente.
E che dire di Loris e Ivano? Passavano i pomeriggi alla bocciofila ma niente e nessuno al mondo li avrebbe sottratti al loro appuntamento serale. Erano i più anziani, e loro consci di esserlo, si sentivano responsabili per tutti gli altri, quasi una sorta di fratelli maggiori che avrebbero tutelato i più giovani o gli indifesi.
Erano in tutto quindici persone, ma le sedie non bastavano per tutti: gli ultimi arrivati stavano in piedi, se non volevano sistemarsi in terra. Di inverno tale pratica era fortemente evitata a causa del freddo pavimento in marmo...Oh! Ecco che arrivano come ogni sera, posso smettere di raccontarvi tutta la storia. Se fate silenzio li stiamo ad osservare. Mi apposto dietro questa siepe per non farmi scorgere.
Vedo Ines, poi più in là Marino il pescivendolo, Enzo il rigattiere... ecco che stanno arrivando alla spicciolata anche gli altri. Sembrano uscire come per magia dalle loro case e convergere verso il loro ritrovo tanto caro. Ecco anche Gianni che ha finito di leggere il giornale di ieri. Entrano tutti. Non riesco a scorgere niente dentro, sembra parecchio buio. Per quel poco che ne so la stanza è completamente vuota, seggiole a parte.
Ma ecco che dal fondo della strada arriva un uomo che non mi pare di riconoscere. Indossa una strana uniforme. Viene avanti. E' a cinquanta metri da me. Se mi scorge potrebbe quasi chiedermi cosa ci faccio qui dietro una siepe ad osservare dei vecchi. Non avrebbe tutti i torti. Eccolo è a venti metri! Trattengo il respiro. Si avvicina di più, lo vedo con chiarezza ora. Alto e moro, indossa una divisa da ufficiale. E' davanti alla siepe, quattro metri! Fa due passi...non vorrà mica...? L'ufficiale si mette una mano in bocca, ne estrae una gomma da masticare e la getta nella siepe, in direzione del sottoscritto. Mi cade a fianco per un soffio, fortunatamente non tra i capelli. Poi l'uomo volta su se stesso e punta dritto verso il Niente. E' sereno in volto e avvicinandosi alla porta lo sento gridare all'interno:
- Ci siamo tutti? Buonanotte allora!
L'ufficiale chiude la porta dalle grandi ante, prima una, poi l'altra, lentamente. Piazza una spranga davanti ad essa e la assicura con un chiavistello, quindi si allontana fischiettando.
La storia che conoscevo era quindi tremendamente vera. Fino a domattina Loro staranno come ogni notte là dentro, a fare niente. I cittadini possono dormire tranquilli.
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