Il risultato di questi referendum è oramai acquisito.
Non è che ci volesse poi molto, sin dalle 12: 4.6% di affluenza. Una mazzata.
Alla fine la domenica del voto si chiude con il 18.7%.
Due anni fa alla stessa ora, nel tanto vituperato estremistico e folle referendum per la difesa dell'Art.18 (al quale presi parte sin dalla raccolta firme, orgogliosamente), si era arrivati al 17.2%. Ed erano tutti per l'astensione, tranne qualche partito di sinistra più radicale.
Stavolta non era così, era difficile, si sarebbe perso e lo sapevamo tutti, anche i più ottimisti.
La situazione però era diversa: c'era il presunto partito socialdemocratico dalla nostra parte, gli stessi che due anni fa invitavano la gente a NON votare. Ora tocca prendere atto che, evidentemente, questi socialdemocratici pomodoro e basilico hanno un elettorato socialcattolico.
Va a finire che non ti stanno nemmeno più tanto antipatici perchè non sono bene, ma nemmeno male, sono proprio nulla.
Nel 1974 e nel 1981 in questo paese, anzi in un altro paese, l'italia della Dc al 40%, della chiesa potentissima, del pre-tv commerciali ci furono due referendum fondamentali nell'evoluzione sociale della nostra pseudo-democrazia.
Nel 1974 gli italiani furono chiamati ad esprimersi sul divorzio. L'affluenza fu dell'87.7%.
Nel 1981 era il turno dell'aborto e l'affluenza quella volta fu "solo" del 79.4%.
Noi allora eravamo così, ora andiamo al mare.
Negli stessi anni, tanto per fare un esempio, la Spagna era appena uscita o stava uscendo da 30 anni di dittatura e ora hanno il governo più progressista d'europa e una democrazia sana nella quale i politici fanno scelte "difficili" senza farsi tanti problemi, una democrazia nella quale è proprio la sostanza di quelle scelte difficili a far pendere la maggioranza da una parte o dall'altra.
Non venitemi a raccontare la storiella "dell'abusato strumento dei referendum": è sin troppo vecchia e stavolta non stavamo parlando di togliere o meno la pubblicità dai film in televisione, se non vogliamo concludere inevitabilmente che la gente 10 anni fa riteneva importante esprimere il proprio parere sull'abolizione del ministero dell'agricoltura e oggi giudica meno rilevante abrogare una legge che ci porta nel medioevo.
E non mi sta bene nemmeno quell'altra storiella lì, quella "della sfiducia nella politica" perchè gli italiani quando si tratta dell'amico, del cugino, del tipo che deve fargli un favore o magari di qualche pezzo grosso da mandare a roma per compiacere uno dei suddetti a votare ci vanno eccome e non la fanno mai scendere sotto il 70% quella maledetta affluenza.
La verità che c'è materiale per essere davvero delusi, per sentirsi veramente definitivamente sconfitti. Non stiamo affrontando una mancata evoluzione democratica e sociale, qui stiamo affrontando una netta involuzione, un declino, una regressione che ci ha portato oltre il fondo.
Mi rifiuto di accettare l'idea che la "politica" sia poter "decidere" tra mandare al governo da una parte rutelli, de mita, mastella, cossutta e dall'altra follini, calderoli, tremonti e schifani.
Evidentemente per gli italiani è questa.
Abbiamo un grosso problema, roba che al confronto berlusconi è un bruscolino nell'occhio. Un problema che è come una paralisi totale per un centometrista.
Personalmente ho una gran voglia di "smettere di giocare". "Turarsi il naso", già. Quante volte l'ho fatto? Troppe. Pensavo tra me e me, c'è uno scopo, c'è una ragione, lo fai per te stesso certo, ma lo fai anche perchè alla fine a questa Italia gli vuoi davvero bene. Mi sa tanto che lo "scopo" è andato a farsi benedire, perchè ad un paese così si fa davvero fatica a voler bene.
Qui siamo talmente nella merda che abbiamo finito per nuotarci dentro in perenne apnea, scoprendo pian piano che in fondo non è poi così male questa merda, se ti metti d'impegno la puoi respirare e ti ci puoi pure nutrire egregiamente.
Coprofili siamo diventati. E pensare, guarda l'assurdo, che una volta non eravamo così.
5 Responses to “Regredire allegramente (o quasi)”