Monthly Archive for Giugno, 2005

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“Velocità smodata!”

Siamo passati direttamente al punto cinque.

Italia, anno 2005


I protagonisti, dall'alto a sinistra:

(1) On. Carlo Giovanardi, Ministro per i rapporti col Parlamento
(2) Maurizio Belpietro, direttore de Il Giornale
(3) Alessandra Mussolini, leader di Alternativa Sociale
(4) Silvio Berlusconi, Forza Italia, Presidente del Consiglio
(5) Ferdinando Adornato, Forza Italia, Presidente di "Liberal" (!)
(6) Raffaele Lombardo, Movimento per l'autonomia, Presidente della Provincia di Catania
(7) Card. Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana
(8) On. Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia
(9) On. Francesco Storace, An, Ministro per la Salute
(10) On. Roberto Calderoli, Lega Nord, Ministro per le riforme
(11) Giuliano Ferrara, direttore de Il Foglio
(12) On. Gianni Alemanno, An
(13) On. Francesco Rutelli, Presidente della Margherita
(14) Roberto Fiore, presidente di Forza Nuova
(15) Joseph Ratzinger, alias Papa Benedetto XVI

i dialoghi tra Si e No

Si: ho trovato sullo Zingarelli quella definizione che ti dicevo
No: e allora? Leggila pure.
Si: pilatismo... (dal n. di Ponzio Pilato - sec I; 1983) s. m. *(raro). Atteggiamento di chi rifiuta di assumenrsi le proprie responsabilità, di operare delle scelte.

 

Aborti di sovranità popolare

Come ampiamente previsto, ma forse in un impeto ottimistico inspiegabilmente avevamo cercato di non pensarci, il referendum non ha raggiunto il quorum agognato. Non ci si è nemmeno avvicinato, duole dirlo, e questo suona come una sonora sconfitta. Una sconfitta per i tanti che ci avevano creduto, che ci avevano sperato almeno questa volta, e per questa consultazione referendaria si erano impegnati in prima linea. Una sconfitta dell'Italia laica, che non si ferma certo dietro al diktat della Curia scesa in campo a difendere i valori della Vita, ma che anzi si mobilita, si informa, decide con la propria testa e valuta secondo coscienza. Una sconfitta dell'Italia intera, in materia di Democrazia.

Ora diranno che il referendum è da buttare, ipotizza qualcuno. Vi accontento: penso sia ormai chiaro che il referendum così come lo conosciamo sia da buttare. In Italia almeno. Ci illudiamo di concentrare l'attenzione del 50% degli italiani su un argomento, che non siano le donne o il calcio, e di fargli scegliere in maniera democratica cosa vogliono per il loro bene. Il popolo però non sa che farsene del suo voto. Non capisce il quesito? Allora non vota. Piuttosto lascia disfare al governo in carica con qualche legge, e la volta dopo vota l'opposizione perchè rimetta a posto le cose. Non perde tempo a capire un concetto che non è immediatamente fruibile come un reality televisivo o una suoneria di un telefonino, e stavolta era davvero complesso da digerire il nocciolo della questione. Negli altri paesi europei c'è una forte responsabilità e un alto senso civico: in tali casi lo strumento referendario ha un suo perchè.
Urge rivedere le modalità di voto, e se necessario abbassare il quorum ad una percentuale più umana. Vi sembra normale che gli ignavi debbano ostacolare chi prende una decisione? Si è mai visto che in una riunione, constatato il numero legale, si tenga conto in qualche modo il parere degli assenti? Il tempo dei grandi referendum è finito: non si tratta più di scegliere sui grandi sistemi (aborto, divorzio, nucleare) dove anche l'analfabeta capisce la materia in questione, ma si offre l'opportunità di voto su abrogazioni di righe, commi, pezzettini di leggi scritte in burocratichese. Poveri noi, la gente è spaesata. Tra le schede aperte questo pomeriggio abbiamo trovato qualcuno che ha barrato l'intero testo del quesito invece che il si oppure il no. Forse voleva cancellare tutto, chissà.
Sono stanco di vedere questi siparietti: se pure le più alte cariche dello Stato invitano all'astensione ditemi voi quando sarà mai possibile vedere una motivata e seria partecipazione alle urne? Finiamola qui per favore. Smettiamola di menare il torrone per niente e troviamo il coraggio di ammettere che al popolo italiano della sovranità popolare, quando non sono in gioco seggi vari oppure elezioni "politiche" dove importa fregare una poltrona, frega una beata fava. Pizza e mandolino come sempre, che vi credevate?

avviso (secolo cinese)

Si comunica, a tutti quelli che ancora non se ne sono accorti, che la Cina è una potenza politica, militare ed economica. Se ne sono resi conto perfino quelli dell'Unione Euoropea che hanno raggiunto l'accordo con Pechino per fargli limitare le esportazioni di 12 prodotti fino al 2008. L'accordo riguarda esclusivamente il settore tessile pertanto, gli involtini primavera, il pollo alle mandorle, il gelato fritto e altre migliaia di prodotti saranno ancora disponibili sui mercati europei in gran quantità. Si avvisa inoltre gli interessati all'acquisto dell'automobile cinese da 4000 euro che per il momento non è prevista la commercializzazione in Italia. Si attende il ritorno della lira così la pagheremo 4 milioni.

Regredire allegramente (o quasi)

ref.jpgIl risultato di questi referendum è oramai acquisito.

Non è che ci volesse poi molto, sin dalle 12: 4.6% di affluenza. Una mazzata.
Alla fine la domenica del voto si chiude con il 18.7%.

Due anni fa alla stessa ora, nel tanto vituperato estremistico e folle referendum per la difesa dell'Art.18 (al quale presi parte sin dalla raccolta firme, orgogliosamente), si era arrivati al 17.2%. Ed erano tutti per l'astensione, tranne qualche partito di sinistra più radicale.

Stavolta non era così, era difficile, si sarebbe perso e lo sapevamo tutti, anche i più ottimisti.

La situazione però era diversa: c'era il presunto partito socialdemocratico dalla nostra parte, gli stessi che due anni fa invitavano la gente a NON votare. Ora tocca prendere atto che, evidentemente, questi socialdemocratici pomodoro e basilico hanno un elettorato socialcattolico.
Va a finire che non ti stanno nemmeno più tanto antipatici perchè non sono bene, ma nemmeno male, sono proprio nulla.

Nel 1974 e nel 1981 in questo paese, anzi in un altro paese, l'italia della Dc al 40%, della chiesa potentissima, del pre-tv commerciali ci furono due referendum fondamentali nell'evoluzione sociale della nostra pseudo-democrazia.



Nel 1974 gli italiani furono chiamati ad esprimersi sul divorzio. L'affluenza fu dell'87.7%.
Nel 1981 era il turno dell'aborto e l'affluenza quella volta fu "solo" del 79.4%.

Noi allora eravamo così, ora andiamo al mare.

Negli stessi anni, tanto per fare un esempio, la Spagna era appena uscita o stava uscendo da 30 anni di dittatura e ora hanno il governo più progressista d'europa e una democrazia sana nella quale i politici fanno scelte "difficili" senza farsi tanti problemi, una democrazia nella quale è proprio la sostanza di quelle scelte difficili a far pendere la maggioranza da una parte o dall'altra.

Non venitemi a raccontare la storiella "dell'abusato strumento dei referendum": è sin troppo vecchia e stavolta non stavamo parlando di togliere o meno la pubblicità dai film in televisione, se non vogliamo concludere inevitabilmente che la gente 10 anni fa riteneva importante esprimere il proprio parere sull'abolizione del ministero dell'agricoltura e oggi giudica meno rilevante abrogare una legge che ci porta nel medioevo.

E non mi sta bene nemmeno quell'altra storiella lì, quella "della sfiducia nella politica" perchè gli italiani quando si tratta dell'amico, del cugino, del tipo che deve fargli un favore o magari di qualche pezzo grosso da mandare a roma per compiacere uno dei suddetti a votare ci vanno eccome e non la fanno mai scendere sotto il 70% quella maledetta affluenza.

La verità che c'è materiale per essere davvero delusi, per sentirsi veramente definitivamente sconfitti. Non stiamo affrontando una mancata evoluzione democratica e sociale, qui stiamo affrontando una netta involuzione, un declino, una regressione che ci ha portato oltre il fondo.
Mi rifiuto di accettare l'idea che la "politica" sia poter "decidere" tra mandare al governo da una parte rutelli, de mita, mastella, cossutta e dall'altra follini, calderoli, tremonti e schifani.

Evidentemente per gli italiani è questa.
Abbiamo un grosso problema, roba che al confronto berlusconi è un bruscolino nell'occhio. Un problema che è come una paralisi totale per un centometrista.

Personalmente ho una gran voglia di "smettere di giocare". "Turarsi il naso", già. Quante volte l'ho fatto? Troppe. Pensavo tra me e me, c'è uno scopo, c'è una ragione, lo fai per te stesso certo, ma lo fai anche perchè alla fine a questa Italia gli vuoi davvero bene. Mi sa tanto che lo "scopo" è andato a farsi benedire, perchè ad un paese così si fa davvero fatica a voler bene.

Qui siamo talmente nella merda che abbiamo finito per nuotarci dentro in perenne apnea, scoprendo pian piano che in fondo non è poi così male questa merda, se ti metti d'impegno la puoi respirare e ti ci puoi pure nutrire egregiamente.

Coprofili siamo diventati. E pensare, guarda l'assurdo, che una volta non eravamo così.

4×4: quattro blogger per il sì

Siamo arrivati al rush finale.  Tra qualche ora si apriranno i seggi.
Si è discusso tanto di questo referendum, c'è chi ci ha "lavorato" sopra per mesi, un sacco di sedicenti esperti e giornalisti hanno detto tutto ed il contrario di tutto. Si può dire che i blogger non siano stati da meno. Alla fine un po' tutti gli italiani han cercato a loro modo di farsene un'idea, chi ascoltando le omelie in Chiesa e chi documentandosi per conto proprio.
Ho scelto di fare la prima intervista della mia vita (lacrimuccia prego) su quest'argomento, ponendo alcune domande (scritte anche grazie all'aiuto di qualche amica astensionista o per il "no") a quattro blogger che si erano schierati per il sì. Questo è il risultato. Una tavola rotonda tra blogger.
Grazie mille a Giulia, Gianluca, Aldo e Simona per essersi prestati all'iniziativa.

Dodici e tredici Giugno sono vicini, oramai si è agli sgoccioli, andrete a votare o andrete al mare?
G.B.  A votare.
G.N.  Vado a votare.
A.T.  Vado a votare, domenica mattina verso le 9
K. Vado a votare


Quale sarà il vostro voto?
G.B.  Quattro sì.
G.N.  Quattro sì. Ovviamente, aggiungerei.
A.T. Quattro sì.
K. Sì,sì,sì,sì.
Pensate che verrà raggiunto il quorum?
G.B.  No. Hanno fatto troppa propaganda gli astensionisti.
G.N.  No, non credo, ma sarei contento di sbagliarmi.
A.T. Penso di sì: tutte le persone che conosco andranno a votare, senza eccezioni.
K. Se fossimo in un paese come la Francia non avrei dubbi a rispondere sì, purtroppo l’influenza Vaticana è talmente pesante in Italia, che non saprei.
Pensate che la maggioranza degli italiani abbia un minimo di cognizione di ciò per cui andrà o non andrà a votare?
G.B.  No. Troppa disinformazione, mala informazione, allarmismo e oltranzismo.
G.N.  No. Si è parlato di embrioni come fossero feti. Non credo neanche che la gente comune conosca la differenza tra i quattro referendum.
A.T. Un minimo di cognizione sì. Senza esagerare…
K. La maggioranza è una parola grossa, siamo in Italia non dimentichiamolo. Anche cognizione è una parola grossa, se riferita a chi non va per menefreghismo.
Sapreste darmi una semplice definizione pseudoscientificamente corretta di cellule staminali embrionali? E spiegare in breve la differenza tra cellule staminali embrionali e cellule staminali adulte ai fini della ricerca?
G.B.  Ellamadonna. Non sono un biologo. No. So solo che quelle adulte sono già “condizionate” e quindi meno reattive di quelle embrionali.
G.N. Le cellule staminali adulte sono quelle su cui oggi si può continuare a fare ricerca e non provengono da embrioni (i quali, secondo i promotori della legge che tentiamo di abrogare parzialmente, sono già “persone”). E allora mi chiedo io: tutti questi assassini che si fanno le pippe? Uno spermatozoo non è “vivo” anche lui? Non ha la sua testolina, la sua codina, l’istinto di correre verso l’ovulo?
A.T. La cellula staminale è una cellula immatura progenitrice delle cellule mature che poi andranno a formare i vari organi e tessuti. La cellula staminale embrionale si differenzia da quella adulta perché è totipotente, può quindi generare precursori di cellule di vari tessuti, mentre le adulte sono più specifiche, hanno già un indirizzo. Ai fini della ricerca: vedremo. Lasciamo lavorare i ricercatori.
K. Le cellule staminali sono "totipotenti", possono differenziare in qualsiasi tessuto. Rappresentano una risorsa imperdibile per la ricerca.
Pensate che il “Comitato per il sì” abbia svolto la sua campagna puntando sui veri punti deboli della Legge 40? C’è stato o meno un peccato di onestà intellettuale? Non può essere che a spingere all’utilizzo di certe pratiche possano esservi anche molteplici interessi economici e personali in gioco?
G.B. Il comitato per il sì dà una possibilità di scelta anche a chi non crede nella fecondazione artificiale, nella ricerca e nella necessità della diagnosi pre-impianto. Questa legge, no.
G.N.  Tarpare le ali alla scienza è come rimpiangere le care vecchie locomotive a vapore di una volta sostenendo che, in fondo, funzionavano anche loro. O, peggio ancora, equivale a considerare la locomotiva un mezzo del diavolo perché, in fondo, ci sono sempre le carrozze, i cavalli… E’ necessario essere consapevoli di che cosa la scienza può fare e solo dopo, scegliere cosa è giusto o sbagliato faccia. In ogni caso: anche se vincessero i sì, non sarà possibile scegliere colore degli occhi o dei capelli del nascituro. Tranquilli, non siamo all’alba della creazione della nuova razza ariana.
A.T. Il quesito totalmente abrogativo è stato rigettato e il comitato referendario ha giocato bene le sue carte, correggendo il tiro sul taglio dei quesiti. Gli interessi economici sono ovviamente enormi, da parte dell’industria farmaceutica, delle cliniche genetiche, dei laboratori e degli istituti di ricerca. E aggiungo: non c’è niente di male.
K. Secondo me il comitato per il sì poteva fare di meglio. La tendenza è stata maggiore ad invitare la gente a votare sì, punto. Sarebbe stato meglio basarsi su una informazione più completa e accessibile a tutti.
Prima dell’approvazione di questa legge in Italia vi era una specie di Far West nel campo. In particolare si stava diffondendo l’opinione che se non si eseguiva una diagnosi dell’embrione mediante  la diagnosi preimpianto l’eventuale fallimento del ciclo di fecondazione era da attribuirsi all’utilizzo di embrioni “malati”  (Carlo Foresta, direttore del centro di crioconservazione dei gameti maschili all’Università di Padova). Calcolando che la diagnosi preimpianto ha costi molto elevati e non è a carico dello Stato non pensate che vi possa essere un interesse economico a spingere all’utilizzo di certe pratiche speculando sul desiderio di maternità e paternità di una coppia “sterile”?
G.B.  La diagnosi pre-impianto serve ad evitare che vengano impiantati embrioni portatori di gravi malattie genetiche. Un aborto è ben più traumatico di un non attecchimento. Tu cosa preferiresti?
G.N.  La diagnosi pre-impianto da la possibilità di scegliere di non concepire e mettere al mondo scientemente un bambino già malato e causargli sofferenza. Ed è sicuramente meno invasiva e traumatizzante di un aborto.
A.T. Sulla salute e sulla vita, soprattutto su quella di un figlio, i “costi molto elevati” vanno affrontati. In Italia si spende per pellicce, macchine, viaggi in paradisi tropicali. Un paio di jeans di grido costano trecento euro. Personalmente non avrei dubbi: risparmio su tutto, ma non sulla diagnosi preimpianto che può essere determinante per la salute di un mio futuribile figlio.
K. Indubbiamente, la speculazione è ovunque.
Molto volgarmente parlando se una donna sposata ad un uomo con problemi di fertilità si “accoppiasse” con un amico fertile compiacente perché in Italia la fecondazione eterologa è proibita secondo voi la Chiesa lo troverebbe moralmente accettabile come metodo “alternativo”?
G.B. La Chiesa è bravissima a chiudere gli occhi, vedi alla voce pedofilia. Tecnicamente sarebbe inaccettabile, in pratica nessuno lo saprebbe mai. Quindi va bene, basta che non si dica.
G.N. Io non mi preoccupo delle questioni di Chiesa. Allo stesso modo la Chiesa non dovrebbe occuparsi delle mie.
A.T. Ovviamente no. La Chiesa condanna questo, come tutto il resto. Il problema è che la fecondazione eterologa non esiste. O meglio: tutte le fecondazioni sono eterologhe. Una donna, un uomo. Ai fini della scienza è l’incontro tra due corpi, due sessualità, due organi genitali di sesso opposto. Allora bisogna dare regole alla scienza, o alla “morale”? Le persone non si “appartengono” con diritto di proprietà. La coppia che lo accetta, perché non dovrebbe ricorrervi? Se la mia compagna lo vuole, e io sono d’accordo, può farlo quante volte desidera.
K. La chiesa non lo troverà mai moralmente accettabile, ed è giusto così. Non è giusto invece che inviti all’astensione, sarebbe stato  meglio che si fosse prodigata maggiormente per il no.
La discussione sulla fecondazione eterologa apre alcuni spunti per una ridiscussione della legge sulle adozioni. In Italia adottare un figlio per vie “canoniche” è un’Odissea. Quanto può incidere la cosa sul ricorso alla fecondazione assistita o al “turismo procreativo”?
G.B. Adottare un figlio non è come generarlo. Alcune coppie hanno problemi facilmente superabili grazie alla procreazione assistita, ma questa legge pone sbarramenti anche ai casi più “semplici”, in cui per diventare mamma e papà basta un po’ di aiuto (gli ovuli ci sono, gli spermatozoi anche, ma la fecondazione risulta un po’ difficile). Fare un bambino è una gioia che comincia con la gravidanza. L’adozione è una soluzione di ripiego. Tra l’altro, genera comunque una famiglia in un certo senso “eterologa”.
G.N. Io mi preoccupo, invece, delle questioni riguardanti lo Stato. Il problema è che mi preoccupo quando lo Stato si interessa delle mie. So che mettere mano alla legge sulle adozioni creerebbe un altro pandemonio. Però com’è che nessuno indaga su quegli istituti religiosi che prendono la mazzetta dalle coppie che vogliono un bel figlio bianco e biondo “perché se fosse negro a scuola lo farebbero soffrire”?
A.T. Avere un figlio proprio – grazie magari a tecniche di fecondazione assistita - rimane un evento di tipo diverso, non va confuso con l’adozione.
K. Incide tantissimo, anche le leggi sulle adozioni andrebbero riviste.
Si può dire che la Legge 40 sia stata concepita per mettere dei “paletti” al Far West di cui sopra. È stata definita legge sperimentale perché andrà in ogni caso rivista tra due anni per migliorarla ed eliminarne le contraddizioni. Fermo restando che da “scienziata” la riscriverei da capo a piedi voi cosa cambiereste?
G.B.  E’ stata fatta per rendere il tutto più sgradevole e difficile possibile. Così la gente si scoraggia, le donne si possono sentire un pochino più in colpa perché vogliono un figlio (che non guasta, le tiene a cuccia) e la Chiesa è contenta.
G.N. E’ una legge stupida che sancisce la possibilità di ingerenza da parte della Chiesa sulle questioni di uno Stato. Ed è una legge stupida perché si permette di interferire nel privato delle persone sulla base dei convincimenti religiosi (non scientifici: religiosi e basta) di un manipoli di bigotti esagitati.
A.T. Eliminerei le confusioni medioevali tra scienza e morale. Punterei sulla libertà della persona, sui diritti della donna a garantire la propria salute e sul diritto della coppia alla genitorialità. Mantenendo i paletti che hanno previsto i referendari: no alla clonazione, in primis.
K. Io non avrei di sicuro la competenza per riscriverla da capo a piedi, però credo che con le 4 “correzioni” proposte dal referendum ci si possa avvicinare a una legge più giusta.
Equiparare legalmente parlando l’embrione ad un essere umano significa gettare le basi per una revisione della legge sull’aborto. Fatalità o premeditazione?
G.B. Premeditazione.
G.N. Idiozia.
A.T. E’ chiaro l’intento: la Legge 40 contraddice già oggi la 194. L’embrione non può assumere personalità giuridica. Se passa quel concetto, proprio all’ala oltranzista della Chiesa, si ridiscutono i diritti civili posti a fondamento delle società libere del nostro mondo: oggi l’aborto, domani il divorzio. E’ una involuzione che ci sprofonda in un abisso senza fondo.
K. Premeditazione. La chiesa non aspetta altro.
Trovate corretto che alcune personalità politiche, di conseguenza rappresentanti di uno stato laico, si siano schierate a favore dell’astensionismo richiamandosi ad argomentazioni di natura religiosa?
Un “buon cattolico” non dovrebbe votare. Un buon italiano dovrebbe esercitare comunque il suo diritto di voto. Dove finisce l’ingerenza religiosa e comincia la morale laica?
G.B.  Richiamare all’astensionismo è illegale e anticostituzionale. Può essere punito con un massimo di tre anni di prigione. Non vedo manette per Ruini.
G.N. Astenersi, in questo caso, è un po’ come da bambini abbandonare la partita portandosi via il pallone. Non si tratta di essere buoni o cattivi italiani, ma di avere le palle di mettere in discussione una convinzione con la consapevolezza che si può vincere o perdere, ma che annullare la gara significa avere paura.
A.T. Il voto è un diritto-dovere alla base di una repubblica democratica in cui il potere è affidato al popolo. Le scelte sono tre: votare si, votare no, votare scheda bianca. Sono tre opzioni precise, che i costituenti previdero. “Andare al mare” mentre si decide della salute, della vita, di una legge così importante, denota scarso senso civico. Un politico ha detto: “Non posso votare su cose così serie”. Ecco, io gli sequestrerei lo stipendio. Chi vota fa politica, chi va al mare fa l’antipolitica. Che è il suo opposto.
K. Lo sbaglio sta nel concepire il voto come un dovere. Per me è un diritto irrinunciabile, in qualsiasi caso.
Cosa pensate di una donna che si astiene perché l’ha deciso la Chiesa? E di un laico che si astiene per questioni “bioetiche”? Ci sono livelli di consapevolezza diversi tra gli astensionisti?
G.B. Penso che non abbia capito bene che cosa sta imponendo a se stessa, alle sue figlie e alle sue amiche. Ci sono sicuramente livelli di consapevolezza diversa, ma in generale c’è molta cattiva informazione.
G.N.  Di chi si astiene perché l’ha deciso la chiesa penso tutto il male possibile: che chieda la cittadinanza al Vaticano e si levi dai coglioni. Dei laici che si astengono per questioni bioetiche penso tutto il resto del male che mi avanza: andate a votare e votate “no”, piuttosto. Altrimenti significa non avere le palle di accettare quel che vuole la maggioranza.
A.T. Chi si astiene, in generale, fa un passo indietro rispetto al consesso politico: lascia decidere ad altri. Per questo non è mai la scelta giusta.
K. Cosa ne penso di questa gente? Li rispedirei nel medioevo, qui bisogna andare avanti, non indietro. Se uno è consapevole di ciò di cui si parla va a votare sì, altrimenti nel 90% dei casi non è consapevole, non va perché l’ha detto il vescovo, perché deve andare al mare, o perché sulla vita non si vota, o perché il gomito gli si incolla al ginocchio.
Non ci fosse stato il quorum il livello della discussione da entrambe le parti si sarebbe dovuto alazare su piani meno "populistici"?
G.B. Probabilmente sì.
G.N. Non credo. In fondo di questi cazzo di embrioni, diciamolo, non può fregare di meno a nessuno. Ruini e Ratzinger compresi. Gli embrioni si sono trovati inconsapevolmente al centro di una diatriba politica che vede contrapposte non sinistra e destra ma progressisti e conservatori.
A.T. Non credo. E comunque il quorum deve esserci, però con un accorgimento. Lo modificherei sulla base dei votanti alle ultime legislative. Oggi tiene conto degli aventi diritto, come si stabilì nel 1948. Ma in tutto il mondo occidentale (si veda il Regno Unito) i votanti sono sempre meno, spesso intorno al 50 % degli aventi diritto.
K. Assolutamente sì. Nessuno avrebbe predicato l’astensionismo e si sarebbe fatta più attenzione agli argomenti discussi.
Non si raggiungesse il quorum sarebbe “finita qui”?
G.B.  Assolutamente no, anzi. La legge potrebbe essere ridiscussa subito. Se vincesse il “no”, dovrebbe restare ferma per cinque anni. Se si astengono, ci fanno quasi un favore.
G.N. Non è mai “finita qui”. Non lo sarebbe neanche se si raggiungesse il quorum e vincessero i sì. I coglioni hanno l’unico pregio di rimanere sempre all’erta. Siamo un paese che crede a Padre Pio, più di tanto non possiamo pretendere.
A.T.  Al contrario. Se si raggiunge il quorum, si cambia la legge adesso. Se non si raggiunge, ma il centrosinistra vince le prossime elezioni, si cambia la legge nel 2006.
K. Mi auguro sinceramente di no. Il centro sinistra ha promesso che se andrà al governo ridiscuterà comunque la legge. Speriamo bene.

Si, No, Non sa/Non capisce

Tantò parlò che finì con l'essere chiamato al seggio, in veste di scrutatore. Spero di avere tanto da lavorare. Nel frattempo parte il tam tam sui telefonini: autogestito, ovvio.

UPDATE: L'è dura signor Presidente. Mi ha fatto firmare un migliaio di schede elettorali che ormai verso la fine il mio cognome per rapidità s'era storpiato in Cicce, Circe, Cane, Cicoe, Cie, Cone. Confesso che alcune volte per deformazione mi è scappata la S dopo Cicc. Spero non voglia annullare le schede Ciccsoft signor Presidente. Eppoi con quel timbro, mi ha fatto venir mal di testa che stasera ci ho dovuto dare di Aulin a manetta: quattromila stonfi su quel tavolaccio di legno duro m'han proprio allucinato... Le urne le mettiamo in ordine 4 3 2 1 oppure 1 2 3 e 4? Potrebbe fà la differenza no? Che dice, posso portare le dispense e studiare un po' domani? Mica verrà tanta gente, signor Presidente... Per pranzo mi lascia un'oretta che c'ho il raduno coi parenti dalla zia in campagna? Eh signor Presidente...?

Mea culpa

Scusate se occupo lo spazio con un altro inutile post qualunquista.
Innanzitutto volevo scusarmi con Eugenio e Fabio, con la redazione e con i lettori per lo spettacolo offerto nei commenti di qualche post fa.
Poi volevo fornire una spiegazione alla mia riflessione sui gay e sul Gay Pride, che poteva essere ed è stata fraintesa.
La prima parte voleva (avrebbe dovuto/voluto essere) ironica. La seconda parte era una mia riflessione, su quanti al Gay Pride non si sono sentiti rappresentati. So benissimo che il GP non è solo una parata di persone vestite con piume di struzzo, ho solamente detto che questo è quello che appare alla televisione, e quello che io e gli altri come me che non sono stati al Gay Pride hanno visto. E per quanto sia FERMAMENTE convinta che ognuno agisce come vuole e come meglio crede, io penso che il modo migliore per ottenere riconoscimenti sia farlo lottando seriamente e non in clima tutto sommato goliardico come potrebbe essere ed è il Gay Pride.
Sono pensieri leghisti? Non credo. Qualunquisti? Spero di no. Radical chic? NO. Dall'alto dei miei 22 anni non ancora compiuti non ho mai avuto la pretesa di spiegare agli altri cose che io per prima non so e non capisco.


Ps per Gabriele: sono talmente debordante che con la mia stazza sfalso la media nazionale. Magari la prossima volta invece che via commento ti insulto davanti ad un piatto di bruschette umbre, sai com'è..

Ho vinto un mp3 legale

packardbellmp3.JPGLa fortuna è cieca e stavolta mi ha colpito in pieno: per sbaglio ovvio. Apro una confezione di cereali Crunch: grazie al codice all'interno della confezione potrei essere estratto a sorte per scaricare uno dei 12.000 mp3 *legali* in palio, oppure vincere uno strabiliante lettore mp3 Creative da 256mb. Dopo almeno altre 5 scatole buttate nel totale menefreghismo, decido di provare ad inserire il codice nel sito indicato, e scoprire se ho vinto qualcosa.
Digito l'indirizzo: si apre una pagina con una sola grande immagine di ragazzini che si dimenano ascoltando musica dal lettore suddetto, e un form bianco al centro che attende l'immissione del codice.
Sorpresa, ohibò: ho vinto un MP3, da scegliere dal vastissimo catalogo Packard Bell Music, sorta di iTunes de' noantri. Un brivido di raccapriccio mi percorre rapido la schiena: che ci faccio con un mp3 legale? Che fate, prendete in giro? Chiedo perdono, il mio cervello non nota il nesso tra i vocaboli "emmepitre" e "legale".
Nel giro di un minuto la notizia si sparge per la casa e piombano in camera madre, padre e sorella tutti lieti di cotanta Grazia caduta sul sottoscritto. Mi viene dato un codice per ritirare il premio, clicco prosegui, lo incollo nel campo apposito e finalmente si apre il "vastissimo" catalogo musicale. C'è tutta roba da Mtv, pop americano, r'n b, hip hop, tiziano ferro e backstreet boys. Quasi in fondo scorgo per caso l'album dei Bloc Party, messo all'angolo tra un 50 cent e un'Anastacia che lo stavano gonfiando di botte. Decido di scaricare una canzone di quel disco se proprio devo, pur avendocelo già da tempo.
- Quel disco cel'hai già da tempo. - osserva per l'appunto mia sorella.
- Vabbè ma piuttosto che scaricare Tzn Frr...
- Comunque basta che apri Emule e lo trovi, che te ne fai? - continua sempre lei.
In effetti l'idea terrorizza non poco: che farne di un mp3 legale? Regalarlo alla morosa? Farne un pacco per i bimbi africani? Tenerlo in macchina per quando ti fermano i vigili?
Scelgo il brano all'interno del disco, clicco download. Un bonario messaggio di errore mi informa che la canzone scelta non è stata scaricata per svariati motivi scritti in codice php. Clicco indietro, provo con un altro brano dello stesso disco. Mi viene richiesto il codice: probabilmente la pagina è scaduta mentre sceglievo, penso io. Spiacenti: il codice immesso è già stato usato. Ma come? Io non ho ancora scaricato niente! Arroganti bottegai, che quando io ascoltavo i Queen voi ancora producevate personal computer per famiglie! Spilla quattrini di sto paio di balle, che quando io usavo Napster, voi ancora non ci pensavate all'emmepitre e ai soldi che vi state spartendo adesso da qualche parte nel Tennessee! (cit. ODP)
Chiudo la pagina, sollevato. Informo i parents che no, non sono riuscito a vincere niente anche stavolta e che possono star tranquilli che la cosa non mi dispiace affatto. Apro Emule sereno e mi concedo il download *illegale* di qualche manciata di album, così per stemperare l'animo.

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Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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