I "contatti", come li chiama minimizzando l'autrice dell'articolo, lamentandosi di come sia difficile carpire la fiducia di queste bestie per poi raccontare la loro triste storia a tutta Italia.
Io a questo punto mi chiedo se si parli di persone o di animali da mettere in una gabbietta, per poi studiarli, irriderli e citarli ad esempio di tutto ciò che non va in questo mondo.
Perchè mi disgusta una società dove si sbeffeggiano le patologie altrui per paura di affrontare i propri vuoti. La stessa società dove si vanno a cercare le modelle nelle case di recupero per anoressiche, dove basta arrivare a pagina 160 dello stesso settimanale per vedere ossa che fanno capolino da sotto i vestiti.
Mariangela Mianiti ha vagato per i siti, ha preso le frasi "ad effetto" e ne ha tirato fuori il suo pezzo, senza nemmeno curarsi di cambiare un nickname (o il modo per trovare certi gruppi), ha rubato frammenti di vita, pezzi di disperazione e ne ha fatto il perfetto identikit della pro-ana cattiva.
Dice "tanto loro non sono, o meglio non si ritengono, malate", e mi chiedo se abbia letto davvero quello che trasuda da quei siti.
Perchè ha omesso tutti i messaggi dove si leggono parole come:
e quando sai che queste parole le ha scritte una che con la bulimia ci va a nozze da secoli hai la certezza che no, quel sito non esiste per istigare chicchessia alla malattia.
Quando si parla di siti "pro ana" non si parla di quindicenni che vogliono fare le modelle e si ritrovano a parlare di come farsi del male. Si parla di donne cresciute troppo in fretta, e più spesso di quanto si creda, di madri di famiglia. Si parla di traumi irrisolti che si risolvono in un'ossessivo bisogno di controllo che può sfociare in più direzioni. I disturbi dell'alimentazione sono solo la punta dell'iceberg.
Quando si parla di disturbo dell'alimentazione si parla di qualcosa che va oltre il cibo, e che non sempre è manifestamente grave o ostentato, anzi, spesso l'agonia si consuma lentamente in poche stanze.
E invece di stare là a dare tutte le colpe del mondo a sti benedetti siti pro-ana ci sarebbe da leggerli meglio e da vedere che per la maggior parte si tratta di ragazze che chiedono aiuto. O meglio, comprensione, e non per distruggersi (ovvio, chi non si vuol "salvare" c'è sempre, ma nel 99% dei casi rispetta l'altrui aspirazione ad una vita sana).
Per "stare meglio".
Perchè credete che sia facile lottare contro malattie di questo tipo? Fate parte anche voi della schiera d'ottusi che ad una bulimica direbbero "non vomitare" e ad un'anoressica "mangia"?
Perchè in Italia, se per caso non lo sapete, funziona così, alimentazione meccanica per tutti, qualche seduta di psicoterapia, una dieta che ti incolla alla bilancia per il resto della tua vita e tanti saluti a tutti. Sì, poi ci sono piccole strutture dove si lavora bene, mosche bianche in un mare magnum di ipocrisia. Ma se vuoi salvarti ti ci devi salvare da sola, c'è poco da fare.
Aggiungete il fatto che è difficile stare vicino a persone che soffrono di questi disturbi, loro vedono il "vuoto", fanno fatica a fidarsi, sono piene d'amore che non riescono ad esprimere, i sentono tradite per nulla, non hanno rispetto per il loro corpo che a volte feriscono brutalmente.
Ci sono espressioni più o meno gravi di questi disturbi.
E la cosa triste è che sono ovunque e voi non le vedete, perchè è fottutamente più facile chiudere gli occhi e non vedere piuttosto che abbracciare e dare riparo.
Mi sono ammalata perchè sono stata piantata la mattina dopo la "prima volta", dopo un anno e passa di rapporto, ero giovane, ci tenevo e ho dato la colpa a me stessa. Poi il trauma di un terremoto in Turchia, e c'è da dire che è da quando sono nata che le parole "arrangiati" o "sei sola" o "tuo dovere" sono risuonate un po' troppo spesso nelle mie orecchie.
Eppure ero una ragazza perfetta, una studentessa perfetta, una pianista perfetta, avevo un corpo splendido, era tutto perfetto. E di me tutti vedevano solo quanto ero brava, quanto ero forte e quanto ero indipenddente. Mentre io volevo solo essere amata per quelllo che ero, pregi e difetti, nella mia umanità. Banale vero come desiderio?
Il mio percorso l'ho vissuto da sola, ed è stata un po' la mia forza e un po' la mia sfortuna, circondata da persone che non volevano accettare l'idea che potesse esserci un anello debole chiamato amore nella mia forza e nelle mia determinazione.
E' un po' che sto "bene," ma ancora adesso mi scontro ogni tanto con quello che vedo allo specchio e gli dico "fottiti stronzo, io sono bella dentro e pure fuori", a volte è più facile a volte è durissima.
Ho smesso di vomitare anche se ha voluto dire iniziare a fumare molto più del dovuto. Ho smesso di non mangiare e adesso riesco anche a sentire i sapori del cibo e a dimenticarmi di quante calorie sto ingurgitando. Sono di nuovo "normale", "degna", "corteggiata" da persone che mi han guardata soffrire senza dire nulla, conscia che saranno poche le persone che mi vorranno bene davvero nella mia vita e pronta a dare per loro l'anima, perchè la meritano.
Ma da quando sto meglio ho sempre dedicato parte del mio tempo ad aiutare ragazze come me, fosse anche solo per dirgli che si, arrancando un po' ce la si può fare, e che si potrà cadere centomila volte, ma amare se stessi è una battaglia che si può vincere. Frequento quei siti, parlo con loro, metto a disposizione la mia vita, la mia esperienza e quel sostegno che posso dargli.
La differenza è che io non giudico nè quello che sono nè quello che fanno, e con me come con altre ragazze come me si confidano, ed assieme, passo dopo passo, si prova a costruire un rapporto sano con il proprio corpo.
E no, non è facile parlarne perchè li ricordo gli occhi dell'amico cui tuttora tengo più d'altra cosa a questo mondo quando gli ho detto perchè mi nutrivo di pezzi di carote o di mele. E no, non c'era comprensione, non ci sono state nè parole dolci nè lacrime liberatorie tra le sue braccia. Mi ha detto "sei sola", e sola mi ha lasciata. Eppure mi voleva bene.
Poi è tornato indietro da me, uno su centomila, e l'ho perdonato.
Ma certi dottori, o finti moralisti, incontrati nella mia trafila no, non li perdonerò mai, io come molte altre.
Perchè c'è il brutto vizio di sentirsi "immuni dalla merda", di potersi permettere di giudicare e di usare parole dure con chi soffre.
Ma non è così.
Il tempo è una ruota che gira.
Guardate meglio le donne (e anche gli uomini) che vi circondano, cui vi svegliate accanto la mattina, che incontrate una sera a cena. Avete una figlia che frequenta blog o siti dove altre ragazze parlano d'anoressia e bulimia? Consideratelo un sintomo, non date la colpa ai siti di quello che preesisteva solo perchè avete aperto gli occhi e l'avete visto, è troppo facile.
Cercate di colmare vicendevolmente i vostri vuoti, siate più tolleranti, tentate di dare amore in risposta anche agli spigoli più duri che vi potranno essere messi davanti da chi soffre di queste patologie. Non ignorate il dolore, i segnali, non fate l'errore di credere che il problema stia nel piatto, che sia solo superficialità. Ascoltate anche ciò che non vorreste sentire, abbracciate queste anime fragili e piangete assieme a loro, date conforto invece che parole dure, e le aiuterete a curarsi.
Non isolate queste ragazze da chi è "come loro", non demonizzatele se si creano un gruppo per parlare, ognuno sceglie d'essere artefice del suo destino, nessuno si butta dal grattacielo perchè glielo dicono le amiche, se lo fa è perchè c'è un desiderio pregresso, o un'intenzione già radicata.
Se siete madri non credete di aver fallito solo perchè vostra figlia è "così", nei rapporti umani, non colpevolizzatevi anche voi, amate e basta, per quanto sia difficile. Le mie esperienze mi hanno insegnato che per quanto si possa amare si sbaglierà sempre, con tutta la buona volontà di questo mondo, ma l'affetto di fondo, se è onesto e ben radicato, fa si che ci si possa anche ritrovare più unite.
Il segreto sta nei piccoli passi, nelle piccole conquiste, come un bambino che impara a mettersi in piedi e a camminare, ecco, così.
Un rapporto che si crea giorno dopo giorno, con lo specchio, con se stesse, con gli altri, col mondo.
E' sempre così, non si nasce mai imparati.
Ci si costruisce.
Mi scuso per la lunghezza del post, ma credo fosse dovuto.
A chi si è trovato oggetto di una nuova "caccia alle streghe", a chi sa di cosa sto parlando come a colui che mi raccoglie ogni volta che torno a casa distrutta dopo un colloquio con una di queste ragazze e mi stringe forte da togliermi il respiro.
E mi spiace da morire per la signora Mariangela Mianiti, per il tono di quell'articolo, per come ha posto il problema. Perchè il problema è a monte, e non mi stancherò mai di dirlo.
E soprattutto perchè ha dimenticato che è di persone che si parla.
Non è un fenomeno.
Sono persone.
16 Responses to “Sull’insensibilità e il cinismo”