Monthly Archive for Settembre, 2005

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Acqua Padre, che il convento brucia.

Ore sette di sera circa, esco di casa, faccio due o tre curvette, attraverso la strada, infilo un euro nel carrello, getto la sigaretta e attraverso le porte scorrevoli del Billa.
Come un automa mi dirigo verso il reparto bevande, afferro una confezione a caso da sei bottiglie e mi volto decisa in direzione della cassa.
Strank.
Uh. La confezione è rotta. No, rettifico, non è rotta, è aperta. Cazzo, anche le bottiglie sono aperte.
Senza pensarci troppo su faccio la vaga, spingo con una pedata il mio ammasso di bottiglie taroccate sotto uno scaffale e catturo un'altra confezione.
Ri-strank.
Siccome a casa mia due indizi fanno una prova abbandono a malincuore la tentazione di costruire un piccolo Empire State Building fatto di bottiglie difettose e mi metto ad osservare che succede attorno a me.
Ad una prima analisi  sembra che la sorella buona di Katrina abbia vissuto una storia d’amore molto intensa con il “ramo bottiglie” del supermercato, confezioni dilaniate sono pseudoimpilate in posizioni più che discutibili e la maggioranza delle bottiglie è aperta.
E c’è quella signora là che le toccaccia tutte.
Uh, mamma che fa, le apre, aiuto, sicurezza, “dagli all’assassina” e si salvi chi può.


Aspettate, fermi tutti.
Annusa.
E posso dire che no, evidentemente quel che sente non le piace visto che richiude tutto, afferra un’altra bottiglia e ripete l’esperimento, la seconda evidentemente va meglio visto che vince una più degna sistemazione in un mucchietto a parte. Quando ne ha metodicamente collezionate tre-quattro le mette nel carrello e se ne va come se nulla fosse.
Probabilmente è una nuova moda visto che ci stanno altre due "giovini donzelle" da trent’anni per gamba che stanno giocando allo stesso gioco appassionante.
Mi volgo con un sorriso assassino al ragazzo del supermercato che ancora non le ha ammanettate alla cassa, e lui mi guarda desolato e bofonchia qualcosa che assomiglia a un “l’è che non se pol saver se glien’è qualcosa dentro. Nialtri controemo ma semo zona a rìscio”.
Se l’inferno esiste è un luogo dove tutti parlano in dialetto veneto.

Vecchie psicotiche che mi costringono a bere birra da tre giorni a parte (bere l’acqua del sindaco a Padova  significa ingerire cloro, che quasi quasi acqua e varechina si prospetta come un’alternativa piacevole) mi chiedo se un buon numero di italiani non abbia trovato un modo pratico ed indolore per liberarsi della suocera.
Si caccia dentro un alimento a caso un po’ di varechina (per chi ha accesso ad un laboratorio suggerisco qualche acido, sono più efficaci allo scopo) si da la colpa ad  “acquabomber” (o formagginobomber, panedatostpomber, piadinabomber etc. etc.) e il gioco è fatto.
Trallallà trallallà.

Quando sei nato non puoi più nasconderti

Per la cronaca, nonostante tutto al Campovolo a sentire il Liga c'eravamo. Eccome se c'eravamo.
Ci sono le prove. Più di una a dire il vero.

Pm10, Farfintadiesseresani

Boiled water

Breaking news: una modella tira di bamba. Non fatelo anche voi a casa eh?

La bestia nel cuore

Non si può certo dire che quest'anno al Lido il cinema italiano non fosse ben rappresentato. Cristina Comencini non avrà vinto il leone d'oro 2005 ma ha dato la possibilità ad una già bravissima attrice -made in Italy- di raggiungere un'espressività drammatica mai conquistata prima (nulla a che vedere, a mio avviso, con L'ultimo bacio o La finestra di fronte) e puntualmente riconosciuta dalla giuria con il premio per la migliore interpretazione femminile.
Confesso di essere finita al cinema ieri sera non tanto per Giovanna Mezzogiorno quanto per il mio attore italiano emergente preferito, Luigi Lo Cascio, che nei titoli de La bestia nel cuore viene inserito come special guest e in effetti compare verso la fine del primo tempo. E così, attendendo "la prima comparsa" di Luigi, sono rimasta letteralmente spiazzata da una magistrale protagonista, un ritrovato Alessio Boni - che avevo lasciato ad una banale performance di padre esaurito in Quando sei nato non puoi più nasconderti -, una efficace Stefania Rocca - nei suoi ruoli complicati, in questo caso di cieca lesbica - ed una strabiliante Angela Finocchiaro, che in un film drammatico, di ricerca psicologica, con un ruolo drammatico di donna sola e tradita, riesce a far spanzare la platea dalle risate con qualche battuta ad hoc, facendo rivivere per pochi secondi l'ego di suor Amelia.
La trama è abbastanza lineare, Sabina e Daniele (Mezzogiorno e Lo Cascio) sono due fratelli che nella loro infanzia, apparentemente "normale", hanno subito molestie dal padre. Daniele, il più grande, si è tresferito in America e ha una bella famiglia. Sabina vive con il suo compagno Franco (Boni) di cui scopre essere incinta. Da quel momento inizia il suo viaggio, a ritroso nei ricordi più lontani, scavando nella memoria per cercare una spiegazione alla misteriosa angoscia e agli incubi che la tormentano.
Solo suo fratello, potrà darle una mano a chiudere il cerchio, se pur dolorosamente aiutandola a far riemergere un trauma che sembrava dimenticato ma che impediva a entrambi di vivere una vita veramente normale; una vita felice.
Un cast assolutamente riuscito per un'ottima sceneggiatura.
Bravissima Giovanna Mezzogiorno (prima ti odiavo ma solo perchè stavi con Accorsi..)! Consiglio stregato: film da vedere.

Siamo proprio sicuri?

La storia della nuova legge elettorale non mi appassiona molto.
Non che mi paia normale una modifica del sistema elettorale a 6 mesi dalle elezioni da parte della maggioranza destinata ad essere sconfitta, figurarsi, ma ho perso la forza di indignarmi parecchio tempo fa, più o meno da quando l'esperienza dei Girotondi è stata riassorbita nel nulla del Centro-sinistra.

Comunque al momento la cosa mi appare poco chiara, innanzitutto perchè nessuno si degna di spiegare esattamente che sistema è stato proposto e poi perchè non riesco a trovare un'interpretazione univoca della mossa del Cdl.

Mi spiego.
Se si prendono per buoni i sondaggi elettorali che danno di 12% sotto l'insieme dei partiti di Centro-destra che convenienza ne trarrebbero i berluscones da un sistema proporzionale?


Forse hanno fatto i conti e si sono accorti che la loro situazione è talmente disperata che perderebbero ancora più seggi nei collegi uninominali così come sono strutturati oggi e puntano almeno a ridurre i danni? Oppure la modifica che hanno proposto contiene qualche nuovo oscuro "Mattarellum" in grado di complicare la lettura dei risultati e l'assegnazione dei seggi facendogli recuperare qualche decisivo scranno parlamentare? Mah, vedremo.

Ad ogni modo quello che trovo più allarmante è la totale mancanza di alternative proposite della prossima coalizione che governerà il paese.
Nel vedere iera sera Rutelli gigioneggiare per l'ennesima volta da Bruno "chi-striscia-non-inciampa" Vespa sul tema del "Caro-vita" senza proporre un'idea che sia una non mi sono arrabbiato, ma nemmeno rassegnato. Mi sono decisamente depresso e ho cominciato a sentirmi terribilmente in colpa per il mio, pur insignificante, contributo alla vittoria di Prodi e soci nel 2006. Anche se il contributo in oggetto consta in numero "un" (1) voto, il mio perchè di fare propaganda a questa gente non ne ho alcuna intenzione: il mio attivismo politico è sospeso dal giorno del referendum sulla fecondazione assistita. Questo paese "non mi merita" e non mi sto facendo poi questo gran complimento se ci riflettete.

La domande che mi assillano sono queste: ce la sentiamo (plurale maiestatis) di sacrificare tutto, ma proprio tutto, sull'altare della sacrosanta missione di eliminare Berlusconi?
Ce la sentiamo di votare una coalizione che non ha alcuna idea, ma proprio nessuna, nessuna proposta concreta su temi cardine come la politica energetica (come iniziare a liberare l'Italia dalla sua drammatica dipendenza dal petrolio sempre più caro e sempre più scarso), come la questione della flessiblità divenuta precariato indiscriminato, come la necessità di correggere il sistema capitalistico italiano sempre più marcio ed inconcludente?
Ce la sentiamo di scegliere chi invece in questo sistema capitalistico ci si infila mani e piedi usando come tramite società che sono parte della struttura tentacolare costituita dai Ds?
Vogliamo veramente andare a votare senza avere nemmeno la garanzia minima, almeno sussurrata, che tutte le leggi vergogna di Silvio (lo stupro della costituzione, falso in bilancio, rogatorie, gasparri e via dicendo) vengano, nei primi 100 giorni di attività parlamentare, cancellate per sempre dal nostro ordinamento?

Fino a che punto siamo consapevoli di stare affidando la guida del paese ad una coalizione che ha difficoltà a fare propria la proposta di approvare una volta al governo una legge che reciti così:
"non possono essere eletti in parlamento tutti i cittadini, con condanna passata in giudicato, che abbiano ricevuto come pena l'interdizione dagli uffici pubblici"?

Pacs. Uno sfogo

Chè poi, se parli con qualcuno in giro, 'sti benedetti Pacs sembra che siano delle follie diaboliche, delle immoralità luciferine. Pacs vuol dire Patti civili di solidarietà.
Stabiliscono che due persone che vivono insieme possono - se lo vogliono - avere accesso ai seguenti diritti/doveri:
- regolazione del regime patrimoniale e degli acquisti fatti in comune;
- diritti e doveri di mutua assistenza morale e materiale;
- riconoscimento dello status di eredi legittimi;
- diritto di soggiorno al partner straniero;
- pensione di reversibilità dopo una convivenza di almeno tre anni;
- estensione al partner dell'assistenza sanitaria;
- diritto di visita in ospedale;
- diritto di visita in carcere;
- diritto di successione nel contratto di affitto;
- facoltà di prendere decisioni in caso di malattia del partner.

Chiaro? La famiglia non c'entra nulla, Zapatero nemmeno: niente adozioni, niente matrimoni. Gli omosessuali non c'entrano nulla: ai Pacs può avere accesso qualsiasi coppia di persone viva insieme. In Francia - ad esempio - tantissimi studenti fuori sede vi fanno ricorso, semplicemente per avere delle agevolazioni finanziarie nell'affitto di una casa (in Italia il problema non si pone: agli studenti i contratti non li fanno). E allora, e torniamo ai Pacs, cosa ti dice la Chiesa - infischiandosene di valori evangelici quali l'uguaglianza, la lealtà, misericordia, la fraternità, il rispetto per i diritti umani - per bocca dei burattini dell'Osservatore romano? Ti dice che no, due persone omosessuali non hanno diritto di visita se uno di loro è all'ospedale. Ti dice che no, due amici che vivono insieme (e che nessuno può discriminare costituzionalmente in base all'orientamento sessuale) non possono accedere alle agevolazioni economiche che gli sarebbero garantite in altri paesi europei. Ti dice che no, per un uomo e una donna che vivono insieme, si amano e non vogliono sposarsi (saranno fatti loro, oppure anche questo è diabolico o zapaterista?) non esiste estensione dell'assistenza sanitaria. Sia che siano cattolici, sia che siano buddhisti, induisti o atei, e del matrimonio non gliene freghi nulla.
Tutto ciò in nome di una cosa che non c'entra nulla coi Pacs: in nome del rischio della "lacerazione della famiglia".

Ora - e qui inizia il mio personalissimo sfogo, abbiate pazienza - finchè a destra si starnazza paventando virate zapateriste della sinistra italiana, la cosa non mi tocca più di tanto: viviamo in un clima di campagna elettorale perpetua, e la sbornia di fondamentalismo seguita alla morte di Karol Woityla e ai referendum sulla procreazione assistita ha spinto la nostra classe politica di centrodestra in una gara di estremismo cattolico. Gli ultimi convertiti - loro sì, allo scopo di rastrellare voti - sono Marcello Pera (quello secondo cui dovremmo perservare la purezza della nostra razza dal meticciato) e Giuliano Ferrara, tutti recentemente uniti sotto la grande bandiera (anch'essa simbolo di integerrima e cristiana onestà, bisogna dire: vedi le raccomandazioni all'ospedale Niguarda di Milano) di Comunione e Liberazione. Per non parlare di Calderoli, sedicente cattolico ma sposato con rito celtico celebrato da un finto druido, di Bossi, che ha avuto figli otto anni prima del matrimonio, e degli stessi Berlusconi e Casini, entrambi cattolici ed entrambi divorziati e risposati (cari divorziati, i preti vi negano la comunione ma Berlusconi la seconda moglie se l'è portata dal Papa).
Tutti crociati con la bava alla bocca nonostante dei Pacs si discute in maniera bipartisan dal 2004 in Parlamento, e nonostante sia stato lo stesso ex-premier spagnolo Josè Maria Aznar (cattolico e di destra, ammesso - senza sarcasmi - che le due parole possano andare insieme) aveva proposto la loro attuazione, accettata dagli stessi vescovi spagnoli.

Ancora, se questa corsa coinvolge anche parte del centrosinistra, fa parte del gioco: l'Unione è alle porte delle primarie e tutti i candidati tendono a differenziarsi dagli altri cercando di portare acqua al proprio mulino. Non mi piace per niente, mi fa schifo, ma ci può stare.

Ma se è la Chiesa a piegarsi ancora una volta a logiche meramente partitiche allo scopo - nel migliore dei casi - di far valere in uno stato laico una morale confessionale; nel peggiore, di preservare e conservare i suoi innumerevoli privilegi economici concessigli dallo Stato, se è la Chiesa - la Chiesa istituzione/comunità di cui mi sento parte attiva - a mistificare le parole questo o quel leader politico in nome di una logica esclusivamente elettorale, allora mi sento veramente tradito. Se questo non mi impedisce vivere la mia fede - solida, matura, frutto di scelte e non di costrizioni - con convinzione e coerenza, sicuramente rende più problematico vivere con la stessa coerenza il ruolo di educatore e catechista che sono felice di avere in un gruppo Agesci.

Nasce Bloggers for equity

"Incrementare le donazioni economiche online verso Organizzazioni non governative (Ong)".

Questo è - semplice semplice - l'obiettivo di Bloggers for equity, progetto umanitario che punta sulla forza dei bloggers di fare gruppo verso un obiettivo comune e di mobilitarsi per iniziative di solidarietà.

Il meccanismo è semplice: basta andare sul sito, selezionare le Ong da supportare e generare il banner da inserire sulla pagina personale. I loghi nel banner punteranno direttamente alle pagine per le donazioni di ogni Ong prescelta, in modo da diffondere e rendere più accessibili le modalità di donazione. Potete leggere i dettagli nelle F.A.Q. del sito e - state tranquilli - niente coltellate al template: ammesso che questo possa essere una valido motivo per non aderire, esistono infinite soluzioni di personalizzazione per rendere il banner il più armonico possibile con la grafica del vostro blog.

Insomma, basta chiacchere: facciamo il nostro box, mandiamo una email a informazioni@bloggersforequity.org per comunicare la nostra adesione e poi - questa è la cosa veramente importante, non lo dimentichiamo - ogni tanto scegliamo un loghino e doniamo qualche euro. E non mi venite a dire che soldi non ce ne stanno.

E tu dov’eri…?

"Undici settembre 2001, diciassette anni, il mare, le conchiglie e un corpo magro e sottile pieno di ossa, il bar sulla spiaggia.
Il messaggio dell'ansa, il maxischermo dove si guardavano i Gp acceso prontamente, "Cazzo che sfiga", e tu "No, è un attentato, pensa a dov'è l'aereoporto di New York",
Tutte le telecamere puntate su un grattacielo fumante, la voce concitata dello speaker della Cnn, l'altro aereo e la certezza che avevi ragione. Il crollo, il tuo viso.
"Tutti morti, tutti morti, tutti morti..."
Hai provato a chiamare New York con duemila lire nel telefono. Siamo passati per i centralini impazziti dell'Excelsior, c'era una donna che strillava "my husband" tenendosi appresso i figli. Mi hai presa per mano e mi hai trascinata via senza riuscire a guardarmi negli occhi.
Siamo rimasti impietriti a fissare S. Marco, la gente pregava, tu fissavi il vuoto, io guardavo te.
Ed era solo silenzio.
Televisioni sputavano immagini da ogni vetrina, e noi andavamo verso casa, per mano, fissandoci le scarpe.
Abbiamo mangiato a letto e ci siamo addormentati abbracciati, ti ho baciato sulle labbra stordita, abbiamo fatto l'amore senza sapere perchè. Abbiamo chiuso gli occhi con la convinzione che non li avremmo più riaperti. Mai più.
Eppure la mattina dopo ci ha svegliati, impertinente."



V'è una forte differenza tra celebrare e ricordare. La celebrazione arriva quando il ricordo non fa più male. E capita che non faccia più male perchè purtroppo l'essere umano si abitua ad ogni cosa, dalle più dolci alle più atroci.
E non gode più di nulla.
Oramai è tutta una grottesca celebrazione di ogni singolo morto che diventa eroe. Perchè la verità è che non si tollera più il silenzio imposto dalla morte. Quella pietra che cala sopra la terra senza concedere una possibilità di replica. Un "E se...".
Esatto, "E se...?"
L'incapacità d'elaborare il lutto ci rende "sopravvissuti", che rimuovono o celebrano.
Senza ricordare più.
Diciamo "non è giusto", ritorniamo bambini per un attimo di fronte alla maestra che ci punisce quando era il vicino di banco a tirare le palline si carta con la penna a mo' di cerbottana.
Diciamo "mai più" e tra una corona d'alloro e una manifestazione di pubblico cordoglio dimentichiamo il significato profondo di quelle parole.

"Io chiedo come può l'uomo uccidere un suo fratello...quando sarà che l'uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare..."
No, non è giusto, non lo è.
Non sono mai giusti i morti, siano essi americani, italiani, afghani, iracheni, curdi, israeliani, palestinesi, etipi sudafricani, coreani...non faccio differenze.
A pagare le "colpe" altrui è sempre sangue innocente, chi ha la sfortuna di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. O di "essere sbagliato"
E non vale la "questione di giustizia", sarebbe troppo facile.
Ci si eleva moralmente a combattere sotto quest'egida, ci si toglie un mezzo peso dalla coscienza grazie alla "giusta causa".
Eppure ai morti non glielo chiede mai nessuno se perdonano, se invocano giustizia, se stanno magari meglio là dove sono perchè le seimila vergini toccano a tutti.
Citando Enzo Bianco  "non si dovrebbe mai porgere la guancia dell'altro".

La fede diventa bigottismo, ogni affermazione diventa legge e lo spazio lasciato ai dubbi dev'essere poco, per evitare l'implosione di una società nutrita d'illusioni.
Si sta perdendo la Storia, che scivola via...

"O che bel castello, il mio è biù bello, noi ruberemo, noi lo rifaremo, noi lo bruceremo, noi lo spegneremo, toglieremo una pietra, noi non ce ne importa, toglieremo due pietre, toglieremo tre pietre..."
E via così...

Anima mia

Caro Maurizio Costanzo, la fotocopia di Quelli che il calcio ti è venuta male. Per te abituato a fare la telecronaca rallentata della vita di Costantino Vitagliano, seguire il ritmo frenetico dei gol del campionato è un'impresa impossibile. Buona Domenica non esiste più e la notizia è così buona come sembra. Prima era una baraonda organizzata adesso, a causa dell'imprevedibilità dei risultati calcistici, è una baraonda e basta. Hai preso una "storica" decisione: se c'è un gol interrompi la pubblicità e perfino la canzone di Orietta Berti.


Tu interrompi chiunque, qualsiasi cosa stia facendo, anche se la Juve segna il gol del 4 a zero o se annullano un gol all'Udinese. Caro Maurizio Costanzo, per te quei gol hanno l'anima e sanno quando devono palesarsi. Debora Caprioglio sta per fare una sorpresa ad una signora a cui i medici hanno dato pochi mesi di vita. In studio entra un suo amore di gioventù e le porge dei fiori. Intanto dietro di loro la mega scritta e gli effetti da stadio annunciano il goal! Ha pareggiato Cozza della Reggina e tu puoi commentare: "Il gol come vedete ha un'anima. Ha aspettato, il gol, che questa storia bella, dolce, romantica, malinconica, arrivasse alla sua conclusione e dopo hanno segnato. Come vedete... eh... il calcio ha un'anima". Platinette legge la posta del cuore e Loredana Lecciso risponde stando seduta dentro un conchiglione rosa. Tu le interrompi per dare la notizia che Cassano si sta scaldando. Quella interruzione rompe l'atmosfera e la Lecciso non ci rivela se sta ancora insieme ad Al Bano. Caro Maurizio Costanzo, hai ragione; se zittisce la Lecciso e affossa Buona Domenica, il calcio un'anima ce l'ha.

Campovolo, tra palco e realtà

Le macchine sono in coda già dal mattino presto, all'uscita autostradale di Reggio Emilia. La città per un giorno è paralizzata e la sua popolazione più che raddoppiata. E' il Giorno dei Giorni. E' il momento del One Man Show di Luciano Ligabue: 4 palchi, tantissimi maxischermi, audio surround che avvolge il pubblico, la band attuale e quella di un tempo in un'unica data italiana per quello che si preannuncia il più grande concerto di sempre. E' lo sfarzo (qualcuno osa dire "megalomane") con cui celebrarsi e celebrare l'affetto costante del suo pubblico che lo adora sotto ogni aspetto.

Dalla stazione al Campovolo è un fiume di colori e ragazzi di ogni età e provenienza in marcia sotto al sole schivando bagarini, piadinari e improbabili bancarelle di merchandising. Il flusso di gente è continuo nel pomeriggio e arrivati nell'area del concerto trovare un posto in terra dove sedersi è difficile se non impossibile. Chi si fa largo calpestando senza problemi chi prende il sole, chi rinuncia e si sistema in fondo ai lati, chi riempie le intercapedini tra un gruppetto e l'altro. La vista attorno è impressionante, ovunque persone, volti sorridenti, magliette, bandiere e gadget del Liga. Qualcuno chiede a che ora arriva il Papa, ma ha evidentemente sbagliato evento. Oggi si venera un altro dio.


Nel pomeriggio è un susseguirsi di gruppi, dal Nucleo, a L'aura agli ottimi Folkabbestia, Bennato ed Elisa. Il pubblico è tiepido ed attende impaziente le nove mentre il sole cala lentamente dietro il caseggiato reggiano e il Campovolo è ormai pieno di gente come nemmeno Rimini a ferragosto.

Comincia il concerto e il pubblico resta a bocca aperta: non tanto per Il giorno dei giorni che risuona incerto ad aprire la kermesse quanto per l'audio circostante. Non si sente quasi nulla. Le casse vomitano bassi e il livello della musica è insufficiente. La voce del Liga è addirittura coperta dal coro del pubblico.
Un paio di pezzi e la gente comincia a spazientirsi, i pezzi sono inascoltabili, loffi nell'arrangiamento e non si riescono a seguire nonosante dovesse essere un impianto surround che avrebbe permesso a tutti una corretta fruizione dell'evento. I tecnici pasticciano con i volumi durante l'esecuzione di alcune canzoni: sembra di essere al concerto di un gruppo locale, nel circolo Arci del paesino di provincia. Tra un brano e l'altro il pubblico grida "volume!" ma non sembra cambiare nulla. La prima ora passa via veloce tra hit di successo degli ultimi anni che tutti conoscono e ricantano in faccia ad un Ligabue incerto in alcuni tratti: decisamente emozionato ma sempre e comunque trascinante nella dimensione dal vivo.
Quand'è il momento di cambiare palco Ligabue corre rapido verso destra dove nonostante il fiatone esegue un paio di pezzi puramente acustici e propone un brano inedito che sarà incluso nel nuovo disco: Sono qui per l'amore. Il concerto tocca il suo punto più basso in questo momento: nel silenzio generale di un pubblico che tende l'orecchio per sentire note ad esso sconosciute sono imbarazzanti i fischi che arrivano dal fondo. Il pubblico più lontano non sente assolutamente niente ma ha pagato fior fior di quattrini come tutti: si inneggia a Vasco, qualche gruppetto accenna Albachiara mentre Ligabue tira dritto come se ne niente fosse.
Poi il coro del Monte Cesna introduce Libera nos a malo: si accende il palco Vintage, alle spalle del pubblico ed è un'esplosione di suono insperata. Ligabue suona con i Clandestino, band che lo ha accompagnato fino alla metà degli anni '90. L'impressione è che non c'è storia: per mezz'ora il pubblico è rapito da un'esecuzione impeccabile (ottima la versione di Ho messo via con la tromba) e dai pezzi storici che i fan di sempre conoscono ed amano. Si cambia di nuovo, Ligabue torna davanti, nel palco Teatro e ad attenderlo c'è Mauro Pagani. E' il momento di chi ama la musica: gli arrangiamenti di alcuni pezzi sono toccanti. Suonano Il giorno di dolore che uno ha, Una vita da mediano e il pubblico è rapito, affascinato, sembrando dimenticare i disagi di poco prima nonostante anche ora il suono sia poco chiaro.
Quando Luciano fa capolino nuovamente sul palco principale per la parte conclusiva si incrociano le dita sperando che quelle malefiche casse immense facciano il loro dovere: non sarà così ma ormai poco importa. E' il momento dei classici che tutti attendono. Il pubblico resta a bocca aperta con i fuochi d'artificio che partono all'improvviso dietro il palco e poi da brani di successo come Certe notti, Questa è la mia vita, Balliamo sul mondo, fino a scendere rapidi verso l'unico finale che tutti attendono e non può mancare: Urlando contro il cielo. Tutti i palchi sono accesi, entrambe le band suonano e il pubblico fa il coro nel guazzabuglio generale: come per la maggioranza dei brani la grandezza dell'area e il ritardo dell'impianto sonoro creano scompensi tra ciò che canta la gente e il cantato che si sente dal palco, creando confusione a tratti irritante. Ma alla fine è festa collettiva ugualmente: i fan più accaniti passano sopra anche a questi problemi e si lasciano incantare dall'ultimissimo regalo di una serata torrenziale. Dopo oltre due ore e quaranta di musica ininterrotta Ligabue imbraccia una chitarra e a luci spente intona Leggero, praticamente assente dalle scalette dei suoi live da parecchio tempo. Poi l'abbraccio ideale a tutta la folla immensa e un "grazie di cuore" di commiato per chi è intervenuto in questo evento unico ed irripetibile. La gente sfolla in silenzio e torna ad intasare una Reggio che per una sera è il centro del mondo. Le facce non sono entusiaste ma globalmente soddisfatte: si dice che molti siano sfollati a metà concerto lamentando di non sentire nulla, ma anche chi è rimasto fino alla fine sorride solo a metà.

Diranno che è stato bellissimo, che il Liga è il Liga, che è stato un evento straordinario e chi si lamenta non ha capito niente. I telegiornali si sono riempiti la bocca di belle parole, i quotidiani dedicano paginoni interi nel tessere le lodi di un evento che invece è da considerarsi parzialmente fallito. E' persa la scommessa dell'organizzazione: il suono non è stato all'altezza e talvolta era da definirsi addirittura imbarazzante, l'area troppo vasta per accontentare tutti quando in alcuni punti non si vedeva nemmeno uno dei quattro palchi, coperti da tendoni e torrette varie. Troppo caos anche nella viabilità se è vero che ci sono volute oltre tre ore per uscire dalla città e per raggiungere casa nelle città limitrofe dell'Emilia alcuni hanno impiegato l'intera nottata.
Impeccabile Ligabue e le scelte artistiche invece: buona la scaletta e l'idea di toccare tutte le dimensioni del live, dall'acustico agli arrangiamenti teatrali ai vecchi suoni dei primi anni '90. Tutto bello e magistralmente unico nel suo genere ma non è quello che il pubblico ha visto e vissuto. Il 25 novembre forse l'uscita del Dvd renderà onore a questo maxi concerto, quando finalmente tutti avranno modo di vedere meglio quello che è successo sui palchi e cosa è stato per davvero il Campovolo. Grazie di tutto Liga, l'idea c'era e ce l'hai messa tutta, ma per favore: mai più.

Buffet

Le migliori foto di LondraNote sparse su alcune cose curiose
trovate a Londra

Le migliori foto di Berlino Do not walk outside this area:
le foto di Berlino

Ciccsoft Resiste!Anche voi lo leggete:
guardate le vostre foto

Lost finale serie stagione 6Il vuoto dentro lontani dall'Isola:
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I migliori album degli anni ZeroL'inutile sondaggio:
i migliori album degli anni Zero

Camera Ciccsoft

Si comincia!

Spot

Vieni a ballare in Abruzzo

Fornace musicante

Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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