1. Frizione. Cambio. Acceleratore. Qualcosa che sa di bruciato. la macchina targata Bs onde evitare troppi insulti.
Sigaretta accesa. Nervoso a mille. Vasco Rossi che risuona dalle casse.
"Cazzo, sono in ritardo", pensiero ossessivo, cenere un po' ovunque, le mani a ghermire il volante, il clacson che si spreca. "Qual era la strada?"
Le rotonde costruite senza logica alcuna, il telefono che squilla come impazzito, rispondere all'auricolare, lavoro ovviamente. "No, scusa, non posso, chiamo dopo, ho appena mancato una vecchietta d'un soffio". Parcheggio pieno.
Macchina parcheggiata al posto dell'autobus pubblico, corsa fino alla sala arrivi, è già là, immobile, gli occhi nerissimi, appoggiato alla sbarra. Lasciare la borsa, la giacca, i fogli, il telefono; tutto al proprio destino. Finire a sbattere contro quel corpo, stringerlo forte a se, respirare l'odore di casa, trovarsi sollevate di mezzo metro da terra, le gambe avvinghiate alla schiena, le mani di lui a giocare con la catenina che porti al collo. Un bacio appoggiato sulla fronte. Un "Bentornato" sussurrato all'orecchio, e poi un abbraccio lungo, forte, disperato.
"Come hai fatto ad arrivare in tempo? Non avevi perso l'autobus?"
"Ho rubatoil touareg dal garage e diciamo che ho corso un po'..."
"Ti han ridato la patente vero?"
"Facciamo che te lo dico quando siamo a casa?"
2. Due figure sedute per terra, due birre e due agendine nere invertite.
"Quanti uomini nella tua vita donna?"
"Tre."
Un sorriso malizioso e le guance che si tingono di rosso. Morte d'un poeta a suonare solo per lei che lascia roteare la gonna tra le lacrime e il riso assieme. S'era innamorata su quella canzone senza saperlo confessare, una volta..
"Il numero perfetto, e chi sarebbero di grazia?"
"Dammi una birra va..."
Canzone della fine del mondo, il freddo nelle ossa, le lacrime a farsi più fitte.
"Io, lui e...?"
"Il terzo, quello dagli occhi che mi guardano come fossi qualcosa di bello..."
Transamerika, le unghie nella carne, e il cielo a pesare troppo sulle spalle di un'anima sola.
"...tu sei l'uomo della mia vita, il mio passato, il mio presente e il mio futuro. Sei quello che non mi lascerà mai sola, che mi striglia e mi tiene per mano. Sei quello che ogni tanto mi lascia attonita a chiedermi cos'è l'amore davvero..."
Pausa.
"...a lui manca il passato, ma è amico, amante, istinto ed irrazionalità. Mette i brividi e allo stesso tempo mi ferisce senza rendersene conto o curarsene più di tanto. A volte mi fa sentire insignificante, semplicemente. Ci vuole pazienza, affetto, dedizione. Forza più che altro. Tanta."
"E il terzo...?"
"Il terzo è quello che tornerà a prendrmi."
Silenzio, una lacrima. Qualche splendido giorno.
3. "Sei stanca, sei pallida, sei magra..."
Lo sguardo vaga sulla scrivania coperta di carte del lavoro, sulle lettere lasciate a metà, sulla foto del patentino. Sui pantaloni troppo larghi.
"..."
E' una casa senza più anima, vuota e solitaria. Un mondo dove essere se stessi non basta, perchè tutti chiedono perfezione. Perfezione. Perfezione. Perfezione. Tu non sei perfetta, non lo sei mai stata, non lo sarai mai. Ma hai buon cuore. possibile non basti?
"Come sono le analisi?"
"Mi han dato una cura nuova."
Pugni nello stomaco e sputi, sputi su un'anima che stringe i denti e va avanti col sorriso sulle labbra. Perchè attorno ci sono solo lame pronte ad infierire. E devi essere stronza e spietata per riuscire a resistere.
"Sicura che non ti serva nulla? Io vado..."
"Buona serata, divertiti..."
Passare la scopa sul pavimento, prendere a calci un muro, urlare tutto il male del mondo all'unico interlocutore che non potrà mai usarlo contro di te. Il muro.
Accasciarsi sul pavimento, le lacrime, i singhiozzi e il non sapere più cos'è reale e cos'è stato una presa in gira, parole spezzate che escono dalle labbra in un mormorio. "abbracciami..."
Non avere più forza, abbandonarsi sul letto implorando perdono per tutte le colpe che non esistono pur di trovare pace. Senza avere una parola. Una risposta.
E poi scriverlo. Semplicemente.
"Ho bisogno d'aiuto."
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