Soltanto una figura "nuova" nel panorama politico italiano poteva gettare un'ombra così lunga sulla democrazia fino alla fine del suo lunghissimo mandato quinquennale. Perchè alle tante doti che si possono attribuire all'uomo Silvio Berlusconi sicuramente non si può aggiungere quella di avere un benchè minimo senso della misura in politica. Chiariamo, Berlusconi un politico non lo è mai stato e tantomeno si sente lui stesso di esserlo (vedi dichiarazioni di pochi giorni fa da Costanzo). Soltanto uno come lui, dicevo, può definire addirittura illiberale una legge come la par condicio. Legge che nella sua formulazione suona, a me personalmente, come la regina delle regole democratiche e liberali, che ogni cittadino può peraltro apprezzare per la sua completa imparzialità.
Come dovrebbe essere noto, la par condicio consente in parole povere che durante la campagna elettorale siano equamente ripartiti gli spazi televisivi tra i vari partiti candidati alle elezioni. Guai a toccare il mezzo mediatico preferito dal Governo. La cosa che proprio il Cavaliere non manda giù è che gli si tolga il terreno di gioco a lui più congeniale. Che gli si metta un cerotto sulla bocca per lasciar parlare anche gli altri in un contradditorio dove puntualmente gli vengono fatte le scarpe. Non ritiene assolutamente corretto, quantomeno liberale, che in un passaggio televisivo vengano assegnati 5 minuti al primo partito italiano in termini di preferenze e 5 minuti ad un partito del sud Tirolo o ai Radicali di turno, attualmente extraparlamentari.
Il che tradotto in termini pratici ed esulando dal puro ragionamento politico significa che non si ritiene corretto partecipare ad una gara partendo tutti dalle stesse iniziali condizioni. Come se la Juventus partisse con un gol di vantaggio nella gara contro il Milan in virtù dello scudetto vinto l'anno prima a discapito dei rossoneri. Insomma come se la storia pregressa (la quantità di voti ottenuta nella precedente consultazione elettorale) contasse qualcosa ai fini della propaganda in vista della prossima elezione. Io sono al Governo merito un'ora di visibilità, tu, partito da 2% ti accontenterai dei tre minuti che ti spettano.
Berlusconi ovviamente lo sa bene, da imprenditore quale è e rimarrà nel modus pensandi. Conosce le regole del gioco ed ama stravolgerle quando non gli sono congeniali. La par condicio è una legge scomoda soltanto a lui, in virtù del possesso personale di svariati canali televisivi, più che all'intera coalizione come al solito silente in queste imbarazzanti situazioni di dissenso verso il Colle, che per la seconda volta in pochi giorni invita alla massima imparzialità e prudenza nell'uso del mezzo televisivo.
La speranza di buon senso è da ricercarsi dunque soltanto negli alleati della coalizione di centrodestra, politici quantomeno per vocazione. Consci di quali siano le regole basilari dell'occuparsi della cosa pubblica e solitamente più cauti nelle boutade televisive e nell'apparire sempre ed in ogni luogo affinchè si parli di loro. Per Silvio invece non c'è più speranza. Dopo aver creato un impero mediatico senza precedenti in Italia, è nel pieno del suo delirio senile da teledipendenza. Voglio, pretendo, minaccio, ottengo sempre quello che voglio io. Il bambino capriccioso che non si accorge che la gente ride di lui perchè è nudo quando sfila per la strada. L'impressione, se vogliamo triste, è quella di un leader che si sta facendo mangiare dalla sua stessa invenzione come nel più ignobile dei contrappassi danteschi.
[P.S. Merita una lettura: "Qui invece, si, posso dire quello che voglio sull'intervista di Berlusconi." - Kay Rush si sfoga sul suo blog sulla presenza mediatica ingombrante del Cavaliere]
1 Response to “Re Silvio mangiato dalla tv”