Come ampiamente previsto, nella Repubblica delle Banane che vuole scimmiottare l'America dei dibattiti face to face non c'è un vero vincitore del primo incontro televisivo tra Berlusconi e Prodi. Entrambi gli schieramenti decidono chi ha vinto e chi ha perso, tirando l'acqua al proprio mulino in una summa di non obiettività tipica di questa classe politica, dove da una parte e dall'altra si deve per forza smontare e ribadire l'esatto opposto di quanto affermato dall'avversario.
Se in America sono gli esperti di comunicazione e i massmediologi ad attribuire un risultato piuttosto netto ai duelli pre-elezioni, da noi tutto ciò non sarebbe possibile. Nemmeno un minuto da quando cala il sipario nello studio di via Teulada che già va in onda la "beatificazione" del Cavaliere. Studio Aperto con Giordano, Rete4 con Fede e persino La7 con Ferrara sono compatti: ha dominato nettamente il presidente del Consiglio. Eppure anche allo spettatore più attento sarà sfuggito senz'altro chi ha prevalso su chi. I sondaggi sparano le cifre più assurde e non c'è una rilevazione attendibile che sia una. Non resta che attendere i veri sondaggi sulle intenzioni di voto per aprile, per vedere di quanto si sono spostati. Probabilmente di nulla, vista la scarsezza delle argomentazioni di questa sera.
Il grande assente è stato infatti il dibattito: i temi affrontati sono stati pochi, più che altro economici, e le domande sono rimaste sovente inevase per far spazio ai battibecchi di uno e l'altro candidato premier. Straordinariamente corretto Mimun, nel far rispettare i tempi e nel concedere recuperi quando qualcuno (sempre lo stesso peraltro) andava oltre, e sostanzialmente banali i due giornalisti Sorgi e Napoletano. Ma veniamo ai candidati:
Romano Prodi - Non brilla ovviamente, ma siamo abituati ai ritmi pacati e i toni da omelia del Professore. Inizio impacciato, con qualche tentennamento di troppo, poi via via più sciolto fino al finale dove con sincerità e grinta spara le sue cartucce riguardo il futuro dell'Italia. E' apparso convincente e serio: non ha bucato il video e non ha retto i toni rapidi e precisi del suo avversario ma i modi colloquiali sicuramente gli conferiscono maggior spontaneità. Non affonda sul conflitto di interessi dove avrebbe in mano una carta vincente per demolire Berlusconi, tentenna sull'immigrazione mentre pare convincente su temi economici e sull'istruzione. Nel complesso poteva fare meglio: l'elettore indeciso stasera sicuro non si è infervorato per la causa del centrosinistra. Servono frasi ad effetto e affondi sulla figura anomala del premier in una democrazia occidentale: quando si infervora e parla con il cuore risveglia passione politica e fiducia in chi lo ascolta.
Silvio Berlusconi - Nulla di nuovo sotto il sole. Dal Cavaliere, esperto di strategie e comunicazione, ci si aspettava l'asso nella manica che non c'è stato. Nessuna frase ad effetto, sparito per convenienza anche il giochino dei comunisti, nessuno slogan di facile presa per le massaie. La solita tiritera di cifre e leggi fatte dall'attuale governo sciorinate con memoria impeccabile ad ogni turno. Sbaglia non parlando affatto di programmi: in nessuna occasione viene citato il suo programma e quello che intende fare per il paese nei prossimi 5 anni. Vivrà forse di rendita? Il Cavaliere appare sciolto nel parlare ma in evidente fastidio per essere costretto ai due minuti e mezzo senza contradditorio. Sfora i tempi in maniera subdola, abituato a stravolgere le regole del gioco anche più elementari spazientendo Prodi, scarabocchia sul foglio ogni cifra che menziona, cerchiandola e ripassandola con la penna più volte nervosamente. Occhi socchiusi, non guarda quasi mai la telecamera, nemmeno nel discorso finale che sfora, un'ultima volta, rimanendo troncato a metà, nel più inefficace discorso a braccio del Cavaliere che si ricordi. Ogni volta che prende la parola ride e scredita le tesi dell'avversario dandogli del bugiardo per poi elencare cifre e meriti delal sua gestione, riferendosi sempre ai danni della sinistra targata '96. Non è terreno di gioco a lui congeniale, ma lo rispetta in fin dei conti e ne accetta le conseguenze. Resta il dubbio: quanto resteranno in testa i numeri riportati da Berlusconi all'elettore indeciso? Poco, specialmente perchè lo ha visto al governo per 5 lunghissimi anni e le tasche scucite dei suoi pantaloni non combaciano con le cifre che ha sentito dire in tv.
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