Dare la medaglia al valor civile a Fabrizio Quattrocchi è stata un'emerita sciocchezza. Un'altra abile mossa demagogica e retorica del Governo con cui sciacquarsi la bocca in vista dell'appuntamento elettorale imminente. Quattrocchi dovrebbe essere ricordato con affetto e stima da tutti gli italiani per le sue parole "Vi faccio vedere come muore un italiano". Basta una frase sbruffona ed arrogante come questa a celebrarne la grandezza come eroe? La bravura di un soldato per un popolo intero che dalla guerra si tiene fuori, almeno a parole, da oltre sessant'anni può provenire soltanto da una frase pronunciata in tempo di morte?
Ovviamente no. Giudichiamo una persona che non era nemmeno in missione con i suoi compagni italiani per conto del Governo che ha scelto di appoggiare l'intervento americano, che era in Iraq per soldi in quanto la sua professione era quella di mercenario, bodyguard privato al servizio di qualche potente locale. Giudichiamo una persona che di eroico non ha fatto proprio niente a pensarci bene: non si è immolato per la causa della Patria, non si è sacrificato per il bene dell'umanità, non ha fatto neppure un briciolo di bene per la nostra Nazione assopita a casa davanti alla televisione. E proprio perchè di celebrazioni televisive si tratta, è la retorica di propaganda a prevalere. E' morto da eroe perchè ha pronunciato parole coraggiose. Dunque, non le avesse pronunciate sarebbe morto da pirla qualunque. Un po' come tanti altri ostaggi di serie B, che spaziano da quel poveraccio italo-turco catturato e freddato senza trattative al bravissimo Enzo Baldoni, scomparso mentre tentava di fare il suo lavoro portando testimonianze su alcuni traffici oscuri in Iraq.
Abbiamo centinaia di medici al servizio delle popolazioni colpite da guerre, e non sono soltanto i Gino Strada di Emergency o quelli che ci raccontano sulle riviste, ma sono tanti volontari che ogni giorno danno una mano in maniera proficua tenendo alto, loro si per davvero, il nome dell'Italia nel mondo. Sono i nostri eroi, che talvolta muoiono all'altro capo del mondo per aver isolato un morbo come la Sars, oppure vengono trucidati da qualche integralista in una regione boschiva dello Zambia. Loro, di essere eroi non lo sanno e forse non lo sapranno mai, ma sicuro meritano una medaglia al merito molto più di un ragazzotto finito tra le mani di un pugno di integralisti e che ne avrebbe fatto volentieri a meno di morire in quel modo.
21 Responses to “Eroe è una parola grossa”