Non so se ridere, piangere, o schifarmi a questa notizia, secondo cui i miracoli a Lourdes sarebbero in calo, e il vescovo, probabilmente per paura di perdere pellegrini (e quindi soldi) ha deciso di chiedere di cambiare le regole del riconoscimento del miracolo.
Ad oggi infatti, per riconoscere un miracolo, la Chiesa adotta criteri rigidissimi: la persona guarita deve infatti tacere fino al pronunciamento dei medici, che può venire anche dopo anni, e dalla media iniziale di una guarigione all’anno, si è passati ad una guarigione ogni dieci anni. Inoltre i grandi passi avanti compiuti dalla scienza non riconoscono i presunti miracoli come veri miracoli: dal 1858 a Loureds sono avvenuti sessantasette miracoli, ma dal 1978, a fronte di un aumento dei pellegrinaggi, di miracoli ne sono stati riconosciuti solo quattro. Un vero problema per questa città di diciassettemila abitanti, che vive quasi esclusivamente del pellegrinaggio. Per questo il vescovo Jacques Perrier ha chiesto di “aggiornare” la casistica miracolosa che risale al diciottesimo secolo, e di suddividere le guarigioni in tre categorie: oltre alle “guarigioni da confermare”, ci dovrebbero essere le “guarigioni miracolose” e quelle “inaspettate”.
E a chi lo critica dicendo che vuole “svalutare” i miracoli solamente per contrastare l’ascesa di altre chiese (ad esempio quella Pentecostale) il vescovo risponde che in realtà lo fa solamente perché negli ultimi quindici anni sono avvenuti (secondo lui) due miracoli, che la Chiesa non ha riconosciuto.
…ma uno a Lourdes non dovrebbe andarci per fede, indipendentemente dal fatto che i miracoli accadano o meno?
3 Responses to “I (don’t) believe in miracles”