Dopo il primo quarto d'ora di gioco, il copione era ormai chiaro: lasciare sfogare l'ardore agonistico degli yankees in versione Marines (negli ultimi giorni pre-gara hanno alloggiato all'interno della base militare americana di Ramstein, invece che in un classico hotel) per poi colpirli freddamente di rimessa e amministrare il vantaggio nel secondo tempo, quando Zio Sam e soci sarebbero finiti a boccheggiare sul terreno. Non è andata esattamente così, e per questo dobbiamo ringraziare prima di tutto la natura stessa del giuoco del Calcio, malandrina nel scompaginare ogni situazione. Zaccardo inscena un goffissimo autogol, a De Rossi salta una vena nel cervello, ripetendo gesti a cui ci ha abituato da tempo in campionato: e il canovaccio della partita viene gettato nelle fiamme. La partita diventa un incendio che nessuna delle due squadre saprà domare. Ci facciamo mettere sotto da giocatori dall'improbabile cognome (Bucanegra, Cherundolo, McBride, ecc.) e in superiorità numerica non riusciamo a piegare quell'accozzaglia di pirati, nani e scozzesi messa insieme da un allenatore con la pancetta di origini italiche. Il secondo tempo segna spia rossa per entrambe le squadre in campo, ma mentre gli americani altro non possono fare che continuare a randellare, la Nazionale si affloscia come un palloncino sgonfiato, bucato da misteriosi limiti fisici e umorali. Dopo due gare del mondiale, abbiamo assistito alle due facce della stessa medaglia. Il suo reale valore, lo scopriremo giovedì.
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