E poi ho pianto. Come un bambino, abbracciando tutti e urlando come un pazzo fino a perdere la voce perchè per tanto tempo ho sognato di farlo. L'esultanza di Grosso che ricordava tanto l'urlo storico di Tardelli, Prodi che sorride culone e bonario a fianco della Merkel, lo stadio crucco che ammutolisce di colpo, Lippi che salta in aria con tutta la panchina. Manca un minuto. E nemmeno il tempo di ricomporsi sulle seggiole che piove la pennellata di Pinturicchio. Achille si è svegliato. Godot è alfin arrivato. Non ci voglio credere. Non è possibile. Abbiamo vinto, è finita. Fratelli d'Italia: siamo in finale! Vinto, vinto, vinto. Nel migliore dei modi, nel peggiore per loro, quello più umiliante e schiacciante, con la beffa. E con la voglia di urlare tutta la nostra gioia alla stampa tedesca che cucinava pizze di giocatori e sfotteva i nostri compaesani mammoni. Per una volta ancora, sul campo, sconfitti nella partita più importante.
Voglio ricordare tutto di questa magica serata, il groppo in gola per 120 minuti, il palo, la traversa, i due gol. La gioia in piazza, i cori, i caroselli, i fuochi d'artificio, il castello con il tricolore ad ogni finestra e il tedesco che ingurgita fette di pizza al rabarbaro piangendo a dirotto in questa notte magica sotto un cielo di un'estate italiana. Wurstel, arrivederci, Berlino: siamo arrivati!
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