In questo post si parla del documentario di "Diario" sui presunti brogli elettorali, l'argomento è delicato e complesso, impossibile sintetizzarlo con efficacia. Sicuramente è lungo, ma secondo me ne vale la pena visto stiamo parlando del più importante diritto dei cittadini, il voto. Se non ve ne frega nulla accendete pure la tv e state tranquilli: per voi, come al solito, non è successo niente.
Il nuovo Dvd prodotto dagli autori di Diario ha provocato un certo clamore.
Il precedente era stato "Quando c'era Silvio", un documentario sulla genesi delle fortune, la crescita e il trionfo di Berlusconi vista al termine della sua esperienza di presidente del consiglio.
Nonostante io sia un estimatore di Deaglio e de Il Diario in generale l'avevo trovato piuttosto deludente, precotto, qualitativamente scadente e in difficoltà nell'aggiungere qualcosa di nuovo a quanto non era stato già abbondantemente detto (e soprattutto scritto nei libri di Marco Travaglio e altri).
Se "Quando c'era Silvio" era passato praticamente sotto silenzio, il nuovo "Uccidete la Democrazia!" ha animato il dibattito politico aprendo uno squarcio sul mistero delle elezioni di Aprile scorso.
Visto con occhio critico "Uccidete la Democrazia!" è estremamente povero, brutte le ricostruzioni (pericolosamente sull'orlo del trash), confusa la trattazione del tema con salti continui ed incoerenti fra dialoghi di "docufiction" e brevi interviste di Deaglio a personaggi americani che indirettamente hanno a che fare con la vicenda.
Il vero elemento forte del documentario è il fatto che va finalmente ad accendere i riflettori su fatti inquietanti che molti avevano già subodorato nelle drammatiche ore dello scrutinio che ha consegnato all'Unione una vittoria sul filo di lana ed una maggioranza più che traballante al Senato.
La tesi è nota: la quota delle schede bianche, per la prima volta nella storia delle elezioni in Italia, ha raggiunto una cifra molto bassa (l'1,1% nazionale) dopo essere stata per 50 anni abbondantemente sopra il 3-4%. Questo sarebbe stato causato da un clamoroso broglio elettorale che avrebbe tramutato buona parte di queste "bianche" (stiamo parlando di 1.200.000 schede) in voti per Forza Italia.
Ci sono diversi elementi che contribuiscono ad alimentare i sospetti sulla regolarità dello spoglio:
1) Il clamoroso passaggio a vuoto, ben oltre il margine di errore considerato fisiologico, dei sondaggi effettuati da tutti gli istituti prima del voto, degli Exit-Poll e delle prime Proiezioni successive alla chiusura delle urne
2) La lentezza del Viminale nel fornire i dati, lentezza esasperante e completamente ingiustificata vista la semplificazione che la riforma elettorale "Porcellum" di Calderoli imponeva al sistema di voto (nessuna indicazione di preferenze, forze politiche tutte inglobate nei due schieramenti)
3) La convocazione del ministro Pisanu a Palazzo Grazioli durante le fasi più calde dello spoglio, proprio nel momento in cui il Viminale è l'arbitro della partita elettorale
4) La diminuzione delle schede bianche avvenuta in maniera "statisticamente" improponibile. Per rendere l'idea: se nelle politiche del 2001 la percentuale delle schede bianche era diversa da regione a regione (si passava dal 2,3% dell'Emilia, al 9.9% della Calabria, al 4,4% del Trentino e via dicendo) nelle ultime politiche il dato è per tutte le regioni compreso fra l'1% e il 2%, nessuna esclusa.
5) Il distacco dei due schieramenti che con l'andare delle ore e l'affluire dei risultati da nuove sezioni, inesorabilmente si riduce. Con un risultato finale tanto vicino, circa 25 mila i voti di differenza, e un consenso tanto frammentato fra regioni del nord veloci nello spoglio e regioni del sud tradizionalmente più lente, l'andamento avrebbe dovuto essere molto irregolare portando di volta in volta uno schieramento a prevalere sull'altro. Al contrario la trasposizione grafica di quanto è avvenuto è sorprendentemente questa.
Insomma, dei fatti ci sono, ma Deaglio e gli altri autori oltre a dare questi elementi e a partire dalla tesi (per loro indiscutibile) che i brogli ci sono stati, non forniscono particolari dettagliati sulle procedure di conta dei voti, mentre si impegnano ad inseguire un programmatore americano che realizzò un software su commissione per l'alterazione dei dati elettorali trasmessi telematicamente.
Per la cronaca quando fu girata l'intervista il programmatore, Clinton Eugene Curtis, era impegnato nella campagna elettorale che lo vedeva contrapposto in un collegio della Florida proprio a Tom Feeney, il repubblicano che gli avrebbe richiesto la compilazione del software. Il 7 Novembre ha perso di una decina di punti.
Tirando le somme nel lavoro di Deaglio e Cremagnani manca quasi del tutto "l'inchiesta", non si aggiungono fatti nuovi a quelli che un attento osservatore avrebbe già potuto mettere insieme seguendo la cronaca.
Questo non toglie che il tema resti delicato, gli interrogativi sollevati validi e sicuramente meritevoli di una attenta verifica.
Le controdeduzioni alla tesi del broglio sono state diverse, in parte efficaci, sicuramente incapaci di rispondere a tutti gli interrogativi.
In Italia non vi è una trasmissione telematica come negli USA, per quanto sia vero che una sperimentazione fosse stata avviata in alcune regioni proprio dal ministro Pisanu in quell'occasione, e i dati vengono raccolti ancora in forma cartacea circoscrizione per circoscrizione e poi comunicati all'ufficio elettorale nazionale presso la Corte di Cassazione che comunica i risultati definitivi e ufficiali.
I dati che nella notte fornisce il Viminale sono raccolti telefonicamente e via fax da Comuni e Prefetture e hanno una pura valenza informativa, non ufficiale, è stato più volte detto da Pisanu e dagli esponenti di Forza Italia chiamati in causa.
Queste circostanze potrebbero mettere la parola fine alla teoria del complotto, ma in realtà sono lacunose.
Nei fatti nessuno si è ancora preoccupato di chiarire in maniera inequivocabile e dettagliata quali sono nel nostro paese le procedure di verifica del voto.
Nel pieno della polemica, 4 giorni fa, il Presidente Aggiunto della Corte di Cassazione ha rilasciato queste dichiarazioni al Corriere della Sera, dichiarazioni completamente ignorate dalle parti in causa: «Per quanto riguarda l'elezione del Senato della Repubblica la legge non prevede alcun intervento dell'Ufficio elettorale centrale nazionale costituito presso la Corte di Cassazione». «L'Ufficio elettorale centrale nazionale, costituito presso questa Corte per l’elezione della Camera dei Deputati dell'aprile 2006, ha svolto i suoi compiti sulla base dei dati risultanti dagli "estratti dei verbali" degli Uffici centrali circoscrizionali costituiti presso le corti di appello ed i tribunali circoscrizionali. Tali estratti contengono soltanto il numero dei voti validi riportati da ciascuna lista nell'intera circoscrizione. Quindi la Cassazione non è a conoscenza del numero delle schede bianche o nulle, né del numero di voti validi riportati in ciascun seggio».
Quindi?
Ammesso che la tesi della manipolazione telematica portata avanti da Deaglio sia risibile non si può dire "la magistratura effettua i controlli e i dati non sono manipolabili" e nemmeno si può risolvere il tutto sostenendo che non essendo i dati del Viminale "ufficiali" non vi è possibilità di brogli.
Chi effettua i controlli per l'elezione del Senato? Senato dove, va ricordato, la CDL ha ottenuto la maggioranza dei voti in Italia e l'Unione l'ha sopravanzata al fotofinish nei seggi solo grazie al consenso delle circoscrizioni estere.
Gli "estratti dei verbali circoscrizionali" da chi vengono compilati? Chi verifica la corrispondenza degli stessi con i singoli verbali delle 60 mila sezioni sparse nel paese? Se la Corte di Cassazione non conosce "il numero di schede bianche o nulle, né il numero dei voti validi riportati in ciascun seggio" perchè non è possibile pensare che questi dati siano stati corretti (con lo spostamento di un buon numero di "bianche" a Forza Italia o altrove)?
Insomma, molti interrogativi restano aperti, ed è palese che la procedura non è chiara e trasparente come dovrebbe essere. Il compito di svelare questi aspetti in maniera stringente spettava al documentario di Deaglio, che proprio per questa mancanza non merita la sufficienza. Poca sostanza e molto sensazionalismo.
La Procura di Roma, prima che il dvd fosse effettivamente pubblicato, ha avviato prontamente un'inchiesta d'ufficio. Sembrava proprio che saremmo arrivati ad una qualche verità. I due magistrati avrebbero proceduto ad un riconteggio delle bianche (probabilmente a campione) con la verifica di corrispondenza fra i verbali delle sezioni, quelli circoscrizionali e gli estratti pervenuti alla Corte di Cassazione.
Oggi invece la notizia che qualsiasi tipo di verifica sui numeri, sui verbali e di riconteggio in genere è da escludere. Come mai? Perchè il prefetto Fabbretti (direttrice dell'ufficio elettorale del Viminale), interrogata come persona informata dei fatti, ha spiegato ai magistrati che "i dati del viminale hanno solo valore divulgativo e che non vi è trasmissione telematica tramite la quale sarebbe avvenuta la presunta manipolazione".
In sostanza una persona che, dirigendo l'ufficio elettorale, potrebbe essere chiamata in causa se i brogli venissero dimostrati dice una cosa nota e senza nessuna ulteriore verifica, senza attendere la testimonianza di nessuno dei giornalisti autori del dvd e di nessuno dei protagonisti reali del documentario stesso la Procura di Roma si preoccupa di diffondere di sua iniziativa una nota nella quale sancisce la morte prematura di un'inchiesta mai realmente iniziata. Perchè tutta questa fretta?
Che senso ha aprire un fascicolo sulla base di una notizia di reato tanto grave e tanto destabilizzante per l'intero sistema democratico se non si ha alcuna intenzione di andare fino in fondo?
Qualche anno fa alcuni avrebbero parlato di "depistaggio".
Il modo in cui si sta mettendo in archivio la vicenda è ancora più allarmante della denuncia stessa.
Sembra di assistere ad un gioco delle parti ben oliato: da una parte c'è la politica che chiede, ma senza far seguire alcun atto ufficiale alle dichiarazioni, che "venga fatta chiarezza" (l'Unione) e che "si riconti tutto" (la CDL), dall'altra la magistratura che ne avrebbe facoltà ma che si limita a sfruttare le debolezze e i limiti dell'inchiesta giornalistica per evitare di andare a sollevare il coperchio svelando la verità, comoda o scomoda che sia, "aldilà di ogni ragionevole dubbio".
Nel mezzo, come al solito, ci siamo noi: cittadini della "Repubblica dei Misteri" ai quali nessuna certezza, nessuna verità è dovuta. Partendo dalla bontà del risultato referendario che pose fine alla Monarchia nel '46 e passando per 50 anni di stragi infinite senza colpevoli e senza mandanti.
Unica cosa consentita tanti dubbi e una montagna di disillusione.
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