Sono rimasto molto colpito da Piergiorgio Welby, la scelta di rendere pubblica la sua storia, di diventare un simbolo e un punto di riferimento della battaglia di civiltà che rincorre il diritto "liberale" per eccellenza: la possibilità di disporre del proprio corpo nel rispetto della dignità personale.
Non parlo del gesto estremo di disobbedienza civile che gli ha consentito di ottenere la morte che desiderava, ma del coraggio di rendere il suo caso lo spunto per costringere i cialtroni della nostra politica ad affrontare il tema, del coraggio di passare attraverso tutto l'iter della giustizia ordinaria e di smascherare così in un sol colpo l'ipocrisia di un sistema incancrenito da una delirante morale bigotta, cattolica e ciecamente conservatrice. La sua ferma volontà nel fare tutto questo quando avrebbe potuto pensare a se stesso, affidando a qualche medico con più umanità e più rispetto per il paziente la sua fine, senza tanti clamori, senza che nessuno dovesse assumersi la responsabilità di rischiare 15 anni di galera.
In questi mesi la politica ha fatto di tutto per trasformare il dibattito lanciato da Welby in un'altra cosa sfruttando la confusione fra termini come testamento biologico, accanimento terapeutico, suicidio assistito, eutanasia che in bocca ai cardinali e alle binetti di turno vengono preventivamente svuotati di ogni significato. Gran parte di questa nostra politica con il suo lassismo congenito bramava che la morte giungesse "naturalmente", riportando tutto nell'assordante confusione delle dichiarazioni sbrodolate e inconcludenti a cui siamo tutti assuefatti e la decisione finale di Piergiorgio Welby non è che il tentativo ultimo e disperato per evitare che accada.
Ci vuole uno sforzo, di tutti, per sconfiggere la cortina fumogena dei nonsense che si sono potuti e si potranno ascoltare attorno a questo tema, ma va fatto senza nessun arretramento, senza cedere alle lusinghe del compromesso accomodante, della dilazione infinita e della rassegnazione. Non su questo.
Permettere che il Consiglio Superiore di Sanità definisca, giusto tre giorni fa, la condizione medica di Piergiorgio Welby, per il quale era impossibile sopravvivere se non attaccato ad un respiratore e ad una macchina in grado di alimentarlo artificialmente, "priva dei requisiti che definiscono l'accanimento terapeutico" senza una reazione di sdegno e indignazione va oltre la mia soglia di tolleranza.
Grazie a Piergiorgio Welby, grazie a Luca Coscioni e grazie all'associazione che porta il suo nome: meritano tutto il sostegno possibile.
13 Responses to “Poca voglia di farsi prendere in giro”