Non hanno mai negato un funerale a nessuno. Criminali, assassini, stupratori, pedofili, ladri, farabutti, anche il più indegno delle creature divine ha ricevuto uno straccio di funerale. E poi alla vigilia di Natale (coincidenza sinistra) non lo concedono a un essere umano che ha tentato di eseguire con dignità, seguendo la propria volontà, il compito più difficile che possa capitare a un uomo: morire.
Questo sguazzare nei cavilli dei sacri riti ricorda il più cieco burocrate che si muove sadico tra le pieghe dei protocolli, ricorda una perversione degna di un serial killer disturbato. Soppesare e distinguere, quando muore un uomo, non conviene ai messaggeri divini, e la parola "vergogna" questa volta non è stata usata a sproposito. Di una cosa vorrei ringraziare il puntuale Vicariato: l'indignazione per la sua precisazione tramite comunicato stampa mi ha fatto tornare alla mente sbiaditi ricordi del Catechismo, quando mi leggevano un libro in cui stava scritto che per creare una Chiesa basta che si riuniscano due persone a pregare. Un implicito promemoria da usare come anticorpo contro la cancrena che oggi pervade gli Apostoli del Signore.
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