Monthly Archive for Dicembre, 2006

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Una Cassata enorme

In Italia la legge stabilisce il principio della "competenza territoriale". Per grandi linee vale a dire che se io, in ipotesi, faccio una rapina a mano armata a Bari sarà il Tribunale di Bari competente a giudicarmi.
Nella realtà non è sempre così semplice, esistono diversi fattori che condizionano l'attribuzione della competenza, ma il motivo per il quale un qualsiasi imputato ricorre alla Cassazione per chiedere di essere giudicato da un tribunale diverso, secondo una sua interpretazione della competenza territoriale, è uno solo: traccheggiare, allungare i tempi del processo e arrivare alla prescrizione.

Cesare Previti nel 2002 prova a far trasferire il processo Imi-Sir da Milano presentando (non sarà né il primo né l'ultimo) ricorso in cassazione. La Corte presediuta da Marvulli boccia il ricorso, ma non senza concedere un corposo regalino. Richiede un parere alla Corte Costituzionale che fa guadagnare 10 lunghi mesi nella corsa verso la prescrizione all'imputato Previti. Un po' come beccare il Jolly al Ruota della Fortuna.

Nel merito dell'incompetenza territoriale scrivono: "se è vero che, in questa sede, ai limitati fini di accertare se sussistono i presupposti per disporre la rimessione di un processo ad altra sede non compete alla corte verificare se ed in quale misura sono fondati i rilievi dedotti dalla difesa degli imputati in ordine all'eccepita incompetenza territoriale, a tale onere non potrà sottrarsi il giudice del processo, (...) utilizzando non solo la documentazione già acquisita... ma anche quella indicata dalle parti a sostegno della propria eccezione".
Insomma, tradotto, "non spetta noi, ci deve pensare il Tribunale di Milano".

Il processo continua, arriva al termine e il 5 Maggio 2006 c'è la condanna definitiva in terzo grado: 6 anni di reclusione e interdizione dai pubblici uffici. Dopo 6 mesi la Giunta delle Elezioni non ha ancora ratificato l'estromissione di Cesare Previti dal parlamento.

Intanto il processo Sme (che è un altro), per il quale Previti è stato già condannato in primo e secondo grado a 5 anni, è ancora lì, in attesa di giungere ad una sentenza definitiva. Gli avvocati della difesa ci riprovano e chiedono anche qui alla Cassazione lo spostamento per incompetenza territoriale.

E il 30 novembre scorso è arrivata la sentenza: i fatti riguardano anche delle tangenti pagate in contanti a Roma, quindi il processo non si poteva fare a Milano. Bisogna portare tutte le carte via da Milano verso Perugia, non a Roma perchè sono coinvolti giudici del Tribunale della Capitale e significa una sola cosa: prescrizione in cassaforte.

L'apoteosi della decisione cervellotica, che non considera minimamente la precedente sentenza del 2003, consente all'ex ministro della difesa e soci di sfuggire alla seconda condanna consecutiva, ma non finisce qui. Giustamente il buon Cesare ha immediatamente richiesto altro tempo alla Giunta delle Elezioni (come se avesse dimostrato di avere fretta) perchè a breve presenterà nuovamente ricorso chiedendo alla cassazione di annullare la condanna definitiva per il procedimento Imi-Sir alla luce della loro decisione sulla vicenda Sme.

L'incredibile ma poco imprevedibile epilogo potrebbe vedere Previti legittimamente seduto in parlamento fra meno di due mesi.

Il funerale di stato per la certezza della pena.

Contest: disegna la testata natalizia di Ciccsoft

Per Natale non si perde mai occasione per addobbare, impacchettare e rendere tutto un po' più carino in casa, al lavoro, per strada. Non volendo essere da meno anche quest'anno questo sito avrà quindi la sua brava testata natalizia... ma abbiamo pensato di cambiare un po' le cose.
Quest'anno vorremmo proporvi di disegnarla voi.

Cosa occorre:
1) Scaricare il file con il logo del sito a questo indirizzo, per poter riprodurre la scritta ufficiale.
2) Il testo sottostante con il motto "è tutto un equilibrio sopra la follia" potete scriverlo nel carattere che più vi aggrada o ritenete opportuno. Anche il motto stesso è modificabile in qualcosa che vi assomiglia e riguardi il natale (es. E' tutto un panettone sopra la follia...).
3) Riempire come meglio si crede lo spazio rettangolare della testata, con un tema o un pattern, un motivo, uno sfondo (anche stile 2.0 perchè no?) che richiami il Natale o le festività natalizie in generale. Le dimensioni devono essere esattamente 999x92 pixel.
4) E' possibile inserire una firma piccola in calce alla testata, magari in basso a destra, contentente il proprio nick e volendo il link al proprio sito/blog, a patto non sia troppo invadente per l'estetica della testata stessa.
5) Inviare il file all'indirizzo di posta elettronica mail@ciccsoft.com entro il 10 dicembre.

Le più belle, (anzi probabilmente tutte a parte sgorbi inguardabili che siamo sicuri non riceveremo), verranno pubblicate a partire da tale data a rotazione casuale su Ciccsoft e per tutta la durata delle festività natalizie.
I partecipanti riceveranno in omaggio un cd-rom contenente una raccolta completa di software opensource per Windows, gentilmente offerto da una nota software house ferrarese.

Buon lavoro!

Diavolo! Mi sfugge qualcosa…

Aiutatemi voi, perché io da solo non ce la faccio.
Insomma, un paio di giorni fa le forze dell'ordine e i loro rappresentanti sindacali scendono in piazza perché ritengono che la Legge Finanziaria li penalizzi e metta a rischio molti posti di lavoro.

E oggi leggo la notizia che sta per essere essere costituita una nuova sezione investigativa anti sette (con la presenza di sacerdoti, come la buona vecchia tradizione dei film horror ci ha insegnato). E con che soldi pagheranno gli agenti? Sento puzza di zolfo.

Abbiamo (ri)scoperto il Polonio

1902. I coniugi Marie e Pierre Curie scoprono il radio F, poi ribattezzato polonio in onore della Polonia, appunto, terra madre della Curie.
Si tratta di una mossa geopolitica, per porre l'attenzione pubblica sull'indipendenza del Paese, allora provincia dell'Impero Russo (guardacaso).

2006. L'ex spia del KGB Alexander Litvinenko muore in Inghilterra, ucciso da una dose letale di polonio, non prima di avere (pare) appestato mezza Londra. Compreso un sushi-bar, l'aereoporto di Heathrow, un albergo, uno stadio, due aerei British Airways (che nel frattempo hanno svolazzato su Mosca, Atene, Vienna, Barcellona, Stoccolma e Dusseldorf) e infine un certo Scaramella, che promette di rivelare - in punto di morte - scottanti verità sui politici legati al KGB. [se si tratta di Cossutta, lo sapevamo già]

L'occasione è ghiotta e i mass-media ci si gettano a peso morto, pronti a costruire una nuova psicosi collettiva: che diavolo è il polonio?
Finita chissà dove e chissà quando l'Era dell'Aviaria, quasi estinti il Fenomeno Bullismo e la Vendetta dei Pittbull, i giornalisti si dedicano a ricordarci che esiste il polonio e che dobbiamo tutti averne un po' paura.

«Il Polonio si compra su Internet», titolano. Ed è solo una mezza verità, atta a mettere in guardia contro il demone di Ebay (dopo quello di YouTube e VideoGoogle, per quanto concerne il succitato Fenomeno Bullismo).

Ma se è vero che la vendita di polonio è autorizzata dalla Nuclear Regulatory Commission (per scopi scientifici ed esperimenti di laboratorio), è anche vero l'isotopo 210 del polonio può essere prodotto solo attraverso processi industriali molto costosi.
Basti pensare che la dose che si suppone abbia ucciso Litvinenko costerebbe circa 1 milione di dollari.
Dubito che qualsiasi contribuente spenderebbe una cifra simile per far fuori l'amante della moglie.

Ma la notizia è un'altra: il polonio-210 è presente nelle sigarette. In pratica, i coltivatori di tabacco innaffiano le piantagioni con fertilizzanti al fosfato. Al termine di una serie di reazioni chimiche, il fosfato di calcio rilascia un deposito di polonio radioattivo che, bruciato aspirando, porta un terzo degli italiani a livelli di radioattività fuori dalla norma.
Preoccupati? No. In teoria, i fumatori sanno che il fumo uccide. È scritto sul pacchetto. Quale dei milleuno ingredienti nocivi presenti nelle sigarette, non è dato sapere. Forse tutti? Ma il polonio, caspita, il polonio ha ucciso Litvinenko.

E allora, vai psicosi.
C'è polonio dappertutto.
Prima o poi si verrà a sapere che c'è polonio negli hamburger di Mc Donald (non ne dubito), nella Nutella e nella birra doppio malto.
Che c'è polonio negli incidenti stradali e nella fatalità di una tegola che si stacca dal tetto e ti piomba sul cranio.
E sì, c'è polonio pure nelle figurine Panini.
Ma tutto andrà per il meglio quando un'équipe di medici del Policlinico di Milano si accorgerà che il polonio, in dosi ridotte, previene il rischio di unghie incarnite e fa bene alla pelle.

Oppure, com'è più probabile, in tutte le gabbie d'Italia comincerà una rivolta organizzata di cocorite, e tutti a chiedersi perché, e le cocorite le vendono su internet, e abbattiamo le cocorite killer prima che le cocorite abbattano noi.

Anni ’90: le Missioni Cupido

strip%20tease.jpgVoglio dire, il problema era che noi all'epoca il telefonino non l'avevamo. Ad aver avuto le possibilità tecnologiche dei ragazzini delle medie di oggi non potrei mettere la mano sul fuoco che non sarei stato uno dei balordi che filmavano le compagne mentre facevano le stupide esibendo porzioni di reggiseni o mutandine colorate.
Cose che a pensarci oggi ti viene da sorridere, e che nella loro ingenuità erano talmente pure, ingenue e sincere da togliere anche quel velo di maliziosità tipico degli adulti che vanno a dibattere oggi sull'argomento tirando in ballo sociologi ed esperti di bullismo. Vite deviate, problemi adolescenziali, dicono. Macchè: abbiamo avuto tutti 13 anni.

La verità è che dovevi avercele le compagne carine che facevano le cascamorte davanti a te, bambino sfigato come gli altri, biologicamente coetaneo ma psicologicamente talmente arretrato che mentre ancora costruivi telecomandi Lego e collezionavi figurine del basket già loro maneggiavano assorbenti e prendevano coscienza del loro fardello da portarsi addosso una vita intera. Dovevi essere fortunato, diciamo così, ad avere l'amica nella tua classe che facesse la sciocchina così che tutti se la ghignassero felici spargendo la voce agli amici: il più delle volte ti capitavano ragazzine normali, serie e studiose, vestite con una gonnellina a fiori e un maglioncino nero che poco stuzzicava la già fervida e sciocca fantasia fanciullesca preadolescenziale.
Qualcuna si tirava su la maglietta? Benissimo. Ce lo saremmo raccontati per mesi, ricordandolo scherzandoci su. Nulla di diverso da quel che accade ora, dove la scena può essere filmata e distribuita agli amici sulla rete. Si badi: perchè è possibile farlo, non tanto perchè è qualcosa di differente dall'agire di un tempo. Avessimo potuto filmare quella scena dieci anni fa, l'avremmo fatto volentieri, per rivederla ridendo a casa dell'amico che ne era fortunato possessore, chiedendone una copia per bullarci con gli amici a nostra volta. La tecnologia ha reso possibile cose che ci saremmo sognati di poter fare, ma che come per le generazioni che ci hanno preceduto resteranno per noi soltanto ricordi via via sbiaditi nella mente.

Ricordi. Ad esempio quell'inverno del 1995, seconda media. Nello spogliatoio della palestra nell'ora di ginnastica occupavo il posto proprio difronte alla porta di uscita, che dava su un lungo corridoio.


Dieci metri poi la porta dello spogliatoio femminile sulla destra prima di raggiungere l'uscita in fondo. Uscendo dopo esserci cambiati capitava spesso di trovare la porta delle ragazze ancora chiusa, sintomo che loro almeno si lavavano quel poco che consentiva di non appestare l'aula intera una volta rientrati per le lezioni successive. Noi, puzzoni, tuttalpiù ci gasavamo di deodorante sotto le ascelle creando quel mix letale di soffritto di cipolle e stalla di maiali, necessario perchè il mondo continuasse a girare e le ragazzine potessero storcere il naso sottolineando la fondamentale differenza tra Noi e Loro.

C'era questo ragazzo, abbastanza robusto ed estroverso, un po' mattacchione da organizzare scherzi e snocciolare battute ogni volta che ne aveva occasione. Un giorno esce per primo dalla nostra porta al termine dell'ora di ginnastica, avviandosi verso l'uscita. Per puro caso gli sono dietro di pochi passi. Quando transita davanti alla porta delle ragazze ha un'idea. Un lampo e decide il gesto che avrebbe rotto l'equilibrio, sovvertito le regole innate riguardo ciò che si può e ciò che non si può fare. Senza nemmeno fermarcisi davanti preme il bottone della maniglia della porta e la spinge verso l'interno, aprendola. Prosegue sorridendo guadagnando l'uscita. Gli strilli, le urla, il panico. Io dietro, mi ritrovo mentre passo una porta spalancata con un panorama gustosissimo e più che raro. Segue il buon Attimo, che sgrana gli occhi anche lui dietro la montatura rigorosamente tonda da ragazzo perbene. Applausi, risa. Corriamo via prima che qualcuno scopra la faccenda, complimentandoci per il coraggio del nostro compagno.

Il professore che era già fuori, non si accorse di nulla e per quella volta non ricevette nemmeno denunce da parte delle malcapitate nostre compagne. Un chiaro invito a ripetere il gustoso esperimento.
Le Missioni Cupido proseguirono tutto l'inverno, con incursioni mirate non consecutive ed impreviste, partendo dal presupposto che la chiave dello spogliatoio non esisteva ed era perciò lasciato al buon costume di noialtri invadere o meno la loro privacy. Ricordo di una mirabile missione, credo la quinta o la sesta, in cui la tecnica si era talmente via via raffinata che qualcuno si era intrufolato addiritura nelle docce, per saltare fuori al momento opportuno direttamente da dentro dopo poco che erano entrate le ragazze.

Nello scrivere queste righe non posso che sorridere ripensando a certe chicche che in un certo senso hanno rappresentato per noi un gioco, uno stuzzicare senza in fondo far nulla di male un mondo che per noi era qualcosa di inesplorato e misterioso ma che iniziava ad attrarci terribilmente. L'altra metà del cielo era li al nostro fianco e portava una seconda striminzita.
Ad averci avuto un cellulare per filmare il tutto, oggi riguarderei un video del genere sogghignante, pensando a quanto in fondo tutto ciò era semplice e viscerale. Nessuno di noi ha mai avuto turbe mentali, nessuno si è scandalizato o è rimasto traumatizzato. Siamo cresciuti, abbiamo imparato a pesare le cose, a confrontarci e a scambiarci idee rispettandoci l'un l'altro. Le stesse ragazzine che un tempo si sarebbero esibite per noi in improbabili strip-tease avrebbero capito presto la differenza notevole tra chi fa il mestiere più antico del mondo e chi semplicemente ha scherzato un po' esibendo il suo corpo non avendo del tutto varcato la soglia che dall'età infantile porta all'adolescenza e in fretta e in furia all'età adulta, dove ad attenderle ci sarebbe stata una famiglia, una carriera, dei figli.

L’esistenza di Dio

Prendiamo una famiglia. Padre, madre e due figli.

Persone normali, nè ricche nè povere, senza gravi peccati alle spalle. E con una enorme Fede.

Uno dei due figli si ammala. Un male incurabile. Non è importante specificare quale.

I genitori pregano per lui.

Il bimbo guarisce.

C'è una seconda famiglia. Padre, madre e due figli.

Non sono differenti dalla prima famiglia. Tutto uguale.

Persone normali, nè ricche nè povere, senza gravi peccati alle spalle. E con una enorme Fede.

Uno dei due figli si ammala. Un male incurabile. Non è importante specificare quale.

I genitori pregano per lui.

Il bimbo muore.

Non è la dimostrazione che Dio non esiste?

Eutanasia passiva vs Accanimento terapeutico

Piergiorgio Welby vuole farsi “staccare la spina”. Ama la vita anche lui, naturalmente. Ma quello che gli rimane in questo momento, a sentire lui, non è più vita, ma solo sofferenza (fisica, spirituale, psicologica).
Ora le posizioni mi pare siano due:

O si somministra una dose di sedazione “importante” e si stacca la spina, eseguendo quello che tecnicamente si definisce una eutanasia passiva oppune si risponde negativamente a questa richiesta mettendo in pratica, nei fatti, quello che si definisce un accanimento terapeutico.

Volendo semplificare:

  • c’è un primo nucleo di posizioni, identificate politicamente con i radicali e i libertari della Rosa del Pugno, che spinge per la regolamentazione dell’attuale normativa (ambigua) e che chiaramente vuole “staccare la spina” di Welby e di quanti si trovano, disgraziatamente, nella sua situazione. 
  • C’è un secondo nucleo di posizioni, identificabili con l'area cattolica di entrambi gli schieramenti che sostenendo la sacralità della vita dal suo concepimento al suo esaurirsi naturale, non intende rivedere alcunchè dell’attuale normativa (ambigua).
  • C’è un terzo nucleo di posizioni, che definirei di NON posizione, e quindi deprecabile, che fa riferimento a quanti, in entrambi gli schieramenti, non hanno ancora elaborato una loro posizione e condiscono con il silenzio (politico) quanto si sta consumando in questi giorni.


A prescindere dal fatto che ovviamente mi ritrovo nel primo schieramento (in buona compagnia a quanto sembra), e che in ogni caso rispetto ma combatto la posizione del secondo, quello che risulta disgustoso è il gruppo di parlamentari (anche al governo), che non prendono posizione. Di fronte agli abissi di sofferenza in cui versano migliaia di cittadini italiani, questa gente, pagata da noi, non è in grado di espimere nulla.

A fronte di questa vergognosa latitanza politica e al prevalere ipocrita di chi ancora ritiene che il dolore sia obbligatoriamente un evento dignitoso (e non una scelta, quella di viverlo in questo modo), io rispondo che se dovesse capitare a me, di assistere un congiunto disgraziatamente in queste condizioni che me ne facesse richiesta esplicita, io staccherei la spina, fottendomene di quella che qualcuno ha ancora il coraggio di chiamare legge. E così sarà, temo, anche per Welby.

State bene, Cyrano.

New Born

When you've seen, seen
Too much, too young, young

L'attesa si stava facendo problematica, con delle bavaresi formose che gorgheggiavano Vertigo sparata dalle casse per "caricare" la folla. Poi era Map of Problematique, ed era come fosse stato premuto il tasto reset della serata. All'inizio stavo per chiederle di porgermi il defribillatore che aveva nello zaino, per assecondare i messaggi tutt'altro che rassicuranti che tentava di mandarmi il mio muscolo cardiaco. La situazione si era fatta particolarmente critica dal momento che mi ero ritrovato parte di un movimento tellurico di placche tettoniche. Quello non era il "classico" pogo, ma un didò di proporzioni enormi dove tutti erano schiacciati e tutti seguivano il movimento organico di questo mosaico umano. Nel frattempo sul palco Bellamy aveva il vento in faccia e picchiava le note di quello che sarebbe diventato il "mio" Concerto Definitivo. Quando tutti si sono accorti che nessuno sarebbe arrivato vivo alla quarta canzone, la crosta umana si è placata e ha lasciato spazio a normali salti di tre metri e urla forsennate. Ed è lì che ho messo in scena tutto il mio modesto ma sentito campionario delle emozioni. Dopo un mese passato a intraprendere una relazione poco proficua con il libro di testo, causa ma non solo di un principio di gastrite, ho iniziato a far soccombere gli acidi del mio stomaco con una base poderosa di Muse. Canzoni acide che corrodevano le mie pareti interne. Una lavanda gastrica che ripuliva le incrostrazioni di troppi pensieri fissi, di stress adulto e incomprensive incomprensioni accumulatesi nei giorni passati, per lasciarmi pulito e splendente come un bicchiere di cristallo dopo un lavaggio con le pastiglie Finish. Ho chiuso gli occhi ondeggiando la testa con i capelli bagnati di sudore, ho alzato i pugni e battuto in aria replicando alle scariche della batteria, ho saltato come un canguro solitario durante il finale epico della mitica Knights of Cydonia, gli ho lanciato l'occhiata d'intesa per sancire che sì, stavamo scrivendo la definizione di Concerto sul nostro personale vocabolario. Dare forma concreta a pezzi riascoltati decine di volte, urlare agli urli del cantante (molte canzoni dei Muse scaturiscono in urli collettivi, che più di epico sanno di catarsi, liberazione), prosciugarsi di energie per accogliere quelle della serata: ecco che alzi le mani a palmi aperti per incanalare le luci del palco, e sperare che almeno una goccia rimanga con te e non scivoli via dal tuo corpo. E non badi più a quanto ti ritrovi buffo e un tantino esagitato nel non volere nemmeno accendere la radio durante il ritorno in autostrada, a preservare intatta la salma di ciò che hai appena vissuto. Per molti giorni seguenti non toccherai una loro canzone, sarebbe come riverniciare una cancellata di legno vivo, e coprire tutte le sue nervature. Sarà la pioggia e il vento a inzupparlo e lasciarlo sedimentare tra i tuoi ricordi. Per il momento si va direttamente a letto sudati, sporchi e spogli di qualsiasi spirito critico. Con quel sorrisino ebete appoggiato sulle labbra.

PS: La scaletta del concerto di ieri sera (Muse - Palamalaguti - Bologna) la potete trovare qui.

Starving for attention

Esiste un mostro chiamato bulimia.
Un mostro di cui non si parla, perchè non porta con sè quell'aura di "purezza" che circonda l'anoressia.
Perchè non si vede, perchè non ci colpisce, perchè possiamo ignorarla più facilmente.
E poi, diciamoci la verità, perchè fa schifo a tutti pensare a una persona che vomita tutto ciò che mangia sistematicamente, oppure che si imbottisce di lassativi onde svuotarsi per ore sulla tazza del cesso, che può associare un comportamento violento verso se stessa per punirsi per aver fatto una cosa che per le persone "normali" dovrebbe essere istintiva.
Mangiare.
C'è un esercito di bulimiche là fuori, pronto a divorare il mondo per vomitarlo, e voi non lo vedete, spesso vi ritrovate a non saper "vedere" la vostra stessa madre, moglie, amante, amica, fidanzata...
Perchè una bulimica non si nota, una bulimica è "normale", e nessuno potrà pensare che una bulimica possa aver bisogno d'affetto, d'aiuto, di rispetto ed amore. Ma quella stessa bulimica ad ogni crisi rischia la sua vita per scompenso cardiaco, per squilibrio elettrolitico, là, proprio dietro la porta del bagno di casa vostra, lasciando scorrere l'acqua della doccia in modo che voi non sentiate quel che si consuma dentro quella stanza carica di dolore. Oppure per la strada, negli angoli, nei secchi della spazzatura, nel buio della notte.

Fa schifo vero? Per quello se ne parla poco.
Eppure c'è chi da più di dieci anni conduce la sua vita in questo modo.
E piangono, e gridano, e sognano d'essere anoressiche, d'essere "ana", e scrivono plan che poi non rispettano, sprofondando nella depressione, nel circolo vizioso, nell'abbuffata. E barano. Barano con loro stesse, giocandosi così la loro vita. Vi stupiate che possano sognare un controllo sul cibo loro che ne sono schiave? Loro che sognano restrizioni apocalittiche ma non sono in grado di assaporare una briciola di tortasenza divorarla tutta?
Tu una sera mi dicesti "Rache, qualsiasi cosa è meglio di una vita così".
Tu, e i tuoi tredici anni di bulimia alle spalle, alle prese con l'ennesimo tentativo per perdere quei chilo che nel tuo cervello ti separava dalla "magrezza"

Muoiono queste ragazze, spesso, più di quanto si possa immaginare, muoiono senza amore, sole nell'anima, chiuse nel loro dolore, combattendo quel nemico, ilcibo, che le ha sopraffatte. Muoiono all'improvviso e chi resta le piange, con tutte le lacrime che ha in corpo.

In Italia le strutture per curare adeguatamente persone che soffrono di ed non esistono, esiste un protocollo, esistono medici più o meno cani. Ma un protocollo non basta, perchè ogni caso ha un substrato a sè.
In Italia per comodità si guarda il peso delle persone, i giornalisti parlano di modelle e magrezza, il vociare è enorme ma nessuno punta il bersaglio giusto, si parla senza creare nulla che possa aiutare davvero. Questi disagi sono una piaga sociale di proporzioni che voi che vivete nella vostra beata ignoranza con le vostre belle fette di prosciutto sugli occhi non potete neppure immaginare. Voi, anoressiche, bulimiche, o iperfagiche che siano vi ergete paladini della vostra "normalità" e dite che quel che fanno è sbagliato.
E nessuno parla con loro, nessuno le conosce veramente, nessuno le "vede".
E siete voi a ridurle a quel numero sulla bilancia, voi che per mancanza di tempo, insensibilità o menefreghismo guardate la cosa come non vi riguardasse mentre vostra sorella si sfonda lo stomaco con la sensazione d'essere invisibile, che voi non vediate il suo disagio solo perchè "non le si vedono le ossa".

I disturbi alimentari son figli anche della vostra indifferenza, della poca cura e del poco valore che viene dato all'essenza delle persone al giorno d'oggi, è la crisi dei valori più elementari e tutti stiamo facendo finta di non vederlo. Nascondendoci dietro ad un dito.

Romeo e Giulietta

«Sono morti abbracciati. Sembrano Romeo e Giulietta. Lui l'ha amata tanto ed è stato così sino alla fine».

Come Romeo e Giulietta? Ma dico, stiamo scherzando? Qui parliamo di una donna che è stata ammazzata dall’ex marito! Vorrei avere tra le mani il titolista, sul serio, ma come si fa a scrivere roba del genere? Siamo di fronte all’ennesimo omicidio di una donna, da parte del solito marito rincoglionito e incapace di gestirsi uno straccio di vita, che prima la perseguita e poi, come se fosse “roba sua”, piuttosto che perderla l’ammazza. E questi parlano di Romeo e Giulietta.


L’ha amata fino alla fine? L’ha amata fino alla fine? Ma vi rendete conto di quello che pensa questa gente? E l'articolista che fa? Gli pare intelligente il paragone con una bellissima e commovente storia d’amore, ovvio. E noi che dobbiamo capire? Che in nome dell’amore si può ammazzare una donna a pistolettate? Perchè invece non ci chiediamo a quale tipo di sostegno può ricorrere una donna perseguitata, oggi, in Italia? Quante sono le donne ammazzate da questi imbecilli, eterni ragazzini che, poveri cari! non si rassegnano al viver civile? Complimenti al giornalista, ottimo modo di presentare una notizia.

State bene, Cyrano.

Buffet

Le migliori foto di LondraNote sparse su alcune cose curiose
trovate a Londra

Le migliori foto di Berlino Do not walk outside this area:
le foto di Berlino

Ciccsoft Resiste!Anche voi lo leggete:
guardate le vostre foto

Lost finale serie stagione 6Il vuoto dentro lontani dall'Isola:
Previously, on Lost

I migliori album degli anni ZeroL'inutile sondaggio:
i migliori album degli anni Zero

Camera Ciccsoft

Si comincia!

Spot

Vieni a ballare in Abruzzo

Fornace musicante

Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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