Come nella stupenda canzone "Tatranky" degli Offlaga Disco Pax, anche io e Rachele abbiamo ripercorso le tappe della rapsodia boema narrata nel testo. Con qualche somiglianza e qualche stravoglimento che fanno di questo post qualcosa di strambo e poco sensato, per chi non conosce l'originale.
Praga. Praga è una città dove sopravvive poco di quaranta anni di guerra fredda: nessuna falce e martello (fatto salvo nei negozi di souvenir), statua, monumento ricorda ciò che era fino a quindici anni fa. Una rimozione obbligata all'entrata nell'Unione Europea.
Ripulita dal grigiore brezneviano Praga splende nei suoi palazzi barocchi e liberty pieni di baracchini vendi wurstel e turisti più o meno italiani, e appare piccola, silenziosa e decadente nonostante gli sforzi di mostrare un’economia in espansione.
Dormo in un palazzone in centro: niente ascensore, aspetto pulito ma vecchio, enormi somiglianze con i quartieri del centro storico italiani degli anni cinquanta, solo esternamente più gradevoli. Miseria in giro meno che a Milano la notte e i mendicanti sono tranquillamente proni in terra con aspetto supplichevole.
Esordisco nella vita notturna al Lucerna, un club sotterraneo nominato nella canzone degli Offlaga. C’è una serata anni ottanta e l’entrata oggi costa 3 euro. Come al solito, alle undici di sera c'è già strapieno. Nello schermo ad un lato della pista passano i video delle canzoni, ma gli anni ottanta di Praga sono meno rigorosi dei nostri e la scaletta oltre che sforare nei settanta e nei novanta non è trash. Di più.
I Rednex, Dj Oetzi, Barry White, gli Army of Lovers e via così fino a un inatteso regalo: parte You're my mate di Right Said Fred.
La cantano tutti, e mi sento un imbecille a non conoscerla. Mi rendo conto solo adesso che l’eredità del comunismo non va cercata nell’architettura e nei simboli, ma nell’anima di un popolo. Ed eccola qua l’anima negli anni novanta dei cecoslovacchi: un ragazzo pelato che canta una hit occidentale e il suo video allegro che parla di amicizia e divertimento mentre in Boemia tutto è fermo, mentre in Boemia tutto è immobile.
Anche ora c’è una strana euforia, tutti sembrano divertirsi, anche la ragazza dietro di me che balla con il cappotto addosso. Sarà che è gente fredda, sarà che non c’è il mare a Praga sarà che non ha i soldi per il guardaroba gratuito. Per fortuna che all’uscita un gruppo di ragazzi italiani burini ci chiedono di scattare una foto alle loro polo con il colletto in su e le cinture d&g: basta poco per sentirmi maledettamente a casa.
Dubcek direbbe che poteva andare diversamente e almeno lui ha fatto in tempo a vedere la differenza a volta astratta tra un regime imposto con i carri armati ed uno imposto più sottilmente col dollaro, i Mac Donald's, le multinazionali. In un negozio di giocattoli ci siamo comprati perfino la Skoda. La macchinina!
Per gli amici ho preso 10 confezioni di wafer Tatranky, pacchetti tipo Loacker ma molto più scadenti.
Abbiamo subito notato un marchio nemmeno troppo nascosto: Danone.
Ci hanno veramente preso tutto. Abbiamo davvero preso tutto.
1 Response to “Praga: sulle tracce degli Offlaga”