ovvero: Affinità e divergenze tra una capitale mitteleuropea e il Sottoscritto
- prima puntata -
IL VIAGGIO IN TRENO
Quando partiamo verso ora di cena dalla stazione di Venezia, il treno che ci è stato assegnato ci balza subito agli occhi per la pulizia e l'ordine. Non è ovviamente di Trenitalia ma delle ferrovie austriache, almeno per la carrozza che ci riguarda. Il tragitto da compiere per portarci in terra boema prevede il passaggio per l'Austria e l'Ungheria, di conseguenza il treno è un puzzle di vagoni di stati differenti che nel corso del viaggio vengono staccati e spostati come pezzi Lego secondo la destinazione da raggiungere. Rachele ha fatto i panini con il pan carrè e lo speck e per viziarmi ha comprato le bottigliette di CocaCola da mezzo litro con il codice per la canzone di iTunes omaggio ma ci scordiamo completamente e le buttiamo quando finiscono.
La notte è un susseguirsi di "pass kontrolle" e di Polizei che bussano svegliandoci intontiti cercando di capire se siamo noi o meno quelli sulle carte di identità. Ho meno capelli che nel 2003, devono averlo notato anche loro osservandomi attentamente ma mi lasciano accedere al loro paese senza ulteriori complicazioni. Il treno frena, inchioda, riparte, decelera, si inclina e traballa pesantemente e io sogno Kafka, il Vicolo d'oro e il salame Lovecky e discuto con Marx di architetture liberty rigirandomi nello spazio angusto di una cuccetta.
L'ACCOGLIENZA
Arriviamo alle 11 del mattino seguente nella stazione di Praga e la nostra prima angoscia è quella dei borseggiatori. Le guide turistiche sono piene di queste minchiate per spaventare i turisti ma la verità è che Praga non ha ne più ne meno l'aspetto di una innocua capitale est europea. Chiaro, non è bene girare con borselli colmi di denaro in bella mostra, ma un briciolo di intelligenza credo risieda in ogni turista intelligente. Giro vestito da pezzente per non dare nell'occhio ma mi accorgo ben presto che in giro son tutti fighetti e mi notano proprio perchè vestito male ma palesemente turista. Urge rimettere nello zainetto la guida di Praga per meglio celarmi.
I mendicanti ai lati dei marciapiedi sono proni come se stessero pregando rivolti verso la Mecca in realtà con umiltà tengono in mano un piattino per le offerte miserabilmente vuoto. Nonostante il tentativo di celare anni e anni di fatica comunista girano pochi soldi nelle tasche dei cechi che però non si fanno mai mancare un costoso cellulare di ultima generazione. Il negozio Vodafone in piazza San Venceslao è il primo esempio dei luccichini occidentali che hanno rapito il cuore dei ragazzi boemi: una grandeur degna degli italiani maneggioni tra sms e videochiamami. Perfino le boutique di abbigliamento sono grandi store di firme americane o straniere.
L'ARRIVO A CASA
Ci attende davanti alla porta un omone con i capelli biondo unto e gli occhiali. Indossa un cappellino di velluto e non sa una parola di inglese. Mentre ci mostra le stanze del nostro appartamento l'unica parola che pronuncia è qualcosa tipo un "taaac" che da rapide ricerche penso voglia dire "così". Ci mostra infine il termostato con cui regolare l'intensità del calore della stufa prima di andarsene: c'è un caldo opprimente li dentro così optiamo per spegnerla del tutto appena ci lascia soli con le chiavi. Nell'ora e mezza seguente succedono in rapida successione le seguenti cose:
- dovendo uscire fino a sera ci viene in mente che forse è bene non dover ritrovare pinguini che girano per la stanza e quindi è il caso di riaccendere la stufa
- non siamo capaci in alcun modo di farlo dopo aver pistolato qualche minuto temendo di far esplodere tutto
- Rachele chiama due volte il padrone parlando inglese e un po' arabo (in senso lato). Durante la seconda telefonata gli rivela che abbiamo combinato un pasticcio e non siamo più in grado di. Il padrone ci avvisa che manderà l'omone di prima a sistemare entro la mezzora seguente.
- uscendo per andare ad un cambio soldi nell'attesa il sottoscritto esce sul pianerottolo girando le chiavi nella toppa senza estrarle. Rachele attraversando l'uscio chiude la porta dietro di se' chiedendo solo s u c c e s s i v a m e n t e "hai preso le chiavi vero?".
- bloccati fuori di casa ci rechiamo a cambiare i preziosi euri con le corone ceche. Si tengono una bella quota di commissione ma sembra che sia la norma anche per alcune banche serie.
- rientrando a casa troviamo davanti alla porta l'omone che ci attende facendoci segno di aprire la porta. Spiegato a gesti che le chiavi sono dentro la serratura, ma all'interno, tira due bestemmie in cecoslovacco e si trasforma in Mc Gyver.
- estratto un cacciavite dalla tasca interna della giacca smonta completamente la serratura cercando di forzarla con una carta punti plastificata dei supermercati Tesco.
- fallito il primo tentativo ci abbandona sui gradini di casa e torna un quarto d'ora dopo con una cassetta degli attrezzi. Violata finalmente la porta con una tenaglia passa a risolvere il problema stufa con grande successo e nostro magno gaudio. Ci viene intimato, a gesti molto espliciti, di non spegnerla mai più.
Il nostro rapporto con la casa, riconciliato in quel momento, dovrà sottostare all'apertura e alla chiusura della finestra per regolarne la temperatura interna. Al di la di tutto resta però uno splendido bilocale ceco dei tempi che furono. Arredamento anni '50 italiani, corredi anni '70, esterno della fine del '400 prominente i mercatini della frutta e dell'artigianato locale su Havelska. Deliziosi peraltro: la frutta e la verdura costano pochi centesimi, ma non è di questo che ci ciberemo. La parola "Pivo" (birra) inizia a risuonare felice nelle nostre orecchie.
(segue...)
3 Responses to “Sarà che non c’è il mare a Praga”