Non so voi, ma io trovo questa pagina di appelli "vip" per la liberazione di Mastrogiacomo una colossale pagliacciata. Non solo inutile ma proprio tanto tanto imbecille.
UPDATE: Anche Francesco Totti, striker of A.S.Roma non è niente male.
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E' tutto un equilibrio sopra la follia
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Non so voi, ma io trovo questa pagina di appelli "vip" per la liberazione di Mastrogiacomo una colossale pagliacciata. Non solo inutile ma proprio tanto tanto imbecille.
UPDATE: Anche Francesco Totti, striker of A.S.Roma non è niente male.
Dopo averla menata in lungo e in largo per rincorrere giuovani band locali e mainstream, dopo una puntatina a Praga ed una a Venezia, dopo il cambio di abiti nell'armadio eccovi finalmente una nuova puntata del podcast tutta da ascoltare. E stavolta signori ne sentirete delle belle in compagnia di alcune voci ormai note da queste parti: oltre al sottoscritto ci saranno infatti Attimo, Simur e Matteom.
In questo numero:
Il mondo prima, nuovo singolo dei Tre allegri ragazzi morti
Quattro chiacchiere con gli Hard Times, giovanissimi e promettenti rocckettari della bassa
L'angolo della classica: quel geniaccio di Mozart, presentato da Matteo Musacci.
Le imprese dei ragazzi di Ferrara Nordkapp, a luglio in bicicletta fino in cima all'Europa
Le dolci poesie di Linda Morini, scelte e recitate dalla giovane compositrice ferrarese
Si ascolta e si scarica qui, oppure per i più smanettoni questo è il feed rss.
Ritengo che sia un bel post quello che hai scritto sotto. E non a caso te lo sei tenuto dentro, a discapito del festival, della caduta del governo e via dicendo. Ammiro questa cosa di doverne parlare, a prescindere dall’appeal della notizia. Quindi grazie per l’esempio.
Venendo al merito, non mi piace molto l’abuso del termine generazione, che utilizzi spesso, come se quella degli anni settanta fosse stata esclusivamente la generazione della rivolta. Conosco persone che gli anni settanta, pur avendoli vissuti, non li ricordano come anni di guerra: gente che non lottava per sovvertire la società, ma respirava il periodo di cambiamento, magari si arrabbiava, lavorava, lottava per i propri diritti e si divertiva. Dunque la “generazione armata” cui fai riferimento non può godere, a parer mio, di questa classificazione, e loro stessi! quelli della lotta armata, non si sentivano una generazione (anche se adesso magari lo pensano). Si rispecchiavano piuttosto in un’avanguardia di intellettuali, destinati (loro malgrado) a passare dalla teoria alla prassi. In altre parole, avrebbero voluto farsi generazione. In realtà erano una minoranza di persone, per quanto il numero complessivo di fiancheggiatori, terroristi, collusi, infiltrati e simpatizzanti possa oggi spaventarci. Questo per dire che i casi d’ingiustizia che denunci non possono essere derubricati così facilmente, proprio in quanto compiuti da una minoranza organizzata (e non da una generazione) che ha sferrato un attacco indiscriminato e senza precedenti allo Stato.
Non è il periodo post-resistenza per intenderci, dove il perdono generalizzato ha rimosso il peccato collettivo degli italiani, e nemmeno tangentopoli è paragonabile, perchè fare un reato contro lo Stato è il pane quotidiano della maggioranza degli italiani, che lo si voglia ammettere o no. Questo spiega la differenza del trattamento ricevuto. Nei primi due casi si è rimosso cinicamente una colpa collettiva (se tutti peccano, non esiste il peccato). Nel caso dei terroristi (minoranza colta che si è mossa contro lo Stato) la pena va scontata fino in fondo.
Dunque gli ex-brigatisti pagano fino in fondo, ma questo non è sbagliato, questa non è ingiustizia. Nel paragonare il facile esito di tangentopoli alle pene comminate ai terroristi, l’errore non è che i secondi scontino, ma che i primi non lo facciano.
E proseguendo nel ragionamento, quando i nostri ex-terroristi sono fortunati e la pena dello Stato si esaurisce, gli rimane tuttavia da scontare la pena aggiuntiva che gli infliggono gli italiani, per la loro diversità, per i loro delitti efferati, per il loro tentativo, fallito, di farsi generazione. Questa mi pare che sia l’ingiustizia di cui stai parlando.
Ed è su questo punto che, ancora una volta, non sono d’accordo con te.
Credo che la Giustizia sia solo quella dello Stato (comunque esso si incarni) e questa dovrebbe essere proporzionata e certa, giusta per l’appunto cioè la mediazione delle diverse opinioni espresse da chi è rappresentato da quello Stato. E questa Giustizia ha un problema ben più serio dei casi di ingiustizia popolare che citi nel tuo post. Parlo dei minorenni in galera, delle celle orribilmente affollate, della mancanza di medicine di base, d’igiene, delle offese alla dignità, di farmaci salvavita che non ci sono (o venduti sottobanco), di fiumi di droga, di violenza dietro le sbarre, dell’assenza di cure palliative, di burocrazia agghiacciante, dell’impossibilità a rifarsi una vita. Non è esattamente la stessa cosa, evidentemente, per le persone rosse e nere che citi, alle quali viene più o meno democraticamente impedito di collaborare con lo Stato. Queste persone hanno pagato il debito con la società (duro o morbido che fosse) e adesso lavorano, di norma hanno una vita intellettualmente ricca, alcuni partecipano anche del gossip, scrivono e fanno politica. Meglio per loro, rispondo, non esiste incompatibilità tra il loro passato, la pena scontata e quello che sono adesso. Ma tuttavia esiste un limite, e questo limite è dato dall’avere cercato di demolire lo Stato a colpi di pistola. Un reato commesso da un amministratore pubblico qualsiasi può prevedere il licenziamento e l’impossibilità per il condannato di entrare nuovamente nello Stato. Ritengo corretto tutto questo perchè l’amministratore ha tradito la fiducia dello Stato e i meccanismi di rappresentanza che ne costituiscono uno dei principali fattori di esistenza. Invece un terrorista (magari pure assassino), non appena scontata la pena, può diventare sottosegretario o collaborare con lo Stato, e da questo percepire uno stipendio. Nessuna fiducia tradita in questo caso: apparentemente non è successo niente. Niente. Questa, in effetti, è la vera ingiustizia.
Gli ex-terroristi, a parer mio, non possono essere perdonati fino a questo punto, perchè il perdono totale è identico all’assenza del perdono (e al prevalere della vendetta), dimensioni entrambe che rifiuto in partenza. Nessuna colpa perpetua dunque, niente ergastoli o pene di morte. Semplicemente l’ex-terrorista sconti la sua pena e non entri nello Stato e nelle sue istituzioni. E il semplice dipendente pubblico che compie reato, venga allontanato con ignominia, dopo aver pagato alla collettività per la fiducia tradita. Dunque quello che non funziona è la disarmonia tra il trattamento ricevuto dai primi e quello ricevuto dai secondi, ma non (come tu affermi) nella direzione di permettere agli ex-terroristi di accedere alle cariche dello Stato come i dipendenti pubblici corrotti, quanto piuttosto, io credo, nell’impedirlo a entrambi.
Quanto alla colpa infinita e alla riprovazione sociale che a quanto pare, colpisce queste persone, mi dispiace per loro, sul serio. Ma non si può pensare di poter sparare in faccia alla gente e poi immaginarsi che tutto sia come prima, questo è troppo comodo per la propria coscienza e per quella collettiva. Io a prendere l’aperitivo con un fucilatore fascista non ci vado, perchè la pochezza dei suoi argomenti, la banalità malvagia di aver compiuto quello che ha fatto non è cosa interessante ai miei occhi. Stessa cosa per chi ammazza un padre di famiglia in bicicletta sproloquiando su un dattiloscritto. No grazie, si becchino pure la riprovazione sociale e si sforzino di compiere fino in fondo, e fino alla fine, dignitosamente (visto che i mezzi intellettuali ce li hanno), le rispettive riflessioni personali, le parabole delle loro vite, loro che ancora ce l’hanno una vita. Altro che cariche nello Stato.
State bene, Cyrano.
Nelle ultime settimane le vicissitudini della politica nostrana hanno oscurato un dibattito che avrebbe meritato più attenzione. Dopo l'azione del Ministero degli Interni contro le nuove Brigate Rosse, che ha portato all'arresto di 19 presunti militanti, la settimana successiva due fantasmi del passato sono tornati all'attenzione delle cronache. Prima Susanna Ronconi, ex brigatista, è stata costretta alle dimissioni dalla Nuova Consulta Nazionale sulle tossicodipendenze, presentata dal Ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero, mentre qualche giorno più tardi Renato Curcio è stato al centro di una polemica con il sindaco di Bologna Sergio Cofferati, che aveva bollato come inopportuna la sua presenza a un convegno su tematiche del lavoro organizzato da un centro sociale. L'ideologo e fondatore delle Brigate Rosse è stato 30 anni in carcere (5 in stato di semilibertà e 5 con la condizionale) e da diverso tempo ormai è tornato a occuparsi di sociologia, materia in cui si era laureato a Trento. Dirige con discreto successo la piccola casa editrice Sensibili alle foglie, che pubblica in particolare trattati sulle dinamiche lavorative ed è fuori dal dibattito politico e dai salotti televisivi a differenza di altri cattivi maestri.
Ma quello della Ronconi e di Curcio non è il primo caso in cui ex terroristi sono stati accusati di essere tornati a una vita normale. Sergio D'Elia, ex esponente di Prima Linea, c'era già passato. Eletto deputato nella Rosa nel Pugno, nominato segretario della Camera, si era trovato davanti un muro d'indignazione. Questo all'epoca fu il suo commento: "Sulla nostra fedina penale c'è ancora scritto fine pena: mai. E' una pena perpetua, extragiudiziaria, extra costituzionale, da scontare vita natural durante. Vale per noi ex terroristi, ma anche per il detenuto ignoto".
Questa è invece una parte delle lettera di dimissioni della Ronconi. Sono riportati solo i passaggi in cui emerge il suo stato di malessere di fronte alla società che la rifiuta:
"Le ragioni di questo passo - che compio con grande personale fatica - risiedono in una lunga serie di episodi che per mesi hanno dato vita a una prolungata, accanita, pesante campagna mediatica e politica condotta da esponenti politici bipartisan di questo Paese, contro questa nomina, in ragione dei miei trascorsi di militante della lotta armata negli anni ’70. [...]
Per alcuni mesi, nonostante questa battente campagna, ho ritenuto non fosse giusto e opportuno rinunciare a un incarico che mi consentiva di dare, insieme a molti altri, il mio contributo tecnico al suo Ministero, nel momento in cui si profilava una tanto attesa stagione riformatrice: le discontinuità con quel mio passato, la pena espiata e il mio presente di impegno professionale e sociale, confortati dallo spirito e della lettera della nostra legge costituzionale, mi suggerivano l’idea che nella Consulta io non fossi fuori posto. [...]
E tuttavia, preferisco la strada delle dimissioni, non volendo in alcun modo vestire i panni del casus belli per ulteriori pesanti e strumentali attacchi politici. Sono consapevole, e immagino lo sia anche lei, di quanto questa sconfitta, che è politica e culturale, rischia di pesare nel futuro non solo nei miei confronti, ma anche di tante altre persone, segnata com’è da una così forte affermazione di una cultura che non esito a definire di vendetta senza fine".
Che fare con gli ex terroristi? E' giusto permettergli di reinserirsi nella vita di tutti i giorni oppure il marchio infame di assassini dovrà accompagnarli per sempre? La generazione degli anni settanta, seppur macchiata di fatti gravissimi, è probabilmente l'unica ad aver pagato per i reati commessi. Prendiamo i casi Mambro e Fioravanti, i mostri, gli assassini per eccellenza. Qualche anno fa venne duramente contestata la scelta di invitarli a un convegno di un nuovo movimento di giovani che stava nascendo. Signori, di fronte all'assassinio, all'omicidio politico, all'agguato mortale non ci sono giustificazioni, sia chiaro. Questa non vuole essere l'arringa difensiva di nessuno. Ma queste persone, giovanissime, hanno fatto una scelta precisa: diventare dei soldati e rinunciare a vivere. Prendiamo la storia personale di Francesca Mambro. Rinunciò all'amore, a una vita normale fatta di passeggiate in centro e vacanze al mare. Ha scelto di combattere (nella maniera distorta che credeva giusta), di non passare il Natale in famiglia e di sparare in faccia a ragazzi della sua stessa età, in maniera atroce e disperata, non mostrando mai il benché minimo pentimento.
La Mambro ha pagato e sta pagando per i reati commessi. Così come Curcio, Fioravanti e tutti gli altri protagonisti di quella generazione maledetta che tanto sangue ha provocato nella storia recente del paese. Oggi che tipo di contributo possono dare queste persone? Il valore della loro esperienza di vita può essere utile a capire cosa non funzionava, perché hanno deciso di annientarsi come individui in nome di una rivoluzione, che in cuor loro sapevano che non sarebbe mai arrivata?
Possibile che in Italia la riabilitazione è concessa solo a chi ha infangato la storia politica di questo paese durante tangentopoli? Ci troviamo di fronte a un paragone forte perché, come già detto, davanti all'omicidio cade ogni tipo di ragionamento o discorso. Ma rubare soldi pubblici a volte può aver significati più profondi: malati terminali che non hanno trovato posto in ospedale, padri di famiglia che sono stati licenziati perché la propria ditta aveva perso quell'appalto, trasfusioni con sangue infetto, bilancio statale disastroso che ha portato a tasse fuori controllo, prezzi alle stelle, crolli in Borsa. Tutti fattori che non hanno permesso la nascita di nuovi nuclei familiari. Tutti fattori che hanno portato a morti indirette, a bambini mai nati, a depressione e suicidi.
I terroristi li abbiamo visti sbagliare, pagare e ammettere con coscienza di aver provocato dolore. Gli altri, i politicanti in doppio petto che fanno contare le banconote nella bustarella al proprio sottopancia, invece, sono sempre vittime prima di questo o poi di quell'altro. L'ultimo caso di corruzione riguarda la Regione Lazio. Nel computer dell'ex assessore Gargano è stato trovato un file con la lista delle ditte e il nome del consigliere amico che le presentava. Le X invece indicavano i milioni di euro che sarebbero arrivati in caso di vincita dell'appalto. Tutto questo ha portato a una situazione catastrofica nel debito della Sanità. Ma dalle persone coinvolte (Gargano è solo un esempio dei tanti) non arriverà pentimento. Anzi, ce le ritroveremo candidate alle prossime elezioni. Così come Previti, così come Dell'Utri.
Personaggi pronti a regalarci le loro esperienze di vita, a raccontarci qual è la loro scala di valori facendo ben vedere il dente d'oro custodito nel loro sorriso ipocrita. Entrano nelle nostre case attraverso la televisione, incidono in maniera determinante sulle nostre vite. Eppure con loro non andrei mai a pranzo insieme, mentre con un ex brigatista sì. Perché se al momento del conto dovesse insistere per pagare lui, non chiederebbe la fattura per poterla scaricare.
Questa è una scenata”. Sono le prime parole che aprono il libro di Silvia Ballestra. Un libro che non vuole fingere di essere un trattato, che non vuole essere l’ennesimo manifesto femminista post-movimento. Si tratta semplicemente di sdegno, di senso di impotenza. Sentimenti che non solo riesce a trasmettere così bene, parola dopo parola, ma che accompagnano la vita della maggior parte delle donne che riflettono sulla propria condizione. Perché, inutile negarlo, per quanto si possa parlare di emancipazione femminile, non è che uno specchio per le allodole.
Si tratta di mera illusione, spesso accompagnata da un comportamento svilente delle donne contro se stesse. Per spiegare meglio questo concetto, la Ballestra si sofferma fortemente sul carattere commerciale del corpo della donna. Fa riflettere sui concetti base che ogni persona con un minimo di coscienza della società, sa perfettamente: la donna è ancora considerata la “femmina oggettino-sexy senza cervello” ma non solo. E’ la donna stessa a voler essere considerata tale, sognando di sgambettare in televisione in mutande, in mezzo a uomini ben vestiti.
Le donne sono sfruttate, usate, ridotte a carne da macello. Le donne ancora sottomesse, ancora piccolo oggetto di divertimento di un mondo tutto fatto al maschile.
Ma questa scenata non è solo una parvenza di isterismo femminista. L’autrice snocciola un dato terrificante. Dato che è davanti ai nostri occhi, notizia dopo notizia, cronaca nera dopo cronaca nera: è in atto un enorme massacro di donne. E non si riferisce a paesi come l'India, dove la donna, in effetti, è ancora vista come una bestia. Bensì all’ Italia, all’Europa.
A parte il numero impressionante di violenze domestiche (donne picchiate dal marito, per esempio), si sofferma sui numerosissimi casi di parenti (padre/cugino/fratello e via discorrendo) che uccidono le proprie mogli, figlie, fidanzate. E lo fanno per un semplice motivo: il possesso.
La donna muore perchè si ribella, perchè sceglie un altro uomo, perchè tradisce. "Ero geloso, quindi l'ho uccisa". Scusante che non aggrava il caso, ma che porta a uno stato di comprensione per il poveruomo che ha massacrato. Non per la vittima, che diviene quindi mero spettacolo macabro, ma per l'assassino.
Silvia Ballestra, nel suo libro, menziona dati ben precisi. Numeri. E proprio l'uccisione è la causa primaria di morte per le donne. Sembra incredibile. Non solo. Questa società ipocrita e maschilista ha trovato un capro espiatorio. Chi violenta e uccide le donne? Marocchini, Albanesi. Il Diverso uccide. Eppure lo stupro è sempre stato sport nazionale. Eppure i dati parlano chiaro: il novanta per cento delle violenze le donne le subiscono in famiglia. Da persone che conoscono molto bene. Dal proprio marito, insomma. Spesso, ci limitiamo ad ascoltare il caso del giorno, pensando che si tratti, appunto, di un caso. Poco importa se siano atti ripetuti, non riflettiamo mai sulla sistematicità ma soprattutto sulla legittimità della cosa. Le donne vengono uccise e pensiamo che, in fondo, se la siano cercata, sottomettendosi a un uomo padre/padrone. Fino a quando non accade a qualcuno che conosciamo bene. E, a quel punto, ci rendiamo conto dell'impotenza. Nostra e sua.
Una scenata spaventosamente lucida e diretta, che non lascia spazio ai dubbi. Le donne, in questo mondo occidentale così avanzato, sono ancora schiave.
Sto parlando con te. Sì, proprio con te, è inutile che ti guardi intorno. La forma spesso cambia, ma la sostanza resta identica. Non importa che tu sia un giovanotto con gli auricolari a volume massimo, un adulto in automobile o un anziano in bicicletta. Sta di fatto che sei un idiota. Un grandissimo idiota. Ti vedo spesso in giro per Ferrara e volte ho la terribile voglia di venirti addosso... in fondo avrei pure ragione ma passerei dei guai inutili. Non suono nemmeno il clacson per non sprecare energia su gente come te. La cosa che proprio non comprendo è perché tu lo faccia. Seriamente, spiegamelo perché io proprio non lo capisco. Non hai assolutamente fretta, lo dimostrano i fatti immediatamente successivi: continui a camminare a passo lento sul marciapiede, oppure tieni la seconda marcia per mezzo chilometro, oppure le ruote della tua bicicletta continuano ad andare piano come la rotella di un vecchio contatore del gas. Comunque sia lo fai, sfidi il sistema, ti prendi gioco delle regole e della società. Non imparerai mai l'educazione, in fondo sei un italiano proprio come me.
Cara Rachele, eccoti le mie scuse. Ero recalcitrante in privato, perché sono timido e anche un po' orgoglioso ma bisogna riconoscere che quando si esagera arriva un momento in cui bisogna mettere da parte un comportamento e con pazienza provare a ricostruire un rapporto. Abbiamo fatto insieme più cose belle di quante entrambi siamo disposti a riconoscerne in un periodo di turbolenza e di affanno. Ma finirà, e finirà nella dolcezza come tutte le storie vere.
Le mie giornate sono pazzesche, lo sai. Il lavoro, lo studio, gli spostamenti e le prove (in tutti i sensi) della vita che non finiscono mai: una vita frenetica. La tua dignità non c'entra, la custodisco come un bene prezioso nel mio cuore anche quando dalla mia bocca escono male parole o pensieri tristi e a sproposito. A conti fatti non è il caso di impuntarsi sulle sciocchezze: le cose belle che ci accomunano rendono la vita con te più colorata e felice e sono sicuro sapremo crescere assieme nel rispetto e nella serenità che ci meritiamo. Scusami dunque, te ne prego, e prendi questa testimonianza pubblica di un orgoglio privato che cede alla tua collera come un atto d'amore. Uno tra tanti.
Un grosso bacio e un bicchiere di spritz, quando lo vorrai.
E.
(Certo che vi sembra di averla già sentita da qualche parte, ma con opportune modifiche lo stile mi pareva adatto alle circostanze :-p)
(un ufficio è in penombra)
- Fammi capire...
- No, Tex, senti...
- ... I morti ammazzati sì e...
- Shhhhh, tu la devi smettere di ragionarci su. È necessario: pensa solo a questo. Sei un professionista, no?
- Sì, ma...
- E allora non cercare di vederla come non è. Svolgi al meglio la tua professione, al resto pensiamo noi...
(l'uomo si alza in piedi per andare a raccogliere un mazzo di carte da gioco da una mensola. E' oscenamente grasso.)
- Io sparo alla gente Lele... Voglio dire, sono un pistolero. Un eroe del West. Come possono pensare che...
- Lo pensano eccome! Esci dal personaggio, prova a guardarti con gli occhi degli altri e rifletti. Hai visto quanto si sono fatti bacchettoni, tutti quanti? È l'Italia, baby... E tu hai un nome straniero, ma sei più Italiano dei Pooh.
(Ride sguaiatamente. Gli si accende un segno rosso al centro esatto della fronte. Una specie di V rovesciata)
- ...
- Coraggio, in fondo si tratta solo di...
- No Lele, tu non capisci...
- Senti, ti sono sempre stato vicino. Oppure no? Ti ho difeso dagli animalisti, dai revisionisti storici, dai critici ciechi ed ossessivi. Ti ho difeso perfino dall'indifendibile, quando ne dicesti una di troppo a Calamity Jane e l'esercito delle femministe ti si scagliò contro. Non ti ricordi, forse? E vogliamo parlare della crisi depressiva, quando uscì Dylan Dog?
- ...
- Ti starò vicino anche questa volta. Vedrai che andrà tutto bene, Tex.
- ...
(Tex ha diversi anelli intorno alle dita e una giacca di lino leggero. Porta stivaletti marroni con cuciture a vista e fibbie. Ha tutta l'aria di un uomo che ha appena passato qualche ingombrante guaio. Resta in silenzio mentre sembra pensare)
- E' solo una campagna anti-fumo. Ne hai viste di peggiori in vita tua, vecchio mio...
- La vita è troppo breve per fare a meno della nicotina...
(Lele ha tirato fuori le carte da gioco dall'astuccio e se le lascia scorrere da una mano all'altra con la perizia di un prestigiatore)
- Sfondi una porta aperta ma, come si dice, vediamo di fare di necessità virtù. Mettiamoli a tacere, facciamo posare il polverone e poi vediamo che succede.
- Dove s’è mai visto un pistolero senza vizi? Un eroe del West senza nuvoletta di fumo intorno... E' una questione di stile, non capisci Lele? Uno come te dovrebbe come minimo... E poi, che cazzo: possibile che arriva il primo bollito del Moige, o quello che è, e decide per me? Non si potrebbe fare qualcosa, andare al Sindacato, una cosa simile...
(Lele serra un pugno intorno al mazzo di carte. Un asso di cuori, un tre di fiori, e un sette di picche scivolano via e si posano sul pavimento. E' Tex a raccoglierle)
- Tex! Il Sindacato è corrotto da venticinque anni: ti sei dimenticato quello che hanno fatto a Lucky Luke? A lui e al cavallo? Fottuti entrambi, adesso lo sai come si sono ridotti, no? A fare le controfigure in produzioni di quart'ordine. E' questo che vuoi? Perché se è questo che vuoi, sei liberissimo, fai pure...
- Ma...
- Ma niente! Il Sindacato è l'ultima spiaggia dei bolliti senza futuro. Tu sei il mitico Tex Willer! Cazzo, ho visto con che macchina sei arrivato qui: e guardati come sei vestito. Vuoi continuare a vivere così, oppure vuoi rovinare tutto per una guerra di principi? Se uno come te si rivolge al Sindacato, il Sindacato lo brucia. E' la regola: quelli vanno matti per fare fuori i "vecchietti". Hanno i tavoli pieni di raccomandazioni, non vedono l'ora di procedere con i rimpiazzi. E tu sei in cima alla lista...
(Tex si prende qualche secondo per pensare. E' un uomo fatto che non è abituato a pensare. Puro istinto nella vita, come nella finzione)
- Però si ci pieghiamo sempre, va a finire che non avremo mai reale potere. Guarda che fine hanno fatto Tom e Jerry, e per una ragione identica alla mia! Oppure Batman, Spiderman: tutti venduti alle multinazionali del cinema... Oppure in pensione.
- Tex! Tex! Non sai quel che dici! Quella è gente con i jet privati. È gente con i coglioni quadri. Lasciali perdere, chi ti ha inculcato tutto questo idealismo? Siamo qui per fare affari e per fare affari serve lavorare con le persone giuste. A quello penso io, tu ti devi solo rendere vendibile: e per essere vendibile, oggi, occorre che la smetti con quelle cazzo di sigarette, porca troia!
(Lele impreca sbattendo entrambi i piedi per terra. Indossa pantofole consumate e ha caviglie gonfissime)
- Sì ma non sono eroi del West, capisci? E' una questione di struttura iconografica, di...
- Struttura cosa?
- Di immagine, mi segui? Leveresti mai il mantello a Batman?
- Se servisse per farlo continuare a lavorare, certo. Glielo strapperei via con queste mani. Ma purtroppo Batman non è un mio cliente...
(ride di nuovo, ma stavolta si vede che non è del tutto convinto che la cosa sia così divertente)
- ...
- Vedi Tex, è il business. Le cose devono essere vendibili, lo capisci questo? Hai mai sentito qualcuno fare le pulci a qualcosa di gratuito? No. Tu sei una merce vendibile. Ergo, devi rispondere a dei requisiti. E questo sai che significa?
- Che non devo fumare?
- Che non devi fumare! L'hai detto.
- Cazzo di vita...
- Andiamo, amico...
- Te li ricordi i bei tempi?
- Ma sì. Vedrai che le cose si aggiusteranno. Lasciamo che la tormenta ritiri...
(Tex si guarda intorno: ha le sopracciglia ritoccate e la pelle resa perfetta da qualche lavaggio particolare. Nell'ufficio è sempre più buio)
- ... Nessuno si sognò di dire nulla per quella roulette russa con Oswald Brenton. Ti ricordi? Dio, che momenti. Lì nel villaggio fantasma. Nessuna controfigura, niente di niente: solo io e Oswald. Un colpo per uno. Altro che "Il Cacciatore". Lo sai cosa mi fa Michael Cimino? Qualcuno ha mai detto a lui quello che doveva fare o quello che non doveva fare?
(Lele capisce che la situazione è in stallo. Solleva a fatica la sua enorme mole e prende per un polso l'amico Tex. Gli fa oscillare davanti al naso il mazzo di carte da gioco. Poi va ad accendere la luce)
- Vieni fratello. Facciamoci una mano...
- Solo se mi fai fumare, cazzo.
- Se vinci...
- Avrei dovuto immaginarlo, quando mi cambiarono il nome in Willer, che la mia carriera sarebbe stata segnata dai censori.
- Avanti, Tex Killer non si poteva sentire...
- Però è quello che sono, Lele. Un killer. Ammazzo a sangue freddo. E' quello che la gente vuole vedere: i ragazzini ci si sono rotolati dentro per generazioni. E adesso...
- Calmati, calmati...
- Due carte per me...
(Giocano. Lele è concentrato con i suoi pochi capelli rimasti gelatinati e tirati indietro. Tex siede di lato rispetto al tavolo intorno a cui si sono accomodati: non fa altro che guardarsi intorno. Le pareti sono piene di fotografie incorniciate, gente famosa, belle donne)
- Hai mai provato i cerotti?
- Anche le caramelle alla nicotina. Niente...
- Hai un viziaccio del cazzo, Tex.
- Senti chi parla...
- Il mio non uccide.
(Si mette una mano sul pacco e lo strizza come se gli scappasse da pisciare o come se una terrificante infezione lo stesse facendo prudere come non mai)
- La vita uccide, Lele! A che serve avere il viso di Gary Cooper, i soldi di un divo di Hollywood, il carisma di un Kennedy, se il tuo personaggio non può permettersi una sigaretta? Lo trovo fuori dal mondo...
- Lo sai come funziona nei fumetti. Sono tutti politically correct...
- I politici non fumano forse?
- Andiamo, hai capito...
- Fanculo, neanche più il poker mi assiste... Doppia coppia.
(cala giù una mano pallida)
- E' il karma...
- Il cosa?
- Il karma...
(Lele raduna le carte in un nuovo mazzo e prende a mischiarle. Mastica continuamente emettendo un rumore liquido. Sembra stia maciullando e ingerendo brani della sua stessa lingua)
- Che diavoleria è mai questo karma?
(Tex nota per la prima volta le mani del suo agente. Sono minuscole, grasse e preda di quella malattia dei vecchi, quella che schiarisce la pelle in più punti. Una cosa brutta a vedersi. Willer si domanda che ne sarà di lui. Che ne sarà di tutto quanto)
- Si vede lontano un miglio che il tuo karma è negativo, Tex.
- Ti sei messo a fare l'oroscopo?
- Sarai anche un grande fumetto e un formidabile pistolero ma su questo argomento lascia dire me. Il tuo karma fa schifo, e tutto quello che fai ne è influenzato. Anche il poker, vedi? Rilassati: sono solo sigarette. Chiudiamo altri due o tre contratti e poi cercheremo di fare sentire le nostre ragioni...
- Cerchiamo, nostre... Parli per tutti i e due ma sono soltanto io a dovermi sottoporre a questi sacrifici...
- Sei tu la celebrità... Vuoi fare cambio?
- Ogni tanto ci penso...
(Lele ridà le carte. I due prendono a studiarle)
- Va là, Willer...
- Massì, sentimi un po'. La mia storia ormai l'ho fatta. Ho conosciuto l'apice, ma i western, dai... Chi è che si guarda ancora i western?
- Io li guardo...
- Allora lo sai che non s'è mai visto un pistolero senza sigaretta in bocca...
- ...
- ... E' un tris, quello?
- Già...
(calano le carte)
- Peccato Willer... Io ho poker.
- 'Fanculo.
- Kit Carson che dice?
(Tex solleva gli occhi e guarda molto attentamente il suo interlocutore. Resta in silenzio per qualche secondo, poi abbassa le difese. Comincia a servire le carte come sognando)
- Kit...
- Già.
- Lo sai com'è lui.
- Com'è?
- Sta sempre a casa. Guarda la televisione. Torno a casa la sera e lo trovo davanti alla televisione.
- Lui fuma?
- Tutti fumiamo...
- E...?
- Dice che non gliene frega nulla.
- Vedi?
- E' più grande di me. Vorrei vedere lui se la farebbe così facile con una ventina d'anni in meno di sigarette...
- E' tanto più vecchio?
- Già.
- ...
- A che stai pensando?
- Niente! Siete una coppia talmente stramba. Che fai con quelle carte, te le vuoi portare a letto?
(Tex osserva le carte nella propria mano. Poi le deposita sul tavolo)
- Senti, non mi va più di giocare.
- Andiamo, vediamo cos'hai...
- L'unica cosa che ho è voglia di fumare. Tanta.
- Fuma! Qui puoi farlo...
- Non tentarmi. Se devo smettere, allora tanto vale che...
- Butta giù quelle carte.
(buttano giù le carte con uno schiocco. In qualche casa vicino, forse al piano di sopra, suona un campanello. Si sentono dei passi. Poi un frastuono di voci)
- Ah-ah!
- Cosa?
- Quello è un full!
- Certo che è un full...
(Tex mostra orgogliosamente la sua mano, come se avesse un minimo di merito)
- Vedi che avevo ragione?
- Cosa?
- Il karma!
- Il...
- Ho fatto un esperimento, non te ne sei accorto?
- Lele...
- Come ho nominato Kit e come tu ne hai cominciato a parlare ti si è illuminato il viso. E con lui il karma. E, tac, eccoti il full in mano. La positività, Tex, la positività!
- Porco giuda, Lele...
- ...
(Tex ricomincia a mischiare le carte. Poi si ferma, le posa e se le dimentica)
- Comunque stiamo pensando di andarcene...
- In che senso?
- Kit ed io...
- Andarvene?
- Sì...
- Come sarebbe a dire: andarvene?
- Anche per questa storia della campagna antifumo. Ci ha sconvolti, Lele. Al di là del mio vizio, al di là di tutto. Ci ha sconvolti vedere come il divo più grande diventi nulla nelle mani della politica.
- Andiamo, Tex. E' da quando ti cambiarono il nome che è così. L'hai detto tu stesso...
- Sì, ma...
- Spiegami questa storia. Perché volete andarvene?
(Lele si tira indietro sulla sedia. Trovato il giusto equilibrio accavalla le gambe)
- A Kit non gliene frega più niente di tutta questa roba. Vuole smetterla con il fumetto, vuole farla finita col West. Dice che gli fanno male le ginocchia e ormai è troppo abituato alla Jaguar per tornare su un cavallo solo. Gli piace avernee diverse centinaia a disposizione, adesso...
- ...
- Abbiamo tanti di quei soldi da parte... E poi lo sai come funzionano certe cose all'estero...
- Tex...
- In effetti Lele, è questo il motivo per cui sono venuto qui.
- Cristo santo.
(si mette le mani sulla faccia. Quelle mani maculate)
- Non ti sto abbandonando, è solo che dopo quasi sessant'anni, è forse il caso che io metta la testa a posto. Che noi mettiamo la testa a posto. Un amico di Kit dice...
- Signoreiddio.
(parla da dietro le mani chiuse)
- ... Dice che potremmo avere un futuro nel mondo della televisione.
- Tutti lì andate a finire, voialtri...
- Molti sarebbero interessati. Non solo in Italia. L'impegno sarebbe il minimo e i guadagni ottimi. Di soldi non abbiamo bisogno, ma potremmo sempre investire in azioni o...
- Tex, dio del cielo, hai passato una vita, avete passato una vita, a sparare agli indiani, a inseguire diligenze e a scoprire misteri. Non sai fare altro! Quell'amico di Kit deve essere un genio se è riuscito a convincervi...
- E' una scelta che abbiamo preso insieme... Di comune accordo. Come tutte le altre cose della nostra vita.
- Come no...
- E' che con i DiCo sembrava finalmente che... Almeno un minimo... Poi invece... Bé lo sai com'è andata a finire.
- Tex, hai pensato a cosa dirà la gente?
- A proposito di?
- Ma di voi due, cazzo! Sono impazziti per un pacchetto di sigarette, cosa credi che succederà quando tu e il tuo amichetto ve ne andrete in Spagna o dio solo sa dove, a fare cosa poi? Sposarvi? Magari pensi di crescere con lui tuo figlio? Eh? Bene, bravo, vediamo cosa succederà quando sarà palese che Tex Willer e Kit Carson si inchiappettano a vicenda!
- ...
- ...
- ...
- Scusami Tex...
- Senti, me ne vado...
- Dimmi solo...
- ...
- E' una decisione già presa?
- Non lo so ancora...
- Avresti dovuto avvisarmi prima...
- Da quando ci hanno censurato gil utimi volumi a colori... Da quando mi hanno tolto letteralmente le sigarette dalle dita. E' stato da lì che ho... Che abbiamo cominciato a rifletterci e...
- Tex?
- ...
- Cosa farai? Come vivrai?
- Giorno per giorno...
- ...
- Basta con tutta questa merda, Lele. Queste pagliacciate: è finita per noi. Lo spettacolo è finito. La polvere s'è posata, cazzo. Non esiste più neanche un bambino che dica ad alta voce "Per tutti i diavoli" senza essere preso per il culo dagli altri per questo.
- Ma ascoltami un attimo: hanno provato a fare la radio con te ed è andata male. Ci hanno provato perfino col cinema e non ha funzionato: tu non sei niente fuori di quelle pagine!
(alza la voce)
- Lo posso sopportare...
- ...
(Tex è in ascensore. Sta parlando al telefono e si guarda allo specchio. Sembra Gary Cooper vestito da Beckham. Non fa altro che annuire nella cornetta. Si guarda ancora e sorride. Dice qualcosa a bassissima voce. L'ascensore arriva al piano e lui ne esce, attraversa il grande atrio, fa un cenno al portiere e raggiunge la sua Maserati magenta. Il cicalio dell'antifurto va volare via due piccioni. Resta fermo in macchina, con la fronte appoggiata sul volante. Sempre al telefono, sorride ancora. Annuisce)
- Ci vediamo stasera a casa, Kit.
(mette in moto e lascia scaldare il motore prima di partire. Guida lentamente per strade che conosce. Svolta dove deve svoltare, accende la radio e si ferma sull'ultima sgradevolissima canzone di Tiziano Ferro. Pensa che in fondo pure Mefisto s'è messo a scrivere canzonette per giovani cantanti di buone promesse. Pensa a un sacco di cose mentre guida. Poi gli squilla il cellulare, è un sms. Prende il telefonino in mano, butta un occhio alla strada. Preme un tasto o due e infine legge. Sorride di nuovo, stavolta scopre anche i denti. Mette via il cellulare e torna a guardare la strada... Accelera un po')
- Che scemo...
(lo dice alla strada deserta, mentre un'erezione gli si forma nei pantaloni di lino)
Con questo post fanno 2100 interventi da quando nel 2003 questo sito è aperto senza discontinuità. Aggiungendoci il centinaio di pezzi scritti negli anni immediatamente prima ne esce qualcosa di impressionante, ma penso che qualsiasi blogger potrà pensare lo stesso del proprio "orticello".
Più passa il tempo e più mi chiedo quanto ci vorrà un domani, per rileggere tutto quello che abbiamo scritto, per vedere com'eravamo all'epoca, per far sorridere i nostri nipotini con le buffe riflessioni del nonno quando era giovane. Mi vedo in un futuro ipotetico con un grande libro bianco sulle ginocchia mentre sfoglio pagine e pagine di appunti, di storia, di vita vissuta. Il logone giallo al centro della copertina e una breve prefazione subito dopo. Copertina rigida, cartonata, come per gli album delle cose belle da tenere in libreria. Migliaia di post stampati e impaginati. O forse un disco che contenga tutto da leggere sulla tv del salotto che verrà? Basteranno due o tre anni per leggere tutto come una biografia enciclopedica dei tempi che furono?