Stalking (un post che dovevo fare da quasi 4 anni)

"Il termine stalking deriva dal linguaggio tecnico della caccia e si può tradurre in italiano con fare la posta. Tale termine indica un insieme di comportamenti (ad es. molestie, minacce, pedinamenti, telefonate indesiderate) ripetuti ed intrusivi di sorveglianza e di controllo, di ricerca di contatto e comunicazione che una persona compie nei confronti di una “vittima” che risulta infastidita e/o preoccupata da tali attenzioni e comportamenti non graditi."

Il racconto che segue è la storia, finalmente trascritta dopo anni di racconti verbali ad amici e conoscenti che già la conoscono in parte, di uno strano comportamento che qualche anonimo sta tenendo con il sottoscritto da ormai oltre 4 anni. Nessuna minaccia di morte, di violenza fisica o verbale, nessun sopruso particolare: ricevo squilli anonimi (e non solo). Embè, direte voi, dove sta il problema?
Il problema nasce dal fatto che scherzo o meno che sia, non si è mai visto nessuno al mondo prolungare un divertimento simile per oltre 4 anni peraltro avendo premura di farmi uno squillo appena accendo il telefono al mattino, curando quindi il mio orario di sveglia, e uno verso sera, con una costanza micidiale. Ma veniamo al racconto di ciò che è stato, perchè l'Anonimo/a è stato in passato ben più brillante e fantasioso. Messaggi anonimi dalle cabine, chiamate strane e via dicendo... Se avrete la pazienza di seguire tutta la storia mi piacerebbe sapere da voi un parere, un consiglio, un qualchecosa. Qui non si sa più dove sbattere la testa.
Tutto ebbe inizio nel lontano 2003...


...quando ricevo il seguente messaggino sul cellulare:

CIAO_SEI_MOLTO_SIMPATICO_E_MI_PIACI_ANCHE_TI MANDERO'_ALTRI_MESS_BYE

Sono le cinque del pomeriggio del 29 gennaio e il numero di provenienza è quello di una cabina telefonica di Ferrara. Il contenuto è chiaramente idiota: il tipico scherzo da ragazzini scritto peraltro in una forma che lascia poco spazio ad altre interpretazioni. Assai poco turbato me ne dimentico in fretta.
Ma ecco giungerne un altro pochi giorni dopo, il 1 febbraio:

CIAO_VOLEVO_MANDARTI_1_SALUTINO___TI_PENSO_SPESSO@@

Stessa mano del precedente, stessa difficoltà a digitare lo spazio tra una parola e l'altra, che constaterò più avanti essere davvero incasinato premere rispetto l'underscore ( _ ). Cambia il numero della cabina, cambia la zona di provenienza della mia città.
Passano quasi due settimane poi di nuovo torna alla carica:

CREDEVI_CHE_MI_FOSSIDIMENTICATA_D_TE___CIAO_EUGENIO_

Nuovo cambio di cabina telefonica, questa volta da un quartiere periferico. Appena due giorni dopo ecco arrivare l'appuntamento idiota per eccellenza: San Valentino.

Ciao Eugenio Buon S. Valentino Un Bacio. Ti penso. XXX

Torna alla cabina del secondo messaggio, questa volta nel mentre ha studiato un po' e ha imparato a digitare correttamente sulla tastierina di ferro. La sequenza si interrompe qui: forse il gioco non vale la candela, forse si dev'essere ricreduta innamorandosi perdutamente di qualcun'altro o molto semplicemente l'autore dello scherzo ha pensato di piantarla senza svelare il mistero. E sarebbe tutto davvero finito a questo punto se non fosse che mesi dopo, nel torrido inizio di luglio, arriva una strana telefonata a casa mia.
Nel mentre io mi trovo con il fedele bardo Attimo (in un insolita veste di aiuto tecnico :-p) in quel di Italba Adriatica, in sperduta campagna a quasi 60 km da Ferrara, per riparare un computer alla figliola di un contadino, in quella che probabilmente è stata la riparazione di un pc più a casa del diavolo che ricordi. Comunque. Arriva questa telefonata e risponde mia madre: si presenta una ragazza semi sghignazzante con accento straniero (di dove non ci è dato sapere dai racconti) e scusandosi per il disturbo chiede di parlare con me, chiamandomi per nome, in quanto sua sorella che è con lei li al fianco è perdutamente innamorata del sottoscritto e quindi vorrebbe in qualche modo parlarmi. Mia madre abbozza, spiega che non ci sono e di richiamare se proprio necessario, poi chiama me, che nel mentre sto tornando a casa e mi trovo in una strada sterrata a combattere con il polverone sollevato dalla mia Fiat Uno.
- Conosci una certa Francesca? Ti ha chiamato poco fa a casa - mi chiede.
- Uhm...a parte mia sorella no! - scherzo io.
- Dice che era al liceo con te...in un'altra classe. Sua sorella dice che è perdutamente innamorata e che deve parlarti...insomma ma che voleva?
- Non lo so mamma, non ho la più pallida idea di chi fosse. - taglio corto.

Effettivamente non ricordo alcuna Francesca dei tempi del Liceo, di qualche corso pomeridiano, attività extra, e nemmeno tra le normali conoscenze tra le altre classi. Sforzandomi di pensare non riesco a cavare un ragno dal buco. Mia madre prova anche a comporre il numero Telecom per conoscere l'identità dell'ultimo chiamante, ma una chiamata da un'amica di mia sorella ricevuta un attimo prima distrugge il giochino vanificando il tentativo. Tornato a casa nel tardo pomeriggio abbandono il cellulare sulla scrivania per fare altro. Verso ora di cena ci butto un occhio nuovamente: ci sono circa 90 chiamate senza risposta anonime. Qualcosa che penso nessuno di voi abbia mai avuto il piacere di vedere scritto sul proprio telefonino. A breve arriva l'ennesima chiamata anonima e questa volta rispondo.

E' l'apice della storia, quello che resta fino ad oggi l'unico momento di contatto vero e proprio con La Pazza.
- Eugenio?
- Si?
- Ciao sono un'amica di Frency...è qui con me...
- Ah. Ciao...
- Senti guarda, lei è perdutamente innamorata di te... solo che è timida e non sa che fare. Volevamo farti una domanda...sei impegnato?

Tergiverso un po', chiedo spiegazioni, ma chi sei, chi non sei, e rispondo sinceramente, un po' seccato.
- No, non sono impegnato.
Forse avrei dovuto mentire, tagliare la testa al toro a monte di questa storia, ma in qualche modo spaventato dall'anonimità di questa persona ho pensato che era meglio non dare adito a pedinamenti o altro. Già era troppo per me che questa persona sapeva il mio indirizzo e il mio numero di casa, figuriamoci se mi si appostava per pedinarmi davanti a casa.
- E il mio numero come l'ha avuto?
- L'ha preso da un telefonino di un tuo amico...ad una festa.
- Senti ma io non conosco nessuna Francesca mi puoi spiegare chi sei?
- Era un anno sotto di te al Liceo... vi siete conosciuti al pomeriggio a qualche corso dai...
- A me non pare proprio. Di che sezione sarebbe?
- Eh....chiedi troppo.
(risatine in sottofondo) Era in R comunque. (pensandoci su...quasi sparando a caso)
- R.... non conosco nessuno in R, mi spiace.
- Ok...comunque pensaci.
- A cosa?
- A Francesca pensaci... lei è così innamorata. Però è timida. Quando troverà il coraggio si farà viva lei.
- Mah... faccia pure quel che vuole.
- Per ora non posso dire altro...ciao Eugenio.
- ...ciao.

A questo punto si scatena la caccia a Francesca. Le cabine telefoniche hanno numeri di tre cifre che combaciano con la zona a cui si riferiscono. Ad esempio, se il centro cittadino qui è identificato dai numeri che cominciano con 20 e 21, anche le cabine della zona avranno una numerazione simile: 207, 210, 201...
Con l'aiuto di numeri di amici  che conosco a memoria e di cui so l'indirizzo in cui sono situati inizio a circoscrivere la zona riuscendo in pochi tentativi ad individuare le cabine utilizzate, inviandomi un sms per averne prova. I telefoni sono effettivamente sparsi in punti abbastanza diversi della città, ma si nota un ripetersi di cabine in un quartiere del centro in particolare. Attendo fiducioso il prossimo messaggio, mentre medito un cartello da appendere in queste cabine, idea bislacca poi abbandonata piuttosto in fretta.

Essendo stato rappresentante di istituto l'ultimo anno, ho ancora in un cassetto un elenco degli studenti del Liceo per le firme presenze di qualche assemblea. Controllo ma non individuo alcuna Francesca. Impotente davanti a questa faccenda, abbandono in fretta le ricerche non avendo nemmeno una piccola traccia in più dei numeri di telefono e non sapendo se nome, età e sezione al Liceo siano informazioni veritiere o meno...

Il 23 luglio di nuovo un messaggio, da una cabina telefonica inedita, nei pressi del mio quartiere:

Ti penso sempre Ciao FRANCY

Già, ora può firmarsi tranquillamente, stabilito che quello è il suo nome, o almeno quello che mi vuol far credere. Poi una lunga pausa estiva: tutti in vacanza e tanti saluti.
E' circa metà settembre, nei giorni in cui (ri)apre questo blog nel 2003, quando inizia un nuovo modo di farsi viva: lo squillo anonimo.
Sono brevi squillini, talmente rapidi che è impossibile catturarli, rispondere alla chiamata o sentire alcunchè. Uno al mattino quando mi sveglio, a mo' di buongiorno, alcuni durante il giorno in orari casuali, e uno prima di andare a letto la sera tardi. Iniziano in questo periodo e oggi, 12 aprile 2007 mentre vi scrivo, ancora proseguono instancabili quotidianamente.
In novembre, mentre mi trovo a Roma davanti al Quirinale ricevo ahimè un nuovo messaggio da una delle cabine solite e che lega terribilmente questi nuovi squilli alla stessa Pazza della telefonata:

Spero d non rompere troppo con i miei squilli. T penso. CIAO F.

Finisce l'anno e non ci sono segni di vita. Gli squilli continuano imperterriti ma non ci sono altre tracce di messaggi. Perfino l'appuntamento con San Valentino, a febbraio 2004, è clamorosamente mancato. Ma ecco giungere un inatteso evento. Il 23 aprile 2004 con il mio gruppo sono a suonare nel locale più grosso della città (ora trasformato in orrenda discoteca house) in apertura di un concerto. La notizia sta sui giornali locali ma giustamente fanno il nome del gruppo maggiore e veniamo nominati solo a fondo articolo.
Nonostante ciò, verso metà pomeriggio, in pieno sound check sul palco arriva puntuale un breve saluto:

In bocca al lupo x il concerto d stasera CIAO F.

Stessa mano, stesso stile, con quel "di" scritto soltanto con la consonante in puro stile adolescenziale. Oltre a sapere chi sono, sa dove vivo, chi frequento, in che gruppo suono, probabilmente anche le mie abitudini.
Da allora non ho mai più ricevuto alcun messaggio.

Oggi, mentre vi scrivo, ricevo ancora i soliti squilli. Dal settembre 2003 che sono cominciati non hanno quasi mai smesso, se non per brevi periodi per poi riprendere con nuovo slancio. A volte due o tre al giorno, a volte solo uno, a volte di più. Niente più messaggi dall'aprile 2004, tre anni fa. Durante le vacanze di pasqua appena trascorse mi sono svegliato alle undici, ricevendo subito uno squillo alle undici e zerodue, sintomo che ha provato fin dal mattino finchè non mi svegliavo. A volte mi son svegliato alle otto e l'ho ricevuto ugualmente dopo poco. Provando a lasciare il cellulare acceso la notte per vedere a che ora cominciava pare che prima delle otto la signorina non ne abbia mezza di svegliarsi. 😉
Cambia numero, mi dicono. Ma è da troppo tempo che uso questo numero e lo conoscono oltre che troppe persone che non saprei quasi come rintracciare per comunicargli il cambio, anche un bel po' di clienti che sarebbe folle perdere per strada.

Quale logica sensata può spingere una persona a comportarsi in questo modo? Soprattutto mi chiedo: nel cercare di perseguire il suo scopo non farebbe meglio a scrivere, a palesarsi in qualche modo rifacendosi viva? Che ne può sapere che l'io del 2003 cui scriveva è rimasto lo stesso 4 anni dopo? Nel mentre io single non lo sono più, ho cambiato occhiali, aspetto, abitudini, macchina, vestiti, scarpe, telefonino due volte. Che disastro, se sapesse... E magari senz'altro lo sa perfettamente. Anzi, sono sicuro, questa pappardella l'ha letta da cima a fondo zitta zitta e quando uscirò da quest'ufficio mi seguirà per un po', dietro i suoi occhiali da sole scuri, come forse fa ogni giorno...

41 Responses to “Stalking (un post che dovevo fare da quasi 4 anni)”


cribbio
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(La Gazzetta dello Sport)

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Indovinello
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Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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