Oggi, 10 maggio 2007, la Sorella ammette finalmente anche lei che, come il sottoscritto anni fa, di Immanuel Kant non ci capisce una beata fava.
Era maggio, l'interrogazione su Kant era andata un po' meno bene del solito - avevo otto e mezzo in filosofia, nove a fine anno - ed io e il mio vicino di banco c'eravamo per così dire rovinati la media usuale con quell'esposizione poco brillante. Un sette e mezzo credo, roba da ricchi, che a me pure bastava. Ci volle reinterrogare a pochi giorni dalla fine dell'anno, per cercare di recuperare. Niente di meglio: nel mentre avevamo fatto anche Hegel che sapevo molto meglio. Al termine di una buona interrogazione su Hegel sia mia che del mio vicino, con un sorriso sornione il Professore spiegò:
"Ora però non posso esimermi dal farvi anche qualche domanda su Kant". Sudore. Sguardi persi. Qualcosa biascicammo, evidentemente abbastanza corretto, ma la faccia che fece a fine interrogazione, non pienamente soddisfatta, mi diede da pensare che fu un po' un alzare bandiera bianca. Lasciamogli pure un voto alto, anche se il povero Kant, insomma, non per dare "giudizi sintetici a posteriori", ma proprio non lo manda giù.
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