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Finanziata dalla Fondazione Prada e voluta dalla comunità parrocchiale, Untitled 1996 di Dan Flavin si inserisce in un contesto particolare, sia dal punto di vista artistico che sociale.
La chiesa, denominata Chiesa Rossa dal nome del quartiere dove si trova, risale al 1932, costruita da Giovanni Muzio, glorioso architetto del razionalismo milanese, che volle l'edificio religioso spoglio e rigoroso, senza affreschi o altri tipi di abbellimenti architettonici.
Il quartiere Chiesa Rossa si trova alla periferia sud di Milano, in una zona che è stata meta di immigrazione, spesso clandestina, dove le forze dell'ordine sono intervenute raramente per arginare la deliquenza locale.
La domanda che molti si pongono è: cosa ci fa l'ultima opera di Dan Flavin, il grande maestro del minimalismo americano, in una chiesa "sperduta" della periferia milanese?
Le risposte possono essere molteplici:
- abbellisce e perfeziona una struttura architettonica già di notevole pregio;
- cerca di rendere la zona meta turistica di massa, richiamando turisti stranieri e studiosi da tutto il mondo;
- rappresenta l'atto di una fondazione che tenta di veicolare un marchio e che si fa carico dei bisogni sociali di una città di cui si sente parte.
Io credo che prima di tutto Untitled 1996 TESTIMONI.
L'opera testimonia un riavvicinamento fra la Chiesa e l'arte contemporanea, una amicizia del passato ritrovata nel presente.
Testimonia il coraggio di una comunità religiosa e laica che crede ancora che l'arte possa avvicinare a Dio e che, senza l'appoggio delle istituzioni, si è impegnati in un progetto ambizioso e pericoloso.
Testimonia la grandezza di un artista, che ormai malato, progetta un'installazione da lontano, senza muoversi dalla sua casa di New York, servendosi solo di video e fotografie.
2 Responses to “Untitled 1996”