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lasciando come ultima volontà le poesie di Vian"
Ogni tanto capitano quelle canzoni che ti entrano in testa e non se ne vogliono uscire e nel bene o nel male segnano fortemente un periodo della tua vita perchè ne fanno da colonna sonora. Questo è circa quello che è capitato al sottoscritto dopo aver ascoltato La gigantesca scritta Coop dell'esordiente Le luci della centrale elettrica su consiglio della Sorella musicale, sempre attenta alle realtà emergenti in città.
Sarà che è di Ferrara, sarà che Vasco Brondi, in pratica anima e cuore di questo progetto cantautorale, lo conosciamo da una vita, quando giovane si esibiva sul palco del Liceo Ariosto ai concerti studenteschi con i Sadsmile e girava con le braghe larghe, talmente larghe che se le perdeva per strada nel tragitto aula-pausapaglia-macchinettadelcaffè, ma qui gli si vuole davvero bene. Chi è di queste parti probabilmente sarà passato anche nel suo locale: una piccola tavernetta in centro storico in puro stile Arancia meccanica a prezzi abbordabili: il Korova milk bar, ormai punto di ritrovo e locale di tendenza specie per i più giovincelli ancora non patentati. Che altro aggiungere? A 22 anni (dovrebbe avere all'incirca un paio d'anni meno di me se non vado errato) dopo essersi tolto con creatività e originalità alcuni sfizi trova la via di questo progetto solista. Punk, sperimentale, incazzato, borderline. Bellissimo.
Il disco de Le luci della centrale elettrica non è musica per le vostre feste con i palloncini. Non vi farà ballare, non vi farà divertire, ma vi farà riflettere. I testi sono semplici e diretti, raccontano una Ferrara di provincia, una Ferrara che lotta contro i suoi spettri di disoccupazione e precariato, centrali turbogas e guai ambientali. E' una Ferrara che parla di cessi e sigarette, di poesia, di studenti, di piccoli e grandi problemi di chi non si lascia stare, di chi lotta ora e sempre in nome della Vita ma è ancora giovane, inerme e spaurito dal peso delle responsabilità.
L'urlo di Vasco è strozzato, la sua musica è rapida come una chitarra è capace di essere, a volte più dolce, a volte riflessiva. Sembrerà di ascoltare i CCCP con la voce di Rino Gaetano a cui Le luci della centrale elettrica non nascondono di ispirarsi ed anzi omaggiano nelle performance dal vivo. Si sentono echi dei C.O.D., di Giorgio Canali, c'è la poesia di un De Andrè o un Brassens, e un po' di quell'incauta joy de vivre di certi film francesi che non ci sono più. Sono piccole perle chitarra e voce, adatte ad una sera ubriachi al parco, sono frammenti senza pretese ma che incuriosiscono ed appassionano. Il resto lo fanno la rete, il passaparola e diverse date azzeccate in apertura di nomi importanti come Moltheni, Franklin Delano, Tre allegri ragazzi morti.
Le migliori cose per questo progetto di "canzoni da spiaggia deturpata", di "canzoni d'amore e di merda dalla provincia", di stomaco, fumo e corde di una chitarra. Ferrara genera mostri, ma a volte hanno la zazzera rassicurante e sanno far poesia e a noi non resta che goderceli.
Le luci della centrale elettrica - La gigantesca scritta COOP
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