Il futuro è una palla di cannone accesa,
e noi la stiamo quasi raggiungendo
(F. De Gregori - I muscoli del capitano)
Strana cosa l'ultimo giorno. E' quello che sai benissimo prima o poi dovrà arrivare e ti auguri sempre di non dover vivere. Di poterlo saltare, di poterlo dare per scontato e farne a meno, con tutto il suo carico di saluti, abbracci, lacrime, arrivederci e addii. Dovrebbe piovere sempre l'ultimo giorno.
Stamattina invece c'era un bel sole, quando sono uscito di casa un po' in ritardo per indossare per l'ultima volta l'abito del Volontario. Come ogni ultimo giorno che si rispetti ho passato gran parte del tempo fuori, in giro per uffici a salutare e ringraziare i tanti volti che mi han fatto compagnia in questo lungo ma rapido anno. Ho fatto una scatola con le mie cose, di cartone blu, e vi ho riposto fogli, appunti, idee, cretinate e un dvd zeppo di progetti fatti e detti. Gli ho messo un bell'adesivo sopra con il logo del giornale che ho contribuito a portare avanti. E' tutto là dentro, un anno della mia vita, da domani in libreria in bella mostra. Ho scattato delle foto, per ricordare e fissare i momenti uno ad uno: nel 2007 ero lì, con quella gente, con quel sorriso e quell'energia.
Ho fatto per l'ultima volta il mitico "giro della posta" attraversando quei corridoi e quelle stanze del Municipio altrimenti precluse al cittadino qualsiasi, incontrando grigi impiegati ormai a me noti. Ho salutato anche loro, con piglio malinconico, augurandogli buona vita e ricevendone indietro entusiasmo e speranza per me, giovine imberbe che da domani navigherà verso altre acque, lontano da incartamenti e burocrazie.
Niente brindisi, niente addii ma soltanto un arrivederci, che altrimenti ci si gonfia il cuore fino a scoppiare se si pensa di non rivedere più le persone con cui abbiamo condiviso tanto. La città, la nostra piccola città di provincia, ci consente di reincontrarci tutti prima o poi nella vita e sicuramente non mancheranno le occasioni per ritrovare vecchi amici in qualche bettola in centro. Salutiamoci così, come un giorno qualsiasi, senza pensarci troppo su che mi vien male. Magari poi, con calma, comprendo e mi rattristo, ma nel segreto della mia cameretta.
L'ultimo giorno è un po' così, la fine di una fase e l'inizio di un'altra, il segnalibro di passaggio tra la pagina fitta di parole e idee e quella vuota, tutta da riempire. Poteva esserci il cielo grigio, un filo di primo freddo autunnale e qualche goccia, a rendere più cinematografico l'atto in se' dell'uscire per l'ultima volta da una porta, richiudendola simbolicamente alle spalle. C'era invece caldo e sole e soltanto un uomo alla finestra che salutava con la mano facendo ampi gesti con il braccio mentre esitavo aprendo la bicicletta vicino al muro.
- Ci hai già ripensato? Torni indietro? - mi urla da lassù scherzando quello che in un ufficio normale avremmo definito capo ma è stato piuttosto un valido compagno di avventure
- No no, grazie lo stesso! Magari un'altra volta!
- Quando vuoi! - mi fa sorridente.
Mi giro, procedo spedito verso casa come ogni altro giorno sulla mia bicicletta nera. E non ho altro da dire su questa faccenda.
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