Scenari da discoteca minorenne sabato scorso al Covo, location del concerto dei brasiliani Bonde Do Role. All'arrivo età media molto bassa ed io che mi sentivo parecchio a disagio, ma poi é arrivata la svolta, il segno premonitore, l’avvenimento che ha spazzato via ogni timore. Prima che si aprissero le danze, infatti, ho visto un tipico neoalternativo provarci spudoratamente con una ragazza. L'ho visto fare di tutto per ammaliarla e l'ho visto arrivare ad un passo dalla conclusione. Mancava poco ed ormai era quasi fatta, facevo addirittura il tifo per lui, ma ecco l'imprevisto. Come un qualsiasi Mauro Repetto versione video di Come mai le ha rovesciato addosso il cocktail, scatenando la sua ira funesta e giocandosi in un colpo solo tutte le possibilità di successo. Era davvero il 1994 e a quel punto ho capito che sarebbe stata una gran serata.
Come nelle migliori tradizioni i Bonde Do Role sono arrivati sul palco a mezzanotte, ed è stata subito festa. La band è assolutamente minimale ed è composta da due vocalist ed un corpulento dj identico a Fat Mike dei Nofx, la loro musica è un collage di samples riconoscibilissimi (che talvolta sono in realtà vere e proprie scorie, come il campione preso da The Final Countdown degli Europe o quello preso da un qualunque singolo degli U.S.U.R.A, glorioso progetto eurodance che dodici anni fa partendo da Padova ha conquistato l'Europa grazie ad una manciata di supersingoli tutti uguali ed intercambiabili), roba talmente tamarra da risultare favolosa. Nessuno suona nulla, nessuno sa cantare bene ed é questo il bello.
I Bonde Do Role si prendono poco sul serio ma sono riusciti per un'ora nel miracolo di far ballare e divertire la gente. Somigliano a dei Bran Van 3000 cresciuti a Curitiba ascoltando solo il metal più ignorante e sul palco sono degli autentici invasati: saltano, ballano, bevono fiumi di birra e spesso si ricordano anche di cantare, riuscendo a trasmettere gioia e positività. Ci credono parecchio e si meritano proprio tutto il seguito che stanno riuscendo ad ottenere. Quando è partita Solta O Frango è stata l'apoteosi: tutto il pubblico pagante era felice e la cantava in coro, sembrava davvero che non fosse possibile trovarsi in un altro luogo all'infuori del Covo. Bei momenti.
Il concerto è finito troppo presto ma comunque c'è stato anche spazio per un bis, da loro eseguito dopo essersi nascosti per qualche minuto sotto la console di dj Fat Mike per mantenere viva la tensione e simulare l'effetto sorpresa al momento loro rientro. Sentendoli su disco, non mi aspettavo che roba del genere potesse essere resa live in maniera quantomeno decente ed ero praticamente certo che si sarebbero rivelati una band-pacco, ma mi sono dovuto ben presto ricredere. Con somma soddisfazione, tra l'altro.
La morale, quindi, è che nella vita non bisogna mai avere dei pregiudizi. Le apparenze ingannano.
3 Responses to “Il tempo delle mele”