Monthly Archive for Novembre, 2007

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Il tempo passa per tutti lo sai (tributo alla mia gioventù)

Ho saldato il debito con la mia adolescenza ieri sera, in una gelida serata di mezzo autunno, concedendomi ciò che sempre avevo rimandato e tralasciato, tagliando corto con un prima o poi. Sono andato a un concerto di Max Pezzali.
Chiunque di voi sia stato giovane negli anni novanta non può non conoscere più o meno a memoria almeno dieci canzoni degli 883. Chiunque sia stato mediamente bambino nei novanta, abbia seguito tv musicali, radio, Festivalbar, concerti e cassettine non può non ricordare con simpatia il duo composto da Max e il mitico “biondino” Mauro Repetto, oggi in forza nell’organico di Eurodisney. Magari un po’ se ne vergogna adesso, assorbito nella bolgia ingorda del fighettismo indie, al cui altare ha sacrificato ascolti puerili in nome dei Radiohead, dei Bloc party, dei Franzi Ferdinandi. Tutto giusto, tutto normale: si cresce, si scoprono cose nuove, life goes on.

Non è colpa mia, giuro. L’occasione ghiotta la crea il caso che mi fa trovare il signor Pezzali in tour nella mia città, così il sottoscritto in nome dei “vecchi tempi” con nostalgia si trascina fino al vicino Palasport schivando donne e bambini.
Al concerto di Max Pezzali infatti oltre ai nostalgici come noi è un trionfo di famiglie, bambinette ed adolescenti. Gente che “Hanno ucciso l’Uomo Ragno” o “Nord sud ovest est” le han scoperte dopo, magari dalle cassette del fratello maggiore, ma tant’è: io e Rachele siamo i più vecchi tra i giovani.
Ma era tempo di chiudere un conto, togliermi lo sfizio. Avere l’età giusta per riascoltare cullato dai ricordi, a casa propria, con la ragazza giusta. Carpe diem.

Il palco è talmente grande da occupare praticamente metà campo da basket, ma la maggioranza dei borghesucci ferraresi, in larga parte dall'hinterland, è comodamente seduta sugli spalti, ha già comprato rigorosamente piadina e bandana con il faccione di Max e attende garrula come al cinema. Così noi che arriviamo con comodo e due biglietti platea ci ritroviamo nonostante tutto praticamente davanti, come veri fans della prima ora. Santo cielo, potrei quasi toccarlo questo cicciotto idolo della mia adolescenza, che proprio stasera festeggia 40 anni.
Max, bisogna dirlo (poi magari smetto di sfottere e inizio a elencare le cose positive), appare un po’ imbolsito e impacciato. Inizia il concerto da vera anti-popstar, perfettamente puntuale alle 21 senza tirasela quel tanto che sedici anni di carriera meriterebbero. Quando presenta i brani del nuovo disco fa dei discorsi chilometrici che si perdono un po’ per strada ma soprattutto: ha un portatile MacbookPro su un piedistallo con il quale comanda una tv lcd ai suoi piedi con i testi delle canzoni, che legge a man bassa, specialmente quelli più recenti che probabilmente non ha studiato bene. Fa quasi tenerezza, con il dito sul trackpad, al termine di ogni pezzo a cliccare per cambiare canzone, come uno smanettone qualsiasi. Ma perdoniamo qualsiasi cosa al neoquarantenne che esaurite un paio di canzoni seminuove di antipasto inizia a snocciolare i vecchi successi per la gioia della mia gola semimalata.

Che vi devo dire: io mi emoziono facilmente, e non toccatemi l’infanzia e le poche certezze che ho. Ma voglio proprio dirvelo: l’esperienza Max dal vivo è coinvolgente al pari di una festa delle medie, di un karaoke collettivo, di un “giga-remember” adolescenziale. Ascoltare canzonette pop, in un pubblico totalmente estraneo a quella fetta di persone che sono abituato a vedere è un’esperienza allegra, che mette di buon umore. Io estraneo, in prestito all’altra metà della musica, quella commerciale, per una sera soltanto. Verso metà concerto la torta consegnata sul palco da uno della band, le candeline, il tanti auguri collettivo. Mancavano solo i palloncini e il nome sui bicchierini a completare l’atmosfera eliana di Tapparella; solo i prezzi del bar erano ahimè attuali in questa serata d’altri tempi.
C’è stato pure il tempo, in oltre due ore di musica, per il duello rock tra i due chitarristi: a colpi di My sharona, Satisfaction, Smoke on the water ed altri stereotipi della storia del rock. Un siparietto graditissimo dal pubblico che ha aperto la parte finale del concerto fatta di chicche storiche e tiepidi pezzi del nuovo album. Peccato per “Gli anni”, forse la più attesa, suonata in maniera abbastanza piatta in un giorno che invece era carico di significati proprio per il protagonista della serata. Eccezionali invece chicche trashose come “La regina del Celebrità” con la strobo roteante, e vecchie hits come “Sei un mito” e “Rotta per casa di Dio” nel finale spumeggiante, o ancora la bella interpretazione di “Quello che capita”.
Ammettetelo: se aveste potuto venire in gran segreto, con sciarpa e barba finta, vi sareste intrufolati volentieri a vedere come andava.

Ho saldato il debito con la mia adolescenza ieri sera, in una gelida serata di mezzo autunno, e ne sono felice. Ho celebrato per una sera il mio personale revival nel modo migliore e con la migliore compagnia possibile. Ed ora, reindossata la mia maglia a righe e i pantaloni di velluto, torniamo pure ad ascoltare il superbo In Rainbows.

Notizie in breve

Secondo un sondaggio, la canzone italiana più cantata all'estero è "Azzurro" con il 12% delle preferenze. Segue l'inno di Forza Italia, che con il 13% sceglie di essere secondo. Il 61% preferisce Berlusconi a Prodi. Il 100% degli intervistati ha i capelli rossi, il doppio nome e ha fondato almeno un Circolo della Libertà.

Cinema. Neanche David Linch ha capito Inland Empire.

In Canada è stato scoperto un dinosauro gigante. L'avevano dimenticato in cantina. Un paleontologo ha capito che quel mucchio di ossa appartenevano allo stesso esemplare e, se ricomposto a dovere, poteva ancora votare al Senato italiano.

Tom Cruise dev'essere un rompipalle mostruoso.

Elezioni USA. A un anno dal voto si fanno i nomi per il prossimo successore a George Bush. Potrebbe essere una donna, Hillary Clinton, un nero, Barack Obama, un italoamericano, Rudolph Giuliani, o un cartone animato, Homer Simpson.

Arte. Liz Taylor ha venduto il ritratto di Andy Warhol dipinto da Hugh Grant.

Lo studente finlandese, prima di massacrare mezza scuola, pubblicava video deliranti su YouTube. Amanda Knox e il suo fidanzato avevano entrambi un blog. Salvatore Lo Piccolo postava i pizzini su Ciccsoft

Non c’é religione per le caramelle

Quando ero piccolo c'erano anche le caramelle salate. Non so se al giorno d'oggi esistano ancora, ma all'epoca venivano vendute durante il periodo di Carnevale ed erano un divertente scherzo da fare a tutti i bimbi creduloni. Consistevano in caramelle che sembravano in tutto e per tutto le classiche Sperlari ma che avevano un ripieno decisamente salato, e nelle intenzioni di chi le aveva inventate avrebbero dovuto provocare il disgusto in chi si trovava suo malgrado a mangiarle. Io le compravo tutti gli anni e regolarmente riuscivo a rifilarne parecchie in giro, ma ogni tanto ne mangiavo qualcuna di mia spontanea volontà. Non so quali danni abbiano prodotto in seguito, ma allora trovavo che fossero molto buone.
Ciò che me le faceva gradire così tanto era il contrasto tra la dolcezza dell'esterno ed il salato del ripieno, e sentire gli Asobi Seksu dal vivo venerdì scorso mi ha trasmesso esattamente la stessa sensazione che provavo quando le mangiavo. Preceduti dai romani Sea Dweller (molto bravi, suonano come qualcosa a metà strada tra gli Smashing Pumpkins, i My Bloody Valentine e la maionese fatta in casa), gli Asobi Seksu hanno dato vita ad un bel concerto, coinvolgente dall'inizio alla fine. Dal vivo suonano più ruvidi che su disco, la magnifica voce della cantante Yuki Chikudate ben si lega allo shoegazing duro e puro suonato dalla band e ci si rende ben presto conto di come il contrasto tra le esplosioni chitarristiche e la dolcezza delle linee vocali sia il loro vero punto di forza. Proprio come nelle caramelle salate, percepisci prima la parte dolce, la assapori e te la gusti. Poi viene la durezza del sapore salato, la sensazione diversa dal solito. E lì puoi decidere se fermarti o continuare a scoprire il sapore nuovo. Un gruppo del genere può non piacere a tutti, ma se piace lo fa per davvero. Ti fa perdere il contatto con chi ti circonda, ti lascia inchiodato, incapace di reagire alle aggressioni chitarristiche, perso nel vortice dei tuoi pensieri che si fanno via via più palpabili, come se seguissero l'intensità della musica sospesa nell'aria intorno a te. Un bellissimo stato mentale provocato da bellissima musica.
Mi sa che da piccolo ho esagerato con le caramelle salate. Avrei dovuto drogarmi come fanno tutti quanti.

Città che non finiscono mai di stupire

Il mese scorso passeggiando per le strade di Venezia chi ti incontro al mercato della frutta di Cannaregio? Gino Strada, con un trolley, come i vecchietti che fanno la spesa, solo soletto senza nessun ragazzo che se lo fili o gli faccia i complimenti per la sua attività.

Ieri, vicino al ponte di Rialto, mi trovo invece nientepopodimeno che Awana Ghana (!!!), che chiacchiera amabilmente in cappotto grigio con alcuni amici ridanciani. In un ipotetico gradino sotto, mi attendo di incontrare Casanova da un momento all'altro. Non lo storico tombeur de femme, il mago di Striscia, intendo.

Fatemi capire

Muore un poliziotto, e si grida alla fine del calcio, si sospende il campionato, il Paese a lutto.
Muore un tifoso, si sospende solo Inter-Lazio, le altre partite iniziano con 10 (o 15, dettaglio fondamentale, già) minuti di ritardo. Negli stadi risuonano musiche gioviali e Guida al campionato imperterrita prosegue con i suoi stacchetti comici, tanto per citare i primi due dettagli che la pigra televisione domenicale mi sottopone.
Qual è l'errore?

Spiego meglio, che per la frettolosità iniziale mi è sfuggito il quadro generale:
L'errore sta nell'associare al Calcio qualcosa (di inspiegabile) che non c'entrava nulla con esso. Perchè si è parlato ijnizialmente di "rissa tra tifosi"? Per scaricare sul Calcio la colpa un poliziotto pistolero? Dall'errore iniziale è scaturito poi il classico teatro dell'Orrore, messo in scena da Istituzioni, Federazioni e Tifosi, che anche oggi hanno interpretato alla perfezione i propri ruoli.

Le caramelle Valda [sponsored?]

Ebbene si... anche io sono uno dei fortunati blogger che ha ricevuto il prezioso cofanetto di caramelle Valda. Non so come mi abbiano scelto, in particolare in un blog multiautore che gestisco, ma non da solo e quindi non si spiega il motivo a-te-si-a-lui-no. Non so nemmeno come diavolo sapessero il mio nome: probabilmente qualcuno che lavora per la Ogilvy (curatrice del marketing di Valda) segue questo blog e mi conosce meglio di quanto non creda. E insomma: grazie.

Con una campagna pubblicitaria abbastanza originale e gggiovane le storiche caramelle Valda decidono qualche tempo fa di inviare un kit omaggio di caramelle ad alcuni blogger, in quanto "opinion leader" e in quanto veicoli di pubblicità a basso costo. E' la prima volta qui, che arriva qualcosa in prova. Non ho mai vinto alle giostre, nessuna sorpresa nelle patatine, nessun omaggio nei cereali o nelle etichette della mia bevanda preferita. Nessuno mi obbliga a parlarne sul blog bene o male ma l'accordo lo vorrebbe.

E allora in tutta onestà vi dirò tre cose che mi hanno colpito:
1. Le pastigline sono buonissime e io che ne serbavo un ricordo vago di quando ero piccolo mi ritrovo a mangiarne una dopo l'altra complici mal di gola stagionali. A volerle comprare in farmacia una scatoletta di latta meravigliosamente vintage vi costa 4 eurelli. Forse un pò troppo...
2. La confezione omaggio ricevuta non è una stupida scatoletta come tante, ma un vero cofanetto con ben 5 diverse confezioni (normali, senza zucchero, miele e propoli, limone e timo, cartonata) con tanto di adorabile messaggio sulla confezione che inizia con "Caro blogger..."
3. Sulla campagna marketing che Ogilvy ha condotto per Valda ci crediate o no, c'è un vero e proprio Codice etico di coinvolgimento dei blogger, linkato in calce alla mail, che recita tra le altre cose:

Ti contattiamo in quanto blogger perché rispettiamo la tua influenza e pensiamo di poterti offrire dei contenuti rilevanti e interessanti per te e/o per i tuoi lettori.
Prima di inviarti una email controlleremo se nella pagina “Chi sono”, “Contatti” o “Pubblicità” del tuo blog sia indicato esplicitamente che preferisci non ricevere comunicazioni da agenzie di PR\Marketing\Advertising. In tal caso non ti disturberemo.
Non faremo finta di aver letto il tuo blog se non l’abbiamo realmente fatto.
Ti incoraggiamo a mettere al corrente i tuoi lettori dei nostri rapporti, e non ti chiederemo mai di fare diversamente.
Sei autorizzato a scrivere le tue sincere opinioni sulle informazioni o sui prodotti che ti abbiamo inviato (si puoi anche dire che non ti piacciono).

Di questi tempi, ce ne fossero di campagne marketing così educate e gentili. O zuccherose oserei dire...

Barbari alle Invasioni

Grazie a Faucet, che sopperisce alle carenze della mia tivvù (ampia scelta tra rai uno e canale 5), ho potuto vedere la puntata di venerdì scorso delle Invasioni barbariche. Indimenticabile.

Primo ospite: Luciano Moggi. Lucianone è in tour promozionale del suo libro "Un calcio nel cuore" (nel cuore, eh?) (edito da Tea) (se vi stavate chiedendo chi ha avuto il coraggio di farlo) in cui cerca di rivalutare la sua immagine. Il risultato è quello di far sembrare meno cattivi anche i grandi dittatori del novecento. La Bignardi si è un po' risentita quando Moggi si è offerto di farle vedere fuori onda come riusciva a telefonare e pisciare nello stesso momento.



Secondo ospite: Lilli Gruber. Nell'occasione in posizione eretta. Presenta il suo nuovo libro "Figlie dell'Islam" (edito da Tea) (sto scherzando), dove racconta della difficile situazione delle donne nell'Islam moderno. Situazione complicata. Donne coraggiose che sotto il burka riescono a sopportare il fatto che i loro uomini facessero linguino alla Gruber.

Terzo ospite: Folco Terzani. Figlio di Tiziano. Come dire? Illuminante. Troppo buono e troppo ascetico per questo mondo. Soprattutto dopo aver visto Luciano Moggi. A un certo punto la Bignardi gli ha chiesto se vorrà essere ricordato come santo. A lui non dispiacerebbe ma si rammarica di non aver devoluto il compenso di una sua apparizione in beneficenza. Era apparso alla Madonna.

Quarto ospite: il professor Antonio Pinna, trapiantologo. Sull'onda del successo del Dottor House, viene trasmesso un filmato dove il dottore insolentisce i suoi collaboratori ("Tu non puoi fare questa cosa! Tu non sai neanche allacciarti le scarpe, per questo porti le sneakers col velcro") ("I casi sono due: o non scopi o scopi troppo") e consola i suoi pazienti. Al di là che al massimo il professor Pinna assomiglia a quello che si è inghiottito il dottor House, vedere lo sguardo di una sua ex paziente fa capire che persona speciale sia. Sarà che dopo Moggi sembrano tutti un po' dei santi.

Ed infine... Paola Barale e Raz Degan. In realtà intervista inutile. A meno che non vi interessi vedere com'erano Sandra e Raimondo da giovani. E sapere a che ora si alza al mattino la Barale. E dei suoi cani. A me sembrano tutte cose interessanti e li ho ascoltati. Ma soprattutto sono serviti a rivalutare la figura di Luciano Moggi.

Grazie Cronista

Caro romeno, caro romano… (lettera dall’italiano medio e lettera all’italiano medio)

E adesso, caro romeno, che farai?
Ci implorerai, vi prego-vi prego-vi prego, di non essere razzisti? Ah, ma oggi come oggi bisognerebbe chiamarsi Ghandi per non essere razzisti: non lo vedi come siamo messi? Nientemeno, non possiamo più uscire di casa tranquilli e tu vorresti farci credere che dovremmo mantenere la testa sulle spalle? Ma smettila: hai esaurito i crediti, caro romeno. Per noi siete tutti delinquenti, assassini, ladri di borsette e violentatori di donne: accampati in quelle baraccopoli; accattoni, romeni e molto spesso rom, nomadi, zingari, zigani, gitani che mandate in giro i vostri figli a rapinare nelle metropolitane. E pensare che sarebbe così facile: basterebbe bruciarvi tutti! Non vorrete mica chiedere a noi, figli di Roma e figli d'Italia, d'essere sereni nel giudizio? Non più: avete reso il buio della città nostra un luogo insicuro, avete violentato le nostre donne, le avete uccise e lanciate nei fossi insieme al letame e ai funghi marci e vorreste chiederci di darvi un'altra possibilità? Lasciate a noi la libertà di maltrattare le donne nostre: siamo sufficientemente bravi ad insultarle tutti i giorni e a limitarne ogni pretesa di carriera in nome di un legittimo maschilismo. Fatevi gli affari vostri. Pensate a rubare i borsellini, ché per il falso in bilancio il talento è italiano.

Insomma, caro romeno, adesso che l'hai fatta grossa una volta di troppo - e sfiga t'ha detto che il marito della morta era pure uno piuttosto di conto - non chiederci di non fare di tutta l'erba un fascio. Lo facciamo eccome, il fascio: assassino tu, assassini tutti gli altri simili tuoi. Perché non spetta a noi, arrivati a questo punto, fare un passo indietro, ma a te. Spetta a te convincerci che stiamo sbagliando, spetta a quelli della gente tua venirci a dire no, guardate, non siamo tutti così. Ecco come ragioniamo noi e fattelo andare bene: di tutta l'erba facciamo un fascio e non ci rompere i coglioni. Vieni, romeno, vienici a convincere ma senza esagerare: dieci, quindici metri di distanza andranno più che bene. Hai visto mai...

Perché caro romeno, se vuoi sapere noi come la pensiamo, ebbene, dovresti avere l'eleganza di andartene. Non dire che non te lo puoi permettere, perché con Ryanair ti costa giusto il lavaggio di un vetro al semaforo. Vattene, caro romeno: prima che il corpo mezzo svestito di Giovanna nel fossato renda troppo chiaro il concetto che la colpa, qui, è tua ma soprattutto MIA.



Essì caro romAno, che t'incazzi solo quando ci scappa il morto, pensi davvero di essere un bravo cristiano? Caro Romano - romano di nascita e Romano Prodi, inteso come rappresentante del Potere - diteci perché ci vuole un ispettore Raciti per cominciare a porsi delle domande? Perché ci vuole Carlo Giuliani per un giro di vite intorno alle forze dell'ordine? E diteci perché ci vuole Giovanna morta nel fossato per vedere la fila di volanti fuori del campo rom in questione, dopo che il campo rom in questione erano vent'anni che stava lì e tutti, nel quartiere, lo dicevano che prima o poi... Caro romano, che offri il meglio di te davanti al telegiornale della sera con la bocca sporca di maccheroni al sugo e pecorino e buon vino, e caro Romano, che politicamente strumentalizzi ogni barbarie, schifo mi fa questa vostra apologia dell'allarme.

Caro romano che t'indignavi per i massacrati monaci birmani, dove sei finito? Dove hai riposto le tue ridicole felpe rosse? I tuoi cappelli arancioni, le tue fotografie spedite a "la Repubblica" per pubblicizzare il blog o il tuo sorriso da aperitivo milanese; dove hai messo le tue catene online, le petizioni? Tutte dimenticate nel vano porta oggetti della tua Range Rover da 400 cavalli? Dove sei andato, coglione, vate dell'ipocrisia? Tu che ti ricordi che c'è un mondo al di là del tuo orticello, solo quando ti si guasta un pomodoro; tu, e tutti quelli come te che s'alzano solo quando lo stadio fa la ola, solo quando anche tutti gli altri s'alzano, dove sei andato? Dove siete andati a nascondervi? Tutti a posare i fiori sul capezzale di Tor di Quinto state?

Ma venite via, fateci bella figura una volta tanto! Tornate ai vostri centri commerciali; tornate ai vostri concessionari d'auto. Dove sarete tra una settimana, tanto? Dove finiranno le indefesse ronde di questi giorni, che sembra che dalle parti di Saxa Rubra, a Roma, sia esploso un pozzo petrolifero o spuntato un albero del pane, tanta è l'attenzione, la polizia, il brulicar di gente, e invece è solo un campo, il solito campo rom, quello che c'è da quando Roma è Roma e a cui a nessuno è mai fottuto niente; dove finiranno queste improvvisamente puntualissime forze dell'ordine? Dove finirà il cordoglio? Dove finiranno le parole di Veltroni e la durezza dei prefetti?

Voi siete gli arbre magique ipocriti di questa esistenza di plastica: profumate la merda, sperando che sia qualcun altro a tirare la catena e non standovi troppo a preoccupare - c'è la partita! - se quella merda, alla fine, nessuno la scarica e s'accumula, s'accumula, s'accumula.

Caro romeno, caro romano,
ma vaffanculo.

Il Decreto dell’Utopia

La giustizia deve essere sicura e severa, ma anche infischiarsene della nazionalità di chi commette il reato. Che ci piaccia o no, l'invasione straniera diventerà regola, e presto noi italiani saremo estinti sostituiti da una forma ibrida. Pertanto, stare ancora a puntare il dito contro uno stupratore non in quanto stupratore ma perchè straniero, è antistorico, ingiusto, inutile.

Sogno un governo che firmi immediamente un decreto che preveda l'espulsione di tutti gli stupratori, rumeni o italiani che siano.
Un decreto che preveda l'espulsione per tutti gli evasori fiscali, siano extracomunitari o veneti o brianzoli o napoletani.
L'espulsione indiscrimanata di tutti gli assassini, i ladri, i pedofili, senza stare a guardare il loro passaporto.

Perchè se sei italiano sei padrone di casa, e a maggior ragione devi rispettare il prossimo tuo connazionale. Se sei straniero sei ospite, e a maggior ragione bla bla. Sono concetti talmente elementari e scontati... La legalità "non ha colore", per buttarla in slogan, e nemmeno "bandiera".
Inutile sottilizzare su questi dettagli unicamente per mostrarsi al popolo impaurito fieri difensori dei nostri interessi e diritti. Il diritto alla sicurezza è comunque irremidiabilmente compromesso, quando ormai la gente è pronta ad avere paura, ed anzi la Paura diventa parte integrante della loro visione sociale. Se, per esempio, mentre passeggiamo per strada diamo ormai per scontato fissare con la coda dell'occhio qualcuno vestito diversamente da noi, e sperare che ci superi senza piantarci un coltello nella schiena, beh, penso che la situazione sia irrecuperabile, e un decreto sulle espulsioni sarà solo fumo negli occhi anneriti. Annegati nell'odio, ora lo pretendiamo: vedi la spedizione punitiva di ieri notte nel campo rom. Peccato non aver mai visto spedizioni punitive verso italiani che stuprano le "nostre" donne, o massacrano i "nostri" bambini. Persino i giornalisti nei loro servizi usano un linguaggio un tantino più pesante del solito per condannare invisibilmente i "bruti" (cito dal Tg1) rumeni, mentre gli italici assassini vengono invece invitati in televisione e ricoperti di cerone.
Via tutti, allora.

Buffet

Le migliori foto di LondraNote sparse su alcune cose curiose
trovate a Londra

Le migliori foto di Berlino Do not walk outside this area:
le foto di Berlino

Ciccsoft Resiste!Anche voi lo leggete:
guardate le vostre foto

Lost finale serie stagione 6Il vuoto dentro lontani dall'Isola:
Previously, on Lost

I migliori album degli anni ZeroL'inutile sondaggio:
i migliori album degli anni Zero

Camera Ciccsoft

Si comincia!

Spot

Vieni a ballare in Abruzzo

Fornace musicante

Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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