L'amore, gli amici, l'odore di cucinato, il rumore della tastiera, la musica, le lucine degli apparecchi elettronici di notte, la solitudine, l'incomprensione, gli abbracci, il cappuccino, il semaforo che diventa verde giusto quando arrivi tu, il tizio che ti ringrazia perché lo stai facendo attraversare, l'odore di alcol nelle bocche degli amici che ti stanno salutando a notte fonda, le gallery delle gnoccone su La Repubblica, la gente che non si offende mai, curiosare al supermercato, scoprire una grande carta dei rum nel menu del locale in cui ti sei appena seduto, il primo sorso di birra quando hai veramente sete, l'odore dell'estate quando ancora estate non è;
trovare un volo Ryanair a/r a 0.1 centesimo, applaudire fortissimo ad un concerto, saltellare, giocare a pallone in corridoio con gli amici del lavoro, infilarsi le mani nelle tasche di un vecchio jeans e trovarci qualcosa, soffocare una risata disperata davanti al conto inaspettatamente salatissimo che t'è arrivato al ristorante, trovare parcheggio, lasciare la macchina sulle strisce blu senza pagare e farla franca, Lost il lunedì sera, sentire lo starnuto imminente e trovare subito il fazzoletto a portata di mano, dire qualcosa ad un amico e vederlo annuire, stare sempre dietro l'orologio perché non vedi l'ora di vederla, appiccicare un adesivo della Lazio in camera come dieci anni fa, guardare la gente fumare insieme fuori ai locali e raccontarsi cose diverse da quelle che si stavano dicendo dentro, il momento preciso in cui capisci che hai appena trovato il coraggio di tuffarti completamente nel mare gelato dopo venti-minuti-venti di approccio timoroso, la radio che ti indovina la canzone giusta in macchina, la mattina quando apri il blog e ci trovi già 12 commenti, i commenti, il blog, i lettori del blog, gli amici che ti commentano nel blog senza dirti niente, i complimenti;
Word di microsoft che sono 10 anni che mi cambia "coglioni" in "ciglioni", il pugilato, levarsi le fascette e scoprirsi le nocche insensibili, gonfie, rosse e un rivolo di sangue giusto tra il mignolo e l'indice, il senegalese Bariza che, appena arrivi in palestra, ti dice: allora sei pronto?, sempre, tutte le volte, non si dimentica mai, l'aperitivo, Andy Capp che ti citofona e, in romanaccio, dice aho, apri, il romanaccio, Roma, il traffico che ti fa scoprire una nuova stazione radio, le 11 di sera, sentirsi giusto un gradino sotto Che Guevara dopo la terza chiara media, ogni singolo gol della Lazio, la Roma che perde in casa, la Champions League in redazione con quindici televisori accesi e Emmenne che gira una canna un po' guardando la Lazio un po' ammirando Drogba, avere una minilibreria in camera di libri ancora non letti da cui attingere ogni volta che se ne ha voglia, scoprire che il raffreddore t'è passato, l'acido lattico dopo una giornata di sport, la pipì fatta sulle mura di Corso Italia dopo il Negroni di Piero, le vacanze quando la Vita Vera è lontana, F., nonostante tutto, Federico che viene a trovarci al lavoro con la bustina piena di birre, sentire la mancanza di qualcosa, il lasonil, le coincidenze, i lobi delle orecchie morbidi, gli sconti, il terzo episodio de "Il Signore degli Anelli" visto in un cinema a Leicester Square a Londra, accanto a un tizio con un turbante e una specie di rubino rosso al centro della fronte, "King Kong" visto per la terza volta a New York in un cinema vicino a Times Square con tutti gli autoctoni che si spazzolavano i capelli quando lo scimmione si affacciava dall'Empire State Building esattamente dietro al cinema in cui stavamo noi;
la gelosia che ti fa diventare le mani fredde, qualcosa che succede che ti fa dire "vabbè, ma 'sti cazzi" di fronte a tutto il resto, i biglietti da visita, un bar nuovo che, senza dire "a", ti fa il Negroni col Punt e Mes, andare per bar invece che per pub e spendere per un cocktail 3 euro anziché 9, montare le cose con Alberto e dargli il cinque perché funziona, addormentarsi con un libro chiuso a V rovesciata sulla faccia, ordinare qualcosa via Internet, poi tornare dal lavoro e trovarselo in portineria pronto da ritirare, sentirsi chiamato per la strada da qualcuno che conosci, i momenti immediatamente precedenti alla punizione dal limite per la tua squadra, quando i tuoi eroi si parlano nelle orecchie e tu sei stra-sicuro che il peggiore di loro tirerà fuori una parabola degna di Platini, uscire da un parcheggio al centro per andare a casa, vedere nello specchietto un altro che mette la freccia per infilarsi al posto tuo e sapere che per lui sarai il suo Eroe Assoluto per almeno venti minuti, i dolci, le pizzette, le schifezze comprate nei migliori forni di Roma alle 2 di notte, i ricordi dello scudetto che ancora, ogni tanto, ti raggiungono di notte;
Cuba, la Havana, quel caos calmo, i mojito bevuti piano nella plaza de la Catedral, con le due gocce d'angostura che scivolano verso il fondo e i tuoi migliori amici che si guardano intorno con le labbra strette d'emozione mentre pensi che ce li hai portati tu laggiù, i tuoi amici, tu con i tuoi racconti, la habana vieja, scoprire senza preavviso che l'indomani non devi lavorare, non fare mai programmi, shift+F12 premuto a tempo di musica per salvare un documento di testo che ti sembra stia venendo particolarmente bene, essere dell'umore giusto per apprezzare perfino una canzone di Max Pezzali, l'anulare destro storto a vita in conseguenza di una parata avventata a calcetto quando gli inverni erano freddi veramente, i tatuaggi, la pigrizia, preferire fare niente a fare qualsiasi altra cosa, i segnalibri colorati, le noccioline sgranocchiate al lavoro di sera, a dicembre, con i vetri delle finestre appannati, tornare in macchina la mattina, accendere il motore e scoprire la radio a un volume insostenibilmente alto, lasciato così dalla sera prima e non ricordare affatto quale fosse il motivo di tanta euforia;
fantasticare sui siti Web di viaggio, prenotando per finta voli in capo al mondo e poi pigiando annulla senza nessun rammarico, le ragazze che camminano sui tacchi con disinvoltura, sicurezza, proprietà e consapevolezza, gli scaldamuscoli rosa delle ballerine di danza moderna, VASCO ROSSI, l'istante in cui l'aereo tocca terra e tu capisci che, fatta eccezione per epocali disgrazie imprevedibili, anche questa volta la potrai raccontare, mostrare le fotografie delle vacanze a genitori e amici, i bassi dal subwoofer, il concerto dei Queen al Palalottomatica due anni fa, il giochino con le mani durante "Radio Ga Ga", avere ACQUISTATO online l'UNICA versione al mondo di "Love Of My Life" dal vivo in cui, tra le altre mille, c'è anche la TUA voce che canta, arrivare puntuale a un appuntamento, arrivarci tardissimo, telefonare per scusarsi e scoprire che NESSUNO è in realtà ancora arrivato: capire da quello che ti sei scelto gli amici giusti, l'incontro che Rocky perde contro Apollo nel finale di "Rocky I", la frase finale di "Io e Annie" di Woody Allen, la colonna sonora di "A straight story" di David Lynch, Tyler Durden, Quentin Tarantino. (e con questo penso d'aver incluso tutto quello che c'era da dire alla voce cinema)
Basta.
Continuate voi.
Funzioni vitali, ricordate.
Nel senso: per me una funzione vitalissima anche mentire è.
6 Responses to “Funzioni vitali”