Yearly Archive for 2007

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Arcade Fire @ Ferrara sotto le stelle

arcadefirepress.jpg Come non innamorarsi di un gruppo come gli Arcade Fire? Come non dirci rapiti da questa allegra festa collettiva consumatasi in Piazza Castello davanti ad una platea accorsa da ogni parte d'Italia per ascoltare il gruppo canadese, celebrato ovunque, dalla stampa al web, alle riviste specializzate (Pitchfork diede 9.6 su 10 al loro disco d'esordio, un record).
E' un pubblico di fedelissimi quello che li ha attesi a Ferrara per l'unica data italiana: fin dalle prime battute con Keep the cars running e No cars go è un coro collettivo che salta, ondeggia, canta e si lascia trasportare dall'energico gruppo canadese. In dieci sul palco che paiono un'orchestra crucca tanto sono biondi e dalla pelle biancolatte, con una scenografia imponente composta da mini monitor che rimandano particolari della scena e dei musicisti ripresi sul momento, oltre all'immancabile logo neon della Bibbia che dà il titolo al loro ultimo disco. Un organo a canne, monumentale, e tanti strumenti suonati a rotazione da ogni componente della band a dimostrare l'ecletticità e la grande forza del gruppo. E' una festa dicevamo, perchè questi canadesi trasmettono gioia di vivere e follia pura, si divincolano tarantolati tamburellando un po' tutto quello che capita a tiro, dall'asta del microfono, alle tastiere, ad un casco, all'impalcatura, fanno i cori tutti insieme, e lanciano per aria gli strumenti. Win Butler, ingessato nella sua maglietta a righe catarifrangenti, non è di molte parole ma conduce la band attraverso i successi dei due dischi Funeral e Neon Bible comparendo talvolta al microfono, talvolta alle tastiere, talvolta con una chitarra, un mandolino, un qualcosa. Sua moglie Régine gli si alterna per pezzi melodiosi come Haiti e Black waves ed è adorabile nel suo vestitino colorato con l'allegria, l'energia e la grazia di una piccola Bjork d'oltreoceano (ed è magia quando all'organo accompagna Intervention, forse uno dei pezzi più intensi del nuovo album registrato in una chiesa acquistata dal gruppo e resa studio di registrazione).
E' impossibile non cantare molti dei pezzi degli Arcade Fire, adatti a cori collettivi quasi da stadio, impossibile non sentirsi in una grande discoteca anni '80 ascoltando Power out sull'onda di ritorno della new wave che sembra di sentire i Cure, e quando parte Rebellion sul finale di serata è apoteosi scatenata di mani, voci, sudore e luci. Il pubblico prosegue insaziabile il coro mentre il gruppo come solito esce, si lascia acclamare, rientra per gli encore immancabili. Il tempo di un lento dolcissimo a coccolare la serata ai piedi del Castello, My body is a cage, e poi la chiosa con un altro coro gioioso, quello di Wake up, spesso posta in apertura dei concerti e qui concessa come botta finale dove tutti suonano tutto e sui monitor sul palco ci siamo proprio noi, pubblico sorridente e felice, distorto e filtrato in bianco e nero, come un corredo grafico, un complemento ad una serata eterna, con la gente che si riverserà per le strade soddisfatta in cerca di una birra, una maglietta, un amico.

La notte del nove luglio duemilasei

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La notte del 9 luglio 2006 la ricorderemo per sempre, noi generazione di Sconfitti, quando avremo il compito di raccontare ai nostri nipoti che c'eravamo, abbiamo assistito, abbiamo gioito, in quella notte mondiale di Berlino dove il cielo era azzurro anche se erano le undici passate e si cantava l'inno a squarciagola. La ricorderemo per sempre come forse la nostra notte più cara e dolce, dove il Fato ci ha viziato con un delitto perfetto servito ai fratelli d'oltralpe, nemici-amici di sempre, nel modo più beffardo e ingiusto come solo i calci di rigore sanno essere. La ricorderemo perchè una festa così, noi nati dopo il 1982, non l'avevamo mai vista, una sensazione così non l'avevamo mai assaporata e ogni urlo era insufficiente per poter farci capire, per comunicare al mondo cosa si provava ad essere finalmente Campioni del Mondo.
Di quella notte ricorderemo l'esultanza dei nostri sul campo, la testata di Zidane a Materazzi (se non fosse per il risvolto eticamente negativo, una pagina gustosa del calcio mondiale), il rigore di Fabio Grosso, emblema del torneo come in passato Baggio, Schillaci, Rossi. DI quella notte ricorderemo il mal di pancia per il gol subito, poi la gioia del pareggio, poi di nuovo l'angoscia per quella lotteria a noi tristemente nota. Ricorderemo il degno coronamento di un mese di tifo appassionato, di taverne, bandiere, festeggiamenti in giro per la città, striscioni, magliette dello stesso colore, birre ghiacciate, pizze da asporto, divani stracolmi e abbracci, lacrime, fratellanza. Uniti sotto quell'unica bandiera per un mese siamo stati tutti distratti dall'evento dimenticando i problemi, i litigi, le divergenze d'opinione. Per un mese siamo stati Italiani, e ne siamo andati fieri come non succedeva da parecchio tempo. Ricorderemo Lippi come un Papa, fino a quel momento capace di vincere con la sola Juventus e invece abile nel compattare come il cemento una squadra che non ci credeva nemmeno lontanamente, travolta dagli echi di Calciopoli. Ricorderemo il popopopooo, sky e la rai, la prima volta di Civoli e Mazzola alla faccia di Bruno Pizzul perdente, le clip mondiali, le prime pagine della Gazzetta e quell'urlo, Mio Dio!, quei volti che gridavano ehi guardateci, ce l'abbiamo fatta. Abbiamo vinto per davvero, non ci possiamo credere.
Tutto vero. Per una notte almeno, un anno fa, è stato tutto vero. L'oblio di qualche giorno, forse troppo pochi, prima di ripiombare nell'Italietta di sempre con i suoi crucci e i suoi clichè. Il 9 luglio dovrebbe diventare festa nazionale, in un paese pallonaro che vive di emozioni quando un branco di invorniti tira calci ad una palla rotonda in uno stadio ricolmo di gente.

Buongiorno Nordkapp – Buona la prima

PRIMA PUNTATA
Dove i due ciclisti salutano e ringraziano il pubblico copioso alla partenza, si fanno accompagnare dagli amici fino al Po, fanno le foto di rito, si fanno offrire da bere a Padova, si fanno ospitare a Treviso, bucano, ribucano, tribucano le gomme, fanno le rockstar a Cortina, salutano l'Italia e incontrano le tormente di neve dell'Austria.

In collegamento Skype esclusivo, ecco com'è andata la prima parte del viaggio, tra partenze e ripartenze. In studio per voi Attimo e TheEgo, chevvelodiciamoaffà. Gustatevela!

Per scaricare la puntata fai clic sul pulsante qui sotto (formato mp3 - 25' circa, 10 Mb).

Girandomi nel letto

Girandomi nel letto ho pensato a te stanotte. Ho pensato ad una canzone il cui ritornello ossessivo si ripeteva nella mia mente di seguito, di seguito, di seguito... Ti vedevo felice, tenendomi per mano e al contempo mi scoprivo così fragile, vulnerabile... Luglio e il suo caldo afoso e le serate dove invece c'è vento e bisogna coprirsi e non si capisce mai come vestirsi. E che due palle ste stagioni pazze aggiungerei. Avevi i capelli sciolti al vento e cantavi, mi sono sentito di colpo adulto, volevo proteggerti senza sapere da cosa. E poi vecchio, malandato su una tazza del cesso ad espiare i miei peccati... Ma da cosa ti avrei protetto? Una piccola donna forte come te non sarebbe venuta giù nemmeno con una tempesta. Una roccia sotto quel viso di miele apparentemente gracile e bisognoso di cure. Una bimba tenace dentro quel corpo morbido e liscio. Ho cercato inutilmente di insinuarmi tra le pieghe del divano letto in una posizione comoda, ho guardato venire giorno, ho fissato l'orologio a lungo. Quanto è lunga da passare un'ora quando non si ha niente da fare. Ho pensato di morire, che mi avreste trovato in bagno al mattino riverso in terra. Forse solo svenuto ma sono sempre pessimista. Avreste notato che mi ero allacciato solo alcuni bottoni della camicia per fare in fretta. Morire in camicia, che ridere. Lord fino alla fine, vestito da inglesino come alle elementari. O peggio, con due ceffoni mi avreste svegliato e tirato su... Che imbarazzo! Ma ho riguadagnato il letto da me, malandato, non volevo disturbarti svegliandoti in piena notte. Sei sempre troppo gentile con me. Siete sempre troppo gentili con me. Tuo padre al bancone a mezzanotte pareva un barman che dispensava panini deliziosi e nettare degli dei quando forse voleva solo andare a letto.
Alle cinque del mattino eravamo solo io, un lenzuolo stropicciato e i tuoi occhi sinceri quando una tregua di qualche ora mi ha concesso il sonno che dopotutto meritavo. E tu avevi vestiti adatti per le tue guerre stellari. E tu avevi vestiti adatti per le tue guerre stellari. E tu avevi...

La Bibbia di Zebedeo

Dal libro della Genesi.

Viveva in quel tempo un uomo di nome Sansone, dotato di una forza straordinaria e di una verga dalle dimensioni titaniche. Egli sapeva il fatto suo, ma anche quello degli altri e questo dava fastidio sopprattutto ai Filistei, che erano un popolo molto riservato e la cui regola principale era: fatti i casi tuoi! Essi, adirati con Sansone, gli dissero:" Fatti i casi tuoi!" ma lui rispose:" Ah!.." e basta. Una sera Sansone rientrò e trovò la sua compagna Dalila che gli disse:" Vieni a tavola che sennò si freddano i sofficini", egli si sedette, mangiò, ma dopo la prima boccata si sentì male e svenne. Al suo risveglio scoprì che Dalila lo aveva tradito e che i Filistei gli avevano tagliato i capelli, allora infuriato disse: "Cretini, la mia forza non sta nei capelli ma nei peli delle ascelle!", quindi prese i Filistei uno per uno, li intinse nella pece, li cosparse di piume e li lanciò  nella riserva dove un gruppo di cacciatori li riempirono di fiondate. Alla sera vennero serviti con la polenta alla sagra paesana.      
Parola di Dio.

Partiti!

Dopo quasi due anni di preparazione, dopo avercela menata in lungo e in largo con Nordkapp qui e Nordkapp li, dopo aver bussato praticamente ad ogni porta a Ferrara in cerca di sponsor e patrocini, dopo aver avuto bici, furgone, divise, materiale tecnico, medico, gingilli, computer vari e ministaff al seguito, FINALMENTE, ieri 1 luglio 2007 SONO PARTITI Simone Dovigo e Marco Marzola, i ragazzi di Ferrara-Nordkapp.
Oltre 4000 km in bicicletta per raggiungere il tetto d'Europa, prime pagine sui giornali e ospitate in tv a profusione, qui non si parla d'altro che degli "ambasciatori di Ferrara in bici"...
Noi, che abbiamo seguito la vicenda fin dal principio (Attimo è nello staff organizzativo con un ruolo di prim'ordine e Littlewitch cura i rapporti con l'estero) eravamo ovviamente presenti alla partenza, con tanto di fazzoletti in mano e magliette celebrative (le foto sono più in basso).
Ieri l'arrivo a Treviso, stasera saranno a Cortina e poi via oltre confine verso l'Europa dell'est fino ad arrivare lassù dove le temperature si fanno più fredde e le salite più impervie.

Io e Attimo (e nelle prossime puntate anche i mitici Neuroni Pigroni) li seguiremo qui dalla Bassa, seduti comodamente ai nostri posti. Vi aggiorneremo con le ultime notizie, le curiosità, i retroscena e le buffonate su questa folle spedizione biciclara. Per farlo ci collegheremo con loro tramite Skype per sentire in diretta cosa sta succedendo, vi racconteremo storie e curiosità sui posti che attraverseranno, il tutto comodamente impacchettato in un podcast estivo da seguire man mano dando un'ipotetica spinta e sostegno a questi ragazzi.
"Buongiorno Nordkapp" sarà trasmesso congiuntamente sui siti di Ciccsoft e Occhiaperti.net a partire dalla prima puntata il 5 luglio dove vi racconteremo della partenza e dell'attraversamento delle Alpi...
Che altro aggiungere? In bocca al lupo a questi temerari del ciclismo amatoriale... e restate sintonizzati!

Eccovi alcuni momenti della partenza dei due ciclisti:


Il furgone al seguito dei ciclisti, tempestato di sponsor


I due ciclisti ricevono dal sottoscritto un biglietto del treno simbolico per Nordkapp (per emergenze!)


Il tavolo con adesivi e cartoline


I due ciclisti in tenuta ufficiale, con amici, parenti e appassionati


I due ciclisti: Marco e Simone, con Damiano (maglia bianca) davanti al Castello Estense


Emanuele (il guidatore del furgone e l'uomo-tuttofare della spedizione) e Roby da Milano


I primi chilometri fuori Ferrara, con furgone e amici al seguito


Uno sguardo d'intesa e via...alla conquista dell'Europa!

Un attimo di pazienza ancora… (-3)

Il Gran Giorno è vicino e la tensione sale...

Le luci della centrale elettrica

"Mentre parecchi facevano l'università, alcuni si impiccavano in garage
lasciando come ultima volontà le poesie di Vian"

Ogni tanto capitano quelle canzoni che ti entrano in testa e non se ne vogliono uscire e nel bene o nel male segnano fortemente un periodo della tua vita perchè ne fanno da colonna sonora. Questo è circa quello che è capitato al sottoscritto dopo aver ascoltato La gigantesca scritta Coop dell'esordiente Le luci della centrale elettrica su consiglio della Sorella musicale, sempre attenta alle realtà emergenti in città.

Sarà che è di Ferrara, sarà che Vasco Brondi, in pratica anima e cuore di questo progetto cantautorale, lo conosciamo da una vita, quando giovane si esibiva sul palco del Liceo Ariosto ai concerti studenteschi con i Sadsmile e girava con le braghe larghe, talmente larghe che se le perdeva per strada nel tragitto aula-pausapaglia-macchinettadelcaffè, ma qui gli si vuole davvero bene. Chi è di queste parti probabilmente sarà passato anche nel suo locale: una piccola tavernetta in centro storico in puro stile Arancia meccanica a prezzi abbordabili: il Korova milk bar, ormai punto di ritrovo e locale di tendenza  specie per i più giovincelli ancora non patentati. Che altro aggiungere? A 22 anni (dovrebbe avere all'incirca un paio d'anni meno di me se non vado errato) dopo essersi tolto con creatività e originalità alcuni sfizi trova la via di questo progetto solista. Punk, sperimentale, incazzato, borderline. Bellissimo.

Il disco de Le luci della centrale elettrica non è musica per le vostre feste con i palloncini. Non vi farà ballare, non vi farà divertire, ma vi farà riflettere. I testi sono semplici e diretti, raccontano una Ferrara di provincia, una Ferrara che lotta contro i suoi spettri di disoccupazione e precariato, centrali turbogas e guai ambientali. E' una Ferrara che parla di cessi e sigarette, di poesia, di studenti, di piccoli e grandi problemi di chi non si lascia stare, di chi lotta ora e sempre in nome della Vita ma è ancora giovane, inerme e spaurito dal peso delle responsabilità.

L'urlo di Vasco è strozzato, la sua musica è rapida come una chitarra è capace di essere, a volte più dolce, a volte riflessiva. Sembrerà di ascoltare i CCCP con la voce di Rino Gaetano a cui Le luci della centrale elettrica non nascondono di ispirarsi ed anzi omaggiano nelle performance dal vivo. Si sentono echi dei C.O.D., di Giorgio Canali, c'è la poesia di un De Andrè o un Brassens, e un po' di quell'incauta joy de vivre di certi film francesi che non ci sono più. Sono piccole perle chitarra e voce, adatte ad una sera ubriachi al parco, sono frammenti senza pretese ma che incuriosiscono ed appassionano. Il resto lo fanno la rete, il passaparola e diverse date azzeccate in apertura di nomi importanti come Moltheni, Franklin Delano, Tre allegri ragazzi morti.
Le migliori cose per questo progetto di "canzoni da spiaggia deturpata", di "canzoni d'amore e di merda dalla provincia", di stomaco, fumo e corde di una chitarra. Ferrara genera mostri, ma a volte hanno la zazzera rassicurante e sanno far poesia e a noi non resta che goderceli.

Le luci della centrale elettrica - La gigantesca scritta COOP

Vai compagno Uolter!

Non ci giriamo troppo intorno. La candidatura di Walter Veltroni alla segreteria del nascente Partito Democratico è l'unica soluzione per rilanciare un progetto che stava morendo prima di vedere la luce. "Questo non è tempo di sogni, che non sono sufficienti: bisogna portare anche le risposte". Così il sindaco di Roma ieri ha anticipato il senso del discorso con cui oggi pomeriggio a Torino scioglierà la riserva. Potrà non piacere a molti Veltroni per via del suo cosiddetto buonismo, potrà suscitare le ire di chi va in motorino per il centro e maledice ogni buca in cui incappa, potrà far storcere il naso a quelli che credono che i fondi si trovino per le notti bianche e non per l'emergenza abitativa. Tuttavia ci troviamo di fronte a una personalità capace di unire anche le posizioni più diverse in nome della buona politica e del fare.

Il fare. Voglio insistere su questo punto perché a mio avviso è quello in cui la sinistra ha maggiormente peccato negli ultimi anni, troppo spesso prigioniera di ideologie fuori dal tempo o, peggio ancora, immobilizzata dai rapporti compromettenti con i poteri forti. Meglio non scontentare questo, meglio non scontentare quell'altro e intanto il consenso se ne andava. Veltroni è un politico che fa le cose. Questo è incontestabile. Vi racconto la sua giornata di lunedì: è stato a Corviale per l'inaugurazione di un nuovo campo da rugby, poi a Ostia per la presentazione del nuovo trenino Roma-Lido, ricco di tantissimi servizi. E non pensate che questa sia una veltronata, perché quella tratta ogni giorno è attraversata da oltre 160 mila pendolari. Poi, dopo essere stato a Torino ha fatto un salto a Bucarest per parlare dei Rom. Attenzione per parlare delle soluzioni al problema Rom, non per dire: "I rom sono un problema". Veltroni avrà sì rapporti con i cosiddetti palazzinari, considerati dai più (e anche da me) i padroni di Roma. Ma Uolter dai padroni di Roma, in cambio del piano regolatore, si sta facendo costruire tutto il Raccordo a tre corsie. Uolter ha concluso il sottopasso che unisce la Pineta Sacchetti all'Olimpico, Uolter ha demolito i ponti del Laurentino 38, Uolter ha intensificato la lotta agli insediamenti abusivi (dall'inizio dell'anno sono stati sgomberati quasi dieci campi).

Il decisionismo di Veltroni è la qualità che maggiormente apprezzo in lui. Ma torniamo un momento alla visita a Bucarest: i punti d'intesa raggiunti sono a mio avviso innovativi ed eccezionali. Ne cito giusto qualcuno: polizia rumena in appoggio ai vigili urbani per la sorveglianza dei campi rom presenti a Roma, incentivi per gli imprenditori italiani che investono in Romania affinché assumano gli emigranti rom e rumeni per favorire un loro rientro, e poi - magari questa sì una veltronata - una serie di iniziative per favorire lo scambio culturale tra i due paesi, con mostre, concerti e visite guidate.



Uolter sta costruendo la Metro C, Uolter ha intrapreso una battaglia contro la corporazione dei tassisti per migliorare il servizio da offrire ai cittadini, Uolter ha dato vita alla miglior Roma Estate che si sia mai vista negli ultimi 30 anni, Uolter ha scippato a Venezia la leadership nel settore del Cinema. Veltronate, direte voi. Impresa, dico io. Roma ha un pil di tre volte superiore a quello della media del Paese e il turismo nel 2006 ha avuto un incremento del 27%. Dire che Roma non sia migliorata rispetto al 2001 è dire il falso. Certo, restano i problemi di una metropoli che ormai non riesce più a sostenere il numero di persone che la vivono tutti i giorni. Esiste un'emergenza sociale ben più grave di quella che sembra (in tal senso sono eloquenti le esperienze della Caritas e della Comunità di Sant'Egidio), c'è un problema enorme legato alle case, manca una politica degli affitti e un'edilizia popolare. Ma questi sono problemi nazionali, dove un Comune, senza l'aiuto del Governo non può intervenire. Uolter ha introdotto i Buoni Casa per le famiglie che non riescono a pagare l'affitto, Uolter cerca e ha cercato la riappacificazione politica tra destra e sinistra (e quando bruciano la lapide di Verbano vorrei dirgliene quattro al compagno Uolter).

Ma torniamo al PD. Sarà lui il segretario, sarà lui il leader di una coalizione sgangherata senza capo né coda. Ma Uolter ha la mia fiducia e sono convinto che riuscirà a dare una sterzata al Paese. Anzi, credo che la sua candidatura rilancerà anche la riorganizzazione dell'ala sinistra dell'Unione. Un'occasione così non possiamo farcela scappare. Modello Roma sia. Vai Uolter, uomo del fare.

L’orgoglio dei ghei, i progressisti, le madonne piangenti sperma

Facetemi capire, se i ghei organizzano il ghei pride e vogliono sfilare a Roma, e se nel ghei pride si radunano centinaia di trans con le tette al vento che si leccano in ogni dove, se poi fanno sfilare dei puttanoni di due metri travestiti da suore o che simulano l’amplesso sessuale, se tanti ghei (non uno o due, tanti) decidono di travestirsi da Papa, magari col culo di fuori e col frustino in mano, se i ghei in questa manifestazione che si chiama ghei pride, quindi orgoglio dei ghei (e non “tette-di-fuori pride” oppure “culi-al-vento pride” e neanche “drag queen pride” e neanche “affanculo-al-Papa pride”) se questi urlano cori blasfemi contro la Chiesa, e mimano volgarità e si strusciano contro i pali della luce, se i ghei fanno tutto questo nelle strade di Roma a ritmo di techno, tutto questo va bene? Tutto questo si può accettare?

Io penso che si può benissimo accettare, anche se ciò è molto volgare e offensivo nei confronti dei credenti. Io dico che dobbiamo accettarlo perché vogliamo la libertà di espressione, e la libertà di espressione deve valere per tutti.


Ora, se un gruppo di estrema destra decide di affiggere manifesti con la scritta “Basta Froci” in risposta al ghei pride, ecco che subito tutti quelli che prima erano liberali e progressisti, tutti quelli che erano d’accordo a fare sfilare i ghei con le mammelle di plastica al vento, dicono che così non si fa, che queste cose non si scrivono nei manifesti, che tutto ciò è offensivo, che andrebbe censurato.

Il ghei travestito da prete che ciuccia un cetriolo infilato in un preservativo nel pieno centro di Roma sbraitando contro il Vaticano sta usando un linguaggio eccessivo e offensivo. Il fascista che scrive “Froci” sul manifesto sta usando un linguaggio altrettanto eccessivo e offensivo. Da parte mia, non andrei a bere un caffè né col ghei che si ciuccia il cetriolo, né col fascista che scrive “Froci”, perché con entrambi non avrei nulla in comune, che gli estremismi non mi piacciono. Però, mentre il ghei può continuare a lanciare offese contro il Papa, il fascista se dice “Froci” sta sbagliando, è solo uno sporco fascista, che deve essere azzittito e magari messo in galera (che dare del "frocio" è reato, pare). Il messaggio, in poche parole è “Censura”. 

E poi ancora, veniamo a Bologna. 

A Bologna vogliono aprire una moschea, i fascisti non vogliono e chiedono di fare una manifestazione di protesta contro la moschea. Il Sindaco dice Va Bene, fate la manifestazione, fate. Lo stesso giorno viene organizzata una grande manifestazione “di sinistra” contro quei fascisti razzisti che non vogliono la moschea, e pure contro quel Sindaco bastardo fascista che ha permesso ai fascisti di manifestare il loro dissenso. Il messaggio è, ancora una volta, “Censura”. 

E ancora, Bologna.

In tutto sto urlare CensuraCensura alternativo e progressista, un gruppo di artisti bolognesi (si dice anch’essi ghei)  decide di fare una mostra e di intitolarla con il titolo evitabilissimo di “La Madonna piange Sperma”. La Curia di indigna, il Sindaco si incazza, il Ministro toglie il patrocinio. Si chiede ovviamente di cambiare il titolo, eccessivamente offensivo nei confronti dei credenti. Segue un grande coro di protesta contro quella che viene definito “un atto di prevaricazione e di censura e di oscurantismo”. In tutto sto casino, il gruppo di artisti si difende affermando sul sito che loro “non avevano alcuna intenzione di offendere o turbare la sensibilità dei cattolici”. Sì certo, come No. Il logo di questo gruppo di artisti è un uomo col crocifisso in mano e un pene affettato col tagliere.

Io, che non sono per niente cattolico, ma proprio per niente, e che mi sono sempre sentito in un certo senso “di sinistra” (in un modo tutto personale) non mai pensato che un giorno mi sarei trovato a difendere i preti e i fascisti e a non trovarmi d’accordo con la comunità omossessuale.

Io che i preti non mi stanno simpatici per niente, e i fascisti non ne parliamo neanche. 

Io che davvero ci credo alla libertà di espressione, mi viene da pensare che c’è tanta gente che la libertà di espressione se la mette in bocca come fosse una gomma da masticare per poi sputarla via velocemente quando serve.

Buffet

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Si comincia!

Spot

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Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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