Yearly Archive for 2007

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Un quesito ingegneristico

Oggi sono andato al terzo (e ultimo) colloquio presso una famosa multinazionale in cui spero di lavorare.
Ero molto curioso, dati i due incontri precedenti precedenti: nel primo mi hanno fatto raccontare le mie ultime vacanze in inglese, nel secondo usavano 2 parole in inglese e 2 in linguaggio strettamente tecnico ogni 5.

Infatti le mie attese non sono state deluse: i miei interlocutori erano due tecnici della filiale e il colloquio è diventato una specie di esame universitario.
Dopo un primo approccio tipico (studi superiori/universitari, accertamento delle mie conoscenze) si è passati a domande per testare la mia capacità di problem solving, per poi concludere con un quesito che giro a voi perché veramente assurdo e forse fuori luogo.

(vi porrò la domanda pari pari a come è stata posta a me, nel seguito troverete la risposta)

"Ipotizziamo che il raggio della Terra sia di 6000 Km per semplicità di calcolo.
Immagini di svolgere un filo lungo l'equatore in modo che sia aderente alla superficie in tutti i suoi punti (ovviamente perfettamente sferica).
Ora prendiamo questo filo, aggiungiamo 1metro alla sua lunghezza, rendiamolo di nuovo perfettamente sferico e stavolta anche rigido. Rimettiamolo attorno all'equatore in modo che in ogni punto sia equidistante dalla superficie.
La domanda è: un gatto riesce a passare sotto tale filo?"


Su due piedi stavo per ridergli in faccia.
Seriamente, facevo fatica a stare serio.
Attenendosi strettamente a ragionamenti teorici la risposta è no, 1 metro è infinitesimo rispetto 6 milioni di metri.
Poi ho cominciato a fare i seguenti calcoli:

circonferenza all'equatore (C1): 2πR

circonferenza del filo rigido (C2): 2πR+1

raggio di C2: (2πR+1)/2π = R+(1/2π)

Ovvero il secondo raggio è più lungo del primo di 1/2π metri, ovvero circa 16 centimetri.
Ovvero il filo è sospeso dalla superficie di 16 centimetri in qualsiasi punto.
Quindi il gatto passa, eccome se passa.

Soddisfazione dei due tecnici e "le faremo sapere". Eravamo già tornati alla routine.

Veltroni è la persona meno indicata possibile per governare un Paese

Oggi ha tutta l'aria d'essere venerdì.
Se non ho fatto male i calcoli potremmo ritrovarci lunedì 15 ottobre, vale a dire il giorno dopo le Primarie.

Mi piacerebbe stare qui a dire: gente, vi saluto. Quando ci rivedremo l'Italia sarà un altro Paese. Non si sa se migliore o peggiore, però un altro Paese. In bocca al lupo a tutti. Invece mi sa tanto che non sarà così ed è una tristezza, questa. Lunedì sarà sempre la solita Italia, dall'ora di pranzo a quella di cena. Non mi faccio illusioni.

Questa cosa, questa convinzione, che non è solo mia peraltro, dovrebbe pesare come una maledizione, come una condanna a morte. La consapevolezza d'essere addentro a un Paese serenamente rovinato, decrepito, marcio e che mai cambierà, certamente non grazie a una giornata di urne, questa coscienza dovrebbe portarci in piazza, a strillare, a battere sulle pareti dei Palazzi che contano, a occupare le strade, a stenderci sulle strisce pedonali del Centro. Dovrebbe condurre almeno a una sparatoria, a un paio di morti, a due o tre rapimenti, a scontri di piazza, a un'esplosione. Senza idealismi, beninteso: solo pura e semplice rabbia. Una rabbia che scaturisca dal nostro ventre da italiani. Come a dire: cazzo, ci vogliono inculare un'altra volta, ci stanno per inculare, ci inculeranno con le loro belle facce pulite e la barba fatta. Facciamoci sentire. Oppure no, restiamo zitti ma quantomeno a braccia incrociate, rabbiosi, incazzati neri.


Ma niente del genere accadrà da oggi a lunedì prossimo: la gente si alzerà e siederà sulle poltrone, si infilerà in bocca forchette e pistole e starnutirà come tutti gli altri giorni possibili. Poi si annoderà al collo una cravatta male abbinata, oppure un cappio, e si infilerà in un traffico da tregenda biblica.

Mi sto convincendo che quello che manca all'Italia è il furore. La rabbia. S'è parlato, in questi giorni, di Che Guevara: un uomo criticabile, violento, geniale, bellissimo, ardente, che fallì da amministratore e da politico e si reinventò rivoluzionario guerrigliero. Che Guevara - non voglio parlare di lui ma seguitemi un attimo - nutriva questa rabbia, questo furore di cui vado dicendo, perciò, a un certo punto, scelse di allacciarsi gli stivali ai piedi e di uccidere e farsi ammazzare anziché rassegnarsi davanti ai propri limiti. Voi, con una laurea in medicina in tasca e una famiglia benestante alle spalle lo avreste fatto? Io no. Penso nemmeno Mastella. Nemmeno Gasparri. Quello che fece, l'argentino col basco, prima di ogni altra cosa, fu di liberare Cuba. Non da Batista, per carità, ma da questa stessa malattia che oggi attanaglia gli italiani: Guevara prese la paura dei cubani e la trasformò in furore.

C'è un passaggio, proprio in "Furore" di Steinbeck, che vorrei adoperare. Fa così:

"Le donne osservavano i mariti, per vedere se questa volta era proprio la fine. Le donne stavano zitte e osservavano. E se scoprivano l'ira sostituire la paura nei volti dei mariti, allora sospiravano di sollievo. Non poteva ancora essere la fine. Non sarebbe mai venuta la fine finché la paura si fosse tramutata in furore".

L'altra sera sentivo Veltroni a Matrix e mentre lui parlava a me s'accaponava la pelle. Nonostante io provi della stima per l'uomo-Veltroni, devo dire di non aver mai visto seduto su una poltrona di uno studio televisivo una persona meno indicata per governare un Paese.

Ha parlato a lungo, e forbitamente, e in oltre due ore non gli è mai scappata, mai, neanche per sbaglio, una frase che non fosse solo minimamente retorica. Dentro Veltroni non c'è una goccia di sano furore, esattamente come non c'è dentro ciascuno di noi italiani: Veltroni, che da lunedì guiderà l'Italia, è semplicemente una catastrofe, sebbene sia di certo la catastrofe minore tra tutti i cataclismi che rappresentano gli altri soncertanti candidati.

A un certo punto, pungolato, ha detto che lui non concepisce tutti quei politici che si lamentano. I politici non dovrebbero lamentarsi, ha detto lui, sottintendendo che i politici fanno un lavoro blando e leggero, e che sono i camionisti a doversi lamentare piuttosto, ha suggerito sempre Veltroni, perché loro sì, i camionisti, insieme agli scaricatori dei mercati generali e ai minatori, loro sì che fanno un lavoro devastante, altro che noi politici, ha ribadito Veltroni.

Non so voi, ma a me è venuta voglia di rovesciare la televisione sul parquet: niente di buono verrà mai fuori da una persona che parli alla sola funzione di ricercare gli applausi facili della gente. Voglio molto bene a Uolter, ma l'Italia non si cambia con tutto questo consenso puzzolente. Andando dritti per la propria strada, facendo le più impopolari delle scelte, circondandosi di teste che fanno no, fino a quando, improvvisamente, non fanno : ecco come si fa. Vorrei gente incazzatissima: vorrei vedere la bile scorrere come passato di fagioli. Grigia e densa. Vorrei, una volta tanto, non trovarmi d'accordissimo con tutto quello che dice Veltroni, o chi per lui, perché non è così, scardinando le morbide porte dell'Ovvio, che si disincaglia il Paese dalle secche.

Non voglio idealismo, per carità.
Voglio rabbia, furore, e che tutto questo sia mondato dall'idealismo: vorrei che la gente, che gli italiani, fossero spaventati e non rassegnati da questo Nulla che vorrebbe governarci e che, di fatto, ci governerà. Come nel passaggio di Steinbeck, vorrei vedere l'ira sostituire la paura. Può esserci furore senza retorica idealista: non servono, lungi da me pensarlo, uomini abbarbicati sugli alberi in tuta mimetica, però non serve neanche l'opposto di questo, ovvero tizi incravattati o tizie in talleur che, quando va bene, parlano di un partito "nuovo, aperto e plurale", "alternativo", di "un Pd capace di scelte forti e impegnative, per un'Italia più ricca e più giusta" (Rosy Bindi); di uno "scatto di innovazione" (Veltroni); di un "voto per cambiare davvero" (Adinolfi, il quale, tra le altre cose, adduce come motivazione a votare lui, questa: "Meritiamo il vostro consenso perché il vincitore annunciato ne avrà già molti e allora è forse utile dare un segnale vero di discontinuità", che è più o meno la retorica dei concorrenti del Grande Fratello quando vanno in Confessionale e non sanno che motivazioni dare ai nomi fatti); oppure chi, come Gawronski, auspica che il 14 ottobre lo votino "tutti coloro che, come me, non hanno paura di mettersi in gioco".

Questi tizi imbellettati che vanno da Matrix e da Vespa a  guardare fissi nelle telecamere mentre sciorinano dati, numeri e frasi fortemente aggettivate, mi ricordano, tutti, i concorrenti di un qualche show televisivo a suffragio telefonico, in cui la gente da casa deve fare il numerino per votare il preferito mentre quello se ne sta accanto al conduttore, inquadrato, a fare il segno giusto con le dita o le smorfie con il labiale, "due! due! vota due!" L'avete vista la foto di Rosy Bindi che c'è in alto a sinistra nell'header del suo sito ufficiale? Sembra uno spot della Johnson & Johnson. Fa spavento.

C'è un altro passaggio nel libro di Steinbeck, proprio alla fine del primo capitolo. Fa:

"Dopo un poco, i visi degli uomini perdettero la loro stupefatta perplessità ma acquistarono un'espressione dura, collerica, ostile. Allora le donne capirono che erano salvi, che gli uomini non si davano per vinti, e allora ardirono a domandare: Cosa facciamo? E gli uomini risposero: Chi lo sa, ma le donne capirono che erano salvi, e i piccoli capirono che erano salvi. Le donne e i piccoli avevano l'intima convinzione che nessun disastro era catastrofico se i loro uomini non si arrendevano".

C'è qualcuno di voi, là fuori, che ancora può dire di non essersi arreso?

All we need

Radiohead - In RainbowsRipetuti e convinti ascolti di In Rainbows hanno avuto un primo decisivo effetto. Ho completamente dimenticato tutti i discorsi sulla portata della mossa spiazzante dei Radiohead, che hanno superato con la freccia a destra le lentissime e pesanti case discografiche rendendo disponibile il nuovo album su internet a offerta libera. Sono entrato in quello stato d'animo che ti impedisce di ascoltare qualsiasi altra cosa che non abbia la voce di Thom Yorke, forse perchè ne avevo bisogno di un disco dei Radiohead (in ottobre, poi...). Forse ne avevamo bisogno un po' tutti di canzoni malinconicamente liquide e nervosamente tranquille.
Un disco smaccatemente "radiohead", dove non riesco a trovare un pezzo brutto, e paradossalmente proprio questo livellamento verso l'alto potrebbe risultarne il limite. Ma per un parere più illuminato, meglio che chiediate al Socio, l'esperto in materia.

In giro fioccano pareri e recensioni (ovvero, non si parla d'altro):
- Colas (canzone per canzone)
- Adayinthelife (canzone per canzone)
- Onanrecords (che gli assegna un 10 pieno)
- SigurRos
- Fard-Rock
- Blogadelica
ecc.

Wikifroottle: Piccola Storia Ragionata Sulla Masturbazione

The sexLa masturbazione è una pratica che faciliterebbe la cecità, specie se si accompagna allo spionaggio dal buco della serratura, o se durante l'atto si indossano grossi occhiali da miopi, senza essere miopi.

La masturbazione è un peccato, poiché lo sperma sono fatti di bambini piccolissimi che devono essere espulsi nel sesso femminile per la prole, e non a vuoto o chissà dove per i piacere dell'erotismo. Per questo la chiesa ha sempre acceso il rogo sotto i colpevoli di polluzione notturna, in quanto, anche se avevano provato piacere senza manomissioni, pur avevano commesso atto impuro, senza sbocco di procreazione.

Nell'800 ebbe inizio l'igiene sessuale per l'infanzia, con diversi pedagoghi che lottarono strenuamente per evitare onanismi infantili, poiché masturbarsi a quell'età portava all'insorgenza di malattie ereditarie quali la demenza senile, la cecità e l'affanno. Per fortuna, nel '900 fu trovato un vaccino contro queste malattie e i bambini poterono ritornare a masturbarsi.

riposiamo in pace

Il 61% degli italiani non legge nemmeno un libro all’anno. 

Ne resta un 39% fra cui sono inclusi quelli che leggono solo per motivi di studio. E quindi siamo già a meno del 39 %. Poi ci saranno quelli che leggono per motivi contingenti, tipo la partoriente che si informa sui metodi di respirazione durante le doglie o i 100 e uno tecniche di decorare le torte alla crema. Poi ci sono quelli che leggono i libri con la faccia di Scamarcio sulla copertina e i libri di Maurizio Costanzo. Quindi facendo i conti siamo a molto meno del 39 %. 

Una percentuale così bassa ti fa sentire parte di una setta segreta, di un moto carbonaro. Sono un carbonaro. Sono un cristiano prima maniera che si rifugia nella catacomba. Nessuno faccia la spia, shhhh!!!

Questi magnano bignè e cacano rivoluzione…

Quando Berlusconi tornerà a  vincere le elezioni, almeno potrò dire che per un attimo ci avevo pensato. Perché a votare Partito Democratico, per un momento durato almeno tre settimane, ci ho pensato davvero. E ne ero anche abbastanza convinto, tanto da aver avuto alcune accese discussioni. Ma alla fine, avevano ragione loro. I compagni, quelli cresciuti a pane e partito. Quelli che non si arrendono mai nonostante i capelli bianchi, quelli che fanno volantinaggio alle manifestazioni che una volta portavano in piazza 10 mila persone e oggi sì e no 3 mila (vedi i 30 anni dalla morte di Walter Rossi sabato scorso a piazzale degli Eroi, a Roma).

E' una questione di idee, coscienza o chissà cosa. Ma votare quelli lì non è pensabile. Sorvolando sulle ridicole diatribe su nome e collocazione nel Parlamento europeo del periodo che ha preceduto l'estate, l'unico sussulto si è avuto con il discorso di Uòlter dal Lingotto di Torino. E nonostante la mia speranza resti quella che sia lui a guidare la nuova formazione, caro Uòlter, io non posso proprio. Non posso votarti. Perché non posso votare il nipote di Gianni Letta così come non posso votare i cattocomunisti alla Bindy, che tuttavia non è nemmeno male se penso al resto delle quote rose che si stanno facendo strada, dalla Melandri a Lilli Gruber, passando - sic - per Veronica. Ma dico, Uòlter, ma come solo ti viene in mente una cosa del genere? Vabbè che in questi anni a darle il patentino di donna liberal e impegnata ci avevano pensato prima Micro Mega e poi Repubblica, espressione mediatica dell'intellighenzia di sinistra fatta di aperitivi all'aperto sulle terrazze di Trastevere, foulard colorati, registi brizzolati, catering di cibo arabo: mi convincerete nel momento in cui avrete il coraggio di affermare che un felafel è meglio di una pizzetta o di un tramezzino. Ma questa sulla donna del Berlusca è peggio - o forse no - di Fassino che lecca il culo a Marchionne.



Suvvia, guardiamoci in faccia compagni e parliamoci chiaro: sta tutto nella semplicità della vita. Beppe Grillo, i blog, le magliette, le primarie, i girotondi, la partecipazione democratica. TUTTE CAZZATE. Tutta gente senza ideali, tutta gente che arriva dai salottini della sinistra, professionisti che per avere la coscienza a posto iscrive i figli al Mamiani. "Questi mangiano bignè e cacano rivoluzione", come dice un mio amico camerata. E c'ha ragione. C'ha ragione perché loro sono la conventicola, sono uguali agli altri, sono la casta, mantengono privilegi a cui non vogliono rinunciare, adottano bambini a distanza per raccontarselo durante le cene a tema. "Io ieri ne ho preso uno in Birmania", già le sento quelle vecchie befane che fanno a gara a chi è più solidale mentre affondano i denti di ceramica nel cous cous. Ma un giro a Napoli, a Roma o a Palermo se lo sono mai fatto? Probabilmente no perché il fine settimana lo passano a Capalbio. Basta con questa ipocrisia: a loro delle istituzioni, della Costituzione, del pacifismo NON GLIE NE FREGA UN CAZZO. Come non glie ne è mai fregato prima.

Con questa gente - descritta in maniera superficiale e confusa lo ammetto - sento di non avere nulla da condividere. Così come sento di avere poco da condividere con l'operato del Governo in carica. Mi sono convinto di una cosa: non sarà certo un periodo storico di dieci-quindici anni a determinare i cambiamenti sociali dell'Italia. Di conseguenza, visto che non siamo in tempo di guerra, il concetto di elezioni (soprattutto con questo tipo di sistema antidemocratico) perde di significato. E io ho deciso che non li voto - nemmeno alle primarie - perché non mi rappresentano né rappresentano quello in cui ho sempre creduto e a cui non vedo motivo per rinunciare. Proprio oggi si apre una settimana importante: nelle fabbriche cominciano le consultazioni tra gli operai sul collegato del Welfare. Mi sento molto vicino in questo momento ai lavoratori della Fiom, ora al centro del mirino dei nostri eroi, e anche se il No raggiungerà il 25% auspico che il Governo Prodi cada e faccia un bel tonfo. Nella Finanziaria che stanno portando avanti manca ancora una volta un segnale di discontinuità con il passato. Se Montezemolo applaude e Mirafiori fischia, da qualche parte si cela l'inculata. E io non voglio essere complice.

[Questo post ha una dedica triste: ciao Luca]

Ferrara Internazionale

Internazionale a Ferrara, ecco alcune foto scattate dal nostro fotografo di fiducia, Simur.
Amira Keen, illustratrice I suoi disegni Bizzarra, questa Amira Il pubblico presente alla Feltrinelli
Amira interpreta il matrimonio gay Le foto di Francesco Zizola Internazionale a Ferrara Le foto di Zizola in Piazza Municipale

L’Italia vista dagli altri (cioè da noi)

Internazionale a FerraraInternazionale a Ferrara inizia la serie dei suoi dibattiti partendo da un'ottica prettamente nazionale, ovvero come viene vista l'Italia dall'esterno, e in particolare dai giornalisti stranieri. Da assoluto profano della rivista che raccoglie articoli provienenti da tutto il mondo, mi tuffo silenziosamente tra il folto pubblico in sala. La vasta schiera di studenti delle superiori mi fa dubitare su quanto i giornalisti stranieri riusciranno a tenere sedata questa massa brulicante, ma prontamente la brillantezza e soprattutto la semplicità con la quale spiegano le loro posizioni riesce a non anestetizzare l'attenzione. Infatti ad un certo punto un ragazzetto seduto di fronte a me chiederà al ragazzetto amico al suo fianco: E' giusto questo? E l'altro annuirà convinto: Sì, sì. E giù applausi.
I simpatici corrispondenti stranieri esternano e sottolineano le anomalie del sistema Italia che, sotto sotto, riconoscono tutti quanti, ed è sempre un sollievo rimarcare le devianze dei media italiani ad alta voce. Si passa dall'ingerenza del Vaticano (che secondo Jennifer Grego dovrebbe pronunciare i suoi discorsi in latino), alla commistione che rende praticamente indistinguibile l'informazione e la politica, conglomerati in un organismo ben più complesso che si chiama Potere, e collassa il nostro Paese. E giù applausi. L'accenno a Grillo è quindi inevitabile, così come chiedersi perchè ormai ci tocca saltare a piè pari, come fa Jeff Israely, le pagine dalla 2 alla 8 infarcite di dichiarazioni non richieste ai nostri parlamentari su praticamente ogni cosa.
Il punto è che, come sostiene il lucido Eric Jozsef, in Italia non si danno notizie ma si fa "opinione", evitando di scegliere e di assegnare una gerarchia alle notizie stesse. Scegliere forse significherebbe anche in qualche esporsi, schierarsi nella società e promulgare un punto di vista, ed è ovvio il rischio che ne derivi in uno spazio così omologato. Molto meglio infarcire la prima pagina con praticamente un po' di tutto (dalla politica al governo, all'immancabile e così italiano caso di Cronaca Nera fino ad arrivare alle notizie di gossip e sport), per accontentare tutti, per ingolfare il giornale di tutto e riuscire a raggiungere il più ampio numero di lettori possibile. Lettori che si ritrovano una paccottiglia di pagine infarcite di dichiarazioni, opinioni, prese di posizione, ma se provano a chiedersi il perchè o il come, si sentono smarriti.
Si finisce per chiedersi se si sta peggio qui o si sta meglio all'estero, ci si risponde che noi abbiamo l'Unità e il Giornale, mentre altrove si ritrovano la Bild e il Sun che vendono vagonate di copie. Molto ambiguo dunque stilare paragoni, se non in un caso, quello dell'indipendenza dei giornali. Le arterie del giornalismo italiano (basta guardare, per dire, il Tg1 o leggere i principali quotidiani) sono collassate dal malefico colesterolo quale è la Politica, il Potere sempre pronto a telefonare ai direttori per reclamare spazio e interessi. Sembra quasi una caratteristica tutta italiana, ma ingenuamente verrebbe da chiedersi: allora il Potere come esercita la propria influenza in Francia e Germania? Oppure negli altri paesi esiste solo il giornalismo libero? Le vie della commistione sono infinite.
Esordio piacevole per Internazionale a Ferrara, le due ore di dibattito scorrono via veloci e il moderatore Jacopo Zanchini si vede costretto a interrompere un'interessante deriva sul debito pubblico italiano iniziata da uno spettatore. Si andrebbe avanti all'infinito credo, a parlare d'Italia con giornalisti stranieri, tale è la nostra così nemmeno segreta perversione nel sentirci puntualizzare i nostri difetti. Amiamo terribilmente metterci davanti allo specchio, specie se retto da osservatori esteri e quindi per forza più imparziali di noi, più autorevoli di noi perchè fuori dalla mischia. Forse quasi inconsciamente addirittura ci beiamo dei cartellini gialli e talvolta rossi che ci sventolano elegantemente in faccia (mentre in Germania o in Inghilterra nessuno riprende i corsivi di Repubblica e Corriere) giornalisti resi arbitri dalla nostra voglia di scavare col dito nella piaga.

Libera Radio – Voci contro le mafie

Ricompaio su questo blog, dopo tanto tempo, per segnalarvi una cosa secondo me molto importante.
E' nata Libera Radio la prima webradio d'informazione sulla legalità e le mafie. Il progetto è frutto di una collaborazione tra "Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie" e "Città del Capo - Radio Metropolitana" di Bologna.

Libera Radio vuole dare voce a tutti coloro che, in luoghi e modi diversi, sono protagonisti di un impegno costante contro ogni tipo di mafia.
I suoi programmi possono essere ascoltati attraverso Internet e, presto, anche sulle frequenze di un network di radio locali in FM, distribuite su tutto il territorio nazionale.

Parlare di mafia, anzi, di mafie, è importante: le mafie esistono e continuano a permeare il nostro paese e non solo. Anche quando non urlano con bombe e stragi, i loro sussurri sono letali.

Il gioco della puntura sul pisello

Sentite, io non m'intendo di giustizia, di legge, mai me ne intenderò. Quando guardo il mio amico Federico negli occhi, lui avvocato, gli dico sempre: "Ma chi te l'ha fatto fare? Tu eri un grande chitarrista...", ma questo è un modo di dire, tutti noi, da giovani, da piccoli, eravamo già qualcosa, avevamo un talento che faceva unire le mani ai nostri genitori, quel non so che che prima o poi avremmo finito per sprecare, perciò quello che io dico al mio amico Federico è certamente una boutade, un modo come un altro per avviare una chiara media al pub, però resta il fatto che io di legge eccetera eccetera.

Premesso questo mi voglio permettere di dire che c'è qualcosa che non va in tutta questa faccenda di Rignano Flaminio: non so se vi ricordate, ma insomma in un paesello laziale, uno di quelli dove la gente confonde le -b- con le -p- e trova grandissima difficoltà a capire dove vadano a finire le doppie in un'analisi grammaticale, ecco in questo paesello qui, da più di un anno ci sono decine di bambini di quattro o cinque anni che, davanti a giudici e psichiatri e psicologi ed esperti dell'infanzia dicono sempre le stesse cose, al punto che tutti questi esperti, trattandosi di bambini, hanno parlato di "chiari racconti del vissuto", capite?, "del vissuto", perché un bambino può mentire una volta, due, ma se nel giro di un anno - u n    a n n o - un bambino riesce a mantenere la stessa "linea di ragionamento" più o meno stabile, questo significa che c'è sotto qualcosa semplicemente di vero. E' per questo che gli esperti parlano di "vissuto" e non di "immaginato".

Era prevista per ieri 2 ottobre l'ultima delle udienze. Ad essere interrogato dalla Procura l'ennesimo bimbo, cinque anni, il quale ha dichiarato più volte al magistrato che "A scuola mi picchiavano. Facevamo giochi brutti". Qualcuno dei vostri figli ha mai parlato di "giochi brutti" tornando da scuola? I bambini non sono granché complicati: scelgono quasi sempre una linea retta per percorrere lo spazio da A a B: mica sono adulti o che. Non è che sanno zig-zagare come facciamo noi. Quindi, tenendo presente anche la teoria del Rasoio di Occam, a me pare che un bambino che improvvisamente parla di "giochi brutti" vada tenuto molto, molto presente.



Questo bambino, l'ultimo della successione di interrogatori che si ripete indefessa da dodici mesi, ha cinque anni e ha detto che gli facevano "il gioco della puntura sul pisello". Testualmente: il gioco della puntura sul pisello. Ora io non so a che gioco si giochi in quel di Rignano Flaminio, non ci sono mai stato a Rignano Flaminio: però so che il gioco delle punture sul pisello è qualcosa che dentro la testa di un bambino di cinque anni non ci dovrebbe stare. Non voglio farne un discorso retorico, tipo che i bambini sono dei piccoli angeli o che. Anzi: per me i bambini, il più delle volte, sono dei giganteschi figli di puttana, egoisti, egocentrici che rompono i coglioni e che pensano che tutto quanto al mondo sia pronto per il loro uso e consumo (ehi, ma sono io questo!), dico, però, che un concetto come il gioco delle punture sul pisello non dovrebbe avere spazio, fisicamente, dentro la testa di una creatura tanto piccola. Da dove è andato a pigliarla? Che cosa dicono in proposito i magistrati, i giudici, i poliziotti, i carabinieri, gli investigatori privati, i Tom Ponzi, Dio, il vigilante di quartiere? Com'è possibile che Rignano Flaminio non esploda per aria a sentir parlare di punture sul pisello?

Dice quel bambino - sempre nell'interrogatorio di ieri, e mi viene difficile perfino chiamarlo interrogatorio, ma è di questo che si tratta purtroppo per lui e per il suo futuro: un interrogatorio - dice quel bambino che in un altro dei giochini fatti "i maschi venivano fatti salire sulle femmine" ed eccolo qua un altro bel significato che codesti bimbi non dovrebbero poter dare al significante. Ma invece lo fanno: descrivono palesemente il più classico degli atti sessuali: i maschietti sopra le femmine. È qualcosa che faranno tutti, presto o tardi: salire sopra le femminucce, a meno che non diventino froci, e allora saliranno su altri maschietti, presto impareranno a farlo, forse il più perspicace di loro non dovrà aspettare che altri 10 o 11 anni, mica una vita, perciò, mi chiedo, a che serve che questi tizietti piccoli piccoli abbiano già coscienza adesso di questa procedura che li terrà impegnati per il resto della loro esistenza? Chi gliel'ha inculcato questo insegnamento? Mamma e papà? Maria De Filippi? L'Orso Yogi?

"La maestra Marisa faceva giochi brutti a scuola. Ed era brutta e cattiva": lo ha detto sempre lui, lo ha ribadito il bimbo interrogato ieri 2 ottobre. E ha detto anche un'altra cosa. Questa: "Le bidelle mi picchiavano", al che io, che non m'intendo di legge, voglio pure concedervi il beneficio del dubbio e perciò dico va bene, anche io ho visto una maestra o due, durante l'adolescenza, alzare le mani su uno dei miei compagnucci senza per questo essere una pedofila, una di loro, davanti a questi occhi, in quarta elementare, quasi strappò via il lobo dell'orecchio a un bambino che si chiamava Simone, però, insomma, la situazione era diversa, le porte erano aperte, avevamo quasi 10 anni e non la metà e, comunque sia, dopo quell'episodio, stesso il giorno dopo, i genitori di Simone vennero in aula inferociti e poco ci mancò che rendessero pan per focaccia alla maestra colpevole. A sentire parlare di bidelle che picchiano i vostri figli e di una maestra che fa fare loro dei giochi brutti, voi, che fareste? Vi girereste dall'altra parte del letto? Concedereste un'intervista in esclusiva a Chi? Oppure spacchereste tutto?

Io non ho bambini, non ho figli. Non ho nemmeno un fratello piccolo, né l'ho mai avuto. Perciò questo è un post che neanche avrei dovuto scrivere: non ne so di legge, non ne so di bambini, però vorrei ugualmente chiedere a voi, che mi leggete, e che siete padri o madri, vorrei chiedere a voi: perché questi genitori di Rignano Flaminio non hanno fatto implodere la scuola? Perché non l'hanno fatta crollare a suon di martellate, badilate? Perché non hanno preso, e non prendono, a pugni le porte dei giudici e dei tribunali fino a spellarsi le nocche, fino a schiumare saliva dalle guance, perché non urlano davanti alle telecamere, non fanno scioperi della fame, non prendono la rincorsa con le macchine e vanno ad impattare contro il muro di tutte le Istituzioni? Perché non si rivolgono a un'altra giustizia, a un'altra magistratura, semmai quella del Burundi, non lo so, una a caso, però lontanissima?

Non ne so niente di legge, ragazzi miei, all'amico Federico dico sempre che non so proprio lui come faccia a trovare la forza di fare un lavoro così importante e così complicato, perciò non so se esistono i crismi legali per urlare la mia ragione; tantomeno ho figli, come dicevo, perciò ecco un altro muro oltre il quale non posso vedere per affermare, con certezza, genitori, cazzo, ribellatevi.

Eppure lo stesso sento dentro di me la convinzione morale che se fossi stato genitore IO di quel bimbo di 5 anni che, manovrando un camioncino giocattolo, ha detto ieri al giudice "mi hanno fatto il gioco delle punture sul pisello" avrei immediatamente scavalcato la scrivania e l'avrei preso per il collo quel giudice, quell'avvocato, quel perito, o chi per lui, e gliel'avrei sbattuto sotto un pestacarne, il pisello; così come sarei andato dalla "maestra Marisa", io madre, sarei andato a bussare alla porta della "maestra Marisa", con un mattarello in mano, e l'avrei legata col nastro isolante alla sedia, le avrei tirato via le unghie dei piedi, dislocati i menischi, urlato in faccia tonnellate di insulti mescolati a rabbiose, inconsapevoli lacrime. Così, solo nel dubbio.

Perché non è successo? Perché non succede? Perché le autorità, i mass media e l'ITALIA s'indignano se un ex brigatista disperato prende e fa una rapina alla Monte dei Paschi di Siena ma se ne stanno in poltrona a fare tò tò sulla testina del bambino quando quello, ogni tanto, senza preavviso, prende e si mette a parlare di giochi pazzeschi, di punture sul pisello, di passerina, di dita infilate di qua, di baci soffiati di là, di maestre cattive e brutte, di bidelle manesche, di orchi, lupi cattivi, satana, di bambini sopra le bambine? Perché mettono dentro, in diretta televisiva, per un anno e otto mesi un tizio che ha lanciato un mortaretto sul tartan del campo di calcio e  invece non c'è neanche una persona minimamente indagata per tutto questo scempio diabolico? Perché si istituiscono i processi per direttisma per un ragazzo con una canna in tasca e lì, a Rignano, ancora parliamo di "incidente probatorio" e di eventuale processo?

Perché urlano "Assassino!" ad Alberto Stasi, mentre entra in galera, senza saperne niente, e poi, quando lo fanno riuscire con tante scuse 24 ore dopo, non c'è nessuno ad aspettarlo a testa bassa girando i pollici? Perché va così il mondo? Perché mettono 10mila euro di taglia sul responsabile della strage degli orsi in Abruzzo, e non istituiscono una Commissione Parlamentare d'Inchiesta per i bambini abusati? Perché l'udienza di ieri, oggi non è su tutte le prime pagine? C'è una novità! C'è qualcosa da raccontare, amici giornalisti, non è come a Garlasco, quando si va per piazzette a intervistare il salumiere, qui c'è stata una deposizione che varrà come prova. E allora? Dov'è l'attenzione mediatica e istituzionale? Perché chi ha parlato in un primo momento de "L'orrore a Rignano" oggi preferisce parlare di gossip post-estivo e dei destini delle gregoraci di turno? Perché le veline non fanno gli stacchetti quando muore un italiano in Afghanistan e invece stasera sono tutte ignude davanti alla televisione? Perché Bruno Vespa si porta in studio la bicicletta di Garlasco e neanche un grembiulino di Rignano Flaminio? Perché Matrix preferisce occuparsi di Gigi Sabani?

Chi c'è veramente dietro?

Perché si sprecano tante energie per far girare le miss di culo, quando c'è un paesino nel Lazio così palesemente PIENO di olio buono e pedofili in libertà?

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Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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