Yearly Archive for 2007

Page 8 of 27

Killing Moore

Secondo me Micheal Moore è la risposta americana nazional-popolare ad Antonio Ricci di Striscia la Notizia.

Non a caso Antonio Ricci piace alla gente che io reputo più insopportabilmente di destra, (Beppe Grillo compreso) esattamente come Michael Moore piace alla gente che io reputo più insopportabilmente di sinistra. Significherà qualcosa questo fatto? Forse no, ma provo a spiegarmi.



Entrambi, Moore e Ricci, hanno un obiettivo molto preciso, vale a dire catturare consensi denigrando il potere della classe politica, (per esempio) attraverso presunti scoop relativi a malgoverno, scandaletti, superscandali, abusi sessuali, vallettine, maxi-condoni, agevolazioni fiscali. MA per arrivare a questo fine entrambi ricorrono al medesimo mezzo: prendono l'obiettivo della loro critica e la ridicolizzano mettendone in risalto soprattutto i difetti carnascialeschi, le sproporzioni fisiche, gli errori grammaticali, le idiosincrasie, le fisime, le gaffes pubbliche, i vizietti innocenti ma ridanciani, insomma, perdendo completamente di vista l'oggetto della critica, però arrivando ugualmente al loro scopo finale: rendere quell'obiettivo inviso agli occhi degli spettatori.

Il George Bush di Moore è il Silvio Berlusconi di Ricci.
Entrambi sono personaggi di una pericolosità sociale unica, entrambi sono personaggi colpevoli dei più grandi disastri sociali, storici, umani che la recente storia politica dei due Paesi ricordi, eppure il George Bush di Moore è un simpatico signore di mezza età che in 9/11 non fa altro che giocare a golf, sbagliare riferimenti storici, incappare in gaffes macroscopiche con i giornalisti, sbagliare tutti i tempi degli interventi pubblici, ripetere in sequenza - grazie a un montaggio naturalmente truffaldino e deontologicamente aberrante - la locuzione, "li staneremo!", "li staneremo!", "li staneremo!", "li staneremo!", dove, si sa, la ripetizione ossessiva è uno dei meccanismi comici più funzionanti e, infatti, è lo stesso meccanismo comico utilizzato da Antonio Ricci: il suo Silvio Berlusconi è un uomo gioviale, simpatico, galvanizzante che fa le corna durante le foto, infila topiche a ripetizione, guarda le scollature delle giornaliste e, soprattutto, proprio come il Bush di Moore, viene ripreso in continuazione mentre pronuncia l'ormai storica frase: "Sono invincibile!", "Sono invincibile!", "Sono invincibile!".

Guardando l'orribile Fahrenheit 9/11, ho notato anche un'altra drammatica somiglianza tra l'operato di Michael Moore e quello di Antonio Ricci: il ricorso al fotomontaggio, sia visivo che sonoro. Il volto del Bush di Moore è continuamente sovrapposto ai volti di cow boy in assetto di guerra e di altri personaggi tipici della filmografia popolare americana, (addirittura nel montaggio c'è un uso ossessivo di non so quale attore, forse Charles Bronson, che ripete indovinate quale frase? Esatto: "Li staneremo"...) così come il volto del Berlusconi di Ricci è continuamente sovrapposto, in quella trasmissione deplorevole qual è Striscia la Notizia, ai volti delle maschere italiane più tipiche. L'effetto comico è il medesimo: squallido, però funzionale, perché il continuo bombardamento di immagini simili serve senza dubbio a dare agli obiettivi della feroce satira quella connotazione negativa desiderata senza fare approfondimento.

In 9/11 non c'è, in tutto il documentario, una chiave d'inchiesta originale: i volti rigati dalle lacrime dei parenti delle vittime dell'11 settembre vomitano le sciocchezze ovvie e legittime di tutti i parenti di vittime del mondo, da quelle del terrorismo, a quelle dei sassi dai cavalcavia; gli interventi di Bush sono, come detto, sempre votati alla comicità involontaria, alla caricatura. Il resto è creato dall'intervento rumoroso di Moore che, proprio come i vari Staffelli e Ghione di Ricci, arriva sul posto con mezzi mediaticamente esplosivi, disturbanti, invadenti, utili a rendere prima di tutto inoffensivo l'obiettivo. (un senatore che si vede arrivare Moore a bordo di un camioncino di gelati, a megafono spianato, con dietro 400 persone preda di crisi di risate, non è il referente ideale per organizzare un botta e risposta onesto, proprio come gli inseguimenti di Staffelli seguito da elicotteri trasportanti Tapiri megagalattici e pesanti 4 tonnellate, non è neanche un po' giornalistico, ma è più che altro una cagata pazzesca)

Nel suo ultimo lavoro, "Sicko", Moore ha fatto qualcosa di talmente aberrante che neanche Ricci ha osato mai. Nel tentativo inutile (perché già si sa) di dimostrare quanto inefficiente sia il sistema sanitario americano, Moore ha preso un tot di ammalati americani e li ha portati alla Havana con il chiaro messaggio di mostrare a cinema zeppi di mangia hot dog inebetiti dalle Marlboro rosse quanto sia indietro l'America, dal punto di vista sanitario, rispetto nientemeno che a Cuba, la stella mancante della bandiera a stelle e strisce, proprio la terra vessata dai Kennedy, da Clinton e dai Bush, l'isola rivoluzionaria devastata dall'embargo americano, proprio Cuba, siore e siori, riesce ad essere più avanzata rispetto all'America, almeno dal punto di vista sanitario. Questo è quello che vorrebbe dirci Moore nel suo ultimo "documentario". Applausi scroscianti dei mangia hot dog e dei compagni italiani con le magliette del Che.

Peccato che questa… Cosa sia totale pornografia. Lo dico da comunista e da amante profondo di Cuba, terra che ho nel sangue come ho nel sangue l'Italia e gli spaghetti cacio e pepe. Moore prende e fa vedere in primissimo piano l'atto della penetrazione, così da eccitare irreversibilmente teenagers, adolescenti e puttanieri. Ma Cuba, dal punto di vista sanitario, NON è affatto più avanti dell'America: non esiste UN americano che preferirebbe farsi curare a Cuba e non esiste UN cubano che non preferirebbe farsi curare in America. I medici cubani sono bravissimi, straordinari, umanamente profondissimi (ma anche i medici italiani lo sono): peccato che il sistema sanitario cubano sia, semplicemente, inesistente. (a parte il fatto che le farmacie sono vuote ed è impossibile trovare perfino i fazzolettini per soffiarsi il naso) Gli ospedali, se non ti chiami Diego Armando Maradona, non esistono, non curano, sono fatiscenti, non hanno le attrezzature, la ricerca non è sovvenzionata, (come l'arte) i medici che possono espatriano, quelli che non possono farlo, come il mio fraterno amico Raul, sceglie di abbandonare la professione tanto amata per scaricare carne ai mercati. E Raul era uno di loro, un bravissimo scienziato, un medico superiore, capo del laboratorio di medicina molecolare, aveva all'attivo convegni in tutto il Sudamerica e l'Italia e se avesse visto Michael Moore con la sua flotta di malati emigranti, li avrebbe presi tutti quanti a calci nel culo, oppure inseguiti con il suo furgone che è adesso diventato lo strumento di lavoro principale.

Il mio amico Raul vuole vedere Fidel Castro morto e sepolto da quando, in uno dei suoi tanti comizi televisivi, il lider maximo annunciò che una certa malattia che colpiva i bambini era colpa dell'embargo. Raul, che stava lavorando alla cura per quella malattia con la sua equipe medica da tempo, e che finalmente aveva trovato la via, si vide tagliati i fondi perché, secondo Fidel, quella malattia era colpa dell'embargo. E invece, naturalmente, no. Si può dire che l'embargo sia l'ultimo dei problemi cubani e il primo alibi di Fidel, ma questo è un altro discorso. Il fatto è che Moore ha messo su una cosa molto comoda e molto pornografica ed è per questo che io reputo Moore un cialtrone grasso e non un grasso e grosso documentarista: Moore è un ciccione furbacchione che fa spettacolo.

(l'avete sentita la storia del suo denigratore? Quello che aveva organizzato un sito Web per affossarlo? Per affossare Moore? L'avete sentita? A un certo punto al denigratore folle è capitata una disgrazia: la moglie stava morendo di cancro. Allora lui, il denigratore, sul sito che usava per denigrare Moore, ha messo un annuncio: per piacere aiutatemi. Mi servono tot soldi per le cure di mia moglie. Tac, Moore ha preso e gli ha fatto un assegno. Però restando anonimo. La moglie s'è salvata e il denigratore di Moore ha messo sul sito un altro annuncio: grazie al mio angelo salvatore. Chiunque tu sia. Moore s'è fregato le mani e che ha fatto? Ha schiaffato questa cosa in "Sicko". Così il denigratore folle, se non si è suicidato, adesso sta schiattando lui di cancro per la rabbia e la vergogna. Vi sembra bello? Vi sembra deontologico? Vi sembra per caso funzionale all'obiettivo del documentario oppure vi sembra funzionale soprattutto per rendere l'autore di quel documentario simpatico a tutti i mangia hamburger dei cinema?)

Come dice il mio amico Andy Capp: ma a che serve Moore? Lo andiamo a vedere noi, quelli come noi, ne parliamo tra di noi e finisce lì. Io aggiungo che pure quelli come noi dovrebbero smetterla di farsi abbindolare dal falso giornalismo d'inchiesta travestito da show del sabato sera. (anzi, scusate, è il contrario: è show del sabato sera travestito da falso giornalismo d'inchiesta) Moore è come Ricci: fa risaltare cose ovvie usando i mezzi sbagliati, quelli più comodi.

(a proposito: non vi viene in mente nessun altro che, saggiato l'anello del potere, sta adesso impazzendo e anche lui comincia a far risaltare cose ovvie ridicolizzando l'obiettivo della sua critica tramite i difetti fisici, di pronuncia, eccetera eccetera, utilizzando parole chiave come "Alzaheimer", "Valium" e compagnia bella? Vi viene in mente nessuno? Che facciamo? Ci svegliamo in tempo o ci facciamo prendere per il culo un'altra volta?)

Bye bye Emule: Donkeyserver non funziona più

Tempi duri per chi scarica da internet: dopo Razorback l'anno scorso, un altro serverone di scambio files va a ramengo. Vedete che potete fare.

Storie toscane – 2. Il problema dei pali

(la prima puntata è qui)

Vi avevo lasciati con la questione aperta: come far reggere una tenda con soli due pali? La soluzione, forse ovvia, è stata usare quello che doveva essere adibito a filo per stendere i panni come tirante del palo orizzontale, il tutto con l'ausilio di un alberello li a fianco. Una cosa del genere:

tenda4.jpg
Il picchetto a terra, che deve sorreggere il peso del palo e della copertura in tela, avrebbe dovuto essere piantato con somma perizia. Invece il sottoscritto lo lascia a metà infilato in morbida terra scura perchè quando si è imbranati lo si è fino in fondo.
La tenda sembra stare effettivamente su, sebbene sbilenca, in un assetto testimoniato in questa unica foto ricordo. Ci concediamo un giretto serale per esplorare la zona.
A sera rientriamo discretamente tardi. C'è vento, che fischia tra gli alberi e rende tutto più cupo. Pure la tenda, che sbilenca attende nell'oscurità il test vero e proprio della prima notte.
Verso le 4 del mattino Puntini si sveglia, o meglio MI sveglia.
- Sento dei rumori. C'è qualcuno attorno alla tenda
- Ma figurati, chi vuoi che giri a quest'ora! E' il vento.
- TI dico di no... è un po' che sono sveglia
- Sono gli aghi di pino che cadono sulla tenda vedi? Fanno quel rumore che sembrano passi. Effettivamente sembrano passi ma vedi? Sono quegli aghini che si vedono in controluce.
Puntini mi crede a fatica dopo mezzora o forse si addormenta o forse, più probabilmente, mi riaddormento io e mi lascia dormire. La prima notte è andata quando il sole posa i suoi primi raggi sul mio volto sonnacchioso trasmettendo una luce arancio simpaticissima.

Alle nove circa del mattino Puntini si prepara per la spiaggia e approfitta del mio pigrare nel sacco a pelo per il rito della ceretta. Alle nove e cinque la tenda collassa su stessa. Il picchetto si sfila da terra e il filo duramente provato dal vento cede definitivamente. In una scena comica la ritiriamo su davanti agli sguardi attoniti dei vicini di tenda. Che gli venga un colpo, toscani di merda, nessuno ci dà una mano o si propone per aiutarci. Loro, le loro capanne ultraspaziali e la tv via satellite affanculo.

La notte seguente la tenda è ancora (in)stabile al suo posto e possiamo andare a dormire tranquilli.
Alle quattro del mattino, di nuovo, Puntini mi sveglia.


- Sta arrivando il temporale. La tenda non reggerà.
- Ma che cazz...
- Senti i tuoni?
- Ehssi. Copriamo la tenda.
Così nella notte copriamo alla bene meglio la tenda con il rivestimento impermeabile. Sotto, dopo, fa un caldo infernale e sembra mancare il respiro. La pioggia, ovviamente, non arriverà mai.

Il mattino dopo ci svegliamo dalla sauna con un bel sole splendente in cielo così iniziamo a prepararci per andare in spiaggia.
- Allora sei pronta?
- Arrivo, un secondo, arrivo!
Un'ora e mezza dopo, arriviamo in spiaggia che è quasi ora di aperitivo. La gente sta venendo inspiegabilmente via.
Alziamo gli occhi e notiamo un cielo nero in arrivo che promette acqua e fulmini copiosi. Dalla pineta non l'avevamo minimamente notato. Restiamo circa quei dieci minuti in spiaggia prima che la tempesta porti via l'ombrellone di Puntini facendolo rotolare su una ragazza a fianco, per fortuna dalla parte dell'ombrello e non della punta altrimenti forse ora si era tutti a testimoniare ad un processo per omicidio colposo a Livorno. Arriva la tempesta e tutti corrono nelle loro fottute capanne a 5 stelle mentre il nostro pensiero corre ai pali mancanti e all'instabilità della nostra dimora.
Mentre tento di sprofondare il più possibile nel sacco a pelo per non sentire i tuoni e non pensare a dove diavolo ci troviamo vedo Puntini che mette via oggetti, li ricopre con sacchetti di plastica e così via.
- Ma che stai facendo?
- Ricopro gli oggetti di metallo così non attirano i fulmini.
- Ma siamo dentro la tenda... mica sono esposti.
- Fa lo stesso. E il palo come facciamo?
- In alto la punta è coperta... non ti preoccupare
- Io metto un sacchettino di plastica anche alla base del palo qui dentro non si sa mai che si propaghi...
- Uhm... vabbè.

Così, con i cellulari spenti e gli oggetti ricoperti anche dentro la tenda, attendiamo il diluvio. Persino le chiavi, i lucchetti, i gettoni della doccia (!) vengono messi al sicuro dove un fulmine cattivo non può colpirli.
Puntini prima della pioggia va in bagno e tornando scopre che i vicini ci deridono silenziosamente. Uno sta facendo all'altro un segno inequivocabile: indicando la nostra tenda fa il gesto di uno che nuota a rana. Come dire: questi quando inizia a piovere nuotano! Valgono i commenti espressi in precedenza su tali individui.
Arriva la pioggia, tanta, ma dura poco. Ci caghiamo un po' sotto ma la tenda, incredibilmente, resiste a tutto oscillando paurosamente in un paio di occasioni.
Trionfante al termine della pioggia esco constatando l'ottima tenuta del picchetto, poi rassicuro Puntini e mando un paio di gesti dell'ombrello agli amici vicini.
Poi qualche minuto dopo, mentre siamo di nuovo dentro la tenda, l'umiliazione finale: i vicini ci buttano addosso una secchiata d'acqua da un tinello usato in cucina. Simpatia portali via, il più presto possibile.

Riguardo il Problema dei Pali non ho altro da dire. Di sicuro la vacanza non sarebbe stata però così movimentata senza il Problema della Conservazione dei Pecorini. Ma questa è un'altra storia.

Sulla superiorità della Mela

L'auricolare destro del mio iPod Nano 2g gracchia.
Sgomento, panico. Giro su internet a caccia di auricolari a basso costo.
Scopro che dal sito Apple si può chiedere in garanzia la sostituzione anche degli auricolari.

Alle 15.30 di ieri pomeriggio ho richiesto assistenza online e la sostituzione via corriere espresso.
Alle 13 di questa mattina avevo i miei auricolari nuovi sulla scrivania.

Poi vi chiedete il perchè del successo di Apple, e perchè iPod è tanto superiore a qualsiasi altro lettore mp3 sul mercato, che fareste bene a non considerare nemmeno.

Quando il saggio mostra la luna con il dito, lo sciocco guarda Beppe Grillo

La maglietta di Beppe GrilloDue o tre cose su Beppe Grillo, senza entrare nel merito dei contenuti dei suoi comizi, sui quali non sono completamente d'accordo.
Personalmente non mi hanno sorpreso le 300mila persone radunate in Piazza Maggiore ad ascoltare Beppe Grillo. Se Grillo andasse in televisione farebbe minimo 10 milioni di telespettattori, dato che praticamente tutti sono d'accordo con quanto sostiene. Grillo non fa che ribadire questioni ormai assodate: tutti (non solo i politici) ci stanno fregando, ci stanno rubando soldi e dignità, e noi ci siamo rotti i coglioni. Ma dai. Quello che invece mi inquieta è la capacità del "Sistema" di assorbire ogni tentativo di destabilizzazione. Sono trascorsi appena due giorni dal V-Day ed ecco che di Grillo e dei suoi vaffanculo, e dei grandi numeri smossi (afflusso, consenso, mobilitazione) non si parla quasi più sui "media tradizionali", ma il tutto viene ricondotto alla Politica. I giornali trattano l'argomento su due versanti:
- le dichiarazioni dei politici, divisi tra coloro che fiutano l'aria ed ammiccano all'antipolitica, e di quelli che invece vogliono tenersi stretti i propri conservatori elettori e parlano di "demagogia e pressapochissimo";
- l'insinuare la possibile deriva populistica di Grillo, da comico ad adunatore di masse adoranti fino addirittura a vociferare di una possibile candidatura alle prossime elezioni (già pronto il sondaggio).
Della proposta di legge tracce sbiadite. Gli anticorpi di questo "sistema-Italia" (fatto di giornali, tv e politica, un blocco monolitico e refrattario) sono lestissimi e con il pelo sullo stomaco. Gomma solida e pronta ad assorbire l'impertinenza, conscia che la massa verrà distratta dalle sterili polemiche sopracitate, oppure annoiata. Si soffoca sempre il dibattito distogliendo l'attenzione, per chi ci casca, oppure facendo allontanare per noia e disgusto chi invece vorrebbe approfondire. Tanto Grillo non lo può votare nessuno, e dunque il popolo del V-Day ha un valore tendente allo zero.
UPDATE: gli anticorpi dilagano, come previsto.

Scontata è pure la reazione critica al Qualunquismo e ai toni troppo sguaiati del Grillo Sparlante. L'obiettivo di Grillo non è far passare una legge particolare, ma abbraccia l'intero complesso della nostra esistenza. Il vaffanculo è generalizzato ed estendibile a tutte le clamorose porcate che si perpetuano ogni giorno in ogni settore della nostra esistenza (e mi sembra superfluo doverlo scrivere, sono le stesse cose che dice la casalinga di Voghiera): ambiente, comunicazione, industria, economia, società, diritti, politica, fino ad arrivare al concetto stesso di relazione interpersonale e popolare, alla ricerca di schiettezza, onestà e pragmaticità genuina (non quella da vipere che attualmente ottenebra tutto e tutti). La Rivoluzione Totale che ha in mente Grillo la si dovrebbe forse fare a colpi di fioretto? O forse non sarebbe più adatto allo scopo un ideale badile dialettico da imbracciare e sferrare sulle gengive dei guardiani dell'Impero? Nel dubbio, le menti brillanti della nostra società producono le solite e convisibili considerazioni: Michele Serra ha ovviamente ragione, tuttavia non è altro che un ingranaggio critico ma mansueto che, sostanzialmente, non smuove nulla. Prende atto, riempie le pagine di buon senso, fa annuire con la testa, ma viene soverchiato da chi urla di più: i politicanti si fanno aiutare dai microfoni dei giornalisti, perlomeno Grillo ci mette la sua voce.

Il Signor Gambero

Sono uscito di casa che faceva caldissimo. Stavo per raggiungere la mia macchina parcheggiata - la mia macchina è rossa e da lontano si vede subito - quando qualcosa di molto più interessante m'ha distratto. Sul vetro di una Golf verde petrolio, appoggiato al tergicristallo, dove di solito gli ausiliari del traffico ci piazzano le multe, più precisamente subito accanto a quel cosetto di plastica che spruzza l'acqua sul parabrezza, proprio lì stava un gambero.

Un gambero arancione, uno di quelli che nei ristoranti fa bella mostra di sé in cima alle fritture miste o sul cucuzzolo della montagna di spaghetti allo scoglio. Aveva tutto di un gambero, aveva quelle antennine, la crosta arancione disarticolata che gli permette il movimento in acqua, le due perline nere sporgenti come occhi, le zampe disposte a raggiera sotto la pancia: era un gambero a tutti gli effetti e se ne stava lì, impossibile, sul parabrezza di una Golf verde petrolio. Morto, certo: non l'ho toccato, non ho idea se fosse cotto o cosa, ma di sicuro era morto. Volete che non sappia riconoscere un gambero morto da un gambero vivo?

Ho alzato gli occhi al cielo, tipo uno che ha appena pestato una cacca, come se in cielo, proprio sopra la Golf verde petrolio, potesse esserci, che ne so, una navicella spaziale a forma di gambero, oppure una nube gravida di uno di quei fenomeni meteorologici che ogni tanto si sentono al telegiornale in quei posti strani: tormenta di rospi ad El Paso. Epperò nel cielo sopra Roma, a parte un azzurro accecante e la pallina gialla del sole, non c'era niente.



E' stato allora che ho di nuovo guardato il gambero sul parabrezza dell'auto: era ancora immobile, sempre morto, forse crudo, forse cotto, di sicuro cotto dal sole. Ho dato un'occhiata anche nei balconi intorno, hai visto mai che qualche burlone non avesse deciso di impegnare così la sua mattinata, lanciando in strada i gamberi avanzati dalla cena della sera prima. Magari un bambino, un pazzo: se ne sentono di storie così, vai a capire.

Giuro che era un gambero: ho pensato al padrone di quell'auto, della Golf verde petrolio. Immaginatevi voi un tizio che alla mattina esce di casa e sulla macchina, al posto dei volantini pubblicitari della Tecnocasa, si trova un perfetto gambero.

Insomma c'era questo gambero.

E' incredibile a dirsi ma ho cominciato ad avere pensieri pieni di pietà nei confronti di quel gambero. Io non sono animalista, né niente, non sono nemmeno vegetariano, però giuro che ho cominciato a pensare a quel gambero. Voglio dire: se uno gli avesse detto, per ipotesi, due anni fa - adesso non ho idea della vita media di un gambero, ma supponiamo che un gambero possa vivere tanto - se qualcuno gli avesse detto, al gambero, che so, un totano di passaggio gli avesse detto: "Aho, gambero, quanto ci scommetti che da qui a due anni morirai bruciato dal sole sul parabrezza di una Golf verde parcheggiata a Roma Nord?", ecco sono convinto che quel gambero ci avrebbe scommesso qualsiasi cosa, un'intera piantagione di plancton! Quello è un gambero, un esserino abituato a ben altre morti - reti di pescatori, fauci di squali - altro che Golf verde petrolio. Vi immaginate un gambero e un totano fare una discussione del genere nel bel mezzo, bò, del Mar dei Sargassi?

Non ho idea se esista o no un linguaggio dei pesci, d'altra parte si dice che siano tutti muti, comunque può darsi che in qualche modo comunichino, perciò, se comunicano, è sicuro che adesso, laggiù nei fondali, stanno tutti raccontandosi delle vicende di Signor Gambero, finito a morire sul cofano di una macchina di produzione tedesca. Cose da pazzi: un gambero sul parabrezza di una macchina. Forse esiste, e io non lo so, da qualche parte, una strada come quella che scoprii una volta a Cuba, una strada con un cartello che avvisava del passaggio granchi e, infatti, mi ritrovai la macchina tutta tappezzata da pezzi di granchi, chele, cose così, perciò magari, ho pensato, esiste una strada simile anche a Roma, una strada dei gamberi, con un cartello stradale che avverte dell'attraversamento gamberi e quella macchina, quella Golf verde petrolio, c'era passata e poi s'era parcheggiata lì, non lontano dalla mia auto.

Tutto è possibile, questo è un mondo in cui continuamente accadono cose che non comprendiamo, quindi perché insistere a negare l'esistenza di un gambero sul parabrezza di una Golf verde petrolio? Può darsi che quel gambero sia stato messo lì da un'entità superiore (un SUPER gambero, o Dio) per ricordare agli uomini proprio questo fatto, vale a dire l'imponderabilità delle decisioni divine, l'ineluttabilità del mistero, il caos o vattelapesca.

Quando sono rientrato nella mia macchina ho pensato ad alcune cose, solo leggermente deluso dal fatto di non aver trovato a mia volta un bel Signor Gambero sul parabrezza: ho pensato che trovare un gambero sul parabrezza della macchina significasse essere un eletto, ho pensato che dio stesso fosse un gambero e che inviasse, in questo modo, segnali ai prescelti. Invece niente: la mia macchina era come al solito rossa e con le cacche di piccione sui cristalli posteriori. Quindi o dio non è un gambero o io non sono un prescelto. Oppure dio è un piccione. In quel caso sarei il prescelto tra i prescelti perché la mia macchina rossa è sempre piena di cacche di piccione.

Adesso lo so cosa state pensando: il racconto di questo episodio non può dirsi concluso fin quando non vi ho detto se, al mio ritorno a casa, Signor Gambero stava ancora lì o cosa. Ebbene, al mio ritorno non c'era più la macchina. Se n'era andata. E Signor Gambero stava per terra, lo avevano abbandonato, conteso dai gatti, più morto di prima, svuotato di tutto quel fascino mistico.

Ho pensato alla scena che m'ero perduto: un tizio che prende tra pollice e indice un gambero dal parabrezza della propria auto e lo lancia in terra. Ho invidiato la storia che che quel tizio avrebbe potuto raccontare, quella sera a cena, alla moglie, ai figli o chicchessia, durante il tiggì, eccetera, la storia di Signor Gambero sul parabrezza dell'auto, questa storia, che io adesso ho raccontato a voi. E ho pensato anche che è così che va, per ciascuno di noi, tutti i giorni della nostra vita: usciamo di casa e ci capitano cose su cose che poi raccontiamo agli altri, a voce, su un blog. E ci facciamo compagnia: le cose che ci capitano ci fanno compagnia. Sarà per questo che, nonostante tutto, continuiamo a fare quello che facciamo, volta dopo volta, nonostante le delusioni, i problemi, la depressione, lo stress. Sarà che, parafrasando Woody Allen, la maggior parte di noi ha bisogno di gamberi.

R.I.P.

Ci hanno lasciato, questa settimana:
- un ibrido portatile-palmare Palm soffocato prima ancora di essere messo in commercio
- un presentatore rovinato dal mondo del gossip
- il miglior tenore italiano che non sa leggere le partiture
- uno stereo boombox troppo costoso prodotto dalla Mela

foleo.jpg          sabani.JPG         pavarotti.gif          ipod_hifi.png

Ah già, e il mio forno. Ma ve l'ho già detto, non vorrei risultare troppo patetico.

Leccare

Mi sono reso conto di non tollerare la visione di uomini, maschi, che mangiano il gelato.

L'ho capito in via definitiva una sera d'estate, (via definitiva non è un luogo) ciondolando pigramente davanti alla gelateria "Il pellicano" su Via Cassia, quando le mie pupille si sono soffermate su un uomo, seduto da solo al tavolino, che leccava un gelato al cioccolato. Lo avrei sciolto seduta stante in un container di acido solforico, ammesso che l'acido solforico possa sciogliere le carni di un uomo, non lo so, non sono mai stato bravo in chimica, non sono mai stato bravo in niente a scuola, comunque sia gli avrei fatto qualcosa di molto doloroso al fine semplicissimo di farlo smettere di fare quello che stava facendo, ovvero leccare un gelato al cioccolato.



Vedere un uomo, un maschio, leccare il gelato mi fa venire il vomito e so già cosa state pensando, perciò, va bene, lo ammetto subito, sono vagamente omofobico, con buona pace dei massimi difensori pop dei Diritti Universali, quelli che s'in-di-gna-no per qualsiasi cosa abbia a che fare con gli omosessuali; quelli che si incatenano di qui e di là se un omosessuale, per caso, non viene eletto Presidente del Mondo a favore di un eterosessuale, ecco, non me ne vogliano costoro, ma un uomo che fa così, che lecca il gelato nel modo che m'è capitato di testimoniare, ebbè, a me fa venire l'esaurimento.

Nello specifico, l'uomo in questione stava dando all'atto di per sé innocente di leccare un gelato una connotazione sessuale di deplorevole lascività. È sicuro che quel tizio non era al gelato al cioccolato che stava pensando, mentre lo leccava, ma a qualcosa d'altro, per esempio alla schiena di una donna, se non di un altro uomo, appunto, e stava facendo di tutto per darlo a vedere, stava seriamente impegnandosi perché chiunque, lì intorno, guardandolo, potesse pensare, che so, magari che fosse sexy, o spregiudicato, o molto avvezzo a leccare cose fresche e appiccicose. Se non che l'unico che s'è accorto di lui sono stato io e io sono omofobico e gli uomini che leccano il gelato con tanto di lingua, in quella maniera, mi fanno rivoltare lo stomaco e il gelato glielo sarei andato volentieri a spiaccicare sulla camicia.

Si guardava intorno pure lui, aveva un casco da motocicletta sistemato sotto la sedia, e un paio di volte ha pure incrociato il mio sguardo, distogliendolo quasi subito, dove con quel "quasi" intendo dire che, incrociato il mio sguardo, s'è comunque sentito in dovere di sostenerlo per una frazione di secondo, giusto il tempo di suggerirmi una cosa tipo: "Ehi senti, non sei tu che mi interessi, però già che ci siamo guarda come lecco bene questo gelato. Hai guardato? Ok, adesso pensa a cosa sarei in grado di fare leccando dell'altro...". E allora ho cominciato davvero a sentirmi poco bene: per esempio non sono più riuscito ad attaccarmi alla bottiglia di Beck's che tenevo in mano, esclusivamente preoccupato dal fatto che qualcun altro, guardando me bere in quel modo, avrebbe potuto associarmi all'uomo del gelato e pensare, semmai, che fossimo in combutta o che facessimo parte di una qualche setta di depravati sessuali.

La cosa pazzesca è che il gelato al cioccolato del tizio non accennava a diminuire. C'era sempre questa palla sanguinolenta marrone in cima al cono e sempre quella lingua enorme che la leccava lentissimamente, circumnavigandola per intero, come intorno a un continente farebbe una nave. Non dava semplici colpetti di lingua, ma gigantesche spatolate, eppure il gelato non diminuiva mai: per dirla tutta sembrava che stesse leccando un orrendo bolo di merda semicongelata e questo pensiero nuovo, insieme a quell'altro insistente che il tizio in questione non avesse solo voglia del gelato, ma anche di tutt'altro, semmai proprio da me, mi ha per sempre convinto della bruttezza estetica di un maschio che mangia un gelato.

Quel tizio del malaugurio... Con il suo gelato impossibile che non diminuiva mai. A un certo punto deve avermi contagiato un qualche morbo, perché tutto ha cominciato a muoversi al rallenty, come in quei film in cui la soggettiva malata del protagonista prende il sopravvento su tutto il resto e la pellicola scorre lentissimamente, con le voci di sottofondo amplificate e rallentate anch'esse, come in un girone infernale. Ecco, tutto ha preso a muoversi così, intorno alla gelateria "Il Pellicano" su Via Cassia: e più mi guardavo intorno, più mi sembrava che tutti avessero un comportamento strano. Il gesto di un uomo che accarezzava la schiena nuda della fidanzata è diventato brutale, violento, esagerato, altri due che si baciavano poco distanti sembravano emettere i suoni liquidi di una fogna piena di topi e i tanti ragazzini che parlavano tra di loro con le bottiglie di birra tenute per il collo, sono diventati tanti piccoli goblin farneticanti e le loro bottiglie di birra tanti piccoli tacchini spennati e strozzati.

Mi sono alzato dalla sedia di colpo, attirandomi due o tre sguardi addosso: l'uomo col gelato stava ancora leccandolo, imperterrito, come se la sua lingua, oltre che essere gigantesca, avesse anche la capacità di non assorbire quello che leccava, tutti facevano quello che si dovrebbe fare davanti a una gelateria, anche F. e le sue due amiche stavano facendo quello che si dovrebbe fare nei pressi di una gelateria d'estate, e infatti non si erano accorte di nulla, non l'avevano nemmeno visto l'uomo che leccava il gelato, solo io l'avevo visto, solo io avevo visto quell'enorme lingua violentare il gelato al cioccolato a quel modo, solo io davo l'idea di non trovarmi affatto davanti a una gelateria.

In macchina ho pensato di chiedere a F. qualcosa a proposito del gelato, della lingua e degli uomini, ma poi ho deciso di restare col dubbio.

So long forno Ariston!

Un po' come quella volta che salutai la vecchia gloriosa prima Uno, stamattina mi sono fermato per un attimo a rimirare il cassone del forno, buttato li in garage in attesa di essere ritirato dagli omini di Hera, per farne rottami per l'eternità.
Da quando a fine giugno abbiamo cambiato cucina, sapevo che la sua fine era segnata. Invece di partire per l'Abruzzo con il resto della vecchia cucina, sistemata in una casa nuova, il blocco fornello era ormai malandato: il forno bruciava le torte senza cuocerle.
Passata l'estate, ogni giorno uscendo dal garage pensavo che dovevo proprio muovermi a fargli una foto ricordo, alla serie di manopole e ai particolari incrostati da migliaia di cotture. Da quando ero bambino ad oggi è stato l'unico, il solo Fornello. Ho imparato a usarne il timer, la lucina del forno ormai rotta, quella del girarrosto praticamente inusata. La sua grafica anni '80 è stata forse il primo tipo di "icona" che io abbia mai adorato da piccino, quando ancora Windows e le sue finestre erano lontane.
Non che io sia mai stato grande cuoco, sia chiaro, o abbia trascorso le ore davanti a lui per preparare succulente pietanze, ma in qualche modo faceva parte della mia infanzia come ogni oggetto secolare che ancora gira per casa. Per una forma di anomala passione per gli oggetti non riesco a distaccarmi dalle cose che ho usato e posseduto per lungo tempo. Non riesco a buttarle, a separarmene, a trattarle senza cura. Ogni feticcio dopo qualche anno diventa "storia" di me stesso e potendolo fare, lo porterei con me per tutta la vita.

Così, dicevo, stamattina ho visto il forno stranamente sgombro dei giornali e delle scatole di scarpe che vi erano sopra. Ho capito in un lampo che era il momento, che non l'avrei trovato al mio ritorno a casa. In ritardo, con l'ipod nelle orecchie e le scarpe ben allacciate non ho voluto salire le scale per fargli un ultimo scatto, ma solo una veloce istantanea con il cellulare ad imperitura memoria. Una fotaccia, dove non si vede niente complice la poca luce del mattino e la pochezza di una fotocamera integrata in un telefono. Poi al ritorno, appunto, il suo posto vuoto, come avevo supposto.
Buon viaggio caro forno Ariston. Ho mangiato molto bene con te.

SnobYsmo

Ogni tanto scopro ancora qualche cliente che, pur seguendo abbastanza il mondo dei computer ed usandolo quotidianamente, non conosce certi meravigliosi giocattoli.
K., 50 e rotti anni, uso intensivo di Photoshop, Skype con credito telefonico, Viamichelin.com, giochi online eccetera, ieri sente nominare per la prima volta dal sottoscritto Google Earth.
Tutto eccitato lo installo come se dovessi mostrare qualcosa di strepitoso e che non può lasciare indifferenti.
Proviamo a scrivere "Parigi"... lo zoom aumenta, aumenta.
- Bello - mi fa - è tipo una foto del satellite?
- No - faccio io - sono foto aeree ma non sono in tempo reale con la gente che si muove. Vengono aggiornate una volta ogni tanto.
- Ah ho capito - dice richiudendo il programma senza il minimo interesse.

Non sono manco stato a spiegare della funzione per sorvolare, e quella della volta celeste eccetera. Che si giri  pure il mondo con il suo camper.

Buffet

Le migliori foto di LondraNote sparse su alcune cose curiose
trovate a Londra

Le migliori foto di Berlino Do not walk outside this area:
le foto di Berlino

Ciccsoft Resiste!Anche voi lo leggete:
guardate le vostre foto

Lost finale serie stagione 6Il vuoto dentro lontani dall'Isola:
Previously, on Lost

I migliori album degli anni ZeroL'inutile sondaggio:
i migliori album degli anni Zero

Camera Ciccsoft

Si comincia!

Spot

Vieni a ballare in Abruzzo

Fornace musicante

Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

Archivio