Monthly Archive for Gennaio, 2008

L’unica amicizia possibile è quella tra maschi.

Gli amici stanno dove avevi fissato l'appuntamento e non importa se è tardi, perché ad aspettarsi si fa a turno: ci siamo scavati gli avambracci nel gesto dell'attesa a forza di essere in anticipo e nessuno ha mai avuto da ridire.

Gli amici fanno sempre una volta a testa e sono biondi o mori da quando li hai visti per la prima volta: non cambiano, non si mettono mai niente in testa, ci potresti giurare su di loro. Gli amici possibili sono soltanto MASCHI. Le donne non hanno amiche, non hanno idea: non sanno che significa. Le donne, al massimo, hanno consulenti: le vedi che si parlano tra di loro di unghie, capelli e merletti, va bene, ma le donne, tra di loro, non sono amiche. Si vogliono bene, camminano mano nella mano, mentre noialtri amici maschi assolutamente NO, però non sono amiche: magari vivono una vita insieme e l'una dell'altra dice: quella è la mia migliore amica, ma la qualificazione di migliore tale è solo perché a niente di meglio possono aspirare.
Le donne non la possono significare l'amicizia: le donne sapranno della gravidanza, sapranno dell'amore, della fedeltà, del sacrificio, dell'altruismo, dell'efficacia, ma non sapranno mai niente dell'amicizia. Gli amici di questo mondo sono MASCHI.

Gli amici non fanno a gara a chi ha il vestito migliore: gli amici ci stanno sempre, dopo dieci, quindi, trent'anni e passano sopra le macerie delle nostre vite. Stanno lì quando gli occhi sono troppo rossi per parlare e le corde vocali consumate dalla rabbia: sanno lì e sanno stare al posto, ad aspettare, sollevando un bicchiere e svuotandolo, mentre il nostro cuore si prende il tempo che ci vuole. Gli amici non hanno bisogno di niente: gli amici hanno bisogno solo di un istante per capire.

Gli amici.
Gli amici non saranno mai donne: sto vivendo un momento in cui se non avessi gli amici chissà dove sarei. Forse dentro un letto con i pugni stretti sulle tempie: invece gli amici. Gli amici si avvicendano a turno e la montagna s'appiattisce fino a diventare valle. Gli amici lavorano tutta la settimana e poi trovano una serata per te: li ritrovi con le occhiaie, stanchi, ma gorgoglianti di risate sincere e pesanti manate.

Gli amici sono MASCHI, l'amicizia è un singulto maschile: le donne sono meravigliose creature, piene di virtù e limpidamente intelligenti, ma non l'hanno mai imparata l'amicizia. Non se ne sanno capacitare, se non per pallido riflesso.

Gli amici appannano i vetri delle auto senza sesso: gli amici affannano senza amplesso. Senza eiaculazione gli amici godono: gli amici non si pettinano a vicenda e non si guardano negli occhi un attimo di troppo per innamorarsi. Gli amici non si tradiscono, mai, MAI, nemmeno per sbaglio, gli amici sono il punto fermo: ubriachi e malconci, in lacrime e delusi, disperati e in povertà, in salute e in malattia: non c'è un amore tanto implicito che possa confermare il valore della vita come un cinque scoccato tra amici a fine serata.


Gli amici vanno a vivere in America e quando tornano a casa l'America l'hanno riportata con loro e te ne regalano un po'. Gli amici conoscono le vere debolezze, i tradimenti, i tentennamenti e sanno insultarti senza giudicarti, per farti fare un passo indietro. Gli amici sono i Beatles. Io non lo so cosa farei senza gli amici. Gli amici ti dicono: vedrai che sarà peggio e infatti il peggio arriva sempre. Gli amici non cercano false promesse: per far ridere un amico di cuore non serve trovargli il punto G.

Gli amici li hai abbracciati dopo un gol a calcetto, li hai maledetti, ma di cuore, perché hanno tardato un passaggio, li hai consolati, criticati, consigliati e quello che hai avuto in cambio non ha forma, eppure c'è. Con gli amici qualche volta hai pianto, lontano da casa a Cuba, oppure vicinissimo, a un passo dal tuo letto, davanti alla televisione, per motivi che danno gli spigoli all'esistenza. Gli amici sono MASCHI, parlano il tuo linguaggio: sanno perfettamente che non è ancora nata la donna che ci capirà. Gli amici viaggiano con te nella stessa macchina e annuiscono sentendo le canzoni, alzano il volume, pigiano coi piedi per tenere il tempo.

Gli amici sono quelli con cui ti sei nascosto, sono quelli con cui hai fatto i compiti, e nemmeno tuo marito, tua moglie, i tuoi figli, sapranno mai essere così tanto facendo talmente poco. Gli amici tutto quello che devono fare è esistere, esserci quando non hai più aculei sulla schiena. Gli amici hanno il sapore della birra e sono, DEVONO essere, maschi. Gli amici sanno intuire dove andrà il pallone se lo colpisci in un certo modo e sanno che una lattina di Coca Cola in terra e una saracinesca significano calcio di rigore. Gli amici sanno che noi abbiamo ragione, sanno amarti senza amore, senza velo da sposa: gli amici te li tieni tuoi per sempre e non serve che li metti incinta. Gli amici non sono donne, non profumano, non mettono tacchi, non si vestono mai per l'occasione. Gli amici ti centrano subito senza prendere la mira.

Gli amici non te li ritrovi, improvvisamente, incapaci di abbracciarti; gli amici non diventano freddi come cadaveri senza morte. Gli amici sono sempre vivi, ricolmi di sangue, avvolti nei bluejeans. C'è una vecchia regola dell'umanità, e gli amici la sanno, che dice che per quanto tu possa conoscere bene una persona, sarà sempre un occhio alla volta che potrai guardare: nessuno può osservare entrambi gli occhi della gente. Gli amici, i MASCHI, sanno passarci sopra, sanno concepire l'idea, l'eventualità che i pensieri che uno fa un attimo prima di addormentarsi possono nascondere abomini: gli amici, i MASCHI, sanno rispettare quella zona d'ombra che tutti abbiamo. Gli amici, i MASCHI, si ricordano che un film al cinema si può guardare proprio grazie ai micro intervalli di buio tra un fotogramma e l'altro: gli amici lo sanno che l'oscurità è importante esattamente quanto la luce.

Gli amici lo sanno, tengono sempre presente questa regola, non dimenticano e, al tempo, ricordano benissimo. Gli amici rimangono. Non c'è niente che possa consumarsi in un'amicizia tra amici maschi. L'amicizia è una peculiarità dell'uomo, del maschio, che forse proviene atavicamente dalle trincee, non lo so, da quegli spazi ristretti fatti di sudore e morte in cui certi eroi decidevano il nostro presente.

C'è chi parte e c'è chi viene: e c'è chi resta e tira schiaffi ai viaggiatori. Quelli siamo noi.

Incomunicabilità

"Perché si ha tanta fretta di votare se si è sicuri di vincere? E non si è invece disposti ad aspettare due mesi ed avere una legge elettorale che garantisca stabilità?"

Walter Veltroni

"Se la sinistra non fosse così sicura di perdere, perché mai vorrebbe evitare le elezioni?"

Paolo Bonaiuti

Questi non si capiscono e non si ascoltano manco tra di loro. Quale legge elettorale dovrebbero mai partorire nei prossimi mesi? Ussignur.

Le pagelle politiche di Noantri

Silvio Berlusconi, voto 8: protagonista e vincitore assoluto dell'attuale stagione storico-politica. Riesce ad ottenere sempre quello che vuole. Smuove a suo piacimento tutto quello a cui è più interessato. Fa fuori in tre settimane l'avversario più pericoloso ricevendo lui stesso l'invito a sedersi a un tavolo per le riforme; sorride quando qualche alleato prova ad alzare la voce perché sa che in men che non si dica tornerà come un agnellino all'ovile. Immortale.

 

Umberto Bossi, voto 5,5: è fermo a dieci-dodici anni fa, quando la Lega portava con se ancora il peso della novità. Prova a mettere paura con uscite fuori luogo che oggi non fanno nemmeno più rabbia. Ha pesato sulla credibilità del suo movimento portarsi dietro zavorre alla Calderoli. Macchietta.

 

Pierferdinando Casini, voto 6: non si capisce come faccia a sposare il suo alto senso delle istituzioni con la solidarietà espressa a Totò Cuffaro. Poi ci si ricorda con chi è sposato davvero e si capisce che la sua politica è tutta un compromesso necessario. Il male minore, ovvero il male peggiore. Democristiano doc.

 

Gianfranco Fini, voto 4,5: si è proposto in tempi non sospetti come leader di una destra moderna (coppie di fatto, voto agli immigrati). Ma ha alzato troppo la voce e il padrone l'ha redarguito. Un mese fa pensava a una legge elettorale nuova e alla Casa delle Libertà come esperienza esaurita. Oggi non ha più spazio politico né tanto meno coraggio per dar seguito con i fatti alle sue parole. Piccolo piccolo.

 

Clemente Mastella, voto 1: qualcuno ha capito per quale motivo nel giro di 24 ore il suo partito ha tolto l'appoggio al Governo? E' venuto meno al patto con gli elettori e ora si candida ad ago della bilancia per il prossimo futuro, anche se la corsa al corteggiamento non sembra all'ordine del giorno. Se dovesse essere introdotta una nuova legge elettorale probabilmente di lui non si sentirà più parlare, almeno per il momento. Occhi da cerbiatto.

 

Romano Prodi, voto 4,5: ha subìto attacchi dai suoi alleati fin dal giorno della sua candidatura a leader della coalizione. Ma non è certo colpa sua se dal 1996 al 2006 (leggi dieci anni) il Centrosinistra non è riuscito a proporre un'alternativa credibile e valida a Berlusconi. Oggi è stanco e paga tutti gli errori di comunicazione commessi, oltre a tutte le promesse non mantenute con l'elettorato. Ma si può mandare in tv un Ministro a dire che è bello pagare le tasse? Da rottamare.

 

Walter Veltroni, voto 2: il caro Walter l'ha fatta grossa. Come nel 1998 ha riabilitato politicamente Berlusconi invitandolo a un tavolo per le riforme, quello stesso Berlusconi che per 5 anni era stato additato come il male assoluto. Il Partito Democratico ha commesso l'errore di nascere al governo e non all'opposizione rinunciando alla spinta propulsiva degli elettori. E tra un loft e un circolo, tra un simbolo e una festa, tutto è crollato. E ora? In bilico.

 

La Sinistra, senza voto: chi l'ha vista?

 

So che pare brutto da chiedere in queste circostanze ma…

.. così per curiosità il Partito delle Libertà a che punto è? No perchè c'è ancora vero? Quella cosa che aveva detto Silvio sul tetto della macchina... no eh? Oblio.
E sul litigio Fini-Berlusconi di qualche tempo fa, mi son perso il passaggio sulla riconciliazione. O c'è stato? Lavoro troppo mi sa.

Ma dai, che sorpresa!

BER_b1.jpg- Non ci sono più margini di dialogo con Veltroni.
- Mastella può venire nella Cdl
- La Cdl è sempre viva, non è più un ectoplasma

Questi ed altri gustosissimi interventi, nei giorni a venire. Il Cavaliere è tornato!

Che sia il caso di riaprire il sempre frequentato blog di Silvio Berlusconi?

Eins – Zwei – Polizei (Cercasi Carlo Pastore disperatamente)

Sabato scorso ho sfidato la fitta nebbia per andare al Covo a sentire il dj set di Carlo Pastore, ma Carlo Pastore non c'era. Non è venuto, ha tirato il pacco lasciandomi parecchio inquieto. Forse non è abbastanza padano per sfidare la nebbia, o forse c'era ed io non l'ho notato, perso com'ero nei miei mille pensieri e mille ragionamenti contorti. Sono cose della vita, vanno prese un po' così e bisogna farsene una ragione. Peccato però, sarebbe stato bellissimo vedere vivo Karl Shepherd (d'ora in avanti lo chiamerò così, perché ripetere un nome troppe volte non va bene e poi dire che Carlo Pastore è un turboposer può essere molto pericoloso, si rischia minimo una querela per diffamazione), stringergli la mano e magari fare una foto insieme a lui, avrei coronato un sogno.
Ma si sa, i sogni son desideri, Ciccio Desideri non ha avuto la carriera che avrebbe meritato perché magnava troppi bucatini e forse a Karl Shepherd non piacciono i bucatini, quindi mi sono consolato vedendomi almeno il concerto. Nell'ambito di una serata chiamata “Pensiero stupendo” ed organizzata in collaborazione con i tipi di Rockit al Covo suonavano infatti Le luci della centrale elettrica, i Ministri e gli Amor Fou e, anche se tutti probabilmente erano accorsi lì per sentire Mr. Shepherd mettere dischi, è stata ugualmente una serata meritevole di essere vissuta appieno.

 


Ha aperto Le luci della centrale elettrica a.k.a. Vasco Brondi e il concerto avrebbe potuto anche finire lì, vista la manifesta superiorità del giovane Brondi sul resto della truppa. Era un bel po' che non lo sentivo e devo dire che mesi di concerti in giro per l'Italia gli hanno fatto parecchio bene. È parso più sicuro di sé e delle sue enormi potenzialità, estremamente razionale nell'organizzare il suo caos organizzato, una vero globetrotter che grazie a voce, chitarra ed effetti vari risulta molto più evocativo e potente di qualsiasi altra cosa che si sente in giro ultimamente, in particolar modo del suo quasi omonimo modenese (con grande sprezzo del ridicolo etichettato da tutta la stampa nazionale come “l'unico che piace a tutti ed è in grado di riempire gli stadi” o “il rocker italiano per eccellenza”, come se l'Italia fosse la repubblica delle banane). Vasco Rossi in realtà ha superato i cinquanta ed è grottesco e sovrappeso, mentre Vasco Brondi è giovane ed ha ampi margini di miglioramento. Il futuro è dalla sua parte ed il ragazzo si farà anche se ha le braghe larghe, e non è poco.

A seguire hanno suonato i Ministri. Chi si aspettava di vedere sul palco Al Jourgensen e soci è rimasto deluso, visto che i Ministri non sono i Ministry ma sono un gruppo italiano che schiera una line-up di tutto rispetto: Ricky Memphis alla batteria, Marco De Marchi alla chitarra, Riccardo Rossi al basso/voce ed un passante opportunamente camuffato con parrucca e barba all'altra chitarra. Giovani speranze vestite in maniera indescrivibile (più o meno come dei Kasabian che hanno deciso di rinnovare il loro guardaroba facendo acquisti all'Uba Uba), suonano un qualcosa a cavallo tra Negramaro e Pearl Jam, con in sovrappiù testi leggermente sopra la media nazionale. Muccino aveva un sogno: scappare al bar a bere acqua molto fresca. Lui non ce l'ha fatta, io sì. Ed ho pure trovato un'ottima scusa per fuggire da un'esibizione che aveva già ampiamente oltrepassato i livelli di guardia. Ma forse sono solo troppo cattivo. Risentirò in altra occasione.

La kermesse è stata chiusa in bellezza dagli Amor Fou di Alessandro Raina che, complice la mia distanza dal palco, per un attimo avevo addirittura scambiato per Ivan Cattaneo. Un gruppo che suona un qualcosa a cavallo tra Tiromancino e Lali Puna e che, mentre su disco mi era sembrato alquanto noioso, dal vivo riesce a risultare caldo e coinvolgente. Gli anni novanta che piacciono a me non sono di certo quelli dei La Crus ma loro sono molto bravi, non si limitano di certo a svolgere il compitino e, complice la presenza scenica del Raina, tengono molto bene il palco. Potrebbero diventare famosi, devono solo scegliere se far prevalere il lato Tiromancino o quello Lali Puna. In Italia roba del genere piace, basta crederci. In fondo, se ce l'ha fatta Meg dei 99 Posse, perché non dovrebbero farcela loro in quest'Italietta degli anni zero?

Ma a dire il vero che ce la facciano o no poco importa. Il punto fondamentale è un altro: cosa rimarrà di questi anni zero? Penso (quasi) nulla. Sono non-anni, in cui si cerca di riproporre una minestra riscaldata fatta di tutto quello che ha funzionato nei decenni precedenti, semplificato ad uso e consumo delle nuove generazioni che non l'hanno vissuto in prima persona. Vuoi il punk? Ci sono i Finley. Vuoi il rock? Ci sono i Negramaro. Vuoi Enrico Brizzi? C'è Federico Moccia. Vuoi Maurizio Costanzo? C'è la De Filippi. Vuoi Daniele Bossari? C'è Daniele Bossari (che tra l'altro con il suo Scalo 76, un programma che ha fatto del ritmo la sua cifra stilistica, è miracolosamente arrivato alla quarta puntata). In poche parole, c'è un surrogato di tutto, ma non è la stessa cosa. Tra quindici anni gli adolescenti di oggi non ricorderanno l'odierna dance da classifica come noi oggi ricordiamo la eurodance, una delle espressioni artistiche più alte di tutti i tempi, baluardo insuperabile a difesa dell'identità di un'intera generazione. Non c'è verso, si torna sempre lì.
Però ieri Enrico Silvestrin e oggi Carlo Pastore, ed il cerchio si chiude. E qualche dubbio mi rimane.

Amici forever

Con questa legge elettorale non c'è dubbio che sarà così, andremo tutti insieme come alleati e con Berlusconi candidato premier.

Gianfranco Fini

Dimentichiamo vecchie incomprensioni, è tempo di derby ancora una volta!

(Sarà una lunga giornata, già me lo sento.)

Quiz: da che parte starà Pastella al prossimo giro?

E' da due giorni che cercavo di mettermi in contatto con l'ex ministro della Giustizia. Ho appreso della sua scelta dalle agenzie.

Romano Prodi

Ho sentito Mastella in queste ore. Lui mi ha telefonato. Io gli ho dato la mia solidarietà dopo il suo discorso alla Camera, in cui ha denunciato una situazione della giustizia che non è più sostenibile".

Silvio Berlusconi

Esperienze fallimentari

Nel 1998 Prodi cadde per colpa di Bertinotti.
Nel 2008 Prodi cade per colpa della moglie di un ministro, indagata.

Nemmeno il più perverso sceneggiatore avrebbe immaginato una cosa simile, neh?

La verità sul tennis

tennis_pallina.jpgNei luminosi ed interminabili pomeriggi estivi, quando c'era luce fino a tardi e la scuola andava ormai finendo, iniziava il nostro Campionato di Tennis. Contrapponeva due giganti della scena degli anni '90, a loro modo entrambi campioni, seppure in mondi un po' diversi tra loro. Jim Courier aveva una racchetta verde smeraldo Dunlop, residuo del corso pomeridiano di qualche anno prima, lunga e leggera, con un bel fodero completo blu scuro. La racchetta di Andrea Gaudenzi era una Head corta corta, fuori misura anche per un ragazzino delle medie, decorata da un mix di colori prettamente tennistici quali il bianco, il giallo, il rosa. Il fodero ne avvolgeva soltanto la parte superiore. Gaudenzi, a differenza del suo avversario, non aveva mai fatto un corso di tennis, pertanto si arrangiava come poteva ed anzi aveva imparato buona parte della sua tecnica proprio in quei pomeriggi estivi, durante il consueto campionato.

Il campo delle partite quotidiane, forse, non meritava il rango di "campo di tennis" quanto piuttosto quello di area di cemento. Abbandonato al rapido logorio degli anni, ai bordi di un giardino scolastico tra un asilo e un campo di basket, proprio a fianco dell'istituto tecnico, non possedeva nemmeno una rete. Passi quella esterna, di recinzione, andata consumandosi negli anni tra buchi vari fino a scomparire del tutto una volta ridotta a brandelli contorti di ferro acuminati ed arrugginiti. La rete che mancava era - ahimè - proprio quella centrale, sostituita all'occorrenza dal nastro di plastica rosso e bianco a righe alternate tipico delle recinzioni dei lavori in corso. Le righe di delimitazione erano a malapena visibili, ormai dello stesso colore del cemento terra di siena del campo: appena si percepiva il quadrato davanti a rete entro il quale battere. Si aggiunga al quadro già fantozziano della situazione una fitta rete di radici e buche di vario genere che spuntavano riempendo il campo di imperfezioni, zolle sollevate, rametti caduti, fogliame vario. Per farla breve: nessuno a parte noi poteva e soprattutto voleva utilizzare un campo simile.

Tuttavia Gaudenzi e Courier erano li ogni pomeriggio, alle cinque in punto, per la sfida quotidiana. Le bici chiuse contro la cancellata, poi scavalcata per entrare, racchette in mano e borraccia al collo, rigorosamente piena di thè solubile, moda importata dal Canada e protagonista indiscussa delle nostre bevute adolescenziali.
A onor di cronaca va detto: Courier vinceva praticamente ogni partita, inizialmente in maniera molto plateale, poi via via che l'avversario prendeva confidenza con la racchetta e la sua antica arte, in maniera più sofferta e combattuta, fino a perdere qualche incontro ogni tanto. Negli anni che vanno dal 1994 al 1997 Gaudenzi portò infatti a casa almeno quattro o cinque vittorie.

Lo sfidante era però un avversario meticoloso e puntuale. Leale e disciplinato sul campo, disposto a mille incontri faticosi pur di passare un buon pomeriggio di sport (il calcetto sarebbe venuto solo qualche anno dopo). Il protocollo rigidissimo prevedeva la ripetizione della giocata in caso di rimbalzo su qualche gobba del campo, la discussione interminabile è-sopra-è-sotto in caso di difficile valutazione di un tiro vincente raso rete, o meglio raso filo, a volte sfociata in nervosismo e litigio. Prevedeva altresì che il campo rimanesse sempre lo stesso, senza alternanza, per anni, che al termine di ogni set si facesse una pausa a bordo campo per bere il thè freddo e che ognuno andasse a riprendere la pallina nella sua metà campo. Già, la pallina. Una soltanto, per non perderle nel campo con l'erba alto proprio a fianco. Era molto faticoso giocare in quel modo, bisogna riconoscerlo, eppure sono state forse le più belle partite di tennis che si potesse sognare. Spontanee e rustiche come solo due ragazzini potevano accettare. Genuine nel loro ripetersi costante, sempre uguali, con la stretta di mano finale a bordo rete, come i veri tennisti e un altro thè freddo offerto al perdente, a casa di chi aveva vinto la sfida.

Poi sono arrivati gli sbandati, con motorini e qualche siringa, i bonghi e le pentole. Occupavano il campo tanto per fare, qualche volta tagliavano nottetempo la rete. Gaudenzi e Courier diventavano grandicelli e iniziavano a non giocare più come un tempo. Restano le pagine su un'agenda elettronica ormai fuori uso, a registrare una ad una le partite svolte, con tanto di risultati, tempi di gioco, set dopo set. Poco tempo dopo sarebbe esplosa la passione per il calcetto, che tante altre sfide epiche avrebbe regalato ai due imberbi tennisti, sulla scia del Chino e di Cannavaro. Ma questa, è un'altra storia.

Jim Courier

Buffet

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Camera Ciccsoft

Si comincia!

Spot

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Fornace musicante

Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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