Sta per tornare Blogbabel. Qualcosa di cui non si sentiva proprio la mancanza.
C'è un modo per uscirne? Se questa, oggi, è la blogosfera italiana, non voglio farne parte, grazie.
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E' tutto un equilibrio sopra la follia
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Sta per tornare Blogbabel. Qualcosa di cui non si sentiva proprio la mancanza.
C'è un modo per uscirne? Se questa, oggi, è la blogosfera italiana, non voglio farne parte, grazie.
Credo che McCain potrebbe essere un buon presidente per gli Stati Uniti d'America. Se non altro perché succederebbe a Bush.
Credo che anche Hillary Clinton sarebbe stata un ottimo presidente. Perché una donna sa sempre mettere a posto quello che un uomo ha distrutto.
Credo che Obama sarà un ottimo presidente. Perché porterà rinnovamento, distensione, rhythm and blues.
Sarà il presidente dei neri, dei bianchi e dei colori che stanno nel mezzo. Sarà il presidente dei cattolici, degli ebrei, dei musulmani e di quelli che non hanno colpe da espiare.
Sarà un ottimo presidente.
Ma se erano i diritti dei deboli che volevate difendere, allora il prossimo presidente degli Stati Uniti d'America doveva essere Hulk Hogan.
Questo perché nessuno si è mai strappato la maglietta durante un vertice per la pace.
Il presentimento che si faceva strada nel corso di questo Europeo diventa indelebile certezza a Vienna, quando Fabregas con tutta la freschezza dei suoi 20 anni mette dentro il rigore decisivo. Si rientra nell'alveo della Storia Recente, abitata dai fantasmi dei rigori e partite giocate completamente sui nervi. Tornano a vincere gli Altri, noi riprendiamo a cambiare ct, illudendoci che basti un colpo di spugna per lavare via i graffi del tempo. Quando invece i segni sulle nostre corazze arruginite si fanno più che mai sentire.
La Spagna ha meritato di batterci dopo secoli quasi più idealmente che per reali meriti sul campo. Partita bruttina, loro mantenevano il possesso palla mentre l'Italia sbuffava, sudava, arrabbattava, prolungava un'agonia mascherata da Dignitosa Resistenza. La verità che pochi di noi, sbavosi di vincere comunque, riuscivano a vedere, era quella di una squadra a scartamento ridotto, con molti giocatori impresentabili o caricati di speranze ma non istruiti a dovere. Si è perso per un rigore, quella questione di centimetri che due anni fa ci fece Grandi e ora ci rende naturalmente Normali: uno scartamento apparentemente ridotto quando in realtà nasconde un principio di indeterminazione atomica. Dove è facile confondersi, credere di essere vincenti (o perdenti, come stasera), trovare la consapevolezza di cosa si è assistito.
Questa Nazionale versione Donadoni ci ha lasciato una piccola "lezione di vita", il problema è che avvenuto in modo inconsapevole, istintivo. Nonostante avessero un luminoso futuro dietro le spalle, hanno tentato stoicamente (utopisticamente) di spostare più in avanti l'inevitabile cartello "Game Over". Logori, stanchi e disorganizzati, hanno tuttavia reagito alle critiche, mettendo in campo la Voglia di Vincere e la Passione Cieca e Assoluta per il proprio Mestiere, armi che possediamo da sempre e che sopravanzano anche quella classe e bravura che in parte possediamo. Eppure il Presente era a corta gittata, e sono finiti per sbattere contro il cielo colorato di rosso. Abbiamo sfidato ancora una volta il Tempo, l'abbiamo prima subìto (Olanda), poi ripreso per i capelli (Romania, Francia), e infine ci siamo ridotti a sfidarlo di nuovo sul suo terreno più congeniale. I calci di rigore: la Casualità mascherata da Destino, il Destino celato dalle Circostanze. Costretti dalla nostra stessa casualità di squadra, con i giocatori che questa volta non si sono abbracciati durante la visione dei rigori, sono rimasti soli ognuno alle prese con le proprie personali rese dei conti. Stavolta era un'Italia più disunita e confusa, e il Tempo ha vinto.
Mettiamola così, il ragionamento è molto semplice:
- L'Europa è un sottoinsieme del Mondo
- La dicitura Campioni d'Europa non ha molto valore se c'è già qualcuno che è Campione del Mondo
(é come essere un gradino sotto, Papa-Vescovi, Preside-Insegnanti, Presidente-CapoReparto...)
- Siamo i Campioni del Mondo
- Dunque siamo anche Campioni d'Europa
Corollario: Non ha alcuna importanza quanto è accaduto ieri sera. Alcuna.
Io ho un paio di ciabattine da spiaggia tristi e ridicole. Sono quelle di quando ero adolescente ed oggi, nel 2008 inoltrato, sono ancora le stesse. Sono di un blu scolorito che nemmeno gli zingari al semaforo, ma tanta è la voglia di essere chic in spiaggia, quei pochi giorni all'anno dove mi rompo le palle sotto il solleone che ancora non le ho sostituite.
Questa mattina, trovandomi in giro a cercare un costume (anche quello risale ormai a diversi anni fa...) decido che è il momento di prendere anche un paio di ciabatte decenti. Ora la domanda è semplice: DOVE SONO FINITE LE CIABATTE NORMALI? E se io non volessi queste infradito bellissime che vedo appese e che però mi sanno da scomode e tritura alluci? Giuro che in tre negozi diversi non ho trovato un solo paio di ciabatte carine e normali, magari senza marca, tinta unita, come negli anni '90.
Chiedo: sono io che sono fuori moda o davvero ora si usano solo quelle? Mi sentivo un po' come se fossi entrato in un negozio di telefonini chiedendo un dispositivo non dual band.
Io non voglio diventare importante. Non me ne frega niente di essere qualcuno. E' abbastanza banale, questo? Non voglio ali per volare. Non voglio chiedere troppo alle occasioni. Non voglio diventare amministratore delegato. Non voglio entrare in politica. Non voglio essere importante. Ci sono volte in cui è così che mi sento. Quattro anni fa, per esempio, quando ho aperto questo blog, era diverso: quattro anni fa non faceva così caldo e volevo diventare qualcuno. Adesso i gomiti si appiccicano alla scrivania e nemmeno mi passa per la testa di diventare importante.
Ci sono volte in cui diventare qualcuno può sembrare la maniera migliore per prendere sonno la sera. Invece la direzione che ha preso il mondo nel frattempo mi ha fatto cambiare idea. Adesso, quando mi guardo negli occhi con gli amici, le cose di cui si parla stanno quasi tutte sopra al tavolo. Non una è più lontana: anche questo deve essere colpa del caldo. Prima le temperature non erano tanto alte e uno si sporgeva più volentieri. Ci sono volte in cui pensare a domani ti sembra la maniera migliore per invecchiare. Non “al” domani: domani, proprio. DOMANI. Anche i miei amici, quattro anni fa, volevano diventare qualcuno. Chi più, chi meno. Adesso no. Adesso abbiamo caldo. Adesso abbiamo capito che questo posto qui, quello in cui viviamo, l'Italia, non vale lo sforzo: e questa consapevolezza ci rende, ogni tanto, non sempre, però capita, succede, ce lo leggiamo negli occhi, abbastanza felici. Ci regala un altro vagoncino di plastica da aggiungere al trenino elettrico.
Non è che funzioni sempre: molto spesso prevale la rabbia, la consapevolezza che quelli più incapaci, meno bravi, più stupidi, meno preparati di noi, sono tutti quanti dotati della furbizia che a noi invece manca. E allora potremmo metterci lì, seduti, concentrati, a inventarci qualcosa: ci sono volte in cui avere ragione ti stufa. Ci sono volte in cui, al millesimo giro, il trenino elettrico smette di contenere viaggiatori e storie da mille e una notte, e torna ad essere soprattutto un gioco, un artefatto. Ci sono queste volte. Lo so io e lo sapete voi. Solo che oggi capita più di rado, ecco. Oggi ci capita di scoprire che la rabbia di ieri è diventata blanda serenità a fronte del caos inconcepibile che ci hanno costruito fuori. Oggi abbiamo imparato che non essere anche noi come gli altri è già qualcosa. Ci accontentiamo di questa distanza. Facciamo fare un altro giro al trenino elettrico. L'ovale della ferrovia ci ipnotizza e va bene così. Ci sono volte in cui non capisco se questa sia rivoluzione o arrendevolezza. Ci sono volte in cui. Ma è normale che ci siano: le Guinness esistono apposta. Con quella schiumetta. Esistono apposta. Perciò ci sono. Mentre si depositano. Ti regalano un altro vagoncino. E' quello che fanno. Le Guinness, le ragazze, gli amici, il pallone, il blog. Datemi la giusta dose di banalità e vi solleverò il mondo: costa senz'altro meno dell'eroina, anche se non sono convinto che faccia meno male.
Domani. Non il domani. DOMANI. Il domani non è banale: è serio, è gravoso. Domani, invece, no. Domani è solo oggi + un altro giorno. Questo fatto di domani, ecco, per noialtri intelligenti ma poco furbi, dotatissimi ma troppo onesti, l'aver capito tale meccanismo è molto importante. Perché è l'unica maniera che abbiamo scoperto per combattere la precarietà. Se qualcosa o qualcuno - datori di lavoro, donne, squadra del cuore - si adopera per schiacciarti i sogni e i progetti come si fa con quella carta per imballaggi coi bottoncini d'aria, tu semplicemente non farne. Di progetti. Di sogni. Smetti di pensare al domani e pensa a domani. C'è una bella differenza. Fa meno paura tutto. Noi è così che facciamo. Noi. Ce lo trovo negli occhi dei miei amici, domani. Nei discorsi che facciamo. Nelle scelte che prendiamo. DOMANI. E' una difesa. Non siamo nati furbi. Però siamo nati dalla parte della ragione. E se la storia non ci assolverà, questa volta, pazienza: ci penserà un altro viaggio e una città per cantare, come diceva Ron. Lasciateci in pace, ecco.
Ci sono volte in cui mi viene da dire così. Lasciateci in pace, con la nostra ragione insipida che scorre in tondo sui binari. Lasciateci in pace: voi siete i furbi, voi avete già avuto molto dalla vita. Voi sarete politici, amministratori delegati, responsabili di qualcosa, capi dei capi. Che vi costa lasciarci con la nostra inutile ragione? Potrete farci ciao con la manina quando ci doppierete per l'ennesima volta. Ci sono volte in cui domani è semplicemente meglio di oggi. Domani è sabato. Domani fa bel tempo. Domani ci sono i quarti di finale di Euro 2008. Domani vado in quel locale. Domani sto in palestra e vediamo se c'è quella. Domani finisco di leggere Gomorra, finalmente. Domani hai visto mai. Banalità. Viva.
Ho smesso, abbiamo smesso, di voler essere qualcuno da quando siamo entrati in bagno, ci siamo guardati allo specchio ed eravamo già lì. Tutta la fatica l'avevamo già fatta per arrivare fino a quel punto. E' la migliore cosa che potrei augurare a chicchessia in tempi come questi. Accorgersi di esserci già. In questa eterna corsa a primeggiare. Più vado avanti, più mi convinco che sta qui la vera rivoluzione. Parlarne a quattrocchi. Dopo il lavoro, dopo una giornata così. Ritrovarsi con le cravatte slacciate mentre gli altri fanno a gara a non fidarsi l'uno dell'altro. Mentre tutti accumulano e procedono verso la corruzione, l'autodistruzione, la solitudine, l'idea nuova è fermarsi. Almeno per quanto riguarda QUESTO paese di merda. QUESTA gente di merda. Continuare a fare andare in tondo il trenino. Riconoscere le proprie piccole, minuscole qualità e pensare a domani. A DOMANI. Concentrarsi sulla banalità.
Ci sono volte in cui può bastare così. Non puoi mai dire cosa ti preparerà il domani. Ma puoi quasi sempre ragionevolmente supporre cosa aspettarti da domani. E' un bel trucco. Non ti salva dalle angosce, dalle momentanee solitudini, dai torpori dell'anima, dai mostri, per carità, niente e nessuno può garantire tanto, però è un trucco. Come ingoiare una spada. Come tagliare in due l'assistente del mago. Fa riflettere meno sul più grande degli enigmi: se stessi. A questo serve pensare a domani. Invece che al domani. Serve a far appassire le domande. Uno comincia presto con le domande e non la smette più. E non ne vale la pena. Davvero. Non qui e non ora.
Che ne sai tu di te stesso? Perché vuoi spiegarti il mondo? Perché vuoi spiegare la gente? La sai la storia di quel tizio? C'è quel tizio, quello nello specchio del cesso, quello che sta dietro il lavandino e che alza la testa quando la alzi anche tu, che si lava i denti quando te li lavi anche tu, che gode esattamente nello stesso momento in cui anche tu ti vieni nell'ombelico, quello che si mette la stessa quantità di gel, che ha i brufoli e i nei negli stessi posti tuoi. Quando domani, appena sveglio, lo guarderai, come tutte le mattine, col sapore di Colgate in gola, fatti la domanda delle domande, e poi prova a valutare da solo se sia ancora il caso di darsi tanti affanni: e se fossi tu il riflesso?
Al contrario di due anni fa, quando mi chiedevo come diavolo potessero rinunciare ad Italia Germania i fans dei Sigur Ros accorsi a Ferrara per il loro concerto, domani non sarò nella consueta saletta Ciccsoft a guastarmi il fegato con Italia-Francia.
Sarò a godermi lo Spettacolo qui, mentre voi patirete come cani dietro 11 scarponi ormai da pensione. Nel caso vada di culo, mi unirò al chiasso festoso per le strade di Milano, altrimenti almeno il sottoscritto tornerà a casa soddisfatto. In bocca al lupo!
P.S. Che poi giusto un popolo di boccaloni come noi può credere ancora che una squadra che perde dall'Olanda e pareggia dalla Romania batta la Francia.
Dato che il Calcio delle Nazionali (e il Calcio in generale) va aldilà dei semplici gol regolari non assegnati o dei rigori miracolosamente parati, la questione centrale che è scoppiata ieri a Zurigo è un'altra. Quale clamorosa goduria inconscia ci sta offrendo il girone dell'Italia? Una sceneggiatura a mio avviso commovente con scenari grotteschi. Le due finaliste mondiali subiscono entrambe un pareggio con le badanti rumene, e vengono sonoramente sculacciate dalle arancie terribili. Ora si ritrovano ad affrontare uno scontro fratricida con la terribile consapevolezza che potrebbe comunque risultare inutile. Questa è autentica "droga" per i tifosi della Nazionale di Calcio, abituati a patetici intrecci che rimandano l'accettazione della Realtà e prolungano la dolce agonia televisiva. Ieri sono piovute dosi nelle vene calcistiche, e di nuovo sono qui a idolatrare questo calcio internazionale di giugno, così pasticcione, approssimato, fresco e adrenalico e, soprattutto, sospettosamente casuale. Salta la logica, ci si perde in calcoli da astrofisici sulle millemila possibilità di combinazioni dei risultati, disperatamente aggrappati a quella piccola percentuale che il nostro spacciatore di fiducia possa concederci ancora un'altra dose tagliata male.
Possibili titoli dei quotidiani sportivi di domani:
- ITALIA: CHE PASSIONE!
- ITALIA: AVANTI TUTTA
- ITALIA: CHE CULO!
- ITALIA: CHE SFIGA!
- TUTTO VERO: TORNIAMO A CASA
- DONADONI SANTO SUBITO - prova convincente degli azzurri: indovinate le scelte del tecnico: segnano Del Piero e Chiellini
- CAOS NEL CAMPO ROM DI NAPOLI - incendiate alcune baracche dopo la cocente sconfitta della nazionale italiana agli Europei di calcio
- CON LA FRANCIA SARA' DENTRO O FUORI
- ITALIA VINCE MA NON CONVINCE
- GRIGIO PAREGGIO: L'ITALIA AD UN PASSO DALL'ELIMINAZIONE
- CHE BOTTA! ITALIA-ROMANIA 0-2
- BUONA LA SECONDA: ANDIAMO AVANTI
- L'ITALIA RESTA IN GIOCO
- ITALIA: CHE COMBINI? - Eliminati dopo soli 180 minuti di pessimo calcio. Donadoni atteso a Fiumicino da quelli di Forza Nuova, mentre in serata sarà a cena dal premier Berlusconi. Probabile l'interim.
AGGIORNAMENTO POST PARTITA: Forse era più adatto ITALIA, CHE CULO MA CHE SFIGA!