Uno spettro si aggira per la stampa italiana: è lo spettro del LATO B, volgarmente detto culo, fino a ieri nominato fondoschiena su riviste e giornali bene educati e perfino sui magazine scandalistici.
Il termine nasce all'ultima edizione di Miss Italia, settembre 2007, quando Guillermo Mariotto, stilista di Gattinoni in giuria, maledettamente richiede di poter "visionare anche il lato B delle ragazze in concorso". Il termine fa sorridere, piace, i giornali riprendono il virgolettato e lo fanno proprio.
Finalmente possiamo parlare del culo senza usare sempre quel termine obsoleto e bacchettone, si sono detti garruli nelle redazioni in tutto lo Stivale. Figuriamoci quanti ragazzi vedendo passare per la strada una ragazza dalle forme perfette dicono ancora: che fondoschiena! Fa tenerezza quasi come dire "rete" al posto di "goal" nel giuoco del calcio.
Eppure il termine "lato B" di cui tutti si riempiono la bocca tanto da farcelo già odiare alla sua prima estate in carica è un termine viziato, sbagliato e a suo modo obsoleto.
Il lato B nasce con i dischi in vinile nel primo novecento, prosegue la sua epopea musicale con le musicassette fino agli anni '90 quando viene soppiantato dai CD, che di lati ne hanno uno solo, come la maggioranza dei DVD contenenti film, dove però il lato pure non esisteva con le videocassette VHS. Oggi il lato B è scomparso quasi del tutto: la musica non ha lati, non ha nemmeno più una forma dove essere contenuta: è un file compresso che al limite ha un nome, un'estensione e un peso in kylobyte. I nostri figli non conosceranno il concetto di lato B, che pressuppone l'esistenza di uno A, dunque di due facce di una medaglia, di un oggetto, di una forma tangibile di qualcosa che ha al suo interno DUE cose e può essere vista, utilizzata, fruita in due diversi modi.
Ripescando nella memoria storica, il lato B era quella canzone che stava sul retro dei 45 giri per la quale spesso non avevi pagato, non avevi richiesto, spesso più bruttina, ma che in qualche modo trainata dal singolone principale sul lato A, ti portavi a casa e iniziavi ad ascoltare. Il lato B era quello nelle fiabe che arrivava quando sentivi il ding, e sapevi che dovevi girare la cassetta per proseguire la storia. Il lato B è anche quello che viene dopo, il meno importante, talvolta il meno conosciuto, come il Dark Side of the Moon dei Pink Floyd, la faccia che non vediamo mai, il rovescio della medaglia, il non previsto, lo sconosciuto.
Ma le ragazze non sono oggetti da rivoltare come un calzino. Hanno un lato davanti ed uno dietro come gli uomini, uno principale con il quale ci relazioniamo solo in virtù di un orientamento della testa che non possiamo scegliere. Semmai ci fosse un lato B in una ragazza allora dovrebbe coinvolgere l'intero corpo e non solo il fondoschiena (il sedere nell'accezione casta e un po' triste, o il culo quando è bello e detto in tono di apprezzamento). Dovrebbe includere la nuca, il collo, le spalle, la schiena che viene giù tracciando una curva sinuosa fino ai fianchi. Dovrebbe essere, in quanto lato B, secondario o comunque meno rilevante del lato A, ma si scadrebbe in una valutazione degna di un Bar Sport di provincia. L'universo femminile è bello punto e basta, da qualunque lato lo si guardi.
Quindi basta, vi prego, con il lato B. Si chiama culo: è bello, è tondo, e comunque non è tutto nella vita. Chiamatelo così sui vostri giornali, che gli eufemismi non servono più nel 2008. Non se avete parlato dei presunti pompini ministeriali con quella leggerezza, ecco.
2 Responses to “Quel paraculo del lato B”