
Prima di tutto è bene precisare che le modalità dell'interrail sono ormai state stravolte. Non esistono più le famigerate "zone" in cui veniva divisa l'Europa. Esistono sì i biglietti validi solo per un Paese, i cosidetti One Country, ma sono stati affiancati dalla modalità Global Pass, che consente di viaggiare in maniera indiscriminata in ogni stato europeo. La vera (e decisiva) differenza rispetto al mitologico passato, consiste nella quantità di giorni fruibili all'interno della validità del biglietto. Un tempo l'interrail durava tot giorni, durante i quali si poteva viaggiare sempre, oggi invece sono previsti un numero limitato di giorni in cui è possibile salire sui treni, all'interno dell'intervallo di validità. Esempio concreto: io ho acquistato il Global Pass di 10 giorni, e avevo a disposizione 5 giorni di viaggio. Questa limitazione ha soffocato il fattore forse più affascinante del viaggio in interrail: la possibilità di partire senza alcuna programmazione, e di cambiare idea riguardo alla propria rotta. Strutturato così invece, l'interrail a durata limitata ti costringe a pianificare comunque un punto di partenza e un punto di arrivo, ad affidarti di più alla programmazione e perdere il gusto di scegliere di giorno in giorno dove andare a posare il proprio zaino.
Oggi dunque è un interrail assolutamente meno romantico, e meno pioneristico. Ed anche più ostico, perchè ci sono un sacco di treni (specie i notturni e quelli a lunga percorrenza, dunque quelli privilegiati dagli interrailers) per cui è previsto un supplemento o l'obbligo di prenotazione. Viene da dire che economicamente convenga di gran lunga affidarsi a un low-cost che trascini le proprie pesanti chiappe direttamente sul posto scelto, e poi affidarsi a pullmann vari. Ma così diventa un'altra tipologia di viaggio, si perde completamente il senso del trasferimento, della fatica degli spostamenti e della casualità.
Attraverso i mille cavilli sulle offerte e sulle modalità di raggiungimento del confine, le ferrovie europee stanno cercando di affossare un'offerta dichiaramente anti-commerciale. Gli interrailers sono gente giovane, che parte col bagaglio più leggero possibile e ha in mente soprattutto camminare, vedere tanti posti, conoscere persone, ma soprattutto spendere il meno possibile. Non è un target appettibile, non sono (siamo) clienti che andranno poi a versare soldi nei posti che attraversano, perciò l'interrail è sempre più un'anomalia nel sistema, una voce minoritaria che non mi stupisco venga soppresso da qui a qualche anno. Eppure resiste, nel mio primo e finora unico interrail in Germania di poche settimane fa, ho incontrato viaggiatori (solitari e non) veneti, romani, altoatesini, bolognesi, siciliani, napoletane, e poi inglesi, spagnoli, catalani, francesi...
Resistono ed esistono, si abbeverano con il Jagermaister e si addormentano negli scompartimenti destinati ai bambini, e ognuno di loro è alle prese col proprio percorso fatto di capitali e borghi sconosciuti, miscelato secondo guide Lonely Planet o semplici indici puntati a caso sull'atlante. L'interrail non è fatto per il turismo classico, o meglio, non solo. La prerogativa dell'interrail è innanzitutto quella di costruirsi un viaggio veramente su misura di sè: se si vuole saltare pasti e dormire sulle panchine, si è liberi di farlo, si è quasi "moralmente" autorizzati dall'avere in tasca quel biglietto. Allo stesso tempo, si può anche fare i turisti della democrazia che visitano musei e noleggiano bici. Diventa quasi un dettaglio dove ti trovi (anche se non è esattamente così, ma questa è un'altra storia...), diventa fondamentale il come ci arrivi e soprattutto con chi. Perchè sopportare 16 ore di treno per tornare da Berlino in Italia, quando sarebbero bastate appena 2 ore di volo? Finchè qualcuno troverà superfluo porsi una domanda del genere, l'interrail è giusto che continui a r-esistere.
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