Monthly Archive for Ottobre, 2008

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Train train, tran tran

Pare proprio che mi sia appena seduto in treno per puro caso nello stesso posto di ieri, trovando seduto davanti a me la stessa persona del treno di ieri sera, nella stessa posizione, e nei sedili a fianco la stessa famiglia di tre persone del treno di questa mattina. Nella stessa posizione. In un film ovviamente si inizierebbe a parlare e ridere di ciò o qualcuno farebbe notare la curiosità della cosa, ma nella vita reale, ovviamente, facciamo tutti finta di non esserci mai visti.

Fermi tutti, arriva Mourinho

Prendete una tranquilla domenica pomeriggio, al termine delle partite del campionato. Dopo il fischio finale dell'arbitro, inizia la messa recitata delle interviste negli spogliatoi, con la sfilza di giornalisti a reggere il megafono ed amplificare "clamorose" dichiarazioni. Domande più lunghe della stessa risposta, contenenti già il commento che l'intervistatore di turno conferma placidamente:

Sì, è vero, è stata una partita sofferta ma con grande determinazione e con l'aiuto dei tifosi siamo riusciti ad ottenere un grande risultato.

Dispiace per la sconfitta, ma direi che tutto sommato non abbiamo demeritato.

Un pareggio è utile a smuovere la classifica.

Sono contento di aver segnato.

L'arbitro ha condizionato la gara.

Eccetera eccetera. Da anni la liturgia delle dichiarazioni pre-confezionate, prive di qualsiasi originalità ma soprattutto della personalità di chi le serve tiepide per i raggelati microfoni dei tele-tifosi, viene rispettata minuziosamente. Un canovaccio sicuro e affidabile che nessuno (calciatori, allenatori e dirigenti, salvo sparute e instabili eccezioni) si azzarda a smentire.
Prendete ora quella stessa tranquilla domenica pomeriggio, sempre al termine delle partite, e inserite in quel contesto appena descritto un elemento estraneo: straniero, nel vero senso della parola. Un allenatore più allenatore degli altri, portoghese però con trascorsi in Inghilterra, che i soprannomi se li conferisce da solo, dotato di carisma e arroganza, ma soprattutto di una lingua scioltissima. I giornalisti sportivi italiani, abituati a compilarsi da soli le interviste sfogliando il "Prontuario delle Dichiarazioni nel Calcio Italiano" (pare lo rilascino ai giocatori quando firmano un contratto e agli allenatori quando ritirano il patentino), si trovano spiazzati e impreparati ad affrontare una testa pensante, e iniziano a reagire negli unici due modi possibili per chi è refrattario alla critica equilibrata: l'Adorazione o la Maledizione.

L'allenatore che "non si sente il migliore del mondo, ma sicuramente pensa di essere migliore degli altri" si chiama Josè Mourinho, e da ormai quattro mesi viene stipendiato profumatamente dall'Inter Campione d'Italia. Sbarca dall'Inghilterra, dove alla prima conferenza da allenatore del Chelsea si definì "special one", e fu solo l'inizio di una lunga serie di perle autocelebrative e aggressive. Prima ancora, aveva vinto tutto, compresa una Coppa dei Campioni con i portoghesi del Porto, diventando culto nazionale: "Se avessi voluto un lavoro facile sarei rimasto al Porto, con una bellissima sedia blu, una Champions in bacheca, Dio e dopo Dio il sottoscritto".

Oggi è in Italia, non ha ancora vinto niente, la sua squadra pur essendo prima in classifica non brilla certamente per la qualità del gioco espresso, eppure è dilagata un'autentica mania per quello che dice; per quello che è, in un ambiente, il calcio italiano, in cui si pensa e si parla per sottrazione, annichilendo le personalità e uniformandosi al pensiero comune: ed ecco spiegato come sia potuto nascere il Ciclone Mourinho.

Mourinho sbanca il calcio italiano


Per l'esordio di fronte ai microfoni italiani si era preparato (come lui stesso ha ammesso) la famigerata battuta "io non sono un pirla", seducendo con una sola parola tifosi e giornalisti. Da quel momento è stato un costante distillare dichiarazioni, riuscendo nell'impresa di rendere interessante anche la canonica mezzora di conferenza stampa. E il fenomeno mediatico ha iniziato a gonfiarsi, una bolla che cresce ogni volta che Mourinho soffia la sua ironia mascherata da arroganza (o viceversa) e sulla quale i giornali hanno iniziato a fabbricare titoli su titoli. I giornalisti sportivi italiani si stropicciano gli occhi, increduli di fronte a questa benedizione dialettica che spazza via la polvere sullo spartito monocromatico della Serie A. Ascoltano, prendono nota, senza badare, per il momento, ai risultati ottenuti in campo.

Del resto gli italiani sono un popolo che da sempre ascoltano con più attenzione i pareri esterni. Infatti Mourinho non si è fatto pregare, e dopo alcune sterili polemiche sollevate per la sua mancata presenza in sala stampa dopo una partita di campionato, in maniera molto eloquente ha sentenziato lo stato attuale del calcio di casa nostra:

Mi sembra che gli italiani non sono tanto innamorati di calcio come io pensavo, sono innamorati più dello show televisivo. Vedo tutti preoccupati di piccole cose, che nello spettacolo calcio non significano niente, e nessuno preoccupato per uno sport che è importante nel mondo. Nessuno si preoccupa per il fatto che il calcio italiano è considerato un prodotto molto piccolo fuori dall'Italia, non paragonabile alla Premier League. Il Lecce mercoledì ha giocato con 3 portieri e 8 difensori eppure a fine gara tutti si sono preoccupati sul perchè a parlare con la stampa è venuto Baresi. Questo è il nostro mondo, che io ho scelto. La decisione di venire in Italia è stata mia, ma pensavo che l'Italia avesse più passione per il calcio e meno per tutto quello che c'è intorno.

Ha forse detto qualcosa di innovativo? Nient'affatto, eppure grazie al suo carisma e alla sua abilità mediatica, trasforma parole di buonsenso in verità sconcertanti, mettendo a frutto l'impostazione di sbruffone che si è dato: Mourinho infatti, sa essere pungente ma anche divertente. Ne è un esempio la ormai memorabile risposta al dirigente del Catania, tale Lo Monaco, secondo il quale la (presunta, ndr) spavalderia del tecnico portoghese gli farebbe meritare sonore " bastonate sui denti". Josè con molta flemma ha replicato inscenando un autentico siparietto surreale (vedi video).

Roberto Beccantini, sul Guerin Sportivo, ha così sintetizzato il Ciclone Mourinho:

Esploratore di luoghi comuni italiani, pronti a dimenticarsi del cuore del gioco (la partita) per dedicarsi al ricco contorno fumoso (le chiacchiere) e adulare chi riesce a propinare titoli su titoli, dichiarazioni su dichiarazioni, insomma quello che Berlusconi è riuscito a fare in politica: maneggiare ad arte la Comunicazione per imbrodolarci, ammaliarci. E' il fotografo degli italiani in posa.

Siamo così pronti, taccuini in mano, a continuare a pendere dalla labbra dello Straniero: "Io sono venuto in Italia e so quello che mi sono portato dietro. Anzi: io sono quello che mi porto dietro". Ed è colui che riesce a farci dimenticare, evidenziandone tutti i limiti, la natura conformista e lineare del calcio italiano.

La Terra del Ghiaccio

Uno dei paesi più ricchi del mondo, è finito in bancarotta. Farà molto freddo, quest’inverno, in Islanda.
Poi dalla prossima estate inizieremo tutti ad andarci in vacanza.
(via Il Pozzo di Cabal)

Il Macbook al tempo della crisi

C'è crisi dappertutto, recita Bugo, ed ecco che anche Apple e i suoi nuovi notebook presentati ieri sembrano permearsi di questo stato d'animo. Bordati di nero attorno al monitor ricoperto di vetro, completamente in alluminio monoscocca, vanno a perdere quel fascino brioso e originale che il bianco gli aveva donato ormai parecchi anni fa. Difficile migliorarsi quando si producono già le cose migliori, difficile innovare quando la tecnologia fa progressi più lentamente di quanto imponga il mercato.

E' come se non si potesse mai fermare il processo produttivo una volta inventato un oggetto bello, funzionale, essenziale. Gli oggetti fatti per vendere e durare immutati negli anni sono un lusso di tempi ormai passati: due status symbol degli anni zero come l'iPod e il Macbook Apple entrambi bianchi, sono ormai sul viale del tramonto, soppiantati da modelli più colorati, più potenti e multifunzione, raffinati forse, probabilmente più volgari. Il bianco che davvero distingueva un marchio e ne faceva la sua unicità è ormai abusato ovunque, copiato male, generalizzato.

Così ecco inventarsi piccole migliorie per tenere vivo l'interesse, ecco cambiare look per suscitare l'attenzione del mercato andando a cambiare un prodotto quasi perfetto, per discostarsi dal punto dove gli altri ti hanno raggiunto ed essere nuovamente il primo della classe, l'unico. Il Migliore. A costo di parlare di innovazione quando si tratta di miglioramenti piccini, inutili orpelli per giustificare prezzi che non si abbassano mai e ci fanno storcere il naso. C'è crisi.
Per la prima volta nel keynote di Steve Jobs di ieri, compaiono dettagli che in soldoni suonano più come giustificazioni: il processo produttivo innovativo che intaglia il Macbook da un blocco d'alluminio, il packaging attento all'ambiente, l'uso di materiali non inquinanti. Tutte cose di cui onestamente non ci siamo mai interessati e che Apple sfodera più per marketing che non per reali intenti ambientalisti. Tutte cose che se avessero omesso, in cambio di maggiore memoria ram, uno schermo opaco, una porta usb e firewire in più o un minor peso complessivo, avremmo senz'altro gradito maggiormente senza alcuno scandalo.

Cosa fanno di più questi portatili, nel tardo 2008, rispetto la generazione precedente (giugno 2006)? Sostanzialmente niente: hanno un trackpad migliorato e privo di pulsante, una struttura più solida e uno schermo in vetro più delicato di prima e pronto per le vostre ditate. Nessun'altra novità tecnologica tale da parlare di salto generazionale. Il grosso dell'innovazione sta nell'estetica, che da oggi equipara, almeno ad un primo sguardo poco attento i notebook Apple a quelli di altre marche già da tempo del medesimo colore. I dettagli rifinitissimi e l'eleganza delle finiture sono roba per smanettoni o fanatici del design come me. All'utilizzatore medio in pratica cambia poco e non saranno certo i colori o il materiale utilizzato a convincerlo a spendere 300 euro in più per questi nuovi modelli. Approfittate di questi ultimi mesi e portatevi a casa un Macbook bianco finchè lo vendono (ora a 949€, comunque un po' troppo), rimarrà nella storia dell'hi-tech e avrete in casa un bellissimo complemento d'arredo, solare, luminoso, rasserenante. C'è crisi dappertutto. Ci mancava solo aprire il computer e trovarlo grigio come il cielo di Milano.

Facebook, io ti odio.

Stamattina leggo la mia mail e ci leggo una richiesta d'amicizia da parte di una compagna delle medie che non sento ne vedo da copiosi anni.
Tutta felice e curiosa mi accingo a immettere nome e password nei campi del login (ma non avevo lasciato tutto già loggato ieri sera?); subito il solerte mezzo mi avvisa che il mio utente è stato disabilitato invitandomi ad andare ad una pagina di faq che chiaramente in Italiano non esiste visto che fb in italiano fa schifo.

In pratica sono stata bannata senza spiegazioni nè altro dopo quasi un anno di onorata carriera quieta e tranquilla. Che voi sappiate usano fare così? E se mi reintegrano ho perso tutti i miei dati e tutte le mie cose? Come funziona?

La patente, vi prego, per fotografare

La situazione fino ai primi anni duemila era più tranquilla. Con il dilagare delle macchine fotografiche digitali invece è tutto un fotografare in ogni angolo del pianeta senza un minimo di criterio. Con le fotocamere sui cellulari poi, il colpo di grazia: l'arte della fotografia è definitivamente andata a puttane.

Ci hanno fornito dei mezzi più sofisticati e tecnologicamente avanzati ma non ci hanno insegnato ad usarli. Come per la macchina ci insegnano a guidarla, e ogni mestiere a compierlo, così non vale per le operazioni che reputiamo semplici per chiunque: scrivere, fotografare, fare un video... tutti si sentono capaci di farli senza alcuna conoscenza perchè sembrano facili. Fotografare non è solo premere un pulsante come fa il turista maldestro cui chiediamo il piacere di farci una foto, e che ci taglia sempre irrimediabilmente i piedi o un pezzo di testa. Significa un insieme di cose che possono andare dall'inquadratura, alla scelta del colore, del bilanciamento del bianco, all'esposizione, il diaframma, il tipo di sincronismo del flash. La maggioranza delle persone si accontentano della funzione AUTO per scattare a condizioni ottimali mediocri in qualunque situazione. Va bene, passi.

Però alcune cose basilari dovrebbero capirle grazie ad un minimo di intelligenza questi turisti maldestri: ogni giorno per le calli di Venezia vedo i peggio comportamenti.

- Non puoi pensare di fotografare il nuovo ponte di Calatrava in controluce pieno. Come ti accechi tu si acceca l'obiettivo non vedi che sono le 3 del pomeriggio e viene tutta bianca? Di contro: cosa fotografi un rio con la gondola se sono le otto di sera e non metti nemmeno il flash?

- Come pensi che esca in foto tuo marito se per fotografarlo ti metti da un lato del ponte e lui dall'altro? Non lo sai che in mezzo ora che scatti transiteranno come minimo 30-40 persone senza contare che li stai intralciando perchè se sono educati si fermano per non rovinare il tuo capolavoro?

- Quando c'è poca luce, turista maldestro, non scattare mentre cammini imperterrito con il naso all'insù: le foto saranno mosse ed inutili, e magari non avrai nemmeno inquadrato quello che immaginavi.

- Hai addirittura un visore, pensa che lusso: dopo aver scattato controlla se ti piace, in tal caso prosegui, non farne altre dodici tutte uguali. (una comitiva di inglesi sotto il ponte di Rialto fotografava due settimane fa dalla stessa angolazione e nella stessa banalissima modalità automatica la stessa cosa. Chiedere all'unico con una reflex di fare uno scatto decente e mandarlo agli altri per mail forse era troppo complesso o poco stimolante per i turisti)

Te ne prego: risparmia spazio, non riempire di foto doppie e triple il tuo computer o peggio, la rete.

Il problema maggiore forse è che il digitale ha costo nullo quindi in ogni caso la gente scatta la foto che poi al limite butta una volta a casa, o peggio, mantiene in mezzo alle altre. Scatta, scatta, scatta senza freno, senza ritegno o un briciolo di parsimonia che il limite fisico del rullino imponeva un tempo. Sfogliare un album di vacanze a Cortina del 1982 potrebbe volervi 5 o 10 minuti al massimo. Scorrere su Picasa il set di foto delle vacanze in Grecia del 2008 richiede oggi qualche ora, grazie alla capacità di svariati giga delle memory card. Risultato? Nessuno dei vostri amici verrà più a casa vostra a vedere le vostre foto delle vacanze. Erano già pallose prima, figuriamoci ora.

Vi siete mai chiesti quando avrete il tempo per rivedere le vostre foto digitali, un domani? Avete mai riflettuto su quante foto avrete accumulato tra venti, trenta, sessant'anni? Dei miei primi 18 anni di vita avrò all'incirca 500 foto, forse meno. Dai 18 ai 25 ne ho 15.000. Quindicimila, capite? (e le cancello pure, quelle sfuocate o inquadrate male... è un dramma) Quando sarò vecchio saranno milioni, e probabilmente non mi rimarrà tempo per rivederle una per una, complice anche qualche annebbiamento della vista dovuto all'età.

Aguzzate la vista

In un momento di pura noia e fancazzismo il nostro caro Steve ci manda questo gioco creato della foto di Attimo al festival di Internazionale.
A voi scoprire le 5 differenze tra le foto. In palio un accredito Ciccsoft per il Festival 2009.

Io, comunque, ne ho trovate solo tre, ma devo guardarci con più calma. Pare anche che nella foto ci sia lo stesso Steve, chi lo becca ha l'accredito assicurato. Si vocifera inoltre che tra il pubblico ci sia pure Margherita F. ma io non scorgo nessuno dei due, ho gli occhiali consunti.

A Ferrara si suona l’Internazionale / 3

Ultimo giorno di Internazionale a Ferrara, si inizia a perdere qualche colpo e molte code iniziano senza terminare (nel senso che si rimane fuori, ad ascoltare seduti per terra). La bolla critica sta per scoppiare e da domani si ritorna alla realtà.
Nel frattempo, finchè dura, mentre la voce dei relatori viene pompata dalle casse in una discoteca poliglotta che non balla ma ascolta-ascolta-parla, si chiacchera tra accreditati e non accreditati su come far capire questo Festival alla città A-Critica, su le mille idee non concretizzate e su quanto sia fenomenale Gipi.

Tutto questo per dire: aggiunte nuove foto dalla serata di ieri.

A Ferrara si suona l’Internazionale / 2

A Ferrara si suona l’Internazionale

Festival di Internazionale - Speciale CiccsoftFerrara ritorna per il secondo anno Internazionale.
Che cos'è Internazionale? E' un settimanale che traduce i migliori articoli apparsi sulla stampa estera.
Che cos'è il Festival di Internazionale, invece? Tre giorni di incontri con vari giornalisti stranieri (e non solo) che affrontano temi disparati. Dalla guerra in Cecenia al futuro del giornalismo, e ogni altra questione geo-socio-politica interessante vi possa venire in mente.

Insomma, per tre giorni la Città invisibile si riempie di giovani (e meno giovani) da tutta Italia che vengono ad assistere agli interventi. Folle oceaniche per dibattiti "culturali". Quasi un ossimoro, eppure accade davvero. E ovviamente l'aspetto più curioso di Internazionale, per chi a Ferrara ci abita, è proprio osservare le code chilometriche per ascoltare un linguista americano in collegamento via satellite da Boston. Pochi metri più in là, un barettino fa risuonare note caraibiche di bachate varie. Ferrara si ama, e si odia, anche per queste dissonanze inspiegabili.

Molto pochi i ferraresi ai vari incontri, decine invece le facce sconosciute distese a prendere il sole in Piazza Municipale in attesa di entrare al prossimo incontro. Due le reazioni di fronte a questa cultura-mania:
1) C'è una gran voglia di atteggiarsi, di accreditarsi (il badge ti fa evitare le code), di prendere appunti, di fare domande, di mostrare (finalmente?) senza pudore che sì, siamo giovani e siamo fotonicamente interessati alle tematiche scottanti del nostro mondo.
2) C'è una gran voglia di informarsi, di spezzare con le nostre penne e le nostre code chilometriche per ascoltare Chomsky, questa patina di disinformazione che unge i nostri corpi. Di sentirsi presenti e di placare quella dannata sete insaziabile di sapere e capire. In fondo, Internazionale è un festival unico nel suo genere: gratuito, aperto al pubblico e animato da personaggi assolutamente avvicinabili, pur nella loro esotica provenienza estera.
3) E' inutile, il mestiere del giornalista, specie in Italia, anche se ormai è più un'utopia che una possibilità, continua a sedurre noi scribacchini che si spelliamo le dita sulle tastiere delle nostre camerette per ingozzare i nostri blog e zine varie. Accostare la parola "giornalista" al termine "straniero", poi, provoca un orgasmo immediato devastanti nel letterario inconscio sessuale di ciascuno di noi. Almeno, per me è così, sarò mica malato?

Vado di fretta, che gli incontri da seguire sono tanti (troppi, o perlomeno, troppo ravvicinati e in luoghi angusti). Altri punti sparsi:
- Ieri sera a intervistare Chomsky c'era l'Annunziata: le smorfie provocate dai disturbi sull'audio del collegamento erano degne, se non superiori, della migliore Sabina Guzzanti;
- Chomsky si è mostrato, a mio avviso, insolitamente ottimista riguardo al futuro prossimo. Non si rischia un nuovo fascismo dice, ma anzi, ci sono tutte le premesse per una nuova ondata stile sessantottina. Nutre molta fiducia sulla possibilità da parte dell'opinione pubblica di agglomerarsi in proposte costruttive. Sarà. Solo l'aggregazione di una massa critica (nel senso vero del termine) può colmare la voragine tra potere e governo, e il popolo, in quella che è diventata una parodia della Democrazia. Insomma, il Messia non è Obama ma siamo noi: yes, we could.
- David Randall (chi? uno dei direttori dell'Indipendent, per capirci) è stato semplice, diretto e dunque strepitoso. Stile britannico ironico e immediato per far comprendere anche a un bambino che è più interessante l'informazione nuova e verificata, che quello che pensiamo nella nostra testa. Game set match.

Più tardi l'aggiornamento fotografico.

Buffet

Le migliori foto di LondraNote sparse su alcune cose curiose
trovate a Londra

Le migliori foto di Berlino Do not walk outside this area:
le foto di Berlino

Ciccsoft Resiste!Anche voi lo leggete:
guardate le vostre foto

Lost finale serie stagione 6Il vuoto dentro lontani dall'Isola:
Previously, on Lost

I migliori album degli anni ZeroL'inutile sondaggio:
i migliori album degli anni Zero

Camera Ciccsoft

Si comincia!

Spot

Vieni a ballare in Abruzzo

Fornace musicante

Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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